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KANT

Nell’introduzione alla seconda versione della critica della ragion pura Kant: come

sarebbero gli oggetti indipendentemente dal nostro modo di conoscere? È un

problema impossibile=> noi non possiamo conoscere qualcosa in modo che non ci

comprende

È noto che Kant ha un atteggiamento scettico nei confronti della metafisica, se si

intende come qualcosa che va aldilà della conoscenza fisica => metafisica dogmatica:

tentativo di rispondere che cos’è il mondo, l’anima e dio (impossibile rispondere per

Kant)

Per Kant la metafisica può essere rinnovata in una metafisica critica, cioè la

conoscenza apriori attraverso cui noi possiamo conoscere il mondo

Non è la nostra mente a doversi adeguare agli oggetti, ma è la realtà a doversi

adeguare alla nostra mente

Una conoscenza empirica può portare a delle leggi generali che hanno validità solo

probabile, perché deriva solo dall’esperienza.

Se invece possiedo delle conoscenze che non derivano dall’esperienza posso avere la

possibilità che le mie conoscenze possano valere universalmente

si chiede: esistono dei modi di conoscere che non derivano dall’esperienza che

Kant

possono darci conoscenza universale?

È possibile avere una conoscenza universale e necessaria? Se gli oggetti si adeguano

a noi si, se è la nostra conoscenza che si adegua ad essi allora no

Se noi riuscissimo a trovare dei software con cui la nostra mente funziona, possiamo

dire che questi elaboreranno i dati sempre nello stesso modo e sarà possibile avere

delle conoscenze chiare e necessarie; se non avessimo questi software noi non

avremmo questa conoscenza universale. L’indagine quindi arriva a capire se è

possibile arrivare a delle leggi valide sempre e comunque per ogni soggetto.

delimitando il campo della nostra conoscenza

Kant sta : è possibile, all’interno di essa,

avere una conoscenza universale e necessaria? È possibile averla, perché entro a tali

limiti, è possibile individuare dei programmi nella nostra mente che funzionano

sempre e comunque. Gli oggetti che noi conosciamo sono il risultato di questa

elaborazione di questi programmi attraverso la nostra mente.

domanda della scienza cambia: la scienza teoretica si chiede cosa ci sia alla base

la

della totalità del reale, l’impostazione kantiana limita l’ambito dell’episteme e si

chiede cosa ci sia alla base del tutto che appare all’uomo, quali sono le condizioni per

cui è possibile un oggetto conoscente e finito abbia un mondo, quali sono le condizioni

senza le quali un soggetto finito non abbia conoscenza? (=nuovo oggetto

dell’episteme)

Questa impostazione della domanda filosofica porta al concetto di trascendentale: i

trascendentali sono quelle proprietà che competono all’ente in quanto ente => Kant

intende trascendentale non come ente in quanto ente, ma ha molti significati, i due

principali sono:

Trascendentale è un tipo di ricerca filosofica che ha scelto come tema di

 modi attraverso i quali ogni soggetto finito in quanto tale

indagine quali sono i

può conoscere qualcosa, questi modi devono essere apriori: prima di esercitare

l’atto conoscitivo bisogna chiedersi quali sono i software

di ricerca che stiamo facendo

tipo

Trascendentale viene a coincidere con apriori: trascendentale non è ciò che va

 ciò che precede l’esperienza

aldilà dell’esperienza (= trascendente) ma è apriori

dal punto di vista logica

di ricerca

oggetto

Puro: tutto ciò che non è contaminato

Apriori: ciò che non deriva dall’esperienza, ma in qualche modo implica un

riferimento all’esperienza

“lo spazio è un’intuizione pura” lo spazio esiste aldilà di ogni esperienza

Il concetto di cambiamento deriva dall’esperienza, quindi la nozione “ogni

cambiamento ha una causa” è apriori ma non è pura (perché ha un riferimento con

l’esperienza).

Trascendentale è ciò che non deriva dall’esperienza ma serve per l’esperienza.

Trascendentale indica una condizione senza quale l’esperienza non sarebbe possibile

=> funzione strutturale

La questione psicologica è diversa e si chiede come si raggiunge una determinata

esperienza.

Distinzione tra io trascendentale e io empirico

Quando Kant afferma che esistono i programmi in un soggetto conoscente finito,

queste funzioni sono caratteristiche di ogni soggetto trascendentale (soggetto

anonimo), l’io psicologico è ogni singola persona.

Conseguenze delle teorie kantiane nella filosofia:

le cose che accadono sono ciò senza le cui le cose non potrebbero apparire => il

trascendentale non è mai un dato, ma è una forma.

Un soggetto conoscente finito perché è qualcosa di più degli oggetti che gli si

presentano.

Noi conosciamo la realtà attraverso i modi attraverso cui la realtà ci appare

(fenomeno), ma Kant ci dice che l’oggetto va oltre ciò che ci appare, l’idea in sé.

Quando Kant ci dice che le idee sono oggettive, intende una connessione necessaria e

universale del fenomeno, all’interno di quello che mi appare ogni fenomeno di cui

indico un cambiamento implica un fenomeno che l’ha causato

Kant parte dal presupposto di due fonti della conoscenza:

Sensi: qualcosa ci è dato

 Intelletto: qualcosa è conosciuto

La sensazione e l’intelletto sono due fonti disgiunte, ma lavorano insieme.

