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Questi cinque bias confermano che internet non è più solo un mezzo che si presta a usi buoni o
cattivi, ma è orami diventato un ambiente vitale.
4. Tre spiegazioni del populismo
Tre spiegazioni del populismo, non alternative ma complementari l’una con l’altra . Difatti, ognuna
di esse spiega solo certi aspetti del fenomeno populista, il quale viene spiegato più interamente
solo dalla combinazione con le altre tre,
Homo oeconomicus : la spiegazione comunissima, forse addirittura quella dominante. Le cause
ultime dei fenomeni sociali sono sempre economiche, perché gli individui agiscono per
massimizzare la loro utilità. É partire da questa teoria che si considera che l’ondata populista sia
una reazione di rigetto contro la crescente integrazione dell’economia mondiale da parte del
capitalismo economico e nanziario.
Eppure, la spiegazione economica non sfugge a quattro obiezioni devastanti: una scienti ca,
secondo la quale in realtà non esiste una spiegazione economica pura che non rinvii ad altri
fattori, specie psicologici e mediatici; una economica , per la quale, se nella storia del capitalismo
le crisi sono cicliche, perché proprio quella del 2006-2008 avrebbe generato il populismo?; una
politica: la democrazia ha sempre controllato il con itto ricchi/poveri, perché ora non più; come
ultima obiezione , una combinazione tra spiegazione economica e mediatica, per cui oggi, il
grande capitale è l’industria digitale , i cui interessi spesso si incrociano con quelli populisti.
Homo psychologicus
2. La seconda spiegazione è introdotta dall’ . Si tratta di una spiegazione
relativamente più rara. C’è l’idea che la principale causa dell’odierna ondata populista sia il
risentimento. Il populismo, secondo Fukuyama (maggior rappresentante odierno di Homo 14
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psychologicus), sarebbe causato meno da motivi economici e più da motivi identitari , ovvero dal
risentimento verso chi non ci rispetta. L’orgoglio (thumós) indurrebbe le maggioranze disprezzate
dalle élite a risentirsi, reclamando però dignità e rispetto maggiori. Tuttavia Homo psychologicus è
esposto a due obiezioni: una sorretta dal thumós che è una componente essenziale della psiche
individuale e collettiva e ci si chiede perché solo oggi il risentimento ha portato ad un ruolo
politico decisivo ; una seconda obiezione riguarda il fatto che risentimento e rabbia non sarebbero
diventati di soccorso d’odio non fossero stati alimentati proprio dalla manipolazione populista dei
social.
Homo mediaticus
3. ,ogni spiegazione dell’azione umana ha, per de nizione, una componente
cognitiva . Gli uomini di eriscono dagli animali solo perché sanno quel che fanno, ma ora, la
componente cognitiva della condotta dipende a sua volta dai media o da qualsiasi strumento di
comunicazione. E difatti, Internet, i social media, gli smartphone sono una condizione necessaria,
della nascita, della di usione e del successo di leader, movimenti e gruppi populisti. Senza Homo
disintermediazione,
mediaticus non si spiegano almeno tre aspetti del populismo odierno: la
salto dei più tradizionali mediatori politici, non solo quelli formalmente incaricati di mediare fra il
frammentazione o polarizzazione
popolo e il governo, ma anche i mediatori informali; la tipica
della democrazia populista, che consiste nel fatto che attorno a ogni utente dei social vi sono reti
di informazioni personalizzate, tarate da algoritmi automatici . La polarizzazione, invece, riguarda
comunità di utenti i quali tendono a rinchiudersi, ognuno nella sua bolla , formando tribù digitali in
contendibilità
guerra fra loro; terza, la del potere. Il digitale rende il potere delle élite tradizionali
contenibile da parte di outsider.
Dove il web e tutti gli altri media non sono liberi, il populismo non c’è. Il populismo è sempre una
patologia della democrazia e, nché le istituzioni democratiche reggono, resterà tale.
Capitolo 5 - Dal populismo digitale si guarisce?
Tre possibili rimedi
2. Difendere le istituzioni maggioritarie le istituzioni
Un primo rimedio, di tipo costituzionale, alla politica populista è difendere
contromaggioritarie distintive della liberaldemocrazia , come la magistratura, la stampa, i
media... Si parla spesso di questo sotto l’etichetta del costituzionalismo populista , un
‘espressione però equivoca che presenta tre signi cati: 1) “Costituzionalismo” signi ca governo
del diritto e non degli uomini , quindi é una contraddizione perché il populismo sostiene il governo
degli uomini, non quello del diritto; 2)“Costituzionalismo” indica anche il solo insieme delle leggi
costituzionali, come quelle fatte in Ungheria e Polonia per liberarsi di magistratura, stampa e
media indipendenti. 3) Espressioni come “constitutional populism”, “populist constitutionalism” e
“popular constitutionalism” indicano una dottrina costituzionale ultrademocratica, non tanto
favorevole a istituzioni maggioritarie, ma ostile a istituzioni contromaggioritarie come il judicial
review.
