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Nel caso del costo del capitale netto dei progetti, occorre identificare 3 situazioni: quella in cui i progetti in
esame di un’impresa sono simili in termini di rischio (il costo del capitale netto generale può essere usato
come il costo del capitale netto del progetto), quella in cui un’impresa opera in varie attività con profilo di
rischio simile (si stima il costo del capitale netto per singole attività e utilizzarlo per i progetti che rientrano
in quell’attività), infine quella in cui ciascun progetto ha differenti esposizioni al rischio (si calcola il beta
bottom-up). Costo del debito nell’analisi dei progetti: esistono 3 approcci; il primo fa coincidere la stima del
costo del debito del progetto col costo del debito dell’impresa; nel secondo si stima il rischio di insolvenza
di altre imprese aventi progetti simili, utilizzandolo come proxy; nel terzo, quando un progetto viene
finanziato singolarmente, il costo del debito viene valutato usando la capacità del progetto di generare
flussi di cassa rispetto ai suoi obblighi finanziari.
_ Misurare il rendimento: il modo in cui il rendimento viene misurato, è diviso in 3 fasi: la prima scelta è
quella di confrontare misure contabili e flussi di cassa, questi non sono uguali, solitamente avvengono
prima quelli di cassa e poi quelli contabili; questa discrepanza temporale genera diversi problemi: N. 1 (le
spese che producono benefici in un solo periodo (spese di esercizio) vengono sottratte dai ricavi, mentre
quelle che producono benefici per + anni (spese in conto capitale), vengono riallocate su più anni con
l’ammortamento), N. 2 (questa discrepanza genera costi non-cash, come l’ammortamento: nei periodi
successivi non c’è un esborso monetario) e N. 3 (i ricavi vengono contabilizzati quando viene effettuata la
vendita, non quando il cliente paga, quindi i ricavi possono differire molto dall’entrata: dilazioni, non viene
affatto pagato ecc.; stesso discorso per le spese). Per passare da una misura di redditività contabile al flusso
di cassa corrispondente occorre: aggiungere al reddito
operativo tutte le spese non-cash, sottratte le uscite di cassa
nelle spese in conto capitale e tener conto delle variazioni
del capitale circolante non-cash (investitore). Mentre per gli
azionisti misurano i flussi generati di un progetto per loro.
Confronto tra flussi di cassa totali e incrementali; i flussi incrementali sono quelli che il nuovo progetto
genera. I flussi totali e quelli incrementali sono diversi per 2 motivi: il primo è dato dall’esistenza di costi
sommersi: quei costi sostenuti prima dell’analisi del progetto, come per le indagini di mercato o per la
ricerca e sviluppo; il secondo è che vi sono flussi di cassa generati dall’impresa sia che quest’ultima
intraprenda il progetto sia che non lo faccia, come le ripartizioni dei costi generali. Stimare costi o ricavi di
un progetto tuttavia è molto difficile, le previsioni possono essere svolte sulla base di esperienza, test di
mercato o analisi dello scenario ambientale. Confronto tra flussi di cassa attualizzati e nominali; ci sono 3
motivi per cui i flussi di cassa di diversi periodi non sono comparabili: a causa dell’inflazione, dell’incertezza
di flussi di cassa futuri e per la preferenza dei consumatori a consumare oggi invece che domani; per questo
motivo i flussi di cassa futuri vengono corretti per riflettere tali fattori mediante l’attualizzazione: flusso di
cassa / (1+r) ^ t.
_ Criteri decisionali relativi agli investimenti: stimate le misure contabili di rendimento, i flussi di cassa e i
flussi di cassa attualizzati occorre capire se intraprendere o meno l’investimento. È fondamentale per le
imprese avere un criterio decisionale che abbia il giusto peso di soggettività, coerenza, applicabilità a +
progetti e che consenta di massimizzare il valore dell’azienda. I criteri decisionali basati sul reddito contabile
si dividono in 2 metodi: metodo del ROC misura il rendimento ottenuto dall’impresa sul suo investimento
totale nel progetto, la formula è:
Su + anni occorre fare la media
dei ROC dei singoli anni; il risultato ottenuto va confrontato col costo del capitale (WACC), se il ROC>WACC
allora si accetta il progetto. E il metodo del ROE: il rendimento dal punto di vista dell’azionista dato dal
rapporto tra Utile netto / Valore contabile medio dell’investimento azionario nel progetto; qui, il ROE, deve
essere confrontato col “Ke”. Il costo del capitale netto rifletto la rischiosità del progetto e la
leva finanziaria utilizzata. I criteri decisionali basati sui flussi di cassa sono 3 e la
caratteristica è che sono accomunati tutti dalla stessa formula: ciò che cambia è l’incognita:
metodo del payback l’incognita della formula è il tempo e misura appunto il tempo in cui i flussi di cassa
generati coprano l’investimento iniziale, questo metodo ha molte controindicazioni, come ad esempio non
misura i flussi generati dopo il payback, perciò molti investitori lo usano come un criterio secondario.
