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Diritto fondamentale
Il termine "diritto fondamentale" indica che questo diritto rappresenta una precondizione per godere di tutti gli altri diritti riconosciuti alla persona e per consentirne il pieno sviluppo. Il termine "fondamentale" viene utilizzato in sostituzione ad "inviolabile" solo per quanto concerne il diritto alla salute.
Il riferimento all'individuo indica il fatto che l'accesso alle prestazioni sanitarie non può essere in nessun caso influenzato dalla condizione giuridica della persona. La Corte Costituzionale ha assicurato il diritto alle cure mediche urgenti anche allo straniero clandestino apolide.
La salute è anche un interesse della collettività, quindi trascende la sfera personale del singolo (ecco perché la natura del diritto alla salute legittima il legislatore ad imporre trattamenti sanitari obbligatori).
Le cure gratuite agli indigenti permettono a tutti l'accesso alle prestazioni sanitarie.
86 trattamento sanitario prestazione
Diagnostica terapeutica si intende sia una sia riabilitativa. Obbligatorio entra in atto solo per i casi disciplinati dalla legge. Il rispetto della persona rappresenta comunque un vincolo invalicabile anche in tutela dell'interesse collettivo.
La struttura del diritto alla salute è complessa, siccome si compone per una parte di diritto di libertà e per l'altra di diritto sociale. Per quanto riguarda la componente di libertà, il diritto alla salute rappresenta il diritto all'integrità psicofisica (che si configura come una libertà negativa, siccome prevede che nessuno possa andare a ledere questa integrità) e la libertà di cura (ossia la possibilità di decidere se sottoporsi o meno ad un trattamento sanitario ed il tipo di cura a cui sottoporsi).
La componente sociale invece implica il diritto a ricevere delle prestazioni sanitarie, quindi sorge l'obbligo, in capo alla Repubblica,
di base deriva il concetto di autonomia del paziente, che gli permette di prendere decisioni informate riguardo alle proprie cure e al proprio benessere. La libertà di cura implica anche il diritto di accedere a cure di qualità, senza discriminazioni di alcun tipo. Questo significa che ogni individuo ha il diritto di ricevere le cure necessarie per il proprio stato di salute, indipendentemente dalla propria condizione economica, sociale o di altro genere. Inoltre, la libertà di cura comprende anche il diritto di scegliere il proprio medico o il proprio operatore sanitario. Ogni individuo ha il diritto di cercare e ricevere cure da professionisti competenti e di fiducia. Tuttavia, è importante sottolineare che la libertà di cura non significa che ogni individuo possa fare qualsiasi cosa desideri in materia di salute. Esistono delle leggi e delle regole che disciplinano l'accesso alle cure e che tutelano la salute pubblica. In conclusione, la libertà di cura è un diritto fondamentale che garantisce a ogni individuo la possibilità di prendersi cura della propria salute in modo autonomo e consapevole. È un principio che sottolinea l'importanza della responsabilità individuale nella gestione della propria salute, ma che allo stesso tempo richiede un sistema sanitario accessibile e di qualità per tutti.deriva il diritto all'autodeterminazione dell'individuo in merito ai trattamenti sanitari (tramite il quale nasce il consenso informato) ed il diritto di decidere del proprio destino terapeutico, ossia la possibilità di decidere in anticipo quale tipo di trattamenti sanitari accettare nell'eventualità in cui il soggetto si trovi in una condizione di non poter prestare il proprio consenso informato. 18.3.1. Il consenso informato Il consenso informato è il processo attraverso cui il paziente viene adeguatamente informato e aggiornato, in maniera a lui comprensibile, sulle condizioni di salute in cui versa, sul trattamento sanitario che si ritiene più adeguato per la sua situazione, descrivendone tutti i benefici, le possibili conseguenze negative e tutto ciò che potrebbe derivare dalla scelta di non sottoporsi a detto trattamento. Il medico è tenuto a rispettare la decisione assunta dal paziente nel momento dellaSottoscrizione e responsabilità civile del consenso informato. A questo proposito, è sollevato da qualsiasi responsabilità civile che possa derivare dal rifiuto di un determinato trattamento sanitario da parte del paziente (anche qualora la conseguenza fosse la morte dello stesso). Il diritto a rifiutare le cure implica fino a lasciarsi morire, quindi anche il diritto di rifiutare i trattamenti sanitari.
Si tratta di un istituto che inizialmente non era stato disciplinato dal legislatore, per questo per lungo tempo ci si è basati sulle scelte assunte su questo tema dalla Magistratura.
Viene tutelato anche il diritto a non sapere, siccome il paziente può rifiutare di ricevere le informazioni necessarie al rilascio del consenso ed indicare al proprio posto i familiari (o altre persone di fiducia) come soggetti da informare e capaci di esprimere il consenso in sua vece.
