A .2 LE P A R TIC O LA R I P ER SO N E E C IR C O STA N ZE IN U N D A TO C A SO D EV O N O ESSER E A P P R O P R IA TE A LLA P A R TIC O LA R E
P R O C E D U R A C U I C I SI R IC H IA M A
Dobbiamo distinguere questione di incapacità e i casi in cui l’oggetto o l’esecutore è del genere o tipo sbagliato.
INVOCAZIONE INDEBITA:
- (A.1) se la persona in quanto tale è inappropriata piuttosto che se il motivo risiede soltanto nel fatto che non è quella
debitamente nominata.
- (A.2) se niente – nessuna procedura o nomina antecedente – avrebbe potuto mettere le cose a posto.
Es. “io ti nomino” detto quando sei già stato nominato o quando io non sono abilitato a nominare. Qua se prendiamo alla lettera la questione – l’infelicità è un
problema di procedura eseguita in modo erroneo (B.1) piuttosto che indebitamente applicata.
B .1 LA P R O C ED U R A D EV E ESSER E ESEG U ITA D A TU TTI I P A R TE C IP A N TI IN M O D O C O R R ETTO
DIFETTI uso di formule non esplicite potrebbe venire incluso sotto questa intestazione + formule vaghe e di riferimenti incerti.
®
È essenziale che io mi assicuri della corretta comprensione tanto quanto di ogni altra cosa?
B .2 LA P R O C ED U R A D EV E ESSER E ESEG U ITA C O M P LETA M EN T E D A TU TTI I P A R TE C IP A N TI
LACUNE noi tentiamo di eseguire la procedura ma l’atto è vano.
®
Vi sono queste sei possibilità di infelicità anche se è talvolta incerto quale di esse riguardi un particolare caso – e se volessimo sarebbe
possibile definirle, almeno per dati casi. E evitare a tutti i costi l’ipersemplificazione, che si potrebbe essere tentati di chiamare malattia
professionale dei filosofi se non fosse loro professione.
LE Z IO N E IV – IN FE LIC ITÀ : A B U SI
T.1 e T.2 casi di INSINCERITÀ e INFRAZIONI o VIOLAZIONI. Qua l’esecuzione non è nulla seppur infelice.
- INSINCERITÀ (T.1) – laddove la procedura sia destinata all’impiego da parte di persone aventi certi pensieri, sentimenti o
intenzioni, all’inaugurazione di un certo comportamento consequenziale da parte di qualcuno dei partecipanti, allora una
persona che partecipa e quindi si richiama alla procedura deve di fatto avere quei pensieri, sentimenti o intenzioni, e i
partecipanti devono avere intenzione di comportarsi in tal modo.
- INFRAZIONI O VIOLAZIONI (T.2) – e i partecipanti devono in seguito comportarsi effettivamente in tal modo.
SENTIMENTI non si hanno i sentimenti richiesti. L’atto è nullo diventando insincero.
®
PENSIERI non si hanno i pensieri richiesti. Io do un consiglio ed emetto un verdetto per davvero, anche se in modo insincero. Mentire.
®
INTENZIONI non si hanno le intenzioni richieste.
® 2
1. Le distinzioni sono così vaghe che non è necessariamente facile distinguere i vari casi – possono essere combinati tra loro.
2. Distinguere per i pensieri il pensare realmente che sia così – e che sia corretto.
Se per lo meno alcuni dei nostri pensieri sono scorretti ciò può risolversi in una infelicità – naturalmente di un genere diverso:
a. Io posso donare qualcosa che di fatto non spetta a me donare – APPLICAZIONE INDEBITA.
b. Considerare il caso in cui io ti consiglio di fare qualcosa che in realtà non è affatto nel tuo interesse, nonostante io
pensi che lo sia.
c. Classe di performativi – VERDITTIVI
3. Caso delle intenzioni vi sono certe difficoltà particolari:
a. L’incertezza riguardo a ciò che costituisce una azione successiva e ciò che è semplicemente il completamento o la
conclusione di un’unica, singola, intera azione.
b. Casi in cui si devono avere certe intenzioni da casi più particolari nei quali si deve avere l’intenzione di mantenere
una certa ulteriore linea d’azione, laddove l’uso della procedura data era designato precisamente ad inaugurarla.
Affinché un certo enunciato performativo sia felice, certe asserzioni devono essere vere.
1. IMPLICA LOGICAMENTE – “tutti gli uomini arrossiscono” implica logicamente “alcuni uomini arrossiscono”.
® ®
Se p implica logicamente q, allora non q implica logicamente non p. p q quindi q p
® ®
2. DA PER IMPLICITO – “il gatto è sul cuscino” dà per implicito che io credo che ci sia. p q non implica q p
INSINCERITÀ – infelicità è esattamente la stessa infelicità che colpisce “io prometto…” quando non intendo, non credo, etc.
3. PRESUPPONE – “tutti i figli di Gianni sono calvi” presuppone che Gianni abbia qualche figlio. p non presuppone q p
®q ®
“i figli di Gianni sono tutti calvi” se viene fatta quando Gianni non ha figli non è falsa perché è priva di riferimento – il
riferimento è necessario sia per la verità che falsità.
Considerare la situazione totale in cui viene formulato enunciato se dobbiamo vedere il parallelo tra le asserzioni e gli enunciati
performativi, e come ciascuno possa funzionare male.
