Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il concetto di capitale in economia aziendale
L'accezione prediletta di capitale è quella che ne risalta il legame con le condizioni di equilibrio, in particolare quello economico. L'equilibrio economico si collega strettamente alla capacità di un'azienda di creare valore, ovvero di generare un risultato dalla propria attività produttiva al quale sia attribuito un potenziale di utilità più ampio rispetto a quello generalmente riconosciuto alle risorse che vengono impiegate per realizzarlo.
Il capitale assume significato quale potenzialità in essere, in un determinato istante, di futuri contributi ai processi di creazione del valore. Il capitale è una grandezza istantanea che focalizza, in un determinato momento, tutte le condizioni di (futura) creazione di valore distintamente riconoscibili.
Solo per le imprese che operano sul mercato è possibile misurare la creazione di valore attraverso costi e ricavi, mediante i redditi.
periodo. In tutti gli altri casi, in assenza di mercato, rende meno oggettiva la misurazione dellacreazione di valore, imponendo il ricorso a surrogati dei valori di mercato che conducono a risultati necessariamente soggettivi. Dalla soggettività che caratterizza le determinazioni di valore creato nelle aziende che non operano sul mercato discende una determinazione soggettiva del connesso capitale. L'analisi del capitale ha senso pieno nelle sole imprese; per tutte le altre classi di aziende, ogni determinazione di capitale sarà inficiata da profili di soggettività e imperfezione che ne destituiscono, almeno in parte, il significato. Il capitale si presta a un'indagine di tipo sia quantitativo sia qualitativo, così come il reddito da cui esso deriva è un flusso quantitativo-monetario le cui determinanti si prestano a essere qualitativamente analizzate. Se il capitale è potenzialità di reddito e il reddito è una grandezza disintesi che deriva dalla somma algebrica di contributi reddituali positivi e negativi, anche il capitale si presta a un'indagine analitica che ne individua le componenti nelle singole potenzialità di contributo le quali ne specificano qualitativamente la composizione. Ciascuna espressione del capitale presenta valenze informative e profili di utilità specifici ed esiste una relazione di complementarità tra le due. Esistono diverse configurazioni di capitale. IL CAPITALE ECONOMICO La configurazione di capitale che massimamente esalta il profilo quantitativo-sintetico e volutamente trascura quello qualitativo-analitico è quella del capitale economico o valore economico del capitale. Esso vuole esprimere il valore di sintesi quantitativa delle correnti reddituali attese. Il capitale economico è il valore di un'impresa in funzionamento. Proprio partendo da questa sua primaria valenza informativa, è possibile individuare principi e metodi per laDeterminazione di tale configurazione di capitale. Chi guarda a un'impresa come strumento per la produzione tende a vederla come un investimento che deve prospettare una remunerazione adeguata. L'adeguatezza si giudica in relazione a due fondamentali parametri:
- L'entità dei frutti reddituali
- Il rischio connesso all'investimento
Il prezzo che il generico investitore è disposto a pagare per acquisire un'impresa è direttamente collegato alla corrente dei flussi reddituali attesi e inversamente legato ai rischi.
L'impiego di risorse economiche nell'acquisizione del capitale di rischio di un'impresa va in competizione con le prospettive di rischio e di rendimento offerte da investimenti alternativi. L'investitore sarà indotto a impiegare le proprie risorse economiche nel capitale di rischio di un'impresa se questa offrirà rendimenti almeno pari a quelli offerti da investimenti alternativi di
paririschiosità; oppure, se, a parità di rendimento atteso, il grado di rischio corso è inferiore a quello che impieghi alternativi delle medesime risorse comporterebbero. L'investimento si dimostra conveniente se prospetta almeno la copertura integrale del suo costo-opportunità, ovvero del rapporto rischio-rendimento offerto dagli investimenti alternativi cui si rinuncia.