La disciplina del consenso informato è stata regolamentata dalla legge 219/2017.
soggetti incapaci di intendere e di volere? La legge prevede che, nel caso di soggetti incapaci di intendere e di volere, il consenso debba essere prestato da un rappresentante legale o da un tutore. Questo rappresentante o tutore deve agire nell'interesse del soggetto incapace e prendere decisioni che siano coerenti con le sue volontà e preferenze precedentemente espresse, se possibile. Inoltre, la legge prevede che, nel caso di soggetti incapaci di intendere e di volere e in assenza di un rappresentante legale o di un tutore, il consenso possa essere prestato da un comitato etico o da un giudice tutelare. È importante sottolineare che, anche nel caso di soggetti incapaci di intendere e di volere, il consenso deve essere informato, cioè il soggetto deve essere adeguatamente informato sulle modalità e sugli effetti del trattamento sanitario e deve essere in grado di comprendere queste informazioni. In conclusione, la disciplina in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento prevede che il consenso debba essere prestato da un soggetto capace di intendere e di volere ed in grado di manifestare il consenso. Nel caso di soggetti incapaci di intendere e di volere, il consenso può essere prestato da un rappresentante legale, da un tutore, da un comitato etico o da un giudice tutelare.accanimento terapeutico,In questa legge viene introdotto il divieto di ogni irragionevole ostinazione nella somministrazione di cure in pazienti con prognosi “infausta” ed in caso di imminenza di morte.Con lo scopo di rendere il paziente il più consapevole possibile su tutte le possibilità tra cui può scegliere.
88 Dipende tutto da quanto viene esplicitato nel decreto di attuazione di questo provvedimento.
89 Con lo scopo di ridurre il dolore riducendo la coscienza della persona che la richiede fino al suo annullamento.
18.3.3. Il testamento biologicoIn previsione di una futura eventuale incapacità di autodeterminarsi, la legge 219\2017 ha previsto la possibilità per ogni persona di esprimere anticipatamente le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari (comunemente note come Prima della stesura delle D.A.T. Anticipate di Trattanento)(Disposizioni il soggetto deve acquisire adeguate
Informazioni mediche sulle conseguenze delle proprie scelte relative al rifiuto (o al consenso) a determinati trattamenti diagnostici o terapeutici (ad esempio, la nutrizione o l'idratazione artificiale). Di regola, questa forma viene espressa in forma scritta, notaio o in scrittura privata, presso un ufficio del Comune di residenza, presso le autorità consolari per i cittadini italiani residenti all'estero.
Il medico è tenuto a rispettare le volontà espresse per mezzo di questo atto, ad eccezione dei casi in cui le indicazioni non siano corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente, o in cui sussistano delle terapie che non erano conoscibili e/o prevedibili dal paziente al momento della stesura dell'atto.
Il diritto di lasciarsi morire e il diritto di morire: le differenze tra i due diritti fondamentali.
Sulla base di quanto prescritto
dall'articolo 32 della Costituzione esiste un diritto alla salute che comprende anche il diritto di rifiutare le cure fino a lasciarsi morire. Diverso è, però, il discorso da farsi per il diritto di morire (ponendo fine alla propria esistenza con un atto diretto). Nel nostro ordinamento non è considerata ammessa l'eutanasia attiva, definita come "l'intervento di un medico volto alla somministrazione diretta di un farmaco letale al paziente che ne faccia richiesta e soddisfi determinati requisiti". Costituisce reato. Attualmente, questa pratica rientra nelle ipotesi di reato previste e punite dall'articolo 579 e 580 del Codice Penale. Con la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, viene dichiarato parzialmente illegittimo l'articolo 580 del Codice Penale, in particolare nella parte in cui va a punire il suicidio assistito anche quando il soggetto versa in condizioni molto gravi. Ovviamente, il soggetto deve soddisfare, su richiesta della Corte, quattro requisiti.“requisiti”: Che la persona richiedente sia pienamente capace di intendere e di volere; Che sia affetta da una patologia irreversibile; Che la malattia sia portatrice di gravi sofferenze fisiche e\o psichiche ritenute intollerabili; Che la persona sopravviva grazie a trattamenti di sostegno vitale. suicidio In queste condizioni la Corte Costituzionale ha riconosciuto la legittimità del medicalmente assisistito, con cui un soggetto, in grado di intendere e di definito come “l’attovolere, si autosomministra un farmaco letale”.
9318.5. I limiti della libertà di non curarsi libertàdovere di curarsi Sebbene l’articolo 32 della Costituzione escluda il ed introduca, quindi, la di non curarsi, questo non implica che lo Stato non possa condurre delle campagne di sensibilizzazione riguardo determinate patologie con lo scopo di condurre una prevenzione ed un’informazione con