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La filosofia greca e l'ontologia degli enti

Platone è un esercizio ascetico), non è una dote interiore (neanche nel caso di Socrate: lui era chiamato dal suo demone, nel senso socratico la filosofia era una vocazione).

Per la filosofia greca si può dire che l'ontologia sugli enti sia la filosofia prima: la conoscenza degli enti è il primus. Arrivare agli enti significa arrivare all'essenza, all'onton. Per conoscere l'ousia devo astrarre dagli accidenti. Gli enti che abbiamo davanti sono delle copie delle Idee. Per ogni c'è una molteplicità di copie sensibili. Questa dicotomia è coerente con la dicotomia tra corpo e anima. La conoscenza è anamnetica, perché c'è un'affinità tra le nostre idee e le cose sensibili.

Tra i comuni mortali che non si pongono proprio il problema di un mondo altro, convinti che la realtà sia tutta e solo quella che si può vedere, e gli dei, si pone il...

filosofo: è l'unico che si impegna, che aspira, pur essendo in esilio sulla Terra, a ricordare ciò che hanno visto. Nel quando si parla del ricordare le Idee, Platone usa la bellissima immagine della pianura della verità, dove scorre il fiume Lete (in greco vuol dire oblio), il fiume della dimenticanza. aletheia, alfa Possiamo sottolineare che la parola greca verità, deriva dal greco privativo elantano (dimenticare), significando quindi un'uscita dalla dimenticanza. In questo senso la prende e la rilancia Heidegger che la interpreta in diversi modi, tra cui come processo di anamnesis (ricordo, di (conosco in quanto ricordo)). La verità per Heidegger non è quella delle scienze, della matematica, quella oggettiva, ma quella del ricordo, degli enti che luce. 66c-e : da parte di Platone c'è quasi una demonizzazione del corpo quando arriva a dire che è addirittura la causa delle guerre perché portaall'accumulo delle ricchezze. Dove domina il corpo non ci può essere filosofia. Da questo passo emerge il motivo per cui la filosofia è una preparazione alla morte: è in continuo conflitto col corpo, esercizio di affrancamento dal corpo e solo con la morte, quando si ha la separazione dal corpo, si può raggiungere la vera fronesis. Ritorna la parola purezza: la filosofia è una purificazione ultima. 68a-b: Durante la vita terrena, attraverso la filosofia, l'anima si abitua ad abitare da sola, lontana dal corpo il più possibile, concentrata in sé stessa: nel momento in cui giunge la morte il filosofo non può avere paura perché si è preparato a questo per tutta la morte, se ha fatto filosofia nel modo corretto. Platone da una parte riprende il tema dell'Ade così come veniva inteso nella letteratura e nella cultura greca arcaica, cioè come luogo dell'oltretomba, dall'altra per lui.l'Ade non è solo questo, ma anche un mondo aldilà. Dianoia dianoia, l'èidos.: attraverso la cioè il pensiero, si conosce Questo percorso astraedia nous.dalla materialità. Nell'etimologia è presente +Nous: intelletto, mente, conoscenza immediata. Nella tradizione filosofica, nel passaggio dalintellecto.greco al latino, questa parola viene tradotta con Queste traduzioni sonoinsoddisfacenti. La differenza concettuale tra i due termini sta nel fatto che la dianoia è unnouspensiero discorsivo (= dianoetico, in qualche modo quindi dialogico), mentre il adnase,esempio in tedesco veniva tradotto da Heidegger e Gadamer con il termine che vuolnousdire fiuto: il è una conoscenza non discorsiva, ma intuitiva.69c katàrsis, purificazione.: la verità è una una È una catarsi del filosofo dal primo corpo,dalla materialità degli enti e infondo sia dal punto di vista gnoseologico ma anche

etico:sofrosùne).l’esercizio della filosofia è un esercizio di temperanza (= Solo chi nel primo modofronesis.di esistere esercita la temperanza può raggiungere la sofrosune,Quello che Socrate stesso vuole testimoniare è la sua anche nella situazione delcarcere a poche ore di distanza dalla morte.69eA questo punto, da , iniziano le prove dell’immortalità dell’anima. Queste tre prove quasiinaugureranno un genere nella storia della filosofia: qualsiasi filosofo vorrà in futuro parlaredell’immortalità dell’anima non potrà non fare riferimento al Fedone di Platone. Sono provestringenti da un punto di vista logico, ma allo stesso tempo non convincenti (che lascianoperplessi). Perché dunque Platone mette in bocca a Socrate queste tre prove? Dobbiamo poisempre tener presente che gli interlocutori del Socrate platonico sono Simmia e Cebete chesono due pitagorici e dovrebbero essere convinti a

Prescindere dell'immortalità dell'anima, ma invece loro saranno i più perplessi. Cosa dicono gli studiosi, i critici che hanno analizzato il dialogo? Una delle interpretazioni dominanti è quella per la quale Platone stesso è perplesso e vuole da un lato mostrare queste tre argomentazioni ma dall'altro tutta la debolezza delle prove stesso. Simmia e Cebete in questo sono considerati gli esponenti dell'illuminismo greco: quella corrente che si fa strada soprattutto a partire dalla sofistica, corrente di coloro che mettono in discussione tutto ciò che viene considerato "per natura" dicendo che è invece "per convenzione". L'illuminismo greco rende bene questo atteggiamento di incredulità. "prova attraverso i contrari". 1' PROVA: 70a: Cebete interviene chiedendo che ne è dell'anima nel momento della morte. Cebete parla già di incredulità negli uomini che

temono che quando l'anima si separi dal corpo non vada da nessuna parte ma si disperda e perisca. Il problema nel modo in cui poi lo riprenderà Mandelson e tutta la modernità sarà: come si stabilisce l'istante della morte?

