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6. DETERMINAZIONE E CONCRETIZZAZIONE DELLA NORMA: POTERE DISCREZIONALE E
“AUCTORITATIS INTERPOSITIO”: pag. 62
Una volta chiarito che cosa significa organizzare il materiale giuridico attraverso piani di norme, è
possibile spiegare che cos'è il fenomeno della concretizzazione della norma.
▪ Il fenomeno della concretizzazione della norma si riferisce al processo mediante il quale
una norma giuridica generale e astratta viene applicata a casi specifici e concreti. Questo
processo è essenziale per il funzionamento del sistema giuridico, poiché permette di tradurre
i principi generali in decisioni pratiche.
Ne consegue che le norme che emergono dalle disposizioni e dagli atti non sono da ritenersi come
tipici solo di certi gradi dell'attività normativa, per esempio solo dell'attività del potere costituzionale
o del potere parlamentare: le norme, invece, sono di regola astratte e generali ma possono essere
anche norme individuali (cioè rivolte alle parti) e norme concrete (cioè su uno specifico determinato
comportamento da tenere), come nel caso della sentenza del giudice.
Ecco una panoramica del fenomeno:
▪ Generalità e astrattezza della norma: le norme giuridiche sono spesso formulate in termini
generali e astratti. Ad esempio, una legge potrebbe stabilire che “nessuno deve causare danni
ingiustificati ad altri”.
▪ Applicazione al caso concreto: per applicare una norma generale a un caso concreto, è
necessario interpretare la norma alla luce delle circostanze specifiche del caso. Questo
compito è tipicamente svolto dai giudici e dalle autorità competenti.
▪ Interpretazione giuridica: l'interpretazione giuridica è il processo mediante il quale i giudici
analizzano il significato delle norme e come queste si applicano ai fatti al caso;
▪ Decisione giudiziaria: una volta interpreta la norma, il giudice emette una decisione che
applica la norma ai fatti concreti del caso. Questa decisione può stabilire diritti, obblighi o
sanzioni specifiche per le parti coinvolte;
▪ Precedente giudiziario: in alcuni sistemi giuridici, le decisioni precedenti possono
influenzare l'interpretazione e l'applicazione futura delle norme. Questo contribuisce ha una
maggiore prevedibilità e coerenza del diritto.
In conclusione il fenomeno della concretizzazione della norma è un aspetto fondamentale del diritto
che garantisce che le norme generali e astratte possono essere applicate in modo equo e coerente
alle situazioni specifiche, consentendo così il funzionamento pratico del sistema giuridico.
RAPPORTO TRA POTERE DISCREZIONALE E LE AUCTORITATIS INTERPOSITIO: pag. 63
Va ora discusso un altro problema quello del rapporto tra il cosiddetto potere discrezionale e la
auctoritatis interpositio. 17
POTERE DISCREZIONALE= si riferisce alla capacità conferita a un'autorità o a un
funzionario pubblico di prendere decisioni in modo autonomo, basandosi sulla propria
valutazione e giudizio, entro i limiti stabiliti dalla legge;
AUCTORITATIS INTERPOSITIO= è una locuzione Latina che si traduce come
“interposizione/intervento dell'autorità”. Questo concetto riguarda l'intervento di
un'autorità superiore che interviene per prendere una decisione o per risolvere una
questione, solitamente quando vi è un conflitto e può accadere quando le autorità inferiori
non riescono a risolvere un problema o quando è necessaria una decisione rapida e
autorevole.
La nozione di autorità qui evocata non si riferisce al concetto di autorevolezza ma riprende il
auctoritas, inaugurato Leviatano
significato laico moderno dell’ nel di Hobbes e in questo
senso l’autorità è concepita come l’insieme di poteri giuridici e formali che permettono l’esercizio
del potere e sono sganciate dalla verità e dalla giustificazione etica: “auctoritas non veritas facit
legem” = “l’autorità, non la verità, fa la legge” (secondo la quale il diritto deriva dalla volontà del
legislatore o dall'autorità competente e non da un principio di verità oggettiva).
Questo permette una visione non ideologica ma laica dell'ordinamento giuridico come struttura,
formale e autoritativa.
Schmitt
Una famosa critica all'ordinamento giuridico fu formulata da un celebre giurista Carl auctoritas
Schmitt e la sua teoria, secondo cui si definisce il rapporto tra potere discrezionale e
interpositio .
▪ Secondo Schmitt, l’ordinamento deve sì essere pensato come costruito a gradi, ma nel
passaggio da un piano ad un altro, vi è sempre l’intromissione dell’attività dell’organo che,
novum,
autoritativamente interpretando la norma superiore, immette qualcosa di nuovo, il
nella norma che produce: cioè appunto la auctoritatis interpositio. Secondo Schmitt
quest'ultima è la capacità di decidere in situazioni di crisi, esemplificando l'essenza della
sovranità per il mantenimento dell'ordine durante situazioni di emergenza.
Ciò che Carl Schmitt dice potrebbe essere giustificabile solo ed esclusivamente in relazione a un
ordinamento giuridico rappresentato in modo verticistico e con un procedimento non nomostatico e
non nomodinamico. Per definizione, invece, la metodologia nomodinamica è una metodologia aperta
al potere discrezionale.