Si può determinare il massimo importo di capitale che risulta conveniente investire nella proprietà di un'impresa, date le condizioni di rischio e remunerazione periodica che essa offre: il cosiddetto valore attuale. La formula è la seguente: W = R / i
dove:
W = capitale economico
R = reddito medio annuo atteso
i = tasso di attualizzazione
La quantificazione del flusso reddituale annuo atteso da attualizzare è un'operazione complessa e delicata soprattutto per prevedere una misura dei risultati reddituali che un'impresa sarà in grado di produrre per tempi
anche lontani. Il problema viene generalmente risolto formulando un'ipotesi di continuità con il passato e operando le necessarie integrazioni e rettifiche per tenere conto degli effetti reddituali di circostanze future che segnano momenti di discontinuità già prospettabili all'epoca della stima. È consuetudine partire dai redditi prodotti negli ultimi periodi, sottoporli a un processo di normalizzazione e calcolarne poi una media. La normalizzazione consiste nel depurarli dagli effetti di eventi non ricorrenti o comunque straordinari, per i quali non è ragionevole prospettare una replicazione in futuro; essi vanno integrati con quei componenti di reddito che mancano nei flussi storici per ragioni riconducibili a qualche aspetto di anomalia contingente che, si suppone, verrà rimossa in futuro. La scelta del tasso di attualizzazione mira a individuare quel tasso che esprime il rendimento normale di mercato di investimenti caratterizzati da.rischiosità simile a quella dell'investimento nel capitale di proprietà dell'azienda oggetto di valutazione. Esiste una relazione diretta tra rischio e rendimento di mercato di un investimento. Il valore attuale darà proprio quel capitale che, investito a un rendimento pari al tasso di attualizzazione impiegato per calcolarlo, produce un frutto periodico pari al reddito medio annuo atteso.
Sono necessarie due puntualizzazioni:
- Riguarda l'esigenza di rispettare una relazione di coerenza tra i redditi attesi e il tasso di attualizzazione. Sovente accade nella prassi che si prenda a base del calcolo una misura di reddito nominale costante, senza tener conto dell'inflazione attesa per il periodo cui si estende la stima, così che, a rigore, equivarrebbe a formulare un'ipotesi di redditi reali decrescenti secondo il tasso di inflazione atteso.
- È talvolta opportuno non considerare l'intero flusso reddituale atteso, ma è piuttosto
Dell'operazione sia per individuare un riferimento cui ancora la fissazione del relativo prezzo. Riguarda la sua funzione di collaudo della correttezza del valore assegnato al capitale di funzionamento.
Coloro che sono coinvolti in una trattativa avente a oggetto un complesso aziendale baseranno la propria valutazione di convenienza dell'investimento (il potenziale acquirente) o del disinvestimento (il potenziale venditore) sulla determinazione del capitale economico.
L'operazione di negoziazione d'azienda potrà avere successo solo se il capitale economico dal punto di vista dell'acquirente supererà il capitale economico del cedente.
IL CAPITALE DI FUNZIONAMENTO
Il capitale di funzionamento si inquadra perfettamente nel concetto di capitale quale insieme di potenzialità di contribuiti alla creazione di valore in essere in un determinato istante. Le attività sono potenzialità positive: quelle economiche sono utilità connesse.
è composto da due tipologie di potenzialità: quelle economiche e quelle finanziarie. Le potenzialità economiche sono prospettive di generazione di futuri ricavi legate ai fattori produttivi già disponibili e in attesa di partecipare ai processi produttivi aziendali. Le potenzialità finanziarie, invece, sono potenzialità di secondo grado, in quanto possono a loro volta trasformarsi in fattori produttivi. D'altro canto, le passività rappresentano potenzialità negative. Le passività economiche sono prospettive di generazione di futuri costi, mentre le passività finanziarie sono potenzialità negative di secondo grado, in quanto si traducono nell'assorbimento di risorse che avrebbero potuto altrimenti generare flussi di ricavi. Quello che differenzia questa configurazione rispetto al capitale economico è che le singole potenzialità sono oggetto di riconoscimento e valutazione distinti, pur trovando fondamento nelle prospettive aziendali, per loro natura unitaria. Si dice, quindi, che il capitale di funzionamento è un fondo di valori che accoglie in sé elementi distinti, ma che vengono letti secondo un forte profilo di omogeneità.focalizza l'attenzione sulle singole determinanti dei medesimi redditi attesi, traducendole in suoi elementi attivi e passivi. Il capitale economico guarda ai flussi reddituali mentre il capitale di funzionamento restringe l'attenzione ai soli processi in corso al momento della sua stima. Le componenti economiche del capitale di funzionamento sono costi e ricavi già sostenuti o conseguiti che vanno rinviati a periodi futuri per il fatto di essere relativi ai processi produttivi avviati ma non ancora ultimati. Essi valgono quanto i flussi di risorse attesi dalla loro presenza, ovvero quanto la somma algebrica di ricavi e costi che deriveranno dal completamento dei processi produttivi di cui fanno parte. Manca nel capitale di funzionamento ogni riflesso dei contributi reddituali che saranno espressi da processi produttivi successivi a quelli in essere al momento della sua stima, che viceversa sono appieno considerati ai fini del calcolo del valore economico del capitale.