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Il costo del capitale aziendale e la sua struttura finanziaria

E D E Dβ = β + β = β + βassets equity debts levered dE+ D E+ D E+ D E+ DIl costo del capitale aziendale riflette il costo delle fonti utilizzate per finanziarie gliinvestimenti, la sua struttura è legata alle tipologie di rischio che l’impresa devefronteggiare. La stima del costo-rendimento delle fonti terrà conto delle duecomponenti pesandole opportunamente o individuando rendimenti di attivitàanaloghe sul mercato. Il costo del capitale è una misura di quanto costa aun’impresa finanziarsi, alla luce della sua struttura finanziaria.

La stima del costo del capitale aziendale:È influenzata dalla composizione della struttura finanziaria È data dalla media ponderata del costo delle singole fonti di finanziamento (weighted average cost of capital)Wacc= K [E/(D+E+Ibridi)] + K [D/(D+E+Ibridi)] + K [Ibridi/(D+E+Ibridi)]E D ibridiE DWACC = k * + ke dE+ D E+ D

La scelta dei pesi:Nel calcolare il peso relativo di debito,

capitale netto e titoli ibridi, abbiamo duescelte. Possiamo calcolare pesi basati sul valore contabile di ciascuna fonte difinanziamento, oppure quelli basati sul rispettivo valore di mercato di ciascunafonte. Come regola generale, i pesi utilizzati nel calcolo del costo del capitaledovrebbero basarsi sui valori di mercato. C’è un ingiustificata preferenza per ilvalore contabile perché ritenuto più affidabile, più prudente e coerente con flussi direddito o finanziari.Il tasso così costruito riflette sia la rischiosità del business mediante il betaunlevered, sia la struttura finanziaria utilizzata a copertura delle scelte diinvestimento. Esso rappresenta una variabile capace di sintetizzare il costo dellefonti richieste e diviene il giusto tasso “hurdle rate” con cui confrontare ilrendimento atteso dell’investimento ed a cui scontare i FCFF. Il wacc può essereanche interpretato come la soglia minima di rendimento accettabile,

In quanto, sel'investimento rende di meno, sarebbe conveniente abbandonarlo ed investire altrove o restituire la ricchezza creata agli azionisti.

CAPITOLO 5: LA GESTIONE INTEGRATA DEI RISCHI E LA CREAZIONE DI VALORE

Corporate risk management (CRM): attività strategica di supporto al processo di direzione d'impresa volta a creare valore aziendale a favore dei portatori del capitale di rischio attraverso un processo integrato di identificazione, stima, valutazione, trattamento e controllo di tutti i rischi aziendali.

I differenti filoni di studio:

  • Traditional risk management (TRM): trattamento dei rischi puri e sugli strumenti e le tecniche di copertura, dando rilevanza alla prevenzione ed alla protezione con il trasferimento a soggetti terzi.
  • Project risk management (PRM): processo con il quale si identificano, analizzano e trattano i rischi legati a grandi opere pubbliche o private.
  • Financial risk management (FRM): orientato ad analizzare in modo specifico i rischi finanziari.
rischifinanziari a cui l'impresa è sottoposta (tasso di interesse, cambio, prezzo dellacommodity). Enterprise risk management (ERM): È un processo strutturato che ha come scopo quello di gestire i rischi e comprende anche la riduzione e il trasferimento del rischio,ovvero la diminuzione delle probabilità di accadimento del fatto dannoso ol'attenuazione delle conseguenze e la stipulazione di contratti che trasferiscano aduna terza parte le conseguenze dell'effetto dannoso. Gli obiettivi dell'ERM sono la minimizzazione dei rischi aziendali contemporaneamente alla massimizzazione del valore dell'impresa; Ogni decisione di risk management dovrà realizzarsi avendo prima risposto alla domanda: "quale impatto ha l'azione di copertura o ritenzione sul valore dell'impresa per gli azionisti?". Le caratteristiche dell'ERM: - Processo interrelato con i sistemi di corporate governance, funzione dedicata - Posto inessere ai vari livelli dell'organizzazione nella formulazione delle strategie e dei programmi aziendali
  • Determina una maggiore consapevolezza degli obiettivi che l'organizzazione intende raggiungere e degli ostacoli potenziali
  • Permette di sviluppare piani di controllo dei rischi
  • Favorisce la gestione dell'incertezza e contribuisce a creare valore
  • Le aree tipiche di impatto:
    • Traditional risk management e rischi puri (downside risk)
    • Project risk management
    • Financial risk management e rischi finanziari interni ed esterni (rischio di cambio, tasso di interesse)
  • Esistono anche delle organizzazioni a livello internazionale che si sono poste l'obiettivo di creare degli standard, processi e documenti, che aiutino le aziende ad implementare efficacemente un processo di ERM
  • I principali standard:
    • Standard nazionali ed internazionali:
      • British standard: si focalizza sul processo di gestione del rischio legato ai progetti
      • Standard australiano; framework

    generico per permettere alle diverse organizzazioni di implementarlo secondo le proprie necessità.

    Standard canadese: guida nell'implementazione dei principi, del framework e dei processi di risk management delineati dalla ISO 31000.