Le due fonti della conoscenza derivano da una fonte comune? Si, la immaginazione

L’estetica è la dottrina della sensibilità, e la sua estetica è trascendentale: a livello

sensibile noi organizziamo i dati secondo lo spazio e tempo.

Recettività vs passività: la passività è un rimanere impressi da qualcosa che ci

colpisce; la recettività implica una parte di passività, ma anche un elemento attivo

(che non proviene dall’esterno).

L’immaginazione è una via di mezzo tra il concetto e la sensazione.

Le facoltà superiori

Nella logica trascendentale (seconda parte della critica della ragion pura) divide in

analitica della ragione e dialettica della ragione => due modi di funzionare del

pensiero

Il pensiero funziona in due modi:

Quando serve ad organizzare l’esperienza = intelletto: ci fa conoscere

 qualcosa della realtà così come ci è data

Quando il pensiero vuole conoscere qualcosa che non ricade nell’esperienza =

 ragione: posso pensare ma non conoscere

L’intelletto conosce solo il dato o ci mette qualcosa di suo? Per Kant ci mette qualcosa

di suo, l’intelletto è la facoltà dei concetti, la maggior parte dei concetti deriva

dall’esperienza => esistono però dei concetti che non derivano dall’esperienza e sono

le 12 categorie.

La categoria è un concetto, funzione di unificazione, che non deriva dall’esperienza,

per dimostrare l’esistenza di queste categorie dipende dall’espressione di un giudizio.

Il giudizio può essere di diverso tipi (es. disgiuntivo, ipotetico => abbiamo un

contenuto materiale), ma la sequenza logica “se… allora” è qualcosa di apriori

(nessuno ha fatto esperienza di questa struttura apriori), questa esperienza apriori è la

categoria.

L’estetica trascendentale

Luogo in cui Kant pone la questione di spazio e tempo.

Che cos’è lo spazio? È la forma del senso esterno.

Per rispondere a questa domanda confuta una serie di teorie:

Teoria empirista: lo spazio è l’estensione di oggetti => per Kant se non avessi

 operativa la funzione di spazio, non potrei avere esperienza degli oggetti.

Teoria razionalista: lo spazio è un concetto, cioè un termine universale => ma

 lo spazio è uno

Lezione 10

Riguardo al tempo Kant fa le stesse riflessioni che aveva fatto per lo spazio => ricerca

dei principi a priori della nostra conoscenza

Che cos’è il tempo? Il tempo non è un oggetto esterno, non è un proprietà empirica.

Non sarebbe possibile nessuna percezione di oggetti nel tempo, se questi oggetti non

fossero intuiti spazialmente. L’intuizione dello spazio precede l’esperienza e la

rende possibile, non è una proprietà delle cose.

afferma che il tempo non è un concetto

Kant

Il concetto è un universale che esprime i tratti identici di una categoria di

oggetti. Il tempo è la somma di tutti i tempi determinati, quindi non è universale

ma è singolare

I singoli tempi fanno tutti parte del medesimo tempo = il tempo è un’intuizione, cioè è

immediatamente dato come esperienza.

Paragrafo 5 – esposizione trascendentale del concetto di tempo

Senza l’intuizione del tempo, la nostra percezione di oggetti nello spazio sarebbe

impossibile.

Il pallone prima è in un punto A e poi in un punto B

Senza la nostra capacità di temporalizzare il tempo non sarebbe dato.

Il tempo è una forma di intuizione che appartiene al senso esterno: che pone in

relazione la nostra capacità conoscitiva con degli oggetti che vengono dati al soggetto

dallo spazio, ma il tempo non ha a che fare direttamente con gli oggetti, ma

primariamente ha a che fare con la nostra anima

linea temporale

La è una spazializzazione del tempo => il tempo in sé non ha una

rappresentazione spaziale, quindi la linea supplisce questa impossibilità di

rappresentazione anteriorità del tempo rispetto allo spazio

Il tempo di per sé non è spaziale =>

Spazio e tempo hanno:

Realtà empirica: spazio e tempo hanno una validità oggettiva. Tutti i soggetti

 conoscenti finiti organizzano i fenomeni secondo spazio e tempo

Idealità trascendentale: spazio e tempo non sono proprietà oggettive, ma

 modi soggettivi di organizzare i fenomeni. Siccome tutti i soggetti organizzano

secondo spazio e tempo, questi assumono una validità oggettiva

Il fenomeno ha sempre due lati:

Oggetto in se stesso: oggetto trascendente => qualcosa di problematico per

 Kant

Forma dell’intuizione di questo oggetto: va ricercata nel soggetto a cui appare

 questo oggetto

Se non ci fosse un soggetto a cui il mondo appare, non avrebbe senso parlare di

apparire del mondo

Il nostro modo di conoscere non è detto che sia l’unico modo di conoscere:

Intelletto originario:

 Intelletto derivato

Noi siamo degli essere finiti, quindi ogni nostra conoscenz

Dettagli
A.A. 2023-2024
90 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/01 Filosofia teoretica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher maddalena.augello di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia teoretica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Pavia o del prof Vanzago Luca.