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DELL'OCCHIO
Rispetta la planimetria, cioè la grammatica delle tre dimensioni proiettate dalla fotografia a due dimensioni: PIANO BIDIMENSIONALE DELLO SCHERMO
Rispetta la continuità dello spazio reale: SPAZIO TRIDIMENSIONALE DELL'AZIONE
L'emozione, in cima alla lista, è la cosa che si dovrebbe cercare di preservare a ogni costo.
Se vediamo che bisogna sacrificare qualunque di queste sei cose per fare uno stacco, lo facciamo risalendo dal fondo.
L'aspetto pratico della faccenda è che l'emozione è giusta, e la storia va avanti in modo interessante, con il ritmo giusto, lo spettatore tenderà a non accorgersi dei problemi minori.
Il principio generale sembra essere che soddisfare i criteri più importanti della lista tende a oscurare i problemi con gli altri, ma non viceversa.
Vedere intorno al fotogramma
Il montatore è uno dei pochi che lavora alla realizzazione di un film senza conoscere le esatte condizioni di ripresa (o meglio che può non
volere conoscere) e allo stesso tempo ha un'enorme influenza sul film. Il montatore deve cercare di vedere solo quello che è sullo schermo come farà lo spettatore. Solo così si possono liberare le immagini dal contesto della loro creazione. Concentrarsi sullo schermo, il montatore dovrebbe scegliere i momenti giusti, anche se girati contro voglia, e scartare quelli sbagliati, anche se sono costati un'enormità di denaro e di fatica. Il regista è naturalmente la persona più coinvolta in quello che è successo durante le riprese, dunque è il più appesantito da questo surplus di informazioni intorno al fotogramma.
Sognare in coppia. Per molti versi il montatore riveste un ruolo lo stesso ruolo del redattore per uno scrittore: incoraggia certi sviluppi dell'azione e ne sconsiglia altri, discute con lui se un certo materiale va incluso nel lavoro finito o se c'è bisogno di inserirne di nuovo. Tuttavia, alla fine della giornata è lo scrittore che torna
a casa e mette insieme le parole. Ma nel cinema il montatore ha anche la responsabilità di assemblare concretamente le immagini in un certo ordine e con un certo ritmo. Così sembra che il rapporto tra il regista e il montatore oscilli avanti e indietro nel corso del progetto con il numeratore che diventa il denominatore e viceversa. Il sogno stesso sepolto nella memoria insorge a sua difesa quando si sente sfidato da una versione alternativa e in questo modo rivela se stesso. Il rapporto tra regista e montatore è in qualche modo simile: il regista è il sognatore e il montatore è l'ascoltatore. Anche per il più preparato regista ci sono però dei limiti all'immaginazione e alla memoria soprattutto a livello di dettagli.
Lavoro di gruppo: montatori multipli
Non solo il montatore collabora con il regista ma molto spesso due o più montatori lavorano simultaneamente e qualche volta con la stessa autorità.
Il momento decisivo
Le foto, durante il montaggio risultano
di grande aiuto quando si tratta di discutere col regista su cosa è stato girato e come. Inoltre, le foto tendono, solo per come vengono montate sui pannelli, a collidere in modo interessante. La foto può anche rappresentare una specie di anticipazione nervosa; il lavoro del montatore è quello di decidere le immagini giuste e metterle in fila una dopo l'altra, al giusto ritmo, per esprimere quel qualcosa che è stato catturato in quella foto. Ogni inquadratura si presenta per un provino e bisogna saper cogliere le potenzialità di ciascuna inquadratura, ma se volessimo scegliere un'immagine rappresentativa di ogni inquadratura, cominceremmo a pensare in maniera diversa, più analitica.
Metodi e macchine: il marmo e la creta
Gli strumenti che scegliamo per montare possono avere un effetto determinante sul prodotto finale. Nel 1965 quando l'autore inizio c'era solo una possibilità almeno ad Hollywood ovvero la moviola che era una macchina per montare in piedi
virtualmente identica daglianni trenta e che sembrava una macchina per cucire.
Nei primi tempi degli Studi Zoetrope, fondati su un modello europeo, si usava delle Steenbeck o delle Kem, ovvero macchine orizzontali importate dalla Germania.
Naturalmente il panorama di oggi è stato cambiato per sempre dal computer con macchine elettroniche per montare in digitale come l'Avid e il Lightworks, che collegano un monitor video e un computer con una grande memoria in cui le immagini e i suoni del film sono immagazzinati in digitale.
Montare è un po' come la chirurgia e si è mai visto un chirurgo fare un'operazione da seduto? Montare e anche come cucinare e nessuno si siede ai fornelli.
