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L'Europa e la causa della net neutrality
L'Europa ha spostato nel Parlamento Europeo la causa della net neutrality che è vista come un prolungamento del principio di non-discriminazione che già vigeva sull'accesso a Internet. Bisogna garantire tramite il Nomos della regolazione, un equilibrato rapporto tra Polis e Tekne. Zittrain lega l'importanza della net neutrality a quello che definisce il principio generativo della struttura decentrata dei computer. L'altra faccia della medaglia è il principio di procrastinazioni: ossia non tutta l'architettura deve essere bella e pronta sin dall'inizio, ma è plastica e mutevole. La net neutrality non può essere tutta sbilanciata a favore degli Over-the-Top, e cioè i motori di ricerca come Google e Yahoo. Un fenomeno divenuto così importante e invadente non può essere lasciato all'arbitrio di poche istituzioni semi-private sotto il controllo dei governi che hanno tutto l'interesse a sfruttarne.
le gigantesche potenzialità. Da una parte le reti telegrafiche e telefoniche, la loro faticosa manutenzione, il monopolio; dall'altra Internet che si libera leggero da questo territorio tormentato da scavi, di rame, di edifici, di enormi cavi, di sudore. Noi conosciamo due realtà: l'infrastruttura fisica e quella virtuale. La rete non è poi così eterea, anzi è ben reale. Equiniz, un luogo di cui nessuno aveva mai sentito parlare, è un luogo molto importante perché è lì che tutte le connessioni si intrecciano. Esistono luoghi, cioè, discreti che sono gli incroci in cui i cavi si toccano e scambiano le informazioni. Il segreto di Internet è apparire reale e virtuale allo stesso tempo. Non è la frequenza che fa padrone sulla banda; ma il contrario: è la banda a condizionare l'ampiezza delle reti e il numero delle frequenze che sono necessarie. Il Cloud Computing è laPossibilità di esternalizzazione, "virtualizzando" un'attività dell'impresa e dell'individuo in giro per il mondo in luoghi geografici più circoscritti. La nuvola è uno dei più grossi business dei prossimi anni per società come Google e Amazon. Essa consiste, nella sua versione più semplice, in un magazzino virtuale nel quale depositiamo i nostri dati. La sicurezza è un punto debole. Il problema della privacy è quello di essere un concetto antico, sviluppato dal diritto borghese, che male si adatta ad una società complessa tra ripudio del riserbo individuale e infiltrazione onnipresenti della tecnica. L'idea che milioni di dati personali europei varcassero l'Atlantico senza adeguate garanzie faceva venire i brividi. La decisione della Corte di Giustizia del 13 maggio 2014 sul caso Google Spain, ossia la personalità di un soggetto non può essere "ingessata"
In un bacino di informazione, negandogli l'innato istinto alla fluidità. La privacy deve essere negoziata dall'individuo che benefica di uno spazio nel quale si alternano aperture all'esterno e schemi di protezione, in un processo dinamico.
La Commissione Europea è più rigorosa dell'Antitrust americano, sia circa la determinazione degli standard tecnici, sia sull'interoperabilità. Sul primo tema essa consente accordi di organismi tecnici, in teorico contrasto con il divieto di accordi orizzontali, purché questi standard siano aperti, non discriminatori e non esclusivi. Circa l'interoperabilità, essa ha stabilito (criteri Magill) che deve essere concessa licenza se è indispensabile a Tizio per fornire un prodotto A che dipenda da un prodotto B in possesso di Caio, purché senza queste interoperabilità tra i due sia impossibile vendere il prodotto A sul mercato al dettaglio; che il rifiuto
Probabilmente condurrebbe all'eliminazione del concorrente Tizio che fornisce il prodotto A; che il rifiuto danneggerebbe i consumatori, i quali si avvantaggerebbero del prodotto A. Nel caso di Internet la questione si fa particolarmente delicata poiché nato all'insegna di standard aperti. Bisogna ricordare che la vittoria di Internet come noi lo conosciamo è stata un risultato di colpi di mano tra il consorzio OSI che prevedeva uno standard aperto universale. Oggi, ciò che sta a cuore è impedire che si creino piattaforme di accesso chiuse che trattengono al loro interno i clienti in una sorta di "giardini recintati". Dopo la battaglia sulla non discriminazione del traffico Internet sulla rete, l'utente si sveglierebbe trovandosi "imprigionato" in "gabbie dorate" che in modo esclusivo garantiscono l'accesso ad Internet.
Antitrust: da Microsoft a Google
Lo Sherman Act del 1890, prima della Grande Guerra.
Nel 1912 la questione dell'Antitrust diviene uno dei primi temi principali del dibattito sulle elezioni presidenziali. L'anno prima delle elezioni, la Corte Suprema aveva confermato l'ordine di separazione strutturale della Standard Oil, confermando la violazione dello Sherman Act. Roosevelt abbraccia senza riserve la causa Antitrust, non tanto con l'intenzione di procedere ad una sistematica eliminazione dei grandi monopoli, quanto per affermare su di essi il primato del potere politico democratico. Il presidente persegue una politica di dirigismo industriale antitetico alla lotta ai cartelli e ai monopoli, con la notevole eccezione dei cartelli internazionali. Mentre il Giappone era terra incognita, l'Europa presentava almeno il vantaggio di una scuola ordoliberale tedesca che aveva fatto del mercato e della concorrenza il suo fulcro. Nell'edificazione del Mercato Comune il diritto della concorrenza beneficia di vari apporti culturali. Più complesso.Si rivela il trapianto nella Gran Bretagna laburista dove il controllo dei prezzi è più importante di ogni altra preoccupazione e intanto l'Antitrust viene visto in una luce positiva in quanto si pensa che possa concorrere a questo obiettivo sociale.