Questo pensiero di Carl Schmitt entra fortemente in contrasto con quello di Hans Kelsen.
- Kelsen all'interno della ‘dottrina pura’ affermò: “la conoscenza tornerà sempre a squarciare
i veli con cui la volontà avvolge le cose”→ qui viene mostrato da un lato come la realtà giuridico-
sociale può essere impregnata di varie passioni conflittuali o, per usare le parole di Kelsen,
avvolte dalla volontà, dall'altro lato un modello di diritto che in qualche modo serve a decifrare e
capire, a ‘squarciare i veli’.
Kelsen affermava che esisteva una distinzione tra il diritto e la politica. Per lui, il diritto è un sistema
di uso di norme giuridiche che possono essere analizzate in modo formale, indipendentemente dai
loro contenuti materiali. Kelsen critica la approccio decisionista di Schmitt, sostenendo che il diritto
deve essere fondato su principi razionali e oggettivi e non sulla volontà arbitraria del sovrano.
- D'altra parte c'è invece il giurista Carl Schmitt: una metodologia di tipo formalista e
strutturalmente aperta a contenuti diversificati, rivelatrice dei meccanismi autoritativi. Schmitt
18
sosteneva che la sovranità e la politica sono il fondamento dello Stato sostenendo che il sovrano
può sospendere l'ordinamento giuridico per proteggere lo stato e questo implica un potere
discrezionale del sovrano che si situa al di sopra delle norme giuridiche ordinarie (stato di
eccezione).
Schmitt cerca una fusione fra indagine sul diritto e diritto stesso. Ecco perché la metodologia
schmittiana di quegli anni è fortemente politica, nel senso esatto di porre in qualche modo il
diritto a servizio della politica in quanto le decisioni politiche fondamentali non possono essere
risolte dalla legge o dalla costituzione ma richiede un atto di volontà sovrana.
7.L’ORDINAMENTO E LA COSTITUZIONE: pag. 67
- Se per esempio partiamo dal basso dall'esperienza giuridica e cominciamo a porci il problema del
fondamento di validità dell'esecuzione di una sentenza giudiziaria, diremo che l'esecuzione della
sentenza è valida nella misura in cui la sentenza è stata posta in essere dal giudice competente. E se
ci chiederemo se la sentenza emessa è valida andremo a cercare nelle leggi ordinarie; se poi risalendo
ci interroghiamo su dove risiede il fondamento di validità della legge ordinaria, risponderemo che, il
fondamento della legge ordinaria e nella costituzione.
Attenzione: in tutti i passaggi attraverso i quali noi risaliamo di grado in grado, l'analisi è sempre
→
formale, nel senso che da un punto di vista giuridico noi non ci chiediamo se, per esempio, la
sentenza emanata dal giudice si giusta o meno ma ci chiediamo se sia stata messa in atto nel rispetto
di quei requisiti di competenza, in riferimento e in applicazione alle leggi emanate precedentemente.
- Fino a quando il nostro risalire di pian piano non arriva alla costituzione possiamo
tranquillamente parlare di una validità di tipo formale.
Quando, invece, arriviamo alla costituzione dobbiamo porci il seguente quesito: ‘la teoria della
validità è una teoria meramente formale o invece nella misura in cui culmina nella costituzione è una
teoria della validità di tipo sostanziale?’
- VALIDITÀ FORMALE= si riferisce al rispetto delle procedure e delle regole stabilite per la
creazione di una norma giuridica, come ad esempio il processo legislativo previsto dalla
costituzione di uno stato;
- VALIDITÀ SOSTANZIALE= riguarda la conformità della norma stessa ai principi e ai valori
fondamentali del sistema giuridico, come la giustizia, l'equità e i diritti umani.
In sostanza la validità formale si concentra sullo “come” una enorme è stata creata, mentre la validità
sostanziale si concentra sul “cosa” la norma stabilisce.
▪ Infatti se nelle moderne costituzioni accanto ad una parte procedurale vi è una parte
sostanziale (principi generali e di giustizia positivizzati attraverso la costituzionalizzazione) ci
si chiede se anche la validità e validità sostanziale.
Non si può negare che un complesso di principi e di visioni di giustizia vengono a essere strutturati
attraverso una serie di norme costituzionali, questa strutturazione costituzionale funge come spazio
concreto entro i cui confini il diritto può esprimersi e dilatarsi.
Ma se il diritto non può andare al di là di quello spazio, allora la vecchia affermazione di kelsen “il
diritto può avere qualsiasi contenuto” va corretta in “il diritto può avere tutti i contenuti possibili
che sono ricollegabili a quel complesso di valori, di fini e divisioni di giustizia che sono indicati
nella costituzione stessa”.
Giuridicamente noi possiamo solo dire se la norma sia riconducibile a quei principi di giustizia che
sono previsti dalla costituzione ma la costituzione è essa stessa norma e quindi funge da fondamento,
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cornice e spazio delle norme inferiori. Il fatto che la costituzione contenga principi e valori non rende
di per sé sostanziale la validità.
▪ Una validità sostanziale può avere un significato solo nella dimensione politica e di
legittimazione. CAPITOLO 4>>>LA VALIDITÀ
1. LA VALIDITÀ COME APPARTENENZA D