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INTRODUZIONE ALLA PRIMA EDIZIONE (1941)

La nostra ricerca si rifà alla teoria dell'espressione umana attraverso la quale vogliamo

comprendere il riso e il pianto come forme di espressione. La ricerca mira alla

conoscenza della natura umana andando a fondo nello studio dei motivi sensibili e

razionali del riso e del pianto tenendo presente il rapporto della persona umana con il

proprio corpo.

La ricerca è in linea con i precedenti lavori sul tema:

• 1° lavoro: oggetto di ricerca: reciprocità delle funzioni del comunicare e dei

sensi;

• 2° lavoro: oggetto di ricerca: relazione tra vivente nei diversi gradi dell’essere

vegetale, animale e umano.

Una comprensione dell’essere umano deve:

1. Partire dall’espressione nella pienezza delle sue diverse possibilità;

2. Integrare le componenti espressive a quelle spirituali e corporee.

Il procedimento metodologico è l’isolamento=astrazione

(la fisiologia, psicologia e psicofisica si illudono prendendo sul serio l’astrazione

perdendo il contesto originario che l’ha causata.)

L’analisi dell’intera espressione umana rimane vincolata alla quotidianità e al rapporto

dell’uomo con il mondo e con i suoi pari→mai chiamare in aiuto concetti e schemi

metafisici.

INTRODUZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE (1950)

Cogliere un fenomeno significa ricondurlo all’autocomprensione, al suo legame di

senso rispettivamente originario.

L’autore non ha trattato il sorriso in quanto è una modalità espressiva sui generis:

1. È una forma germinale, frenata e di massaggio al riso e al pianto

2. È espressione mimica “di” e gesto “per” tanti sentimenti

3. È gesto di costume che dice tutto e nulla

La rappresentazione di quanto è comune a tutti gli uomini è legata a certe modalità di

comportamento:

• Il parlare

• L’agire pianificato

• Il creare in vario modo

Ma anche due modalità:

• Il riso

• Il pianto

Il behavior (comportamento/condotta) dell’animale è una catena di funzioni di cui esso

si serve, per l’uomo è questo ma anche una unità di scambio tra l’intero organismo e il

suo milieu (ambiente/contesto).

Per poter parlare, agire e creare non serve avere solo a disposizione determinati organi

ma anche disporre di un senso e presumere questo potere. Sono facoltà solo quando

egli le conosce e gli servono.

IL RAPPORTO DELL’UOMO CON IL SUO CORPO

1 L’equivocità del riso e del pianto

Il riso e il pianto sono forme espressive di cui sono l'uomo dispone. Ridendo o

piangendo perdiamo il controllo dell'elaborazione oggettiva della situazione, queste

forme espressive risalgono dalle profondità della vita sentimentale.

La forma di manifestazione del riso e del pianto rimane opaca e determinata nel corso

di ciascuna delle sue possibili modulazioni. Essa appartiene ai processi vegetativi

sottratti all'influenza della volontà. Sono relazioni che si rivolgono alla situazione che

li ha causati e interrompono il regolare corso della vita. La loro manifestazione è priva

di un'impronta simbolica con un motivo, in quanto io rido o piango per una ragione “o

su qualcosa”

Il riso e il pianto (in misura inferiore) vengono provocati volontariamente più

facilmente delle reazioni subordinate al sistema nervoso simpatico e parasimpatico.

I loro motivi sono molteplici e singolari e la tradizione scientifica si è occupata

preferibilmente di essi.

In questo testo non si discute se il riso e il pianto siano monopolio dell'uomo ma come

lo siano e questa manifestazione va compresa a partire dal rapporto dell'uomo con il

suo corpo. Infatti, lasciamo indeterminato il infine e la spiegazione causale di essi.

2 Contro il pregiudizio della concezione dualistica dell'uomo e le false alternative

Il riso e il pianto sembrano fondarsi sull'interruzione della normale integrazione delle

funzioni. Non si hanno conoscenze dei meccanismi del riso e del pianto (perché un

uomo ride per un motto di spirito anziché piangere e viceversa?). Quando si ride o si

piange l'uomo è sempre coinvolto, anche se con caratteristiche diverse.

Secondo Descartes l'uomo è composto da due sostanze: il corpo e l’anima, tuttavia,

questo modello impedisce la fusione tra uomo come cosa naturale e uomo come

essenza morale e spirituale. Questa antologia (evoluta successivamente come

cartesiana) è stata ancora successivamente sostituita con una contro ontologia monista

basata sull'essere corporeo, su quello spirituale, e su di una terza realtà che le raccoglie

insieme, che ha avuto il suo tempo migliore nel XIX secolo. L'uomo con la propria

corporeità ha un rapporto duplice: “essere fornito di corporeità” ed “che è nel corpo”.

Questa ricerca vuole portare la prova che la duplice posizione dell'uomo come

corporeità nel corpo costituisce la base del riso e del pianto, perciò, si libererà del

pregiudizio della concezione cartesiana.

3 La posizione eccentrica (centro che l’uomo eccede)

In caso di indebolimento, annebbiamento o interruzione di coscienza si sfalda l'unità

della persona. Nel riso e nel pianto (al contrario) si perde il controllo ma si rimane

persona perché il corpo si incarica in sua vece della risposta, cooperando tra persona e

corpo.

