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FONTI ATTO E FONTI FATTO: LA CONSUETUDINE
Gli atti fonte consistono nella manifestazione di volontà dell'organo che è legittimato a produrli e che si manifesta nell'atto. Quell'organo che ha il potere di emanare quell'atto lo farà tramite un determinato procedimento (con una certa forma) e quell'atto avrà poi all'interno dell'ordinamento giuridico quel valore, forza ed efficacia che l'ordinamento giuridico medesimo gli riconosce.
Nella stragrande maggioranza dei casi, le fonti di produzione del diritto sono atti normativi (ad esempio la legge ordinaria del Parlamento, la legge costituzionale etc.).
Le fonti fatto, invece, non derivano dalla volontà di un soggetto od organo cui sia stato conferito il relativo potere: nessuno decide di creare una norma consuetudinaria. All'origine di questa norma non vi è alcuna volontà, ma solo un fatto ossia la ripetizione costante e uniforme di un
determinato comportamento in un gruppo sociale più o meno ampio, accompagnata dalla convinzione della sua corrispondenza al diritto (l'opinio iuris), convinzione diffusa nel gruppo sociale che quel comportamento sia giuridicamente dovuto o consentito. Tuttavia la consuetudine, negli ordinamenti giuridici più evoluti, recede progressivamente ed occupa attualmente spazi limitati. Infatti, nell'eventuale contrasto con norme poste da atti normativi, queste ultime prevalgono sulle norme consuetudinarie (il diritto scritto prevale su quello non scritto). L'esempio concreto per eccellenza di fatto normativo è la consuetudine che, comunque, ancora oggi è una fonte del nostro ordinamento. Infatti tra le norme costituzionali che riguardano il procedimento di formazione del governo si trovano, volutamente, indicazioni molto scarne che vengono, di conseguenza, integrate da consuetudini costituzionali che si formano in via di prassi. Quindi la consuetudine.costituzionale, prevale sempre la legge ordinaria. La consuetudine, infatti, non può derogare alle disposizioni di legge. Inoltre, oltre alla Costituzione e alla consuetudine internazionale, esistono altre fonti del nostro ordinamento, come ad esempio le leggi, i regolamenti e gli atti amministrativi. Queste fonti sono tutte importanti e contribuiscono a definire le norme che regolano la nostra società. In conclusione, la Costituzione è certamente una fonte fondamentale del nostro ordinamento, ma non è l'unica. È importante considerare tutte le fonti del diritto per avere una visione completa e corretta del nostro sistema giuridico.Costituzionale prevale la consuetudine costituzionale sulla legge ordinaria (poiché la Costituzione e la relativa consuetudine è decisamente più in alto nella gerarchia delle fonti).
Come si forma la consuetudine? La consuetudine è formata da due elementi: la ripetizione costante e uniforme nel tempo di un medesimo comportamento (elemento materiale) sorretto dalla convinzione che quel comportamento corrisponda al diritto, avvertito come giuridicamente doveroso (elemento spirituale) ossia conforme al diritto. Non esiste quindi un organo ma un gruppo sociale che ripete nel corso del tempo un medesimo comportamento. La consuetudine c'è perché si è formata, non si decide di formare ma si può soltanto constatare che si sia venuta a formare: i soggetti applicatori del diritto ne prendono atto perché si è già formata.
LE CONVENZIONI E CONSUETUDINI COSTITUZIONALI 52 Scienze Giuridiche della Sicurezza e della Prevenzione -
Anno Accademico 2022/2023 - Sofia Rakut
DIRITTO COSTITUZIONALE (Dott.ssa Giuditta Brunelli)
Benché il rapporto fra convenzione e consuetudine sia stretto in quanto spesso una convenzione è all'origine della consuetudine, esse sono assai diverse nella natura e negli effetti: secondo la tesi prevalente solo la consuetudine può diventare fonte del diritto, non invece la convenzione.
Esistono dunque delle consuetudini costituzionali: ad esempio si ripetono, a livello dei rapporti tra gli organi costituzionali che danno vita alla forma di governo, delle prassi costanti nel tempo che divengono prima convenzioni (accordi politici non giuridici) che poi si stabilizzano con la diffusione dell'opinione che siano giuridicamente doverosi diventando così delle vere e proprie consuetudini.
