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Un secondo gruppo di autori ha posto il focus sugli aspetti tecnologici del

sistema informativo. Di particolare interesse è la distinzione introdotta da Davis

tra sistema informativo ufficiale e sistema informativo privato.

L’ultimo gruppo di teorie utilizzabili nella pianificazione dei sistemi informativi

fa riferimento alle teorie di analisi organizzativa di Rugiadini (1979).

Il modello socio tecnico di Rugiadini evidenzia la teoria secondo la quale

un’azienda al fine di produrre risultati significativi in termini di efficienza,

efficacia e soddisfazione dei propri clienti, ma anche dei professionisti che in

essa operano deve essere fortemente orientata al proprio ambiente di

riferimento. Sono le modificazioni dell’ambiente di riferimento a determinare

l’assetto organizzativo aziendale: al modificarsi delle variabili ambientali di

riferimento l’azienda deve sapere adattare il proprio assetto organizzativo al

fine di fornire risposte e servizi adeguati e di conseguenza raggiungere risultati

significativi.

Adattare il proprio assetto organizzativo significa capacità di equilibrare una

serie di variabili che sono presenti in azienda e contribuiscono ad aumentarne

la complessità, ma anche la capacità di risposta.

In questo contesto è assegnato ai sistemi informativi il ruolo di costituire una

architettura che consenta una lettura sia delle variabili ambientali, sia delle

variabili di contesto, sia dei risultati aziendali, fornendo informazioni adeguate

in modo trasparente e in tempi utili a tutti i livelli organizzativi dell’azienda.

Il sistema contabile come supporto per i processi decisionali

Le procedure di rilevazione che all’interno di ciascuna azienda determinano la

composizione del sistema informativo sono normalmente numerose e

differenziate, ciò deriva sia dalla molteplicità dei destinatari delle informazioni

prodotte, sia dalla diversità dei fabbisogni conoscitivi che il sistema è chiamato

a soddisfare, sia dalla complessa natura della gestione aziendale, la cui

rappresentazione richiede l’impiego di strumenti di rilevazione differenti capaci

di cogliere i diversi aspetti delle operazioni che vi trovano manifestazione.

Le tradizionali informazioni fornite dai sistemi contabili sembrano oggi

insufficienti a soddisfare le esigenze di conoscenza dei destinatari e richiedono

un adeguamento ed un ampliamento verso la considerazione di informazioni

non contabili, non monetarie e di contenuto qualitativo.

L’armonizzazione contabile introdotta, nelle Aziende Pubbliche (Enti Locali,

Provincie e Regioni), oltre a tanti aspetti positivi, continua a presentare per gli

operatori diversi aspetti critici che ne limitano le potenzialità.

La riforma contabile ha costituito un’innovazione molto forte per i suoi principi

innovativi, ma anche per la mole di regole in essa contenute: più di 800 pagine

di principi, schemi e modelli. Inoltre, la riforma è intervenuta in un periodo in

cui i comuni hanno dovuto adempiere a molte novità legislative: dal nuovo

pareggio di bilancio, alla fatturazione elettronica, allo split payment, al codice

degli appalti.

Attualmente non è stato ancora accertato l’impatto effettivamente esercitato

dalle innovazioni dei sistemi informativi sull’attività delle aziende pubbliche e

sulle comunità di riferimento, anche perché gli enti pubblici stanno ancora

progettando, implementando, affidando, correggendo i loro sistemi.

Le amministrazioni pubbliche, in questo momento storico, stanno cercando di

reinterpretare la propria funzione avendo a disposizione un mix di strumenti

gestionali in parte ereditati dal passato, in parte risultato delle recenti riforme e

che spesso non hanno ancora assunto una configurazione definitiva.

Si rende necessario per tali enti giungere a un disegno di sistema informativo

dell’ente pubblico coerente con il suo nuovo ruolo, al fine di ottenere strumenti

sempre più efficaci ai fini dei processi decisionali.

Governance e processi decisionali: il ruolo dell’amministratore politico

I processi decisionali nelle aziende pubbliche sono determinati dal sistema di

rappresentanza della collettività. Da ciò deriva la presenza di amministratori

delle aziende pubbliche che hanno una legittimazione che dipende dal

consenso degli elettori.

Il sistema elettorale definisce gli amministratori che quindi per un periodo

definito dal sistema elettorale è chiamato a prendere decisioni, definire

politiche delle aziende pubbliche.

Esistono però, criteri e modalità che limitano i poteri degli amministratori,

regole nella presa delle decisioni, modalità di controllo e verifica. I politici sono

quindi portatori di interessi e valori non legati direttamente ai risultati

dell’azienda pubblica, ma al consenso che la popolazione esprime.

Il rischio di un uso distorto del potere di amministrazione aumenta ogni volta

che si manifesta la confusione tra funzione politica in senso proprio, che è

quella di diffondere e di far prevalere nella società la propria concezione, e

funzione di governo/amministrativa che è quella del migliore perseguimento

dell’interesse generale della comunità.

