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RT=
[ = ricavi vendita prodoP (quan2tà vendute*prezzo di vendita), = cos2 acquisto fa4ori
) ) * *
(quan2tà acquistate*prezzi di acquisto)]
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RT= [E = totale delle entrate di denaro (t0-tz), U = totale delle uscite di denaro (t0-tz)].
Le stru<ure di reddito e di capitale riferite ad un primo periodo di aBvità dell’impresa
La ripar3zione dei cos3 e dei ricavi nel tempo e nello spazio: cos3 e ricavi originari
Nella ges2one aziendale ciascuna operazione è interrelata con quelle preceden2 e con quelle
successive. Ne deriva che, volendo determinare il reddito di un segmento di aPvità che va da tn-1
a tn, si pone il problema della individuazione della parte dei cos2 e della parte dei ricavi da
a4ribuire alla “competenza economica”.
I “cos2 originari” sono quelli rela2vi all’acquisto dei fa4ori produPvi, determina2 mol2plicando le
quan2tà dei fa4ori negoziate per i rela2vi prezzi di acquisto.
Analogamente si può parlare di “ricavi originari” rela2vi alla vendita dei prodoP, determina2
mol2plicando le quan2tà vendute per i rela2vi prezzi di vendita.
I cosG ed i ricavi di competenza economica del periodo
La scissione per periodo di cos2 e ricavi comuni a più periodi è indispensabile per o4enere la
conoscenza del risultato economico conseguito in ciascuno dei differen2 periodi che compongono
la vita dell’impresa. Si impone, quindi, il problema dell’individuazione dei criteri che possono
guidare l’operatore in tale compito e la logica da seguire.
A tal fine, occorre definire il principio della competenza economica, e cioè le condizioni u2li per
individuare i cos2 ed i ricavi da considerare per2nen2 ad un dato periodo. Sarebbero, cioè, da
considerare di competenza del periodo quei cos2 che hanno a fronte i correla2vi ricavi; mentre i
ricavi sarebbero da considerare di competenza se hanno a fronte i correla2vi cos2.
Il problema può essere affrontato seguendo due differen2 logiche:
1) Con la prima logica si indicano i cos2 ed i ricavi di competenza di un definito periodo quelli
rela2vi a processi produPvi che sono sta2 avvia2 anche se non ancora ul2ma2;
2) Con la seconda logica, si possono definire di competenza dei differen2 periodi i cos2 ed i
ricavi rela2vi a processi “compiu2” (si ritengono “compiu2” in un definito periodo soltanto i
processi produPvi che si sono “chiusi” con il conseguimento dei ricavi).
Si afferma che sono di competenza del periodo i ricavi finanziariamente consegui2, per i quali sia
stata effe4uata da parte dell’impresa la rela2va prestazione (principio della realizzazione dei
ricavi). A fronte dei ricavi sono considera2 di competenza i cos2 che si reputano rela2vi alle
prestazioni effe4uate (principio di inerenza dei cos2). Da ciò consegue che saranno considera2 “in
corso di svolgimento” i processi produPvi nei quali i ricavi non sono sta2 ancora consegui2, ed i
processi nei quali, pur essendo consegui2 i ricavi, devono ancora essere effe4uate dall’impresa
tu4e le prestazioni. Cos2 e ricavi rela2vi a “processi in corso” dovranno essere “rinvia2”, ossia
consegna2 ai periodi futuri.
Classi di componenG del reddito e del capitale riferite ad un primo periodo di vita
dell’impresa
Al tempo t1 , l’aPvità dell’impresa è considerata in corso, quindi alcuni processi produPvi non
sono ancora conclusi e troveranno completamento in periodi futuri. Di conseguenza, il reddito del
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primo periodo non può essere solo la differenza tra cos2 e ricavi, ma deve includere anche cos2 e
ricavi des2na2 a periodi successivi, comprese eventuali perdite future s2mate.
Se fermiamo il tempo a t1, possiamo iden2ficare i componen2 del capitale di funzionamento,
suddivisi in:
1. Componen2 finanziarie: l’aPvo include denaro disponibile non reinves2to e credi2 non
ancora incassa2; il passivo comprende debi2 da saldare e passività presunte, ossia uscite
future s2mate.
2. Componen2 economiche: l’aPvo economico è composto da fa4ori produPvi des2na2 a
usi futuri e prodoP non ancora vendu2, come materie prime (fecondità semplice) e
impian2 o macchinari (fecondità ripetuta) parzialmente u2lizza2. Ques2 ul2mi sono
considera2 “u2lità economiche” e comprendono breveP, marchi, e riscon2 aPvi, valori
economici lega2 a contraP il cui u2lizzo è distribuito nel tempo. Nei prodoP troviamo le
rimanenze in lavorazione, semilavora2, e prodoP fini2 non ancora vendu2.
Il passivo economico include i ricavi an2cipa2, cioè le entrate o4enute prima della prestazione.
La differenza tra i valori aPvi e passivi rappresenta il capitale ne4o di funzionamento, che, al
tempo t1, equivale al capitale iniziale (tempo t0 ) più o meno il reddito (u2le o perdita) del periodo
t0 - t1 .
Il reddito del primo periodo è cos2tuito da diverse classi di componen2, alcune presen2 sia nello
schema del reddito che in quello del capitale:
1. Le rimanenze di fa4ori e prodoP sono registrate come aPvi economici nel capitale.
2. I ricavi an2cipa2 appaiono sia tra i componen2 nega2vi del reddito che tra le passività
economiche nel capitale.