Un esempio è, senz'altro, la nascita della forma di governo parlamentare durante il periodo monarchico di vigenza dello Statuto albertino. Lo Statuto albertino infatti,
nelle disposizioni relative alla posizione del sovrano,tracciava le linee di una monarchia costituzionale pura: il re a capo del potere esecutivo oltre che capo dello Stato,che governava con i suoi ministri, liberamente scelti e altrettanto liberamente revocabili.Ma il principio monarchico non aveva forza sufficiente per sovrastare i principi nuovi: rapidamente la forma diGoverno si trasformò in senso parlamentare. La responsabilità politica dei ministri nei confronti dell'Assembleaelettiva si aggiunse (e infine si sovrappose) alla responsabilità politica verso il re, che non riuscì ad essereeffettivamente il centro del sistema. Il Governo nominato dal re non si sentiva di governare e di rimanere in caricasenza la fiducia della Camera e, di fronte ad un voto di censura o semplicemente ad un voto contrario che suonassecome sfiducia parlamentare, presentava le sue dimissioni.Lo Statuto, come si è detto, non prevedeva il rapporto di fiducia tra
Governo e Parlamento, ciò nonostante ne fu data sin dall'inizio un'interpretazione (e un'applicazione) in senso parlamentare che, quindi, avviene nella prassi. L'unica disposizione che poteva contenere qualche elemento di ambiguità era l'art. 67, dove si diceva che "I Ministri sono responsabili" senza specificare verso chi e, si poteva pensare, verso il Parlamento. È chiaro quindi che si instauri di fatto una forma di Governo Parlamentare che non trova una legittimazione scritta ed è legata alla democratizzazione del sistema dove la sovranità popolare inizia ad avere un significato più prioritario. Il passaggio avviene attraverso una serie di convenzioni che diventano consuetudini (diritto non scritto in relazione allo Statuto albertino, ora ciò è previsto dalla nostra Costituzione). In questo modo si è affermato il passaggio dalla monarchia costituzionale pura alla monarchia parlamentare (dove).il procedimento di formazione del Governo. Inizialmente, il Presidente della Repubblica consulta i rappresentanti dei partiti politici per individuare il candidato più idoneo a formare un nuovo Governo. Una volta individuato il candidato, il Presidente gli affida l'incarico di formare il Governo. Il candidato, a sua volta, seleziona i ministri che faranno parte del suo Governo e presenta la lista al Presidente. Se il Presidente accetta la lista, il Governo viene ufficialmente formato. Durante il processo di formazione del Governo, è fondamentale che il candidato abbia il sostegno della maggioranza parlamentare. Infatti, il Governo deve essere in grado di ottenere la fiducia del Parlamento per poter governare efficacemente. Senza il sostegno della maggioranza parlamentare, il Governo rischia di cadere e dover essere sostituito. Alcuni studiosi ritengono che alcune fasi del procedimento di formazione del Governo siano diventate consuetudini costituzionali. Questo significa che, anche se non sono esplicitamente previste dalla Costituzione, sono considerate parte integrante del processo di formazione del Governo. Ad esempio, ogni volta che cade un Governo o è necessario formarne uno nuovo, si seguono le stesse fasi del procedimento. Questi eventi non si verificano frequentemente, ma sono considerati importanti dal punto di vista costituzionale. In conclusione, il processo di formazione del Governo è un momento cruciale per la stabilità politica di un Paese. È necessario che il Governo abbia il sostegno della maggioranza parlamentare per poter governare efficacemente. Alcune fasi del procedimento sono considerate consuetudini costituzionali, anche se non sono esplicitamente previste dalla Costituzione.All'interno del procedimento di formazione del Governo, il passaggio consuetudinario della consultazione del Capo dello Stato con le delegazioni dei gruppi parlamentari dei partiti. Non potrebbe, invece, essere considerata consuetudine quella di sentire anche gli ex Presidenti della Repubblica (si tratta di prassi, "bon ton" costituzionale). Anche se è vero che tutto dipenda dal sistema elettorale adottato. Ad esempio con la formazione del Governo Meloni le consultazioni sono durate pochi minuti perché dalle urne è uscito con chiarezza un certo tipo di maggioranza che ha indicato una persona precisa come Presidente del Consiglio (ci sono come regolarità costituzionale ma non sono vere e proprie consuetudini). Difatti, altri invece sostengono che non siano consuetudini quelle nel procedimento di formazione del Governo ma convenzioni, qualcosa che non è fonte del diritto, non è giustiziabile davanti ad un giudice. Non esiste dunque una risposta.
Nel diritto ci sono diverse interpretazioni, l'importante è argomentare giuridicamente la propria tesi.
Esiste però nel nostro ordinamento un esempio di convenzione che non si è mai ripetuta ma che, molto probabilmente, se si ripetesse per anche solo una seconda volta, negli stessi termini, diventerebbe una consuetudine. Infatti è logico che a livello di rapporti tra organi supremi perché qualcosa si possa aggiungere alla consuetudine può essere accaduta anche poche volte.
Nel 1964, l'allora Presidente della Repubblica, Antonio Segni, venne colpito da un ictus. Si pose quindi un problema giuridico importante perché nella Costituzione vi è una propria e vera lacuna riguardo l'impedimento permanente da parte del Capo dello Stato, non esistono tantomeno elementi per ricavare la soluzione per via interpretativa (viene solo indicato come sostituto, quando ci sia un impedimento temporaneo, il Presidente del Senato).
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Giuridiche della Sicurezza e della Prevenzione - Anno Accademico 2022/2023 - Sofia RakutDIRITTO COSTITUZIONALE (Dott.ssa Giuditta Brunelli)
Nel caso Segni quindi il Presidente della Camera, il Presidente del Senato e il Presidente del Consiglio si sono consultati tra loro per giungere alla conclusione comune, suffragata da certificati medici etc., che il Presidente della Repubblica non era più un grado (impedimento permanente) di svolgere le proprie funzioni.
Perché proprio questi soggetti hanno potuto prendere tale decisione? Il Presidente del Consiglio è in continuo contatto con il Presidente della Repubblica e infatti controfirma spesso gli atti. Il Presidente del Senato invece è il sostituto (secondo la Costituzione) quando l'impedimento è temporaneo. Infine il Presidente della Camera presiede il Parlamento in seduta comune che è il collegio elettorale del Presidente della Repubblica.
Essi hanno dunque inventato un procedimento per cui la
la formattazione del testo fornito utilizzando tag html sarebbe la seguente:Costituzione non ha dato indicazioni precise, questa è ed è rimasta una convenzione perché il caso non si è più verificato. Se si dovesse verificare un caso analogo si seguirebbe probabilmente la stessa strada. Tutto ciò per ribadire che