    Standard professionali delle organizzazioni di RM

    • IEEE: specifico per prodotti software e servizi

    Standard europeo: adottato dalla FERMA

    ISO 31000: può essere utilizzato da tutti gli operatori e per tutti i tipi di rischio, rappresenta l'evoluzione della cultura e delle pratiche sulla gestione del rischio, sviluppa un approccio integrato sul rischio basato su 3 pilastri:

    1. I principi cardine
    2. Il framework: per gestire i rischi mediante l'integrazione con la gestione aziendale ordinaria; processo continuo, ciclico, si rinnova costantemente.
    3. Il processo: risk assestment (identificazione rischi e mappatura), fase di analisi (quantificazione della possibilità di accadimento di ciascun rischio e relativo impatto),

    parte di valutazione (posso coprirmi dal rischio? è conveniente farlo?) ed infine fase di risk treatment (trattamento del rischio per coprirlo).

    Framework CoSo: Nasce per aiutare le organizzazioni nello sviluppo e miglioramento dei sistemi di controllo interni e con l'obiettivo di integrarli a processi, alle politiche e ai regolamenti esistenti. Va a fare una classificazione dei rischi strategici, operativi, di reporting e di conformità e poi sulla base di questa distinzione di nuovo elenca le varie fasi di risk management. Ha una matrice tridimensionale composta da:

    • Obiettivi
    • Componenti del CRM
    • Unità operative dell'organizzazione (livelli aziendali).

    Il processo di gestione integrata del rischio:

    1. Definizioni degli obiettivi di RM e dell'impresa
    2. Risk assessment
    3. Risk treatment
    4. Risk monitoring

    1) Definizioni degli obiettivi di RM e dell'impresa: l'identificazione è svolta a livello manageriale, si pianificano sulla base del

    grado di avversione al rischio dell'impresa. In questa fase si pianificano:

    • Gli obiettivi da perseguire
    • Le risorse disponibili
    • I criteri per il trattamento dei rischi

    Il management è chiamato a definire prima gli obiettivi strategici poi quelli operativi ed infine a organizzare piani di azione coerenti con le aspettative degli azionisti.

    Si definisce il risk appetite dell'azienda, l'appetito per il rischio dell'impresa in questione.

    2) Risk assessment: è suddivisa in tre sottofasi:

    1. Identificazione: comprende l'attività di mappatura di tutte le fonti dalle quali possono scaturire eventi negativi capaci di compromettere il raggiungimento degli obiettivi prefissati. È necessario scomporre ciascuna impresa nei suoi progetti e quindi nelle sue unità elementari per identificare le singole fonti di rischio. La fase di mappatura dei rischi può essere effettuata con numerose tecniche, tra le quali:
      • Fault tree analysis (FTA)

    Identificazione di un evento indesiderato, top-event, al quale collegare un albero logico costruito andando a legare al top-event altri eventi, detti lower-events, servendosi della logica booleana (succede/non succede).

    Fault mode and effect analysis (FMEA): procedura per l'analisi del manifestarsi di un evento negativo (failure) caratterizzato dalla classificazione in termini di magnitudo (severity) dell'effetto sinistro.

    Fault mode, effect and critical analysis (FMECA): evoluzione del precedente modello, integra nello stesso anche una analisi di criticità per ottenere risultati anche su campioni molto piccoli.

    Sono procedure di ingegneria gestionale che si adattano ad eventi legati alla produzione, di carattere tecnico.

    Schede di rischio: per i rischi con dimensione economico-aziendale, ciascun livello aziendale cercherà di definire quali rischi deve affrontare dando una prima descrizione e una prima stima di probabilità.

    Stima: quantificazione

    numerica del potenziale impatto dei rischi sui flussi di cassa, stima anche della probabilità. Esistono tre principali gruppi di tecniche per la quantificazione dell'impatto dei rischi:

    Stime qualitative: si servono di parole o scale descrittive per illustrare gli effetti economici e le probabilità di realizzazione di un evento aleatorio. La tecnica più diffusa è rappresentata dalla matrice probabilità-impatto. Essa richiede per la sua costruzione, la definizione di:

    • Una scala qualitativa che indichi la probabilità relativa al verificarsi di un determinato evento
    • Una scala qualitativa rappresentativa degli impatti, ovvero delle possibili conseguenze economiche derivanti dalla realizzazione dell'evento
    • Una scala qualitativa che assegna a ogni combinazione di elementi (probabilità-impatto) un giudizio di valutazione detto risk rating
    • Opportuni criteri di valutazione di risk rating

    Individuo i top risk da monitorare, le

    i rischio, non tiene conto delle interazioni tra i diversi rischi, dipende da valutazioni soggettive e può essere influenzato da bias cognitivi. Inoltre, la scala e i criteri di risk rating possono variare da organizzazione a organizzazione, rendendo difficile confrontare i risultati tra diverse valutazioni di rischio.
    Dettagli
    Publisher
    A.A. 2019-2020
    58 pagine
    2 download
    SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/09 Finanza aziendale

    I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher a.l.99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Finanza aziendale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Roggi Oliviero.