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Il razionalismo moderno nasce come reazione alla logica aristotelico-scolastica.

Francis Bacon, nel Novum Organum (1620), propone un nuovo metodo induttivo, basato su osservazione

ed esperimento. Egli rifiuta il sillogismo deduttivo perché non produce nuove conoscenze e sostiene che il

sapere utile è quello pratico, capace di migliorare la vita concreta.

Galileo Galilei sostiene la teoria eliocentrica e introduce il metodo sperimentale, unendo osservazione,

misurazione e matematizzazione dei fenomeni. Le sue scoperte, rese possibili anche dal telescopio,

segnano una svolta decisiva nella nascita della scienza moderna.

Cartesio fonda invece il proprio metodo sulla ragione e sull’evidenza chiara e distinta, facendo della

matematica il modello di conoscenza certa e ordinata.

Isaac Newton formula la legge di gravitazione universale, mostrando che l’universo è regolato da leggi

naturali misurabili. Con Newton la scienza si separa definitivamente dalla teologia: la natura non si spiega

più con l’autorità religiosa, ma con leggi fisiche verificabili.

In sintesi:

Bacon → metodo induttivo e sperimentale

➔​ Galilei → osservazione + matematica = metodo scientifico

➔​ Cartesio → razionalismo e metodo basato sulla certezza logico-matematica

➔​ Newton → leggi universali della natura e autonomia della scienza rispetto alla religione

➔​ La riflessione etica di David Hume

➔​

Per David Hume il criterio del bene e del male non deriva dalla ragione, ma dal sentimento. La ragione può

conoscere come stanno i fatti (ciò che è), ma non può stabilire cosa si deve fare (ciò che deve essere). Da

qui il suo principio: «you cannot derive an ought from an is» (non si può derivare una obbligazione da una

descrizione).

La sensibilità morale è quindi la base dei giudizi etici: proviamo simpatia verso gli altri e sentiamo come

bene ciò che porta beneficio non solo a noi, ma anche agli altri. Il sentimento è dunque:

●​ criterio del bene e del male,

●​ motore dell’azione morale.​

Hume distingue ciò che è buono in quattro categorie:

1.​ qualità gradevoli a noi stessi,

2.​ qualità gradevoli agli altri,

3.​ qualità utili a noi stessi,

4.​ qualità utili agli altri.​

Quando gli interessi individuali entrano in conflitto, serve l’intervento della giustizia come istituzione.

In conclusione, la morale per Hume non può essere fondata sulla ragione o sulla metafisica, ma nasce

dall’esperienza e dai sentimenti umani. 21

La riflessione etica di Immanuel Kant

➔​

Immanuel Kant è una figura centrale della modernità e sancisce la crisi della concezione tradizionale del

bene. Accetta l’idea di Hume secondo cui la ragione non può determinare da sola ciò che è bene o male: la

ragione distingue solo tra vero e falso, mentre le azioni umane sono mosse dalle passioni. Tuttavia, Kant

rifiuta l’etica basata solo sul sentimento, perché troppo variabile e dipendente dalle circostanze.

Critica anche la morale scolastica, che confonde il bene morale con il benessere personale.

Kant distingue quindi:

●​ das Wohl → il benessere, ciò che piace e soddisfa (legato ai sentimenti e soggettivo),

●​ das Gute → il bene morale, che deve essere universale e valido per tutti.

Il bene morale non dipende dalle conseguenze delle azioni, né dal piacere che esse producono, ma dalla

volontà dell’individuo che agisce secondo dovere.

Kant propone una morale formale, secondo cui non conta che cosa si fa, ma come e perché lo si fa.​

La vera moralità sta nel seguire la legge morale per rispetto della legge stessa: questo è espresso dal

motto “la legge per la legge, il dovere per il dovere”.​

Ragion pura e ragion pratica

➔​

Hume aveva sostenuto che non possiamo essere certi dei nessi causali: anche se osserviamo che un

fenomeno A è sempre seguito da B, non possiamo affermare con sicurezza che A causi B. L’esperienza,

quindi, non basta a fondare conoscenze certe.

Kant parte da questa critica e sviluppa la filosofia trascendentale, che non studia l’esperienza in sé, ma le

condizioni attraverso cui noi facciamo esperienza. Egli unisce empirismo e razionalismo: ogni conoscenza

nasce dall’esperienza, ma non deriva tutta dall’esperienza. Infatti, è la mente a organizzare i dati sensibili

secondo forme a priori, cioè strutture innate e uguali per tutti.

Questo porta alla rivoluzione copernicana in filosofia: non è il soggetto ad adattarsi alla realtà, ma è la

realtà a conformarsi alle strutture del soggetto.

L’oggetto reale in sé esiste, ma non possiamo conoscerlo direttamente: è la cosa in sé, che rimane

inconoscibile. Conosciamo solo la realtà così come viene formata dalle nostre categorie mentali.

Kant cerca di stabilire quando una disciplina può essere considerata scientifica e identifica i giudizi

sintetici a priori, che uniscono esperienza e necessità universale, come base della conoscenza scientifica.

Essi superano:

●​ i giudizi analitici a priori (razionalisti: universali ma sterili),

●​ e i giudizi sintetici a posteriori (empiristi: utili ma non universali).