Metodo del VAN: consiste nel calcolo del W (Wealth: ricchezza prodotta), il risulato sarà un valore
numerico, se > 0 si accetta il progetto in quanto ha un rendimento superiore alla soglia minima.Esistono 2
modi per calcolarlo: per gli investitori si usano i flussi di cassa al lordo degli oneri finanziari e un tasso di
attualizzazione basato sul costo del capitale; per gli azionisti i flussi di cassa sono attualizzati al netto degli
oneri finanziari al costo del capitale netto. Inoltre nel VAN si assume che i flussi di cassa intermedi vengano
reinvestiti alla soglia minima del rendimento (costo del capitale). Metodo del TIR: è il tasso di
attualizzazione in corrispondenza del quale il VAN = 0; se il TIR viene valutato in base ai flussi di cassa
disponibili per gli investitori (FCFF) occorrerà confrontarlo col WACC, se invece è valutato in base ai flussi di
cassa disponibili per gli azionisti (FCFE), col costo del capitale netto. Il TIR è espresso in % e non è possibile
usarlo quando non c’è investimento iniziale, infine il TIR assume che i flussi di cassa vengano reinvestiti al
TIR medesimo.
_ Tuttavia esistono delle interdipendenze importanti tra i diversi investimenti, date dal razionamento del
capitale: l’impresa deve utilizzare il capitale in maniera conscia e studiata in quanto ha un accesso limitato
al capitale, per ovviare a questo problema occorre che l’impresa identifichi un investimento molto
attraente per richiedere il finanziamento, che il progetto sia credibile e che l’impresa emetta titoli a prezzi
di mercato appropriati; in casi in cui è presente il razionamento del capitale è sempre meglio scegliere
progetti aventi un TIR maggiore. Dato che il VAN è distorto a favore di investimenti di dimensione
maggiore, sono state create delle modifiche a quest’ultimo: l’indice di redditività che non è altro che il
rapporto tra il VAN di un progetto e l’investimento iniziale del medesimo progetto, i progetti verranno scelti
sui risultati ottenuti, dal più alto e via via scendendo.
Cap. 7: decisioni di finanziamento e rischi finanziari
L’impresa che deve ottenere fondi per finanziare nuovi progetti può o emettere debito o capitale netto.
Esistono moltissimi metodi per suddividere le fonti di finanziamento, come ad esempio per scadenza, per
provenienza ecc., ma di gran lunga la più utilizzata è quella sulla base dei diritti sui flussi e del potere di
controllo (esso suddivide i mezzi a titolo di capitale proprio, di finanziamenti da terzi e mezzi ibridi).
_ Il capitale netto può assumere molte forme a seconda che l’impresa sia quotata o meno, in base alle
caratteristiche di rischio e crescita. Le forme del capitale proprio, distinte in base alla provenienza, sono:
capitale sociale, venture capital e autofinanziamento; capitale proprio (ogni impresa trae origine da un
apporto originario di capitale dai soci e dai successivi aumenti, questo sommato agli utili non distribuiti e
reinvestiti formano il capitale proprio; nelle S.p.a. il capitale proprio è costituito da azioni e nell’S.r.l. è
composto dalle quote dei soci), venture capital (nelle fasi successive alla fondazione, l’impresa si troverà ad
affrontare momenti in cui i fondi forniti dai fondatori non saranno sufficienti per la necessità
d’investimento che ha, quindi in questo momento le imprese possono ricorrere ad un venture capital, il
quale fornirà un finanziamento a titolo di capitale netto in cambio di una quota della proprietà, oltre a
esperienze professionali e una rete di contatti con altri investitori, ovviamente però il progetto dell’impresa
deve avere un elevato potenziale di sviluppo altrimenti non investirebbero. Esistono diverse forme di
venture capital: quella descritta (che agisce in fase di start-up dell’impresa), incubatori (si occupano del
finanziamento anche della sola idea imprenditoriale, quando l’impresa è prematura o nascitura), corporate
venture capital (il servizio di venture capital fornito da grandi imprese). Autofinanziamento (può essere da
reddito (accantonamenti e reinvestimenti di utili a fini operativi o strutturali) e da costi (che consente di
abbreviare il ciclo di ritorno del capitale circolante, è dato dai costi non monetari). Queste 3 sono le forme
che può avere il capitale proprio, per quanto riguarda gli strumenti, invece, abbiamo: azioni ordinarie
(solitamente le imprese quotate si rivolgono ad una banca d’affari che consiglia il range di prezzo entro il
quale il titolo verrà immesso nel mercato, col fine di ottenere dei finanziamenti), gli warrant (sono titoli
che, in cambio di un pagamento immediato, conferiscono il diritto di acquistare un numero di azioni della
società. Il prezzo dei warrant dipende dalla volatilità delle azioni sottostanti) e i contingent value right
(conferiscono al possessore il diritto di vendere, all’impresa che li emette, le azioni sottostanti).
_ Il debito è uno strumento molto utilizzato dalle imprese per finanziarsi. Può considerarsi debito qualsiasi
strumento che produce flussi di cassa determinati, con diritto di priorità in caso di liquidazione, avente una
scadenza fissa, che non dà diritto di voto o controllo sull’impresa e che generi un costo fiscalmente
deducibile. Esso presenta 2 benefici: quello fiscale (deriva dalla deducibilità degli oneri finanziari) e della
maggior disciplina (il debito genera costi, quindi il management deve avere maggior disciplina). Mentre per
quanto riguarda i costi abbiamo quelli relativi al fallimento (> spese e > oneri e possibili > conflitti di
interessi; inoltre l’indebitamento riduce anche la flessibilità dell’impresa che non consentirà alle imprese di
intraprendere progetti futuri). Tra i pi&u