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Il tema della distanza e lontananza è cruciale non solo in psichiatria

Sono modi di essere e vivere indispensabili nel confrontarsi e relazionarsi, nella cura e nell'insegnamento, che nella vita. Come mantenere la distanza senza che sia vissuta come indifferenza, o mantenere viva una vicinanza che non sia perdita della propria libertà? Ciascuno di noi dovrebbe ridisegnare questi confini, che sono spaziali e interiori.

Ci sono persone che riescono ad entrare in contatto con gli altri senza invadere i confini, senza accrescere fragilità, senza togliere smascherare le timidezze e le inquietudini dell'anima. La testimonianza umana e clinica di Maria Teresa continua a ricordarci che la follia è intessuta di fragilità, gentilezza, nostalgia, sensibilità, che fanno parte della vita.

Non c'è una depressione, ma molti modi di viverla che cambiano in ciascuno; Leopardi e Thomas Mann, hanno considerato la depressione come premessa di

creazioni narrative, poetiche e musicali.

CAPITOLO 7 - Bagliori di speranza

Negli anni trascorsi nel manicomio di Novara, ho incontrato molte giovani pazienti con sintomatologie depressive che parlavano delle loro esperienze vissute, delle attese e speranze.

Il tema della speranza è sempre presente nelle mie ricerche e riflessioni, oggi se ne parla confondendola con l'ottimismo. Non si finisce mai di analizzare i pazienti da punti di vista diversi.

Un articolo ritrovato

Il mio articolo di 40 anni fa sulla Rivista Sperimentale di Freniatria, parlava della speranza, estranee alla cultura psichiatrica italiana e immersa nelle desertiche fondazioni biologiche.

L'articolo dal titolo La malinconia come metamorfosi della speranza, ne coglieva infiniti cambiamenti. Alle parole di Maria Teresa sono state dedicate intere pagine da cui provengono quelle che avete letto. La sua esperienza ci dice che nella malinconia, solitudine e disperazione sono legate l'una all'altra e che

Man mano che la malinconia si attenua, la solitudine si converte in comunione e la disperazione in speranza. Nella disperazione il tempo non passa mai, nella speranza scorre senza fine dal passato al futuro, il tempo come apertura.

Le parole della speranza

Queste sono le parole di Maria Teresa sulla speranza: "i dati di fatto negano la speranza. Se potessi sperare nella guarigione di mia figlia, avrei speranza. Per quanto orribile sia il presente, la situazione è tale che il futuro non può essere ancora più disperato."

La svolta diventa inattesa e improvvisa e rinasce una speranza diversa: "Ieri mi sentivo dentro una speranza non motivata. Non speravo nel miglioramento di mia figlia. Avevo solo nel cuore la speranza. Era bello, benché durata poco, oggi questa speranza non c'è, conteneva un sacco di cose, anche il futuro. Non è facile convertire in parole quello che sento. Il futuro prima mi spaventava, lo vedevo come la ripetizione del presente."

ieri non avvertivo questo senso negativo, mi sembrava di poter credere nel futuro. La speranza era come una nuova vita.” La speranza è stata vissuta come qualcosa che liberava da passato e presente e apriva al futuro, segnando l’inizio di una guarigione. Le malattie sono influenzate da mille ruscelli emozionali e sociali, non si sa se i farmaci agiscano e quale importanza abbiano nella cura, oltre le parole.

CAPITOLO 8 - Il mistero del suicidio

Il suicidio è una dimensione con la quale la psichiatria deve confrontarsi, con timore e tremore. Come diceva Enrico Morselli, che mi ha preceduto nella direzione del manicomio di Novara, salvare anche solo una persona dal suicidio, basta a dare un senso alla vita di uno psichiatra. Dovremmo ascoltare con l’intelligenza del cuore le parole di un paziente, intuire se l’ombra della morte le sia accanto, presagire il momento giusto in cui concludere il colloquio. A volte nel corso di un colloquio clinico animato dall’intuizione,

può accadere qualcosa che sembra impossibile: una paziente riesce lentamente ad allontanare da sé l'idea del suicidio, lo rivive come un morire non solo suo, ma nelle sue risonanze emozionali e in quelle di chi la sta curando. Questo avviene se nel colloquio nasce la comunità di cura, che sconfina in comunità di destino. Considerare la relazione terapeutica in psichiatria come essenzialmente tecnica, fatta di conoscenze farmacologiche e di esperienza, significa ripetere in modi aggiornati le esperienze avvenute nei manicomi, con l'introduzione di farmaci antidepressivi, ansiolitici, antipsicotici. Il coraggio della tenerezza. Non si entra in dialogo con le ombre dolorose di una persona che medita il suicidio se non si crea comunità di ascolto, di dialogo fra chi cura e chi è curato, fondata sulla logica del cuore. Lo sguardo della psichiatria deve essere animato da gentilezza, coraggio e tenerezza. Come dice Manfred Bleuler, la ragione della.

La psichiatria si riassume in questo: aiutare a risalire dagli abissi della malinconia, angoscia, tristezza, disperazione e ossessioni della dissociazione mentale. Al suicidio e ai suoi richiami disperati non si sfugge se non aggrappandosi alla speranza che apra gli orizzonti del futuro, non dimenticando i ricordi che nascono dalla memoria. La speranza, così la definisce sant'Agostino, è la memoria del futuro; non muore, resiste a tempeste e paure, in cui si rispecchiano ombre febbrili della morte. Il colloquio in psichiatria deve considerare che anche una sola parola sbagliata può avere ripercussioni sulla cura, e dell'importanza dei nostri stati d'animo nell'adattarsi a quelli dei pazienti. Una bellissima poesia di Emily Dickinson ci dice che non possiamo nemmeno avvicinarci ad un cuore spezzato, se non abbiamo sofferto. La sofferenza passa, l'aver sofferto non passa mai (lo ha scritto Eugène Minkowski). In una paziente, non ascoltata con speranza,

pazienza e saggezza del cuore, immedesimandosinella sua disperazione e non dimenticandosi delle modificazioni del tempo, che in lei non ha futuro,rinascono sconfinati orizzonti di umanità, gentilezza dell'anima.

