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Capitolo 13. La temporalità del diritto
1) Occorre a questo punto esaminare la dimensione temporale del fenomeno giuridico. Nessuno può dubitare della temporalità dell'uomo (che va dalla nascita alla morte); anche il diritto, che è un fatto umano, è contrassegnato dalla temporalità: basti pensare alla validità delle norme, validità che a seconda che si rapporti ai soggetti, al territorio, al tempo, ha un ambito personale, spaziale e, appunto, temporale. Bisogna però precisare che la scienza giuridica solitamente si limita a constatare l'esistenza del rapporto fra tempo e norme giuridiche, ma non affronta il problema del "perché" questi dati giuridici abbiano una dimensione temporale.
2) A prima vista, il rapporto diritto-tempo vede questi 2 termini come una sorta di potenze rivali: il tempo consuma tutto e quindi anche il diritto è soggetto a tale opera distruttiva. Ma questa tesi è
verasolo parzialmente: quando si esamina questo problema, in genere ci si ferma ad un primo livello senza procedere oltre, ma in realtà vi è un secondo livello. Esaminiamo questi 2 LIVELLI: - PRIMO LIVELLO. Effettivamente a questo livello, il rapporto indicato si basa su una contrapposizione netta, che può sfociare in due tesi opposte: 1) il tempo domina il diritto: lo fa nascere e lo fa sparire (si pensi alla prescrizione, all'usucapione, alla consuetudine, ecc.); 2) il diritto domina il tempo: sia perché gli impone le proprie misure, che sono diverse da quelle "dell'orologio" (scadenza dei termini, ecc.), sia perché il prima e il dopo assumono rilevanze diverse a seconda del tipo di statuizione (il precedente giudiziario si impone alle decisioni future, la legge successiva prevale su quella anteriore, ecc.) oppure creano situazioni giuridiche che rimangono inalterate nel tempo (si pensi alla permanenza dei diritti dopo la morte persuccessione agli eredi).- SECONDO LIVELLO. Questa prima rappresentazione simbolica che evidenzia l’opposizione fra tempo ediritto non spiega quale dei due risulti “vittorioso”. Procedendo oltre, si finisce invece colrappresentare il rapporto diritto-tempo come un processo di CIRCOLARITA’ DIALETTICA: è vero che iltempo erode progressivamente norme e istituzioni, ma è anche vero che quando quella datanorma scompare sotto l’azione del tempo, ecco sorgerne una nuova a contrastare il dominiodel tempo, quindi il diritto continua ad esserci e il dominio di uno dei due sull’altro non è maidefinitivo.Il diritto non può mai scomparire finché permane la vita umana e sussiste, quindi, unaVERA CIRCOLARITA’ DIALETTICA fra i due.
3) Stabiliamo ora in che maniera e con quali effetti il diritto si inserisce nel rapporto uomo-tempo. Si èvisto che il diritto è una relazione coesistenziale, relazione che fa parte
della vita e perciò ha sempre una sua DURATA. Infatti il diritto si basa sempre su una successione di atti (statuizione, applicazione, tutela giudiziaria, ecc.) e tale relazione di atti ha un’ampia dimensione temporale; esso quindi non si basa su una serie di infiniti atti istantanei e separati, ma su una lunga relazione giuridica che si basa sempre su un passato, un presente e un futuro. Il tempo nel diritto è un “TEMPO-DURATA”, perché i vari atti sono uniti fra loro dalla “intenzione” dell’uomo che vuole raggiungere un risultato: una norma che valutiamo ora è il presente, ma presuppone la conoscenza della sua passata creazione e genera in noi l’aspettativa dei suoi effetti futuri; una sentenza emessa nel presente si riporta al precedente illecito e al futuro della sua esecuzione. Quindi il tempo nel diritto non è una semplice “successione di momenti”, ma una “DURATA”. 4) QuestaLa temporalità del diritto è tipica della sensazione che ha l'uomo della sua temporalità: l'io per comprendere la propria durata non può mai risolversi nell'istante, ed ha bisogno della MEMORIA: se non avessi la memoria di essere già stato, non potrei affermare che ora sono né prevedere che sarò nel futuro. Però la memoria ha un grave limite: essa è discontinua, non può essere sempre attiva, altrimenti si vivrebbe in uno stato di concentrazione continua, cadendo nell'alienazione. Quindi la continuità della memoria si ha a livello inconscio, ma essa è discontinua a livello conscio: ma allora se il ricordare il passato è discontinuo, lo sarà anche la durata che è fondata su di esso, e quindi anche il presente e il futuro sono frammentati nella discontinuità degli attimi. Peraltro, l'emergere della memoria dall'inconscio al conscio si sviluppa grazie
All'incontro con ciò che vi è al nostro esterno, con "l'altro da sé": quindi possiamo pensare alla singolare considerazione che la memoria (che è quanto di più intimo visia) viene raggiunta grazie a qualcosa di esterno a noi, l'alterità. L'incontro con l'altro da sé attiva la memoria di sé. Resta l'ultima domanda da affrontare: perché il diritto in questo contesto? L'incontro con l'altro da sé riduce la discontinuità della memoria (facendola emergere), ma non la elimina del tutto, perché anche tali incontri sono discontinui. Orbene si è visto che la regola (su cui si fonda la relazione giuridica) raccoglie in sé i 3 modi nei quali la coscienza avverte il tempo (passato, presente e futuro), poiché la regola "è stata posta", ora "è vigente" e riguarda il "sarà del mio comportamento".
