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Il sistema dei partiti: dal pluripartitismo polarizzato all'allusione bipartitica da una partenza ritardata a una partitocrazia pervasiva
1.1 Il primo sistema partitico
Nella fase della prima democratizzazione conclusa con il regime fascista, lo sviluppo dei partiti organizzati è stato solo parziale. Il primo sistema partitico italiano (1861-1913) era stato dominato dalla Destra storica e dalla Sinistra storica. Nel complesso questo primo sistema portò al termine la costruzione dello stato unitario. Si incominciò a vedere il primo partito di massa: il Partito socialista.
1.2 Il secondo sistema partitico
L'estensione del suffragio maschile (1912), la Grande Guerra e poi l'introduzione del sistema proporzionale per le elezioni del 1919 dettero inizio al secondo sistema partitico che vide l'ascesa di un partito di massa, il Partito popolare di ispirazione cristiano-democratica. Al di fuori dei socialisti e dei popolari, il resto del panorama politico rimase
costituito da partiti di scarsa organizzazione. In buona misura la divisione tra vecchi (Sud) e nuovi (Nord) partiti era anche una divisione territoriale. Ai margini delle parti incominciarono a delinearsi anche partiti violenti: a destra Partito comunista d'Italia Mussolini e i suoi fasci di combattimento; a sinistra il di Bordiga e Gramsci. Il secondo sistema partitico e la sua classe politica si rivelarono presto incapaci di far fronte alle sfide della fine della Prima guerra mondiale e alla Rivoluzione russa. Molti aspetti (penetrazione nella classe operaia, declino destra e dei partiti di e centro- sinistra, le differenze territoriali) riapparirono anche dopo la caduta del fascismo e contribuirono a definire la forma del nuovo sistema partitico.
Tra il 1943 e il 1945 i partiti poterono rinascere e progressivamente conquistarono il controllo del processo che avrebbe condotto nel 1946 alle prime elezioni per l'Assemblea costituente e alla scrittura della
Costituzione
1.3 Il terzo sistema partitico
I partiti emersi dopo la caduta del fascismo sembravano dunque destinati ariprodurre con poche modifiche il periodo prefascista. Ritornarono i liberali, i (Partito d'azione socialista, i comunisti e la DC e, in più, vi furono alcune novità al'Uomo qualunque Partito monarchico sinistra, e il a destra). I governi formatisi tra 1944 e 1946 si caratterizzarono per uguale rappresentanza.
Tuttavia presto il peso di questi partiti non rimase lo stesso. Il primo passaggio cruciale furono le elezioni del 1946, che indicarono il seguito popolare di ciascun partito. Incominciarono a vedersi alcuni caratteri distintivi: la divisione della sinistra e la sfida lanciata per la leadership dal Partito comunista (Pci) al Partito socialista (Psi); la crescita del partito cattolico (Democrazia Cristiana); la riduzione del Partito liberale a partito di minoranza. Con le elezioni del 1948 si incominciò ad assistere alla competizione
strutturata in due blocchi: comunismo e anticomunismo. Le elezioni del 1948 posero fine all'alleanza antifascista. La netta vittoria della DC e dei suoi alleati e la sconfitta del Fronte popolare (Pci e ala maggioritaria di sinistra) crearono le condizioni per una egemonia democristiana. La frattura comunismo/anticomunismo portò conseguenze importanti per il sistema partitico italiano: nei successivi 45 anni la sinistra stessa sarebbe stata divisa da questa frattura con il risultato che prima i socialdemocratici e poi i socialisti avrebbero preferito l'alleanza con la DC a quella di sinistra con il Pci; quest'ultimo, a causa dell'alleanza con l'Unione Sovietica, sarebbe stato visto come un partito antisistema e quindi non adatto come alleato. La Dc è stato dunque sempre al potere: con partiti del centro-destra o del centro-sinistra e con il Psi. Sartori ha definito questo sistema un caso di pluripartitismo polarizzato. Ciò checaratterizzapartiti antisistema; spazioquesto modello è il fatto che: esistono due vi è unoideologico polarizzato (ovvero molto esteso tra estrema dx e estrema sx); ilsistema partitico si articola intorno a 3 poli (sx, centro, dx) al posto che intorno a 2;le coalizioni di governo si formano sempre intorno al polo centrale; le opposizionibilaterali irresponsabilitàsono (da destra e da sinistra) e hanno carattere di poichéclima è ideologicosanno che non saranno mai messe alla prova del governo; il piùcompetizione ha andamento centrifugoche pragmatico; la (i partiti devonorincorrere con le loro proposte le componenti più estreme). In questa situazione eraerosione del centromolto probabile per Sartori che si verificasse una a favore delleali più estreme. Questa visione sembrava confermata dalla crescita del Pci e daldeclino della Dc. Altri studiosi però notarono che per superare l’esclusione dalgoverno, il Pci dovette
Allentare i legami con l'Unione Sovietica. Un altro aspetto in parziale disaccordo con il modello di Sartori, era l'estesa collaborazione parlamentare tra governo e opposizione comunista nell'attività legislativa. Queste idee correggevano e adattavano il modello sartoriano.
