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Capitolo 3: fare cose con le parole.
Dopo aver distinto le due dimensioni di pragmatica adesso è importante porre attenzione
alla dimensione sociale del linguaggio in particolare alla varietà delle frasi del linguaggio
naturale. In questa prospettiva parlare significa agire, il linguaggio viene considerato al
pari di una istituzione sociale. Ogni frase ha interpretazioni sorprendenti e differenti in
base all'intenzione del parlante e alle circostanze in cui viene proferita. L'interpretazione
semantica da sola quindi non permette di determinare che tipo di atto è stato compiuto
come ad esempio esci da questa stanza, sono cintura nera di karate, Bea è una vera
amica. Occorre quindi avere una conoscenza del contesto
Atti linguistici enunciati constantivi ed enunciati performativi. I primi si riferiscono alla
descrizione di stati del mondo come per esempio nella frase il gatto e sul letto. Gli
enunciati performativi non caratterizzano stati di cose non hanno contenuto informativo
non dicono nulla sul mondo. Tuttavia però sono descrizioni di stati di cose in particolare
descrizione di atti come ad esempio nelle fasi mi sono scusat. Austyn distingue diversi tipi
di casi di infelicità performativi
Caso a ci sono innanzitutto i casi in cui lato fallisce ed è nullo in quanto non è venuto in
seguito la collezione di regole di due tipi la prima il fatto che la procedura convenzionale
invocata deve esistere ,in secondo luogo la procedura convenzionale deve essere usato in
circostanze appropriate.
Caso B; Altre infelicità sono causate da difetti della procedura come ad esempio quando
essa non è stata eseguita correttamente oppure in caso in cui la procedura è stata seguita
fino fondo completamente.
Caso C: l'infelicità di un performativo può essere provocata da abusi di procedura quindi
quando essa venga usata senza avere pensieri sentimenti e le intenzioni richiesta della
procedura stesso oppure anche quando i partecipanti non si comportano in modo
conforme alla tua seguito.
La distinzione tra costantivi è performativi è stata successivamente abbandonata in favore
di una tesi generale della presenza di una dimensione performativa pragmatica del
linguaggio, dire è sempre anche fare. Tuttavia lo stesso atto può essere compiuto con frasi
come va certamente alla tua festa oppure può essere impartito usando l'imperativo taci.
CASO A la procedura non esiste oppure se le associazioni sono linguistiche richiedono
circostanze appropriate quindi questo non vale per assunzioni come quelle sui sentimenti.
Caso B anche le assunzioni hanno possibili difetti e lacune quando si usa un enunciato
non grammaticale il ratto é sul letto.
In linea generale si richiedono anche le performative non solo per i costanti di tenere in
considerazione adeguatezza, proprietà generale e corrispondenza i fatti. Occorre quindi
prendere in considerazione le intenzioni e gli scopi del parlante. Proprio per questo motivo
la distinzione tra constantivi e performativi si rivela inadeguata in quanto i risultati del
linguaggio naturale sono tutti sono strumenti che chi parla utilizza per fare delle cose. Si
viene a creare così una teoria del linguaggio chiamata forza locutoria.Austin scompone
l'enunciato in tre parti separate: Locutoria, Illocutoria, Perlocutoria.
• L'atto LOCUTORIO corrisponde alla specifica emissione linguistica. [es. "se ti muovi
ti sparo"]
• L'atto ILLOCUTORIO corrisponde alle intenzioni comunicative che ha il parlante
nell'emettere il messaggio. [es. Minacciare l'interlocutore]
• L'atto PERLOCUTORIO corrisponde agli effetti che il parlante si propone di
raggiungere sulla mente del suo interlocutore [es. indurlo a restare fermo]
Classificazione di Searle:
Rappresentativi: i verbi di questa categoria hanno la funzione di impegnare il
parlante, con intensità diverse, all'effettiva veridicità di uno stato di cose. [es.
Affermare che, giurare che, insistere che...]
Dichiarativi: corrisponde alla prima da cui era partito Austin, quella dei
Performativi, per i quali si può affermare che il DIRE è FARE. Lo stato di cose
espresso si realizza grazie all'enunciazione fatta.
ESPRESSIVI: verbi che esprimono lo stato psicologico specificato nel
contenuto proposizionale. [es. ringrazio, chiedo scusa, mi congratulo...]. I
verbi espressivi si accettano per il semplice fatto di essere stati enunciati dal
parlante, nn se ne ricerca veridicità o falsità.
DIRETTIVI: funzione dei membri di questa classe è costituire un tentativo da
parte del parlante, di indurre l'ascoltatore a fare qualcosa. [es. pregare,
implorare, ordinare, chiedere...]
COMMISSIVI: verbi che impegnano i parlante ad assumere una certa
condotta futura. [es. impegnarsi a, promettere...]