Qui si intende “costituzionalismo” come governo del diritto e per garantirlo occorre difendere tre
tipi di istituzioni:
Istituzioni non politiche,
1. quali la scienza, università, ong. I populisti ignorano molte cose, ma
la più enorme è il pluralismo, ovvero l’idea che il mondo è bello perché è vario, o che la realtà
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è terribilmente più complessa di come la pensano loro. I populisti ignorano il fatto che non
tutto è politica, non tutto va soggetto a valutazioni, controlli e governo politici.
Istituzioni politiche interne,
2. e dunque le istituzioni contromaggioritarie in senso stretto.
Queste consistono nella magistratura, presidente della Repubblica, autorità indipendenti. È
all’autonomia di queste istituzioni che sono appese le sorti delle democrazie consolidate e
anche di una democrazia meno solida come quella italiana. La democrazia produce pace e
ricchezza non grazie alla regola di maggioranza, ma proprio in virtù delle istituzioni
contromaggioritarie, perciò è fondamentale impedire ai governi populisti di occupare queste
istituzioni contromaggioritarie.
Istituzioni politiche internazionali e istituzioni sovranazionali.
3. Terze, le Onu, Ue, grandi
corti internazionali. Il problema principale per i populisti occidentali e orientali è l’Unione
europea, divenuta tale soprattutto perché è facile attribuire la colpa di ogni di coltà nazionale
a un potere distante, del quale il popolo ignora tutto e può sospettare qualunque cosa. È vero
che in alcuni casi è stata la stessa Unione Europea ad alimentare questa tesi, per esempio, il
caso della crisi greca i governi greci avevano truccato i bilanci e la ue impose di pagare il
debito al popolo greco. Questo problema dell’unione europea per i populisti è stato spiegato
scienti camente come de cit democratico, ma la verità è che non si tratta di una spiegazione
scienti ca bensì di una narrazione. Questa narrazione é però stata demolita dall’esperto
statunintense Andrew Moravcsik, il quale sostenne che : non è vero che l’Ue privi gli Stati
delle loro competenze fondamentali, al contrario essi restano competenti su tutte le questioni
decisive per gli elettorati nazionali; non è vero che Ue abbia un potere tecnocratico
incontrollabile, ma ha solo un potere regolatore; e non è vero che la Ue sia poco democratica :
la sua scarsa democraticità è solo percepita, non reale.
Il principale problema di Morasvik è che i populisti vivono in una bolla mediatica ed il popolino
solitamente non si interessa alle prove empiriche.
3. Usare il populismo digitale contro se stesso
media più e cacemente dei populisti,
Il secondo rimedio contro il populismo è usare i in tre
modi principali :
omeopatico,
1. Modo dunque, usare internet in dosi omeopatiche, in dosi bassissime, come
fanno spesso gli oppositori dei populisti, ma che serve poco o nulla. L’uso omeopatico,
ideologico e buonista del web per dimostrare quanto si è inclusivi (ad esempio rivolgendosi a
minoranze) è inutile e controproducente. Anche perché il populismo digitale nge di parlare a
tutto il popolo e si rivolge solo al popolino populista. È perciò controproducente perché
mostra di considerare la comunicazione una sorta di optional, quando in realtà è centrale.
automatico
2. Il secondo modo è , per cui si possono impiegare i social in modo automatico,
mimando le tecniche di disinformazione populiste. La macchina propagandistica populista
di onde fake news, hate speech, narrazioni e la soluzione é quindi quella di armarsi di una
macchina propagandistica uguale e contraria, ma non per ristabilire la verità. Il controllo delle
notizie ha il solo e etto di propagare ulteriormente le menzogne, dando loro la dignità di “fatti
alternativi”, altrettanto credibili di quelli reali. Molto meglio, allora, di ondere fake news, hate
speech e contronarrazioni, ma antipopuliste. 16
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dell’uso mirato:
3. Come terzo modo, quello una strategia mista contro il populismo digitale che
consiste in almeno tre attività: 1)nella denuncia di fake news, hate speech e narrazioni
populiste, ma che non avviane automaticamente, anzi alcune meritano di essere
semplicemente ignorate; 2) nella contronarrazione da parte delle minoranze demonizzate dalle
narrazioni populiste, ma rivolgendosi a tutti; 3) ricorso a tutti gli strumenti comunicativi forniti
dalle nuove tecnologie, e non solo durante le campagne elettorali, le quali ormai sono
divenute permanenti.
A riguardo, vi sono tre esempi tratti dall’esperienza del governo gialloblù:
1. Il primo esempio: vanno denunciate puntualmente tutte le compromissioni di partiti e governi
populisti occidentali con regimi orientali che reprimono il dissenso a casa loro e lo nanziano
in casa altrui. Ne sono un esempio le compromissioni fatte dalla Lega con il regime russo, la
cui gravità non stava solo nel nanziamento richiesto a una potenza straniera ma il sospetto
che servissero ad incoraggiare l’uscita dell’Italia prima dall’euro e poi dall’unione europea.
2. Vanno denunciate le violazioni dei diritti umani compiute da governi sovranisti ma che in realtà
si limitano a seguire modelli stranieri: chi tenta di denunciare queste violazioni verrebbe colpito dai
populisti e criminalizzato da loro come amico di delinquenti, terroristi o migranti.
3. Vanno denunciati gli abusi compiuti dal