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Dio, ricongiungimento sul modello dell’ascensione del Profeta. Queta scuola dunque è basata sul
letteralismo, soprattutto nell’approccio alle fonti, il consenso era permesso solo sulla base di quello
che era stato prodotto dal Profeta e i suoi compagni. Questa scuola ebbe un discreto successo quando
fu adottata come scuola ufficiale dalla dinastia berbera degli Almohadi. La scuola si basava su 5 punti
inprescindibili: Dio è onniscente e conosce tutto il futuro e il passato; Dio ha formulato i suoi comandi
in maniera chiara e definitiva attraverso la rivelazione (questa deve essere letta così com’è, se Dio
avesse voluto che fosse stata interpretata l’avrebbe detto); tutte le azioni umane appartengono a tre
categorie: permesso, vietato e neutrale e Dio ha dato una regola per ogni cosa in maniera manifesta o
silente (tutto ciò che non è manifestazione); quello che non è manifesto evidentemente è per Dio
neutrale; qualsiasi cosa non espressamente vietata da Corano e Sunna è dunque evidentemente
ammessa. I giuristi in questo caso spesso delegavano le faccende all’autorità governativa, nella pratica
però alle volte i giuristi finivano per adottare gli strumenti dell’Ijtihaad facendo sì che questi principi
restassero più teorici che pratici. La scuola sparì quando gli Almohaidi persere i loro domini nell’Africa
del Nord.
Il badismo, si diffuse in varie aree dell’Iraq ma il maggior successo lo ottenne in Oman tra il XII e il XIII
secolo, il sultano dell’Oman aderì al badismo e favorì la diffusione di questa scuola in Africa
occidentale, Zanzibar, Tanzania e Kenia. I primi baditi avevano una idea di società carismatica legata
alla società kharigita di Ali, però essi alla fine accettarono largamente gli strumenti dell’Ijtihaad, fra
tutte le scuole questa è quella meno studiata, anche se più o meno c’è una grande sovrapposizione
con le altre scuole sunnite con le quali vengono condivise le metodologie basiche, una differenza è che
loro pongono il limite cronologico negli Isnad al califfo Utman.
Le scuole sciite
La cristallizzazione tra sciiti e sunniti avviene nel XV secolo post invasione mongolica quando si
contrapposero il “campione” del sunnismo, ovvero gli Ottomani, e i filo-sciiti Sawafiti. Tuttavia tale
divisione dicotomica è più un costrutto sociale che una realtà.
• Ismailiti (settimani perchè la catena di trasmissione si ferma a sette), gli ismailiti sono
concentrati principalmente in pakistan anche se sono diffusi in parte in tutto il mondo islamico.
• Imamiti (duodecimani), concentrati prevalentemente in Iran, Libano e Iraq, piccola comunità
anche in Afghanistan;
• Zaiditi; per quanto riguarda la diffusione geografica si diffusero per lo più in Yemen, sono stati
a lungo indipendenti e come gli altri sciiti sostengono che la guida della comunità debba essere
guidata da un membro della casa del profeta e dunque un discendente diretti di ‘Ali, il diritto
zaidita si sviluppò all’interno di un ambiente estremamente influenzato dalle altre scuole
giuridiche, dunque la scuola zaidita presenta tantissime linee di continuità e si oppone alle
restrizioni del consenso e degli hadith che caratterizzano le altre due scuole sciite.
Differenze scuole sunnite e sciite
Gli imam in ambito sunnita sono coloro che guidano la preghiera, dei capi locali, con funzioni liturgiche
e di commentario rispetto ad alcuni passi di Corano e Sunna, nessuna applicazione dal punto di vista
dottrinale. In ambito sciita gli imam sono figure che godono dell’infallibilità divina, in quanto
discendenti diretti del profeta questi sono divinamente ispirati e dunque i legittimi capi della comunità
islamica; questo pone un’enorme differenza negli hadith, sebbene il Matn (contenuto) sia pressocchè
lo stesso l’Isnad deve contenere almeno un imam.
Un’altra differenza sta nel consenso che deve essere espresso dai rappresentanti di Dio sulla Terra
ovvero gli imam. In ambito sciita il consenso è legato in maniera indissolubile al ruolo degli imam (che
per gli sciiti non sono scomparsi), il mahdi (l’imam incarnazione della volontà di Dio) c’è ed è nascosto
tra la comunità e in particolare tra i giuristi, questo fa sì che i giuristi abbiano uno status importante,
inoltre proprio per questo il consenso bisognerà trovarlo tra i giuristi e in particolare tra le comunità di
giuristi di cui si conosce meno la biografia perchè è facile che tra di loro si nasconda il mahdi. Siccome
il mahdi è nascosto tra i giuristi questi hanno il potere di rappresentare le istanze dell’imam (questa
idea si sviluppò attorno al XVI secolo, ed ebbe conseguenze importanti nella produzione del diritto, se
tra i giuristi vi è il mahdi e lui è mandato da Dio allora il diritto è manifestazione di Dio), questo ha fatto
sì che tra i giuristi stessi si sviluppasse una gerarchia: alla base ci sono gli mullah’ che gestiscono il
potere locale; al livello intermedio ci sono i mujtahiid (huyyat al-islam, che hanno una certa
indipendenza nell’applicare l’ijtihaad); al livello più alto ci sono gli hayyat allah (Atollah); guidati a loro
volta dalla figura suprema del maja’ taqlid. Coloro che hanno posiizone più alta sono coloro che hanno
più discepoli, il sistema è basato sul riconoscimento dell’autorità del singolo giurista.