Esponendo sinteticamente le relazioni tra funzionamento dell’amministrazione

pubblica e potere decisionale, appare chiara l’esistenza di un duplice

collegamento tra i risultati delle aziende pubbliche ed il potere politico. Il primo

collegamento, più stretto ed immediato, secondo cui la tutela degli interessi dei

diversi gruppi sociali alimenta il consenso politico tramite il voto; il secondo,

quello più largo, secondo cui la qualità dei servizi influenza il grado di

soddisfazione ed il grado di condivisione di determinate proposte politiche, e di

conseguenza il consenso politico.

D’altra parte il management pubblico ha la responsabilità sulla gestione

dell’azienda pubblica e tale legittimazione deriva dalla competenza

professionale. E’ possibile quindi, che queste figure si possano contrapporre; i

processi decisionali degli amministratori politici a quelli dei dirigenti pubblici

trovano criteri di riferimento in ambiti differenti: i primi con una visione di

breve periodo orientata ad un consenso immediato che spesso confligge con

quella dei dirigenti, che dovrebbero perseguire, invece una visione di medio-

lungo periodo orientata all’economicità duratura nel tempo.

Questa suddivisione ha portato i processi decisionali ad essere percepiti dai

politici, dagli amministratori e dai cittadini come inconcludenti, poco efficaci e

inefficienti.

E’ possibile affermare come negli ultimi anni si sia prestata più attenzione alla

forma delle istituzioni (il governo) che alla forma dei processi decisionali (il

governare).

Un sistema di stratificazione di norme e leggi non ha certo semplificato o de-

burocratizzato i processi decisionali, anzi, nuove normative e nuovi regolamenti

hanno complicato ulteriormente tali processi, ottenendo come effetto finale

l’allungamento dei tempi nell’operare delle aziende pubbliche.

Nuove forme di processi decisionali: i processi decisionali inclusivi

Il sistema di governance delle aziende pubbliche, allo scopo di creare valore

per la comunità amministrata, deve tenere conto dei seguenti obiettivi:

- che ogni azione si svolga in condizioni di economicità;

- la qualità e l’eccellenza di ogni azione;

- la diffusione di comportamenti responsabili.

Diverse Pubbliche Amministrazioni hanno sviluppato strumenti e iniziative per

favorire forme di partecipazione civica e ridisegnare nuove forme di

governance. Sotto il profilo normativo, tale tendenza è stata ulteriormente

rafforzata e rinnovata nei contenuti in seguito alla riforma del titolo V della

Costituzione, la quale introduce all’art. 118 il principio di sussidiarietà

orizzontale che stabilisce che Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e

Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo

svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di

sussidiarietà.

In questo quadro cambia il ruolo delle aziende pubbliche: esse non sono più

solo produttrici di servizi ma anche produttrici di politiche pubbliche, in quanto

la loro azione è sempre più caratterizzata dalla necessità di governo di un

sistema che vede la collaborazione di soggetti pubblici e privati che operano

sul territorio con competenze specifiche che vengono valorizzate per soddisfare

i bisogni pubblici.

La pubblica amministrazione deve quindi essere in grado di governare le

relazioni, ovvero riformulare i propri processi decisionali sulla base di sistemi di

relazione più ampi e articolati rispetto a quelli tradizionali.

Le forme di coinvolgimento dei portatori di interesse nelle politiche pubbliche

possono essere di varie tipologie, caratterizzate da diversi gradi di intensità e

da vari livelli di impatto sul processo e sugli esiti. Possono essere suddivise in

tre categorie:

• Informazione/comunicazione: è un approccio informativo;

l’amministrazione informa, comunica, rende consapevoli i portatori di interesse

individuati di disposizioni, scelte, soluzioni decise unilateralmente attraverso gli

strumenti propri della comunicazione esterna;

Consultazione/ascolto: è un approccio che prevede in un primo tempo una

fase di informazione delle scelte che l’amministrazione intende compiere

rispetto ad una particolare politica e successivamente si ha una fase di ascolto

degli stakeholder individuati rispetto all’ambito considerato.

Collaborazione/coinvolgimento attivo: è un approccio che prevede

l’attivazione di processi negoziali supportati da tecniche complesse, finalizzato

a prendere decisioni condivise tra amministrazione e stakeholder. Questo livello

prevede un ruolo attivo e dinamico di collaborazione e coinvolgimento attivo

dei portatori di interesse interno al processo decisionale. L’approccio di

coinvolgimento attivo ha una duplice funzione: da un lato si vogliono ricercare

spazi e modalità di interazione con i soggetti di un territorio in grado di

rappresentare bisogni e istanze specifiche, dall’altro si ritiene utile apportare

più contributi e più punti di vista alla soluzione dei problemi complessi che si

presentano nel governo della comunità locale. Tale approccio va ad impattare

sulle modalità di funzionamento dell’azienda pubblica

inducendo l’implementazione di strumenti nuovi da affinare ai tradizionali

strumenti

di rappresentanza generale degli interessi dei cittadini i quali a loro volta

determinano una rivisitazione degli attuali processi decisionali.

In tale ottica di condivisione delle scelte pu

Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
11 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Marianna236 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia delle aziende pubbliche e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Zangrandi Antonello.