Quindi, la regola implica "DURATA" (e in ciò si distingue dal comando), e la mia volontà, che si conforma alla regola, acquista anch'essa durata e mantiene durata anche per il mio "io". Non solo: poiché la regola giuridica mette in relazione il mio "io" con quello degli altri, essa mi impedisce di isolarmi e mi dà coscienza della coesistenzialità. Se l'uomo è sintesi di tempo ed eternità, di tale sintesi è partecipe anche il diritto. Il diritto naturale perenne non muta, quello positivo è soggetto al tempo, come le due parti dell'Uomo. SLIDES. La temporalità del diritto. È palese la relazione tra esperienza giuridica e dimensione temporale dell'esistenza e della coesistenza umana. Come pensare questa relazione? Il tempo domina il diritto: sia nel senso profondo che mette in discussione il diritto naturale come insieme permanente di regole, sia nelsenso che prescrizione ed usucapione mostrano l'impatto corrosivo dello scorrere del tempo sulla titolarità dei diritti soggettivi.
Il diritto domina il tempo in due maniere.
- Il diritto impone al tempo i propri ritmi (organizzazione del lavoro, scansione temporale di un contratto, criterio cronologico per la soluzione dell'antinomia, ecc.)
- Il diritto blocca l'erosione che il tempo opera sull'azione umana: è la vittoria umana sulla precarietà della condizione temporale e persino della mortalità.
Più che di prevalenza l'uno sull'altro, diritto e tempo sono in circolarità dialettica e cooperano in termini di senso:
- Il diritto scandisce con le proprie regole la successione temporale degli avvenimenti dotandoli di significato.
- Il diritto esprime la coscienza della durata: senza di essa non esisterebbe relazione e dunque verrebbe meno il senso stesso del giudizio, che è regola della relazione.
intersoggettiva.
Lezione 11/11/2021( Perché se il diritto non si occupa dell'amicizia si occupa dei rapporti familiari, si occupa dei rapporti familiari dal momento in cui procreano --> più o meno non sono sicura )
CAPITOLO 14. LA MORALITÀ DEL DIRITTO.( D'agostino la chiama : diritto e morale )
Film : gruppo studentesco della rosa bianca. OPERAZIONE VALCHIRIA.
Durante il regime nazional socialista, a partire dal 1933.
I personaggi impersonano due principi
Lui : la legge
Lei : la sua coscienza
Importante la differenza tra etica e morale: l'etica mi mette in relazione con l'altro; la morale mi mette in relazione con me stesso. Legge morale= Non è scoprire cosa è bene o male in forza della volontà del soggetto (di quel che il soggetto vuole) MA scoprire ciò che è male in sé e ciò che è bene in sé, al fine di comportarsi secondo quelle regole che possono valere per tutti "Agisci in modo
da considerare sempre la massima della tua volontà come legge universale". Se la morale significa trovare dentro sé il giusto o sbagliato avendo come riferimento l'universale, e cotta dice che nella carità c'è maggiore moralità che vuol dire? Cotta vuole dire che la carità è quella forma esistenziale che permette di scoprire in ognuno di noi cosa è universalmente giusto o sbagliato? Cotta dice che esistono tante forme morali quante sono le forme coesistenziali: amicizia, politica, famiglia, gioco, diritto e carità. Tra tutte le morali delle forme coesistenziali che non sono solo 6, la morale per eccellenza è quella che si trova nella forma coesistenziale sguarnita di giuridicità. La carità è la morale delle morali, come la groundnorm di Kelsen o la groundvert di Incampo, è il vertice. Si fa strada nell'epoca moderna la TESI della AMORALITÀ DEL DIRITTO, che basa la
soggetti esterni al gioco; -La moralità è basata sulla volontà dei giocatori di rispettare le regole del gioco; -La moralità non è basata su principi universali, ma è specifica al contesto del gioco. In conclusione, l'obbligatorietà delle norme giuridiche e la moralità delle relazioni personali e politiche sono basate su principi diversi. Mentre le norme giuridiche sono obbligatorie in base alla loro effettività e validità, la moralità delle relazioni personali e politiche è basata sulla volontà dei soggetti coinvolti e sulla funzionalità della prescrizione.comunque coloro che nella libera scelta non scelgono di giocare- I giocatori inizialmente sono uniti su un piano orizzontale, ma la vittoria fa divenire isoggetti asimmetrici, con chi è vincitore e chi è p