Differenze minime e pratiche tra sciismo e sunnismo: il matrimonio a tempo (muttah) gli imamiti
legittimano il matrimonio a tempo con scadenza determinata, una pratica secondo cui il Profeta
avrebbe dato il consenso ad una donna di sciogliere il matrimonio dopo che il marito era andato in
guerra e non si avevano avuto più notizie di lui, questo ebbe poi una diffusione enorme anche rispetto
a pratiche che prescindevano il medio e lungo termine, ovvero matrimoni strumentali per non andare
incontro al biasimo sociale, pratica molto criticata dai giuristi sunniti; Talaq, ovvero il ripudio e il
divorzio unilaterale, in ambito sciita ci sono varie limitazioni; l’eredità in ambito sciita è molto più
semplice rispetto all’ambito sunnita; infine le differenze riguardano questioni liturgiche come le
abluzioni, le rakah (prostrazioni durante la preghiera), può cambiare anche il richiamo del muazzin. Il
discrimine principale è il ruolo dell’imam, per quanto riguarda la metodologia è pressocchè simile;
anche se il diritto sciita si è sviluppato più tardi e in una società diversa (più moderna e complessa)
rispetto al diritto sunnita.
Fondazioni pie, waqf
Il waqf, fondazioni pie, è sempre un bene durevole (edifici come moschee e tribunali, oppure
madrase; un waqf può essere anche un manoscritto di un Corano) donato a Dio per il beneficio di un
proposito caritatevole, pio, o comunque affine a propositi religiosi. I guadagni fatti da un waqf devono
essere impiegati per il waqf stesso. Ovviamente alla base del waqf c’è una donazione, ma più
specificamente un documento waqfiyya (esistono waqf millenari in cui viene attestata la finalità, la
gestione della donazione). Generalmente possiamo dividere due tipologie di waqf: il waqf pubblico è il
waqf privato.
Il waqf pubblico prevede le donazioni di un bene che poi può essere utilizzato per fini religiosi; un
waqf può anche essere un terreno donato ad un uomo religioso (un muftii). Il waqf è eterno, una volta
che un bene è stato donato a Dio questo è per sempre, donare un waqf è un atto pio e misericordioso,
significa compiere un’azione lodevole ed ha dunque implicazioni religiose per la salvezza dell’anima, è
un atto pio ma va da se che è a pannaggio di famiglie facoltose che hanno le possibilità di donare
strutture o proprietà terriere.
Il waqf “privato” è invece quello donato ad un membro della famiglia o comunque a qualcuno
prossimo, questo è un po’ un metodo per aggirare il frazionamento previsto dall’eredità (un padre che
decide di donare tutte le sue proprietà terriere alla figlia), tuttavia la proprietà resta a Dio e il soggetto
a cui viene donato il waqf deve semplicemente gestirlo sempre con finalità religiose e pie.
Le proprietà Waqf non sono tassate. Nella waqfiyya si spiega ogni cosa, chi è il fondatore, chi il
beneficiario e chi è il curatore di un waqf; il fondatore waqf se vede che il curatore non lavora bene
può decidere di sostituirlo; addirittura i qadi spesso sorvegliano sullo stato dei waqf e possono
decidere di nominare un curatore o sostituirne uno che non svolge attentamente il proprio ruolo. Il
beneficiario o il curatore del waqf non possono utilizzare il waqf per fini individuali o per fini non
presenti all’interno della waqifiyya; dall’epoca moderna (dall’impero ottomano, anche se poi in epoca
coloniale è diventato consuetudine) c’è grande tensione tra i governanti per la gestione e il controllo
dei waqf, lo Stato e i governanti hanno cercato di nazionalizzare, privatizzare, o in alcuni casi
addirittura abolire, questi waqf (con l’istituzione di ministeri dei waqf che si occupano della gestione di
queste fondazioni) considerati incompatibili con la concezione degli Stati moderni in quanti beni che
non producono ricchezza. Il rapporto del waqf deve essere tra un soggetto musulmano e Dio, i non-
musulmani quindi non potevano donare waqf, nè tantomeno esserne beneficiari o curatori.
Supporti testuali e codici normativi
Il diritto islamico può essere considerato come semicodificato in quanto ci sono alcuni supporti
testuali, tali da portare alcuni a presumere o sostenere che il fiqh sia un ibrido tra diritto positivo e
common law; tuttavia questi supporti testuali non hanno valore legale in sè, sono solo un aiuto ai
giuristi, giudici e muftii. Pur essendo un supporto non bisogna sottovalutarne l’importanza, in quanto
sono fondamentali per il processo di formazione e istituzionalizzazione del diritto e delle scuole
giuridiche; arrivati intorno al XII/XIII secolo, raggiunta la piena formazioen delle scuole giuridiche e
quando le tecniche legali, e i metodi, si andavano consolidando si creò l’esigenza di avere questi
supporti testuali per aiutare ie giudici nel loro lavoro. I territori si espandevano e la scienza del diritto
diventava più complessa, non tutti potevano avere la capacità di maneggiare questa scienza e questi
metodi, c’era bisogno di sempre più persone che amministrassero l’ordine pubblico (i giudici, tuttavia
questi non erano mujtahiid e non avevano la capacità di applicare l’ijtihaad) fu necessario allora
l’utilizzo