Partiti e "cleavages"
Le caratteristiche di lungo periodo del sistema partitico hanno fatto sì che la competizione tra i due partiti principali si traducesse in una "guerra di posizione". Fin da subito il Pci ha mostrato l'organizzazione di iscritti più sviluppata. La Dc che in quanto a organizzazione era, almeno all'inizio, molto più debole, poteva contare sull'appoggio delle organizzazioni religiose e al controllo degli apparati dello stato. Anche la Dc tuttavia promosse lo sviluppo di un'organizzazione di iscritti in grado di competere con quella comunista. Tuttavia, la crescita di un esteso
apparato organizzativo e il contemporaneo fallimento di una forte leadership del partito, correnti aprirono la strada al rafforzamento di diverse e dei loro capicorrente i quali acquisirono pian piano una posizione di rilievo nel partito. Sino agli anni '90 il sistema partitico italiano era basato su 7 partiti principali: due grandi (Dc e Pci), uno medio (Psi) e quattro piccoli (Msi, Psdi, Pli, Pri). Nel complesso questo sistema rimase stabile per circa 45 anni. Il momento in cui è sembrata più vicina la possibilità che gli equilibri di questo sistema venissero messi in discussione è stato nel 1975-1976, quando il Pci parve in grado di superare la Dc, la quale però incluse il Pci nella maggioranza parlamentare. Negli anni ottanta, il Pci, tornato all'opposizione, cominciò a perdere sostegno mentre il fattore più dinamico incominciò ad essere il Psi con Craxi. Se è vero che la frattura comunismo/anticomunismo ha dominato gli
Allineamenti elettorali e il processo di formazione del governo, è anche vero che anche altre fratture hanno contribuito a strutturare il sistema partitico italiano. La divisione destra/sinistra ha avuto un ruolo importante per identificare i partiti e nell'orientare le scelte di governo. Un'altra linea di conflitto è stata quella confessionale. A livello dei partiti questa è stata evidenziata dal fatto che, da un lato, dal 1919 fino al 1994 c'è stato un grande partito di ispirazione confessionale e, dall'altro, una pluralità di partiti ha presentato caratteri anticlericali intensi. Questi motivi hanno fatto sì che i conflitti siano stati frequenti. Il sistema partitico repubblicano è stato caratterizzato anche da significative variazioni nel seguito elettorale ed organizzativo dei partiti da una regione all'altra: la Dc ha avuto punti di forza in Lombardia, Veneto, Friuli e nel Sud; il Pci nelle regioni del centro.
distribuzione territoriale della Dc, la quale è stata capace di raccogliere voti sia nelle regioni più avanzate sia in quelle meno avanzate, è stata un elemento chiave del suo successo. Il Pci ha avuto più difficoltà nell'estendere il suo consenso. Tuttavia più si andava verso gli anni '90 più il consenso a questi partiti diminuiva, aumentando così il consenso dei partiti minori.
CRISI DELLA PRIMA REPUBBLICA E LA TRAIETTORIA DEL 4° SISTEMA PARTITICO ITALIANO
1.5 Il mutamento dei primi anni '90
Come già detto, tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, una combinazione di fattori ha prodotto una nuova fase della politica italiana. Il primo shock è stato il fallimento del sistema comunista in Europa, simboleggiato dal crollo del Muro di Berlino (1989). Con esso si era aperta una fase di trasformazione del Partito comunista. Questo evento ha toccato anche
il partito antagonista, la Dc. Non a caso in questo periodo la Dc incominciò ad essere sfidata da nuovi partiti a identità territoriale: la lega veneta e lombarda, che poi si uniranno nella Lega Nord, divennero un serio problema in quanto, pur presentandosi solo al Nord, ottenne l'8,6% dei voti su scala nazionale.
Questo periodo ha visto anche una parte significativa di economia e dei media sfidare la classe politica di governo, denunciandone la corruzione e criticandone l'incapacità di affrontare i problemi del paese e di decidere. In proposito bisogna ricordare che il largo consenso intorno alla necessità di riformare alcune delle regole del gioco politico ha rappresentato un mutamento significativo rispetto all'orientamento degli inizi degli anni '70.
Questa situazione ha aperto lo spazio ad una iniziativa popolare volta a cambiare la legge elettorale. La proposta di referendum sul sistema elettorale riuscì a mobilitare
o del sistema politico italiano che culminò con la fine della Prima Repubblica nel 1994.