Solitamente in situazioni chiare l'uomo risponde come persona e nel farlo si avvale

della sua corporeità. Questo controllo ha determinati limiti che non coincidono spesso

con i limiti tra regolazione volontaria e involontaria. L'esistenza corporea è per l'uomo

un rapporto duplice: tra sé e sé.

Ognuno parla del proprio io:

• io mi colloco dietro agli occhi e alle orecchie come punto centrale della mia

coscienza;

• il sentimento e il cuore sono tra il petto e il dorso;

• i pensieri e i desideri sono in una profondità aspaziale;

questa situazione interiore è intrecciata nel modo più ovvio con il mio essere

immediatamente insito nello spazio delle cose.

Plessner si attiene a due disposizioni che si escludono a vicenda: rinuncia al rapporto

fondamentale e unico tra gli oggetti del mondo esterno e il mio corpo a favore della

relazione di reciprocità delle cose inclusa la mia corporeità.

In questa situazione la posizione dell'uomo si presenta eccentrica.

L'uomo non è solo corporeità e non ha solo corpo vita punto

l'uomo è inferiore all’animale in quanto quest'ultimo non avverte la propria chiusura di

fronte all'esistenza fisica e non deve superare questa frattura.

Solo l'uomo è consapevole della situazione oggettiva e adeguata del proprio corpo che

è per lui un impedimento ma anche un continuo stimolo a superarlo. Il suo rapporto

con sé stesso come corporeità ha sin dall'inizio un carattere strumentale poiché la vive

come “mezzo”.

4 Mediazione ed espressività. Il volto e la voce

Nel saggio Die Stufen des Organischen und der Mensch Plessner ha riunito le

caratteristiche essenziali, specificatamente umane E la loro possibilità di essere

rappresentate in tre modi:

• Sotto il punto di vista naturale-artificiale

• Punto di vista immediato-mediato

• punto di vista radicato-sradicato

le leggi antropologiche fondamentali fungono da mediatrici tra la condizione

fondamentale della posizione eccentrica e le modalità tipiche dell'agire umano

allacciandosi all'interpretazione dell'essere umano attestata storicamente.

La posizione eccentrica fonda le proprietà corporee e spirituali con cui l'uomo si

manifesta. Anche il riso e il pianto si rendono comprensibili nel legame con le altre

caratteristiche essenziali sotto la condizione formale della posizione eccentrica; essi

appartengono all'ambito dell'espressività che in stretto rapporto con la situazione di

reclusione del proprio corpo.

La nostra esperienza, dunque, è mediata: Per mezzo del mio corpo mi trovo in un

contatto immediato e immediatamente vissuto con le cose del mondo. Da questo

proviene la sfiducia verso l'oggettività e l'originale fedeltà delle nostre sensazioni. Con

lo sviluppo dell'idealismo soggettivistico non ci si è fatto scrupolo di assorbire

completamente Nella conoscenza anche l'ultima rappresentazione è l'ultima presenza

autonoma del reale→Solo attraverso la mediazione del mio corpo l'io è presso le cose,

guardando e agendo.

Legge 2: L'immediatezza mediata non va spiegata, è una base per la spiegazione

del ruolo dei processi spaziali e materiali nella costruzione delle illusioni. Nel

quadro dell'immediatezza mediata (ovvero della posizione eccentrica) è

riconducibile a certe leggi strutturali di ogni vivente e come tale va intesa. In

essa si radica la possibilità solo dell'uomo di impadronirsi dell'essere del mondo

in maniera oggettiva concretamente nel sapere e nell'azione→A essa corrisponde

la strumentalità della corporeità che mette in risalto solo un aspetto del rapporto

→sapiens=dipinge

con l'esistenza fisica (uomo tecnico). animali

Hegel: L’immediatezza si autocontraddicein quanto ciò che è immediato ora non

lo sarà subito dopo

L'espressività è un tratto fondamentale dell'immediatezza mediata e corrisponde alla

tensione da compensare continuamente e all'intreccio tra corpo ed essere corpo e avere.

L'espressività è un modo originario per venire a capo del fatto di abitare un corpo e

contemporaneamente di avere un corpo.

Il viso è già sempre maschera→Persona: significa maschera e viso

Bisogna capire il modo

Molti atteggiamenti espressivi nell'ambito della mimica e dei suoni sono comuni

all'uomo e all’animale.

Le superfici corporee e la voce conservano il carattere di organi dell'espressione.

L'espressività si emancipa per un potere più o meno disposizione del singolo che lo

mette in condizione di assumere una maschera e una condotta artificiali. L'uomo

sperimenta di dover continuamente contare su questo potere per trovare un rapporto

compromissorio con la propria esistenza fisica.

La naturalezza è una rinuncia che si propone all'uomo nelle più diverse modalità

ricostituisce nel suo sviluppo personale o sociale, l'artificialità della sua esistenza.

Legge 3: Ciò che fa dell’uomo UOMO è non avere una patria (assenza di un posto “per

lui” nel cosmo)

Il volto si sottrae

Dettagli
Publisher
A.A. 2024-2025
24 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher sara.micelli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia dell'etica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Salerno o del prof Colangelo Carmelo.