Le parole dei pazienti che desideravano la morte, richiamavano quelle di Enrico Morselli: l'esserestati o l'essere testimoni di una vita salvata dalla morte volontaria è la cosa che più da senso ad unavita in psichiatria, oggi ancora considerata l'ultima delle discipline mediche.

Le lunghe ore di colloquio nel silenzio delle parole, nel dialogo con sguardi ed espressioni del volto,risplendevano di una luce diversa: quella della speranza. Nella vita di queste pazienti, che prima deltentato suicidio non avevano senso, si riscoprivano nella ricchezza umana ed emozionale.

Il suicidio in due poetiVorrei svolgere considerazioni sul tema della malinconia, nelle sue relazioni con le poesie di GeorgeTrakl e di Antonia Pozzi. Due cose li

accomunano: la morte in giovane età e il comune clima climaxlirica, quello della tristezza che li ha portati al suicidio. La malinconia in George Trakl aveva sconfinamenti patologici estranei ad Antonia Pozzi; il suo linguaggio lirico ha dei saliscendi tematici vertiginosi, con bagliori nelle risonanze emozionali. Il linguaggio di Antonia Pozzi ha una più fragile linfa poetica, intrisa di musicalità. In molti libri mi sono occupato del tema delle relazioni fra esperienze psicopatologiche ed esperienze letterarie e artistiche, ma in un libro indirizzato a giovani, le poesie di Antonia Pozzi e George Trakl mi sono sembrate più educative, nel farsi portatrici di creatività poetica.

CAPITOLO 9 - La malinconia nelle poesie di George Trakl

Come si articolano e si intrecciano le esperienze psicopatologiche e creative? Non è possibile non riconoscere influenze reciproche nelle depressioni e nelle schizofrenie. Nell'area delle depressioni, occorre

distinguere la condizione tout court, che è malattia, e quella che invece oscilla da tristezza a malinconia, da male di vivere a male oscuro. Fra le poesie di George Trakl, segnate da emozioni sconvolgenti negli abissi di disperazione, alcune sono sigillate da tristezza esistenziale stremata e indifesa, e altre da una tristezza fiammeggiante. Sono poesie segnate da ambivalenze emozionali, in cui risplendono amarezza e tenerezza nostalgiche.

Il colore delle parole

È affascinante dalla danza di parole colorate, del linguaggio che emerge nelle parole trakliane. Uno dei grandi filosofi del secolo scorso, Heidegger, afferma che il verde indica fiorire e disfacimento delle cose, il bianco pallore e purezza, il nero oscurità e tenebra, l'argento le stelle e la morte. Il colore dominante è l'azzurro, colore dell'assoluto che rimanda alla sfera dell'adolescenza.

Le poesie che sgorgano da una dolce malinconia

La prima poesia di Trakl è stata Estate

al declino, intessuta di malinconia e di una grazia ferita che non indicano patologie. La malinconia non ha nulla di doloroso e oscuro, si riflette in immagini dolcissime che l'azzurro e il verde scandiscono. Non manca la nostalgia per la fine dell'estate, il clima emozionale, la Stimmung, della poesia è la più delicata fra quelle da lui scritte. Una poesia immersa nella malinconia, è quella di In un vecchio album di ricordi: la malinconia, come quella leopardiana, è fonte fragile e stremata della poesia che si legge con cuore ferito. Le poesie nutrite di una dolorosa malinconia Accanto alle poesie tenere, vi sono quelle immerse in una malinconia lacerante, come in Tristezza. Qui, si ha una malinconia diversa da quella delle poesie precedenti: i colori accesi descritti, le associazioni tematiche, le immagini di angoscia e morte. Anche in Lamento II, il discorso lirico sconfina in una malinconia senza speranze, divorata dal pensiero della morte. Nelle

Prime due poesie, emerge la fragilità e fugacità delle cose. Le ultime due sono inondate di tristezza cruda: raccontano come la condizione umana della depressione non possa essere in una formulazione diagnostica, ma sia articolata in due modelli di espressione clinica: umana e patologica.

Una misteriosa lebbra Le poesie di Trakl testimoniano la ricchezza umana che nasconde la malinconia buona e maligna, confermando che in essa, speranza e disperazione si intrecciano. Le ultime poesie sono state scritte quando partecipava a battaglie crudeli e sanguinose, testimoni di sofferenze.

Le ragioni del cuore che hanno portato al suicidio Paul Celan, Cesare Pavese, Virginia Woolf, Antonia Pozzi, Amelia Rosselli etc., sono state diverse: condizionate, in parte, da contesti ambientali incapaci di ascoltare dolore e solitudine dell'anima.

Leggere e riflettere sulle loro opere, consente di avvicinarsi alle ragioni che hanno spinto al suicidio. In Italia non ci sono molti studi dedicati alle

Poesie di Trakl; quindi, vorrei citare le considerazioni di Ladislao Mittner: "una misteriosa lebbra consuma anche l'anima di Trakl,

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
22 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vera1802 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etica della formazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Fadini Ubaldo.