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TEOLOGIA POLITICA INDISTINGUIBILE:
Il prof parte da una frase in effetto:
“La tesi fondamentale di questo libro è che la teologia politica sia indistinguibile/invisibile”.
Che significa?
Significa che il potere, di qualsiasi forma o natura esso sia, sia democratica, liberare,
➢ sociale…ha qualcosa di trascendente che va al di là della pura della pura procedura.
Il diritto non può essere ridotto a sola procedura ma è qualcosa di più.
Ovviamente questo non significa che Schmitt sia un teologo della politica ma è un teologo
politico. Non fa della politica un elemento della teologia cristiana (non è Agostino).
Tra teologia e politica c’è un’analogia di tipo strutturale ma non significa che per Schmitt
➢ la politica è teologia.
RIFLESSIONE DI SCHMITT SU HOBBES: pag. 31 a 38
Il rapporto tra Hobbes e Schmitt è complesso.
o Schmitt vede in Hobbes una figura moderna ma allo stesso tempo una possibile soluzione
alla crisi del moderno. La centralità del "Leviatano" hobbesiano, secondo Schmitt, risiede
nella sua capacità di produrre unità politica senza presupposti che non dipende da basi
religiose, morali o storiche ma piuttosto da un contratto sociale. 3
Il saggio di Schmitt del 1938 sul "Leviatano di Hobbes" offre una lettura critica e interpretativa
dell’opera di Hobbes.
➔ analizza prima di tutto il titolo dell’opera
Schmitt del Leviatano, il mostro biblico, sulla
base della quale Hobbes formerà la sua concezione di stato. Il leviatano diventa un simbolo
dell’ordine politico e della sovranità assoluta a cui non possono essere attribuiti dei limiti,
ma Schmitt sottolinea anche l’ambiguità di questo simbolo, che può rappresentare sia la
protezione e sia l’oppressione perché è colui che possiede tutti i diritti;
➔ Schmitt nel suo saggio analizza anche come Hobbes secolarizzi concetti teologici per
fondare il suo modello di stato. La sovranità del Leviatano è paragonabile alla sovranità
divina, ma è radicata in un contratto scoiale e nella volontà degli individui piuttosto che in
una fonte trascendentale;
Schmitt, nel suo confronto con Hobbes, evidenzia che stabilire un ordine non è facile ed è
necessario che ci sia un potere che proceda ad eliminare il disordine iniziale. Tale ordine non è
naturale ma è artificiale e non può essere visto come un prodotto a priori della ragione.
➢ La sovranità, in questo contesto, si pone in un gradino più alto rispetto al patto, evocato
dalla paura. Non è il patto a creare la sovranità. La paura evoca, non crea. Ma è la ragione a
dar vita a un nuovo Dio mondano.
Schmitt fonda il suo pensiero su un'antropologia negativa così come Hobbes dicendo che gli
uomini in realtà sono cattivi, egoisti e quindi c’è bisogno di un elemento che faccia da
ordine/equilibrio, e questa è la sovranità.
PATTO CONSENSUALE E PATTO DI CONQUISTA: da pag. 39 a inizio 46
Ci sono due modi di instaurare la sovranità: attraverso un patto consensuale e tramite conquista.
➢ “la
La riflessione su Hobbes evidenzia: sovranità acquisita mediante conquista o vittoria in
guerra è quello che alcuni scrittori chiamano dispotico che significa padrone; dando vita a
un patto tra padrone e servo”.
Il padrone è un conquistatore vittorioso e il servo uno sconfitto. Per supportare la sua tesi del patto
tra servo e signore Hobbes sostiene che lo sconfitto diviene servo solo dopo che ha accettato il patto
l’altra
di sottomissione. Lo scambio consiste, da un lato, il servo obbedisce al padrone, da parte, il
padrone risparmia la sua vita e questo non si deve ribellare successivamente.
➢ Ma il catturato quale altra opzione potrebbe avere per evitare la morte? Hobbes descrive il
patto tra padrone e servo come un accordo volontario per evitare la morte violenta, ma
questa interpretazione è criticata perché tale sottomissione non può essere considerata una
scelta libera. Si tratta non di una scelta quasi obbligata.
IL CONTRATTO SOCIALE E IL “FOOL”: da pag. 46 a 50
Il contratto sociale in Hobbes è un patto con il quale i cittadini, per frenare ai loro impulsi violenti,
conferiscono tutti i loro diritti a un sovrano rappresentato dal leviatano dando vita a uno stato civile.
Questo patto lega i cittadini al sovrano, non viceversa.
o Ma nel momento in cui questo patto non viene rispettatosi incorre a delle problematiche. 4
Hobbes ci parla del "fool" all'interno del leviatano che sarebbe quel soggetto che sostiene che non
nell’infrangere
c'è nulla di sbagliato i patti quando farlo è vantaggioso per sé stesso. Hobbes critica
questa posizione argomentando che, se tutti adottassero l'atteggiamento del fool, la fiducia reciproca
verrebbe meno e la società si distruggerebbe. Senza il rispetto del patti, non sarebbe possibile
garantire la sicurezza, elemento fondamentali per il benessere collettivo e per l'uscita dallo stato di
natura, caratterizzato dalla guerra di tutti contro tutti. La sovranità politica emerge quindi come una
necessità logica per mantenere l'ordine sociale.