3. I cos2 futuri presun2, inclusi nel reddito, rappresentano uscite finanziarie future,
classificate tra le passività finanziarie.
4. Le perdite future presunte riguardano i beni disponibili alla fine del periodo considerato.
5. Infine, il reddito del primo periodo è la differenza tra cos2 e ricavi di competenza del
periodo stesso, indicando l’incremento o il decremento del capitale iniziale a causa della
ges2one aziendale.
Le stru<ure di reddito e di capitale riferite ad un periodo intermedio della vita di
un’impresa
Nel periodo intermedio della vita di un’impresa, la stru4ura del reddito è influenzata dai cos2 e dai
ricavi di operazioni già avviate nei periodi preceden2 ma non ancora completate. Tali elemen2
vengono trasferi2 al reddito dell’a4uale periodo, insieme ai nuovi cos2 e ricavi genera2 durante lo
stesso. Anche i cos2 e i ricavi rela2vi a operazioni in corso vengono rinvia2 ai periodi futuri. Il
capitale al termine del periodo è cos2tuito da aPvità finanziarie ed economiche e da passività che
derivano da obblighi verso terzi. La differenza tra aPvità e passività determina il capitale di
proprietà, che può essere scomposto in capitale conferito (dai soci o dal proprietario) e capitale di
risparmio (u2li reinves22 dall’impresa e non distribui2). Il capitale di risparmio rappresenta il
valore generato internamente dall’impresa, contribuendo all’espansione delle sue aPvità.
Il principio di competenza: Il principio di competenza si basa sull’a4ribuzione dei cos2 e dei
ricavi al periodo in cui effePvamente sono matura2, indipendentemente dal momento in cui
avviene la manifestazione finanziaria, ovvero il pagamento o l’incasso. Questo principio contabile
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si applica per garan2re una rappresentazione corre4a delle operazioni aziendali. Quando
un’azienda sos2ene o percepisce un costo o un ricavo an2cipato o pos2cipato rispe4o al periodo
di competenza, si u2lizzano i riscon2 e i ratei. I riscon2 riguardano cos2 o ricavi paga2 o riscossi
an2cipatamente rispe4o al periodo in cui competono, mentre i ratei si riferiscono a cos2 o ricavi
matura2 ma non ancora paga2 o incassa2 (esempio: se un’azienda prende in affi4o un capannone
per un anno, pagando an2cipatamente o pos2cipatamente, l’importo viene ripar2to tra i periodi
competen2). Per calcolare la competenza, si divide l’importo del contra4o per la durata e si
mol2plica per il periodo di competenza. In sintesi, il principio di competenza assicura che la
rappresentazione dei cos2 e dei ricavi sia proporzionata al periodo in cui le aPvità economiche si
svolgono, fornendo un quadro realis2co delle performance finanziarie.
I valori delle “operazioni in corso” (rimanenze) a fine periodo
Lo spazio dei valori ragionevoli
L’ipotesi che l’impresa con2nui a funzionare normalmente dopo il tempo tn implica che i valori
delle operazioni in corso siano determina2 tenendo conto di come potranno svolgersi le future
vicende produPve. Il valore delle obbligazioni da soddisfare (passività) è rappresentato dalla
quan2tà di risorse necessarie per es2nguerle. Tale valore di presumibile es2nzione rappresenta il
“minimo” a4ribuibile ad una passività, in quanto il valore più basso non sarebbe di certo
ragionevole.
Per quanto riguarda le aPvità introduciamo il valore di presumibile realizzo, dire4o e indire4o. Il
prezzo di presumibile realizzo dire4o è rappresentato da una quota parte del prezzo che l’impresa
ri2ene di poter realizzare vendendo dire4amente il bene in rimanenza; tale quota è determinata in
funzione del rapporto esistente fra il costo del bene in rimanenza e il costo totale della
combinazione produPva a cui il bene partecipa.
Il prezzo di presumibile realizzo indire4o di un fa4ore produPvo corrisponde ad una quota parte
del presunto prezzo di vendita del prodo4o, realizzabile con il concorso di tale fa4ore. Tale quota è
determinata in funzione del rapporto esistente tra il costo del bene in rimanenza ed il costo totale
della combinazione produPva alla quale il fa4ore è chiamato a partecipare.
Tu4o ciò è valido in ipotesi di normale svolgimento dell’aPvità dell’impresa, con fa4ori produPvi
non più u2lizzabili nelle future combinazioni produPve e che siano des2na2 ad essere “stralcia2”
dal processo produPvo: In tali casi si individuano ipotesi di presumibile valore di realizzo dire4o
“per stralcio”.
Quando i prezzi di presumibile realizzo dei beni in rimanenza superano il costo (di acquisto o di
produzione) può essere individuata una “fascia di valori ragionevoli”, che si apre tra il valore di
presumibile realizzo (limite superiore) e costo (limite inferiore).
Se costo e presumibile realizzo coincidono la fascia dei valori ragionevoli scompare. Se il
presumibile realizzo è invece minore del costo, non solo la fascia scompare, ma si evidenzia che
l’unico valore ragionevole è il valore di presumibile realizzo.
La logica del “reddito realizzato”. Il principio della prudenza:
Una prima ipotesi di valutazione riguarda il “reddito realizzato”, ossia il reddito conseguito e
distribuito con il minor rischio di comprome4ere l’integrità del capitale. Questo modo di procedere
viene chiamata “logica del principio di prudenza”.
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