Ma più che altro montare è una specie di danza (il film finito è come una danza cristallizzata) E quando mai si è visto un ballerino ballare da seduto? Le differenze tra i due sistemi si possono descrivere in termini di scultura la moviola infatti sminuzza il film riducendolo in pezzettini,
singole inquadrature, e poi il montatore lo riassembla come si fa con la creta. All'inizio del processo di fronte a noi non c'è niente, poi c'è qualcosa e infine c'è l'opera completa fatta di mattoncini di creta pallottoline di informazione. Con la Kem, Murch non divide mai il film in inquadrature singole ma lo lascia in rulli da 10 minuti. In termini di scultura è come un blocco di marmo: L'opera è gialla nascosta nella pietra e viene rivelata togliendo piuttosto che costruendo il pezzo per pezzo dal nulla, come si fa con la creta. Esattamente la differenza che c'è tra il montaggio ad accesso diretto e il suo contrario, comunque lo si voglia chiamare, diciamo ad accesso lineare. La nostra capacità di capire una lingua è sempre maggiore della capacità di parlarla. E quando si fa un film si sta proprio cercando di imparare una lingua straniera, una lingua originale parlata solo da quel film. Con il sistema Kem, Siccome il film è
immagazzinato in questi grandi rulli in modo quasi arbitrario si impara qualcosa di nuovo sul materiale mentre si cerca quello che si crede di volere. In realtà si fa un lavoro creativo e si rischia di trovare quello che si vuole veramente invece di quello che si credeva di volere. Questo sistema è abbastanza utile nel primo assemblaggio delle scene perché aiuta a familiarizzare con il materiale ma diventa particolarmente prezioso nel montaggio finale. ma diventa particolarmente prezioso nel montaggio finale. Ci sono dei limiti però poiché un sistema troppo lineare sarebbe un peso poiché noi stessi ne saremmo ben presto travolti e annoiati quindi deve esserci un giusto mezzo da qualche parte. I sistemi digitali come l'Avid e il Lightworks sono promettenti perché offrono la possibilità di mettere insieme il meglio dell'approccio non lineare della moviola e la capacità della Kem di gestire e rivedere rapidamente grandi quantità di materiale.
Proiezioni test:
dolori riferitiAnche con dei film tecnicamente completi le proiezioni test sono da prendere con le mollepoiché si può imparare moltissimo ma bisogna stare attenti a non interpretaresemplicisticamente quello che la gente ha da dirci specialmente sulle schede compilate dopola proiezione.Le decisioni di montaggio diventano particolarmente delicate negli ultimigiorni prima dell'uscita del film poiché i cambiamenti fatti in questo momento sarannopermanenti. Niente paura, è solo un filmPerché funzionano gli stacchi? Anche se la realtà di tutti i giorni sembra continua esistequell'altro mondo in cui passiamo forse un terzo della nostra vita: la realtà onirica di tutte lenotti! e se nei sogni le immagini sono molto più frammentarie e sono intrecciate in modimolto più strani e più bruschi che nella vita da svegli, modi che perlomeno si avvicinanoall'interazione prodotta dal montaggio. Accettiamo gli stacchi perché assomigliano al modoin cui leimmagini. Il cinema, con la sua capacità di creare discontinuità visiva, ci fa percepire la sua irrealità, simile a quella dei sogni. I sogni e i film che ci spaventano hanno il potere di superare le nostre difese, che invece funzionano con libri di immagini o musica altrettanto spaventosi. Il cinema è come il pensiero di tutte le arti e si avvicina di più a esse. Guarda quella lampada dall'altra parte della stanza, adesso guarda di nuovo me, guarda ancora la lampada e adesso torna a guardare me. Hai visto cosa hai fatto? Hai appena battuto gli occhi. Questo è ciò che Houston ci chiede di considerare: un meccanismo fisiologico come il battito delle palpebre che interrompe l'apparente continuità visiva delle immagini.nostre percezioni: la testa si può muovere lentamente da una parte all'altra della stanza ma in effetti noi spezziamo il flusso delle immagini in pezzi significativi per meglio giustapporre e confrontare quei pezzi togliendo di mezzo le informazioni irrilevanti. Il ritmo del battere gli occhi è legato ai nostri stati emotivi e alla natura e frequenza dei nostri pensieri più che all'ambiente atmosferico in cui ci capita di trovarci. Anche se non c'è un movimento della testa il batter d'occhi è qualcosa che aiuta la discriminazione interiore dei pensieri oppure un riflesso involontario che accompagna quel processo mentale. Se una conversazione fosse firmata quel batter d'occhi corrisponderebbe al punto in cui si potrebbe fare uno stacco né un fotogramma prima né dopo. Quando decidiamo di fare uno stacco stiamo in effetti dicendo "Facciamo finire questa idea e cominciamo qualcosa di altro". È Importante sottolineare che non è lo stacco in sé a