L'Antitrust americano esige delle prove stringenti sugli effetti negativi del trying-in, quello europeo è subito sospettoso ed aggressivo, avendo ereditato lo Stato ed il monopolio.
Mentre l'ordinamento americano, da una parte, si mostra intransigente verso le politiche concertate dei cartelli al punto di farne un reato penale, dall'altra parte si mostra "tollerante", o secondo alcuni "troppo tollerante", in altri ambiti come l'approvazione delle funzioni.
L'Antitrust europeo appare impegnato per lungo tempo a combattere la frammentazione del mercato unico attraverso gli accordi di esclusiva e le restrizioni verticali piuttosto che a fare la guerra ai cartelli orizzontali.
L'obbiettivo è quello di salvaguardare l'ordine del mercato, mantenendo in vita i concorrenti. La causa célèbre Antitrust del XX secolo è Microsoft. La battaglia vede impegnati Antitrust americano e Commissione Europea contro il gigante del software Microsoft: è un classico dell'abuso della posizione dominante. Un'impresa dominante obbliga le imprese acquirenti a comprare insieme al bene in cui essa è padrone del campo, un altro bene sul quale invece dominante non è, e rispetto al quale potrebbe svilupparsi una certa concorrenza. L'impresa dominante sfrutta la sua forza come una leva per precludere lo sviluppo di un mercato concorrenziale sull'altro prodotto. Microsoft, dominante su sistemi operativi (90%), si sarebbe rifiutata di fornire al concorrente Sun tutti i dettagli tecnici necessari per poter vendere prodotti diversi ma compatibili. Microsoft non era tenuta a svelare i dettagli del "codice".sorgente” coperti da copyright, e quindi la cooperazione non sarebbe stata nociva per la sua riservatezza industriale. Una volta privati di queste informazioni, i concorrenti non avrebbero potuto fare ingresso nei mercati contigui. Il danno sussisteva anche per i consumatori che si vedevano privati di un prodotto nuovo. Windows, ha però aiutato concretamente lo sviluppo non solo di browser concorrenti, ma anche del mercato dei tablet e smartphone che offrono funzionalità analoghe a quelle di Windows. La seconda causa celebre è partita da qualche anno e si tratta della causa in tentata dalla Commissione UE contro Google. Quest’ultimo si vede aperto due procedimenti in data aprile 2015 contro la società da parte della Commissione Europea. Il primo per verificare se vi sia un abuso dell’esibire al cliente i risultati del proprio “shopping online” a detrimento degli avversari. Il secondo per accertare se vi sia una dominanza
nei servizi di ricerca online che limita la possibilità di emersione di un mercato concorrenziale e decurti quindi la facoltà di scelta del consumatore.L'equilibrista: ovvero la proprietà intellettuale sulla corda digitale
Il capitalismo non ha reclamato il riconoscimento dei diritti di proprietà intellettuale fino a quando i lumi e la nascita dell'industria culturale lo hanno reso necessario. Parliamo quindi del periodo che va dalle Grandi Rivoluzioni fino alla Convenzione di Berna del 1886, che ha riconosciuto ad ogni autore la protezione delle leggi del paese fino a spingersi al TRIPS degli anni '90 del XX secolo, che universalizza la protezione affinché l'autore riceva ovunque un trattamento "non meno favorevole di quello riservato ai cittadini". Sotto il cappello "proprietà intellettuale" vengono coperti tre istituti fondamentali per il capitalismo industriale: il diritto d'autore, il brevetto e il marchio.
loro legame è molteplice: con l'utilitarismo, con il personalismo giusnaturalistiche, con la Rivoluzione Industriale e con il romanticismo.
Una proprietà intellettuale è figlia legittima del monopolio: un privilegio concesso per remunerare il lavoro. L'invenzione è il motore del Capitale, tanto legato ad essere da essere ben presto schiacciato dagli ingranaggi della Grande Industria. Nel XX secolo l'invenzione brevettata non è più imputata sistematicamente al singolo individuo, ma alla persona giuridica. Il diritto d'autore nasce spontaneamente e si porta con sé prerogative molto rilevanti. La prima è, sicuramente, la protezione del tempo. L'autore può certo decidere di concedere a terzi lo sfruttamento dei suoi diritti, ma può richiamare l'opera in qualunque momento ed opporsi alle sue modifiche. Ad essere tutelata è la forma espressiva e non l'idea, a differenza dei brevetti.
dove avviene il contrario: è l'invenzione e l'idea ed essere tutelata. Non può trascorrere nemmeno un'ora senza entrare in collisione con il diritto di copyright. Se il grande processo della mo