70c: c'è un nuovo richiamo di Socrate alla dottrina orfica della metempsicosi, dell'atrasmigrazione delle anime, secondo la quale quaggiù si trovano le anime che sono giunte da su e che sono ritornate. Qui Socrate la sottoscrive e la commenta dicendo che, se stanno così le cose, queste anime continuano ad esistere e, meglio, nascono o rinascono dai morti.

Per argomento dei contrari si intende il fatto che il filo conduttore della prova è il tema della generazione e corruzione di tutto ciò che è (e quindi del divenire). Il divenire è un continuo passaggio da un contrario all'altro (siamo lontanissimi da Parmenide, filosofo che cristallizza la filosofia in questa istanza per cui non si

Può dire altro che esti, altrimenti si determina una contraddizione; filosofo del divenire è Eraclito e il Socrate platonico lo riprenderà in questi passi). 71b-72a: ci sono due contrari e quindi il divenire sarà un passaggio dal primo al secondo e dal secondo al primo. Questi due passaggi sono ad esempio quello dal sonno alla veglia e dalla veglia al sonno: se questo movimento si fermasse, ad esempio se non si desse più un passaggio dal sonno alla veglia sarebbe come se tutti rimanessero nel sonno; ciascuno di noi passa incessantemente dall'uno all'altro. Questo esempio è l'esempio per eccellenza per i greci: segna infatti la quotidianità. Questo dovrebbe valere anche per il vivere: è rimasto ancora oggi il collegamento tra il sonno e la morte, tra la veglia e la vita. Infondo c'è questa speranza che come ci si risveglia da questa condizione enigmatica che è il sonno, così ci si risveglia dalla morte.

C'è quindi un passaggio tra contrari anche per quanto riguarda vita-morte. Non si dà soltanto morte con l'alterarsi della vita, ma esiste anche vita a partire dalla morte. Se questo non succedesse, il divenire a un certo punto si fermerebbe con la morte. Il processo generativo che segna il passaggio dei contrari è quindi duplice. Questo rivivere dopo la morte ovviamente non sarebbe possibile se le anime dei morti non esistessero nell'Ade. 72d: "esiste davvero il ritornare in vita, i vivi nascono dai morti e le anime dei morti esistono". Socrate non lo dice esplicitamente ma lo sottintende: il rivivere riguarda l'anima, non il corpo.

SECONDA PROVA: 72e - 78b. È fondata soprattutto sull'argomento della reminiscenza (conoscere è ricordare). Bisogna quindi ammettere che l'anima preesista al corpo e che in una vita precedente abbia appreso ciò che poi viene ricordando. Tutta la prova si basa su questo argomento.

E la reminiscenza si attua attraverso somiglianza o dissomiglianza perché in questo modo le cose sensibili richiamano le Idee. Con la nascita l'anima ha dimenticato la conoscenza che aveva delle Idee; attraverso l'apprendimento torna a ricordarle. La preesistenza dell'anima è connessa all'esistenza delle Idee in sé. Obietterà poi Simmia che però questo non prova che l'anima possa esistere anche dopo la morte e in questo sta il limite della seconda prova. Su questo si deve discutere congiungendo entrambe le prime due prove. *In apertura viene ricordato, ed è Cebete a farlo, il discorso che Socrate era solito fare: la mèthesis, anamnesis cioè l'insegnamento, sia una, cioè una reminiscenza. Si fa riferimento esplicito all'ultimo passo del Menone: Socrate, maestro nell'arte di interrogare, interroga uno schiavo sulle figure geometriche; lo schiavo riesce a seguire e rispondere.

È importante quel passo perché per il Socrate platonico è la prova che lo schiavo che non ha mai appreso nulla è in grado da solo di riconoscere le figure geometriche e di calcolare. Si conosce riconoscendo e in Platone il riconoscere a sua volta è basato sul ricordo: per questo la conoscenza non è un'induzione dalla cosa sensibile all'Idea. La parte successiva della prova ruota intorno alla modalità della reminiscenza. 73c: la reminiscenza viene da cose simili ma anche da cose dissimili. Platone per reminiscenza intende una "memoria associativa" che si dà sia attraverso simili che attraverso dissimili. Si tratta di una anamnesis che procede a partire da quello che noi incontriamo (gli oggetti, le persone...). Ma allora le percezioni sensoriali hanno una loro valenza? Da un certo punto di vista sì, ma dall'altro Platone rimane coerente con una concezione della conoscenza che si fonda sulle Idee: leè l'azione che intraprendiamo. Le nostre percezioni possono condizionare il modo in cui interpretiamo il mondo e le situazioni che ci si presentano, ma è ciò che facciamo in risposta a queste percezioni che determina il nostro successo o insuccesso. Quindi, è importante essere consapevoli delle nostre percezioni e cercare di mantenerle in linea con la realtà, ma è ancora più importante agire in modo coerente con i nostri obiettivi e valori.
Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
12 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/07 Storia della filosofia antica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 0_fede_81 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia antica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Fronterotta Francesco.