CRISTALLO DI THOMAS HOBBES: da pag. 51 a 58
L'ultima riflessione di Schmitt su Hobbes è su quello che lui stesso chiama metaforicamente: il
"cristallo di Hobbes", per descrivere la chiara struttura del pensiero politico di Hobbes.
Il "cristallo di Hobbes" è un cristallo aperto (noi sappiamo che alla punta sono chiusi
▪ mentre qui è aperto). Schmitt ci dice che alla base ci sono i bisogni, quindi ogni
ordinamento si fonda sui bisogni dei cittadini che danno legittimità a quell'ordinamento. Al
vertice lui pone una formula che dice: Jesus is Christ, Gesù è il Cristo.
Che significa porre al vertice aperto di un ordine giuridico-politico la formula Gesù e il Cristo?
È un elemento di legittimazione minimale di tipo sostanziale;
➢
Significa che in una comunità il riferimento ultimo è un riferimento di tipo teologico trascendente,
che dà in qualche modo legittimità all'ordine.
Schmitt ci dice che ogni ordine politico-giuridico della modernità ha comunque bisogno
▪ di un riferimento trascendentale.
Se guardiamo alla nostra Costituzione, ad esempio, vediamo cristallizzati dei principi che
rimandano al carattere trascendentale espressi in una formula giuridica come la
tutela della dignità, delle pari opportunità, la libertà.
Anche la questione del lavoro è una questione evangelica. Il cristianesimo si afferma anche
➢ attraverso il lavoro. Gesù era un falegname. Gli apostoli erano umili pastori e pescatori.
Schmitt ci dice che: ‘non è tanto il diritto inteso in senso formalistico a legittimare il potere, è
il diritto inteso in senso sostanziale’
Mentre la parte inferiore del sistema-a-cristallo è chiusa e sigillata dai bisogni
materiali, la parte superiore è aperta alla trascendenza.
➢ Questa apertura alla trascendenza è vista da Schmitt come essenziale per
La massima “Auctoritas,
garantire l'ordine sociale. non veritas, facit legem”
il ‘cristallo’ tra alto
divide e basso.
GESÙ E IL CRISTO: da pag. 58 a 65
Schmitt sostiene che lo Stato moderno deve avvicinarsi a una minima trascendenza religiosa per
evitare il nichilismo. Questo ancoraggio si riflette nella massima "Gesù è il Cristo", che, per
Schmitt, rappresenta un elemento necessario per mantenere l'ordine.
➢ In questo contesto, Schmitt si allontana dal suo radicalismo della Teologia politica del 1922,
spostandosi verso una posizione più conservatrice e meno aggressiva. La politica non deve 5
essere completamente desacralizzato cioè privo del carattere sacro, ma deve mantenere un
elemento, anche minimo, di trascendenza per garantire la stabilità e l'ordine sociale.
Hobbes, invece, neutralizza l'effetto del cristianesimo per stabilizzare la società mentre per Schmitt
la politica non può essere completamente neutralizzata e deve avvicinarsi a un elemento
trascendentale per evitare il caos (Kelsen è un nichilista, non crede nei valori).
CAPITOLO DUE: IL “POLITICO” COME POTENZA DEL NEGATIVO: pag. 66 a 71
Hegel è l'autore che più torna in Schmitt, dopo Hobbes. Diciamo che di Hobbes si sa che Schmitt lo
analizza dando vita anche a un saggio sul suo leviatano invece di Hegel lo introduce nelle sue opere
ma non ha realizzato una monografia su di lui.
➢ Schmitt riprende Hegel, soprattutto per la sua visione
Sia Hegel che Schmitt parlano di politico.
della "potenza del negativo," ma diverge in modo significativo nel modo in cui interpreta e applica
questo concetto alla teoria politica.
Contingenza vs. Ontologia:
o Schmitt vede il "politico" come contingenza (eventualità/eventi casuali e situazioni
specifiche). Egli vede la politica come una sfera dominata dalla decisione e dal conflitto;
o Mentre Hegel vede il politico come un'ontologia, cioè come una struttura fondamentale
dell'essere sociale. Per Hegel la politica si inserisce nella realtà concreta e nella
contraddizione.
Contradizione e Decisione:
o Hegel vede la contraddizione come un elemento fondamentale della realtà. La dialettica
hegeliana si basa proprio sul riconoscimento e sulla risoluzione delle contraddizioni. Hegel
ci dice che la realtà è intrinsecamente dialettica il che significa che si sviluppa attraverso
un processo di tesi, antitesi e sintesi. Questo processo dialettico implica che ogni idea (tesi)
contiene in sé la propria negazione o contraddizione (antitesi). La risoluzione di questa
contraddizione porta una nuova sintesi superiore che supera i loro conflitti. Dunque senza
contraddizioni non ci sarebbe progresso.
o Carl Schmitt ha una visione diversa rispetto a Hegel riguardo la contraddizione. Per Schmitt
la contradizione è una condizione contingente che emerge a causa di una situazione di crisi
all’interno della quale un soggetto deve prendere delle decisioni drastiche per poter
Dunque il conflitto o contradizione viene risolta dall’azione sovrana e
ristabilire un ordine.
non da un processo dialettico intrinseco come la pensava Hegel.
Politica e Eticità in Hegel:
o Hegel concepisce il "politico" come un elemento della vita etica. La sua concezione della
vita etica si sviluppa attraverso tre momenti principali: la famiglia (Caratterizzata
dall'unione naturale tra gli individui), la società civile (dove gli individui operano come
persone indipendenti impegnati in attività economiche e legali, e