LE Z IO N E V – C R ITE R I P O S S IB ILI P E R I P E R FO R M A TIV I
1. Se l’enunciato performativo “mi scuso” è felice, allora l’asserzione che mi sto scusando è vera.
2. Affinché l’enunciato performativo “mi scuso” sia felice, l’asserzione che si realizzano certe condizioni (A.1 e A.2) deve essere
vera.
3. Affinché l’enunciato performativo “mi scuso” sia felice, l’asserzione che si realizzano certe condizioni (T.1) deve essere vera.
4. Se gli enunciati performativi, per lo meno di alcuni generi, sono felici, per esempio quelli contrattuali, allora asserzioni
tipicamente della forma che io dovrei o non dovrei in seguito fare una qualche cosa particolare sono vere.
C’è qualche modo preciso in cui possiamo distinguere chiaramente l’enunciato performativo da quello constativo? L’uso della prima
persona singolare e del cosiddetto presente indicativo attivo è essenziale per un enunciato performativo? Ci sono delle eccezioni:
1. Verbo alla seconda o terza persona.
2. Verbo nella voce passiva.
Es. 1. Siete con ciò autorizzati a pagare…
2. i passeggeri sono pregati di attraversare il binario soltanto servendosi del ponte.
3. viene reso noto con ciò che i trasgressori saranno perseguiti a norma di legge. (in occasioni formali o legali)
Se abbandoniamo questi enunciati performativi altamente formalizzati ed espliciti, dobbiamo riconoscere che il modo e il tempo non
funzionano come criteri assoluti.
- Il modo non andrà bene in quanto posso ordinarti di girare a destra dicendo semplicemente “gira a destra”.
- Il tempo non andrà bene in quanto nel considerarti in fuori gioco posso dire “eri fuori gioco”.
i. Possiamo avere il performativo senza le parole operative.
ii. Possiamo avere la parola operativa senza che l’enunciato sia performativo.
L’idea di un enunciato performativo era che esso doveva essere l’esecuzione di un’azione. Le azioni possono essere seguite solo da
persone, e ovviamente nei nostri casi colui che enuncia deve essere l’esecutore – giustificabile sensazione in favore della “prima
persona”. Vi è qualcosa che al momento dell’enunciazione viene eseguito dalla persona che enuncia.
Laddove non vi sia un riferimento alla persona che effettua l’enunciazione per mezzo del pronome “io” allora di fatto ci si “riferisce a”
lei in uno di questi due modi:
a) Negli enunciati verbali, mediante il fatto che egli è la persona che effettua l’enunciazione, l’origine dell’enunciato.
b) Nelle enunciazioni scritte, mediante il fatto che egli appone la sua firma.
Un vantaggio della forma originale alla prima persona singolare del presente indicativo attivo è che questa caratteristica implicita
della situazione linguistica viene resa esplicita.
Ciò che dovremmo essere tentati di dire è che qualunque enunciato che sia di fatto un performativo dovrebbe poter essere ridotto, o
sviluppato o analizzato in una forma che ha un verbo alla prima persona singolare del presente indicativo attivo.
Prima persona del presente indicativo attivo è un uso peculiare e speciale – dobbiamo rilevare che vi è un’asimmetria di genere
sistematico tra questa e le altre persone e tempi dello stesso verbo. Il fatto che si abbia questa simmetria è precisamente l’indice del
verbo performativo.
1. La prima persona singolare del presente indicativo attivo può essere usata per descrivere il modo in cui mi comporto
abitualmente.
2. La prima persona singolare del presente indicativo attivo può essere usata in modo analogo al presente storico.
3. Alcuni verbi possono essere usati alla prima persona singolare del presente indicativo attivo in due modi
contemporaneamente.
4. Ci troveremo nell’evidente pericolo di introdurre molte formule che potremmo non voler classificare come performativi.
5. Vi sono casi in cui si fa seguire l’azione alla parola.
6. È sempre vero che dobbiamo avere un verbo performativo per rendere esplicito qualcosa che stiamo indubbiamente
facendo col dire qualcosa?
7. È proprio vero che possiamo sempre mettere un performativo nella forma normale senza perdere nulla?
LE Z IO N E V I – P E R FO R M A TIV I E S P LIC ITI 3
Performativo classico ha il verbo alla prima persona singolare del presente indicativo attivo. In realtà con questi verbi però si ha una
fondamentale asimmetria.
1. Fare una lista di tutti i verbi che hanno questa peculiarità.
2. Supporre che tutti gli enunciati performativi che non sono di fatto in questa forma privilegiata potrebbero essere “ridotti” a
questa forma e quindi fatti diventare ciò che possiamo chiamare PERFORMATIVI ESPLICITI.
Performativo esplicito contrapposto al performativo primario.
Es. enunciato primario “ci sarò”
®
Performativo esplicito “io prometto che ci sarò”
®
Le forme di enunciato primitive o primarie conserveranno da questo punto di vista l’ambiguità o equivocità o indeterminatezza della
lingua primitiva. Non renderanno esplicita l’esatta forza dell’enunciato.
La precisione del linguaggio rende più chiaro ciò che viene detto – il suo SIGNIFICATO – l’esplicitezza rende più chiara la forza degli
enunciati o il modo in cui deve essere inteso.
Considerare alcuni di questi altri e più primitivi dispositivi nel discorso, alcuni dei ruoli che possono essere rilevanti dal dispositivo del
performativo esplicito.
1. MODO – imperativo rende l’enunciato un comando.
2. TONO DI VOCE, RITMO, ENFASI – avvertimento,
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