Sul piano morale, Kant rifiuta sia l'etica metafisica tradizionale sia quella utilitaristica di Hume. Egli distingue

la ragione pura (che conosce) dalla ragione pratica (che guida l’azione). La vera moralità non dipende

dall’esperienza o dall’utilità, ma dalla ragione pura pratica, che stabilisce la legge morale universale.

Critica della ragion pura e Critica della ragion pratica

➔​

Nella Critica della ragion pura, Kant esamina la ragione per capire quali conoscenze essa possa ottenere

indipendentemente dall’esperienza. Dimostra che non è possibile fondare razionalmente e scientificamente

l’esistenza di Dio, quindi la legge morale non può più basarsi su un essere superiore: essa nasce nell’uomo

stesso, nella sua ragione.

Kant si chiede se la scienza sia possibile e se anche la metafisica possa diventare una scienza.

Analizzando matematica e fisica, conclude che la scienza si basa su giudizi sintetici a priori: giudizi che

aggiungono un contenuto nuovo (sintetici) ma sono validi universalmente e non derivano dall’esperienza (a

priori).​

Esempi: 3+6=9, gli angoli di un triangolo sommano 180°, ogni evento presuppone una causa.

La conoscenza nasce quindi dall’unione di:

●​ materia (impressioni sensibili, a posteriori)

●​ forma (strutture mentali innate, a priori)

Con ciò Kant attua la rivoluzione copernicana: non è l’uomo ad adattarsi alla realtà, ma è la realtà come la

conosciamo a dipendere dalle forme della mente umana (come la categoria di causa-effetto). 22

Nella Critica della ragion pratica (1788), Kant non studia più la conoscenza, ma il comportamento morale.

Egli critica la ragione pratica quando si lascia guidare da istinti, interessi o sentimenti, invece che dalla

legge morale universale.​

Lo scopo è individuare le condizioni che rendono un’azione moralmente buona, indipendentemente dalle

esperienze, dalle emozioni e dagli scopi individuali.

La moralità secondo Kant

➔​

La filosofia morale presenta due orientamenti principali:

1.​ Etica del fine: il bene si ricava dall’idea di natura umana e dall’obiettivo verso cui l’uomo tende;

l’azione è buona se porta a realizzare questo fine naturale.

2.​ Etica del movente: il bene dipende dall’intenzione e dalla libera scelta del soggetto; ciò che conta è

il motivo che spinge ad agire.​

Kant rifiuta entrambe queste impostazioni quando fondano il bene su qualcosa di esterno alla legge morale.

Per lui, infatti, il bene si riconosce dopo la legge morale, non prima: il bene non è definito dal piacere,

dall’utile o da un fine naturale.

Il cuore della morale kantiana è il dovere, che si presenta come comando incondizionato della ragione.

L’uomo ha valore perché è essere libero e razionale: la sua dignità consiste nel non essere mai mezzo per

altri, ma fine in sé.

Il solo bene morale è la buona volontà, cioè la volontà che agisce per puro rispetto del dovere, senza

interesse o tornaconto. Per questo l’etica di Kant è detta etica dell’intenzione: non conta il risultato, ma il

motivo dell’azione.

Un atto è morale solo se:

●​ nasce da una libera scelta,

●​ segue una norma che può valere universalmente per tutti.​

La morale kantiana si fonda quindi sul principio di autonomia: l’uomo obbedisce solo alla legge che egli

stesso, come essere razionale, si dà. In questo modo, libertà e dovere coincidono.

Il male nasce quando le inclinazioni sensibili prevalgono sul rispetto della legge morale. La moralità è così

un conflitto continuo tra ragione e desideri.

Imperativo categorico e imperativo ipotetico

➔​

La volontà umana può essere guidata da massime (semplici consigli soggettivi) oppure da imperativi, cioè

comandi oggettivi della ragione.

Kant distingue due tipi di imperativi:

1.​ Imperativi ipotetici → valgono solo se si vuole raggiungere un certo fine.

○​ Dell’abilità: indicano i mezzi più adatti per raggiungere qualsiasi scopo.

○​ Della prudenza: indicano come cercare la felicità.​

Essi non sono morali, perché dipendono dalle inclinazioni personali.

2.​ Imperativo categorico → è l’unico comando morale.​

Comanda di agire in modo buono in sé, senza riferimento a scopi o desideri. È valido sempre e per

tutti, poiché nasce dalla ragione pura pratica, cioè dalla facoltà razionale dell’uomo di darsi

autonomamente la legge morale.​

Gli imperativi ipotetici sono eteronomi (derivano da fini esterni e soggettivi) e autonomi (la legge viene

dalla ragione stessa dell’uomo).

La legge morale si basa dunque sulla libertà, intesa come capacità dell’uomo di darsi da sé la regola del

proprio agire. Da ciò derivano due tipi di doveri:

●​ stretti o perfetti (divieti assoluti)

●​ larghi o imperfetti (azioni morali da compiere) 23

Le tre formulazioni dell’imperativo categorico:

1.​ Universalità​

“Agisci solo secondo quella massima che puoi volere diventi legge universale.”​

→ Devo chiedermi se la mia azione sarebbe razionale se tutti la facessero.

2.​ Dignità umana​

“Agisci trattando l’umanità, in te e negli altri, sempre come fine e mai come semplice mezzo.”​

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Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dennis_vettor di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etica della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università telematica Guglielmo Marconi di Roma o del prof Mencacci Luca.
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