Secondo Austin gli aspetti convenzionali di un atto linguistico sono relativi ad
una formulazione convenzionale legata ad un atto illocutorio. L’atto sociale ha
rigide condizioni di felicità rispetto all'atto linguistico in se. Secondo Grice
compiere un atto linguistico significa manifestare pubblicamente una
intenzione, esso ha successo quandol’ intenzione viene riconosciuta. Questo
spiega perché fuori dal contesto non siamo in grado di dire con che forza
locutoria è stato proferito un enunciato. Grice distingue tra linguaggio
naturale e non naturale o formale: un segno ha significato naturale quando è
un fatto che esso significhi qualcosa, mentre un segno ha significato non
naturale quando per mezzo di esso qualcuno significa qualcosa. Centrale
nell’analisi che Grice fa del significato non naturale è la nozione di significato
del parlante. Il significato dell’enunciazione di un parlante in un contesto
particolare è, per Grice, approssimativamente equivalente a ciò che il
parlante intende comunicare. Il processo di riconoscimento delle intenzioni di
significato da parte del destinatario è considerato da Grice un processo di
calcolo delle intenzioni, ma è un calcolo che non consiste in una semplice
«decodifica» del significato del parlante, è piuttosto un calcolo che comporta
la partecipazione del destinatario all’elaborazione del significato.Il significato
è il risultato dell’attività di entrambi i partecipanti al processo di
comunicazione. I nostri scambi linguistici, secondo Grice, sono, almeno in un
certo grado, «lavori in collaborazione», in cui ciascun partecipante vi
riconosce uno scopo comune o almeno un orientamento mutuamente
accettato, poiché una successione
di osservazioni prive di connessioni reciproche apparirebbe irrazionale. Grice
ha messo in evidenza che un parlante comunica molto più di ciò che dice in
modo esplicito, ossia genera delle «implicature».Le implicature sono
convenzionali o conversazionali, a seconda che siano legate al significato
convenziona
le delle parole, o siano connesse con certe caratteristiche generali del
discorso. Le caratteristiche generali del discorso sono definite da un principio
generale denominato «Principio di Cooperazione». Ogni interlocutore è
ritenuto fare riferimento a un Principio di Cooperazione per il quale dà alla
conversazione un contributo.Il principio di Cooperazione si declina in
massime conversazionali, raggruppate nelle quattro categorie della quantità,
qualità, relazione e modo, le quali specificano la rete di aspettative
reciproche, nello scambio di informazione, tra interlocutori che si suppongono
razionali.
Quantità --> le massime di quantità rispecchiano l’aspettativa che il nostro
interlocutore sia ragionevolmente informativo:
1. Da un contributo tanto informativo quanto richiesto
2. Non dare un contributo più informativo di quanto richiesto
- Qualità --> le massime di qualità rispecchiano l’aspettativa che il nostro
interlocutore sia sincero
e giustificato nelle proprie affermazioni; comprendono una super massima:
“Cerca di dare un contributo che sia vero” e le due sottomassime:
1. Non dire ciò che non credi
2. Non dire ciò per cui non hai prove adeguate
- Relazione --> rispecchia l’aspettativa che il nostro interlocutore sia
pertinente: “Sii pertinente”
- Modo --> rispecchia l’aspettativa che il nostro interlocutore sia chiaro:
1. Evitare l’oscurità d’espressione
2. Evitare l’ambiguità (l’eccesso d’informazioni)
3. Essere breve, evitano la prolissità non necessaria
4. Essere ordinato nell’esposizione
5. Esprimere in modo facilitare la risposta appropriata
Le massime hanno la caratteristica di funzionare altrettanto bene quando
sono violate e quando sono
osservate. Il parlante infatti ha, nei confronti delle massime, diverse opzioni
oltre al semplice
rispetto:
1. Il parlante può conformarsi al Principio di Cooperazione e alle massime:
sono i casi in cui il parlante è sincero, giustificato, informativo, pertinente e si
esprime in modo appropriato. Esempio: Bea è andata spesso a Torino, come
risposta lal domanda come vanno gli amori di Bea
2. Il parlante può violare una massima: può intenzionalmente dire meno di
quanto necessario, o dire qualcosa di non pertinente o esprimersi in modo
volutamente disordinato. La violazione più grave riguarda naturalmente la
massima di Qualità, che rispecchia la nostra aspettativa che il parlante
comunichi solo informazioni che ritiene vere: quando qualcuno fa
un’affermazione, assumiamoche si impegni alla verità della proposizione
espressa; è questa supposizione che rende possibile
la stessa menzogna.
3. Il parlante può anche uscire dal raggio d’azione di una massima,
dichiarando la propriaintenzione di sospendere la collaborazione in modo
esplicito o in modo implicito. In questa categoria cadono giochi di parole,
battute, situazioni in cui le massime vengono sospese apertamente.
4. Spesso può succedere che due massime entrino in conflitto e si deve
scegliere di violarne unaper non violarne un’altra: la violazione riguarderà in
genere la Quantità a favore della Qualità (sidanno informazioni meno precisi
per non dire cose false).
5. Il parlante sfrutta una massima: questi sono casi di violazione palese,
aperta, che
inducono il destinatario ad avanzare ipotesi che riconducano a
comportamento collaborativo una mossa convenzionale apparentemente non
in consonanza con le massime. Si ottengono effetti comunicativi particolari.
Caratteristiche delle implicature conversazionali particolarizzate:
1. Non sono parte del significato delle espressioni: non sono cioè un
fenomeno semantico, non modificano le condizioni di v