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3. FORMA POLITICA E PERDITA DI SENSO DELL’AGIRE POLITICO
I partiti detengono sempre maggiore potere, sebbene siano sempre meno legittimati. Le
competizioni elettorali sono sempre meno partecipate e assumo la forma di scontri personali tra i
leader. Partiti senza anima, catch all, si è giunti ad una sostanziale autoreferenzialità del sistema
politico. Lo scopo della politica sembra la sola conquista del potere. Si è passati dal voto come
strumento al voto come fine. Si cerca il consenso necessario per governare.
4. RAPPRESENTANZA POLITICA COME PROBLEMA
Al fondo delle scelte degli ultimi anni vi è lo scontro tra due contrapposte visioni. Da un lato coloro
che ritengono essenziale semplificare la complessità sociale e rendere autoreferenziali il sistema
politico e le istituzioni rappresentative e dall’altro chi crede si debba estendere la partecipazione e
legittimare i conflitti sociali, rendendo le istituzioni rappresentative il luogo della composizione e
del compromesso. La prima prospettiva è quella egemone, la seconda è quella che forse potrebbe
portarci alla luce. Ma anche se il legislatore individuasse il migliore dei sistemi elettorali, si
risolverebbe il problema della rappresentanza politica svanita? No, il problema riguarda sempre i
soggetti.
4.1 CRISI DEL RAPPRESENTANTE
Gli eletti vanno progressivamente perdendo il legame di legittimazione diretta con il corpo
elettorale, rafforzandosi sempre più il vincolo personale con i partiti di appartenenza. Il divieto di
mandato imperativo comporta che il parlamentare è libero sia di votare secondo gli indirizzi del
suo partito, sia di sottrarsene. Il parlamentare è ancora libero di scegliere oppure è ormai
dipendente? Il rapporto elettori-eletto evapora e diventa determinante quello partito-eletto. La
fedeltà del parlamentare al suo gruppo diventa dipendenza dal capo-leader. I partiti sono sempre
più distanti dalla vita reale, ossessionati dai soli sondaggi, rinunciano ad un’opera di mediazione
sociale. Lo scontro politico si privatizza. Per uscire dalla crisi bisogna recuperare una
rappresentanza effettiva
4.2 LA CRISI DEL RAPPRESENTATO
Il popolo è stato abbandonato dal suo rappresentante e dal partito che fungeva da medium. Il
popolo appare sempre più indeterminato. Una politica vuota di fronte ad una società vuota. Come
è potuto avvenire?
- Perdita di prospettiva storica e coscienza sociale conseguente alla fine delle grandi narrazioni:
visioni forse viziate da un eccesso di fede, ma che attribuivano una natura solida al legame sociale,
legittimavano i conflitti e lo scontro politico sulla base della consapevolezza di sé. È dell’uomo che
devo parlare -cit Rousseau: è la condizione concreta della persona che si poneva alla base della
costruzione del futuro. Ora la condizione postmoderna pone su una base esclusivamente
tecnologica il fondamento di legittimazione dell’agire degli individui. Distruzione del legame
sociale a favore del dominio della tecnica. In questo contesto la rappresentanza politica viene
gettata nel nulla, utilizzata come tecnica di trasmissione del potere da un gruppo di soggetti
privati= popolo ad un complesso di soggetti governanti. La rappresentanza politica è stata
trasformata in un mero espediente tecnico di governo della società.
-caduta del progetto illuminista che assegnava all’uomo la costruzione del proprio futuro. Solo una
profonda e radicale critica dell’ideologia può far riscoprire il senso della storia come frutto
dell’agire umano.
5. TORNARE ALLA PERSONA O CADERE NELLA BARBARIE?
Gli individui perduto l’orizzonte del progresso si chiudono in se stessi, tralasciando ogni dovere di
solidarietà non sentendosi più parte di una storia comune. Solo guardando alle radici del male si
possono individuare possibili vie per la salvezza. Solo il recupero della centralità della persona e
una prospettiva di progresso potranno riqualificare la democrazia ed evitare il rischio di una lenta
ma inarrestabile deriva.
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AL FONDO DELLA CRISI
1. RICERCHE DI SENSO
Per uscire dalla crisi bisogna evitare di semplificare, non accontentandosi di risposte immediate
che eliminano la complessità del reale, perché semplificando i problemi li si affrontano
superficialmente= non li si affrontano. La semplificazione è una strategia di alleggerimento che è
stata pervasiva, prima nella riflessione teorica e poi in quella politica. Bisogna combattere il
folclore della semplificazione, esercitando la critica del buon senso. La distinzione tra senso
comune e buon senso è stata compiuta da Gramsci. Il senso comune è folclore della filosofia, la
filosofia dei non filosofi, una concezione del mondo assorbita acriticamente, il buon senso è la
filosofia intesa come critica della religione e del senso comune e il loro superamento. La filosofia
della praxis deve conoscere e trasformare il mondo. Es. di Manzoni: al tempo della peste c’era chi
non credeva agli untori: il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune.
2. DIRITTO SENZA SOCIETÀ
A fondamento del diritto si pone la sua capacità di regolare le condotte umane ponendo un ordine
alla convivenza. Il diritto deve dare soluzione ai conflitti. Per S.R. il diritto è anche quello che va
oltre la norma. Gli studiosi non devono solo interpretare il mondo ma anche concorrere a
trasformarlo. Il diritto ha due componenti: natura prescrittiva e consenso sociale, in loro assenza, il
diritto diviene impotente. Non esiste diritto senza società e viceversa. Vi è una decadenza
progressiva che ha portato ad immaginare un diritto puramente astratto legittimato dalla presunta
neutralità della tecnica, un diritto al servizio degli interessi, un tentativo estremo di costruzione di
diritto senza società. S.R. denuncia che per risalire alle cause sia necessario guardare alla distanza
che separa il diritto dalla società.
3. COSTITUZIONE SENZA POLITICA
Il costituzionalismo moderno è la scienza della fondazione e della limitazione dei poteri, ciò rende
indissolubile il legame tra costituzione e politica, essendo la prima a fondamento della seconda.
Ma una costituzione che non è in grado di regolare la politica finirebbe per negare la propria
funzione e natura, l’eventuale scissione sarebbe la caduta nella barbarie costituzionale.
Per Hobbes—pactum subiectionis per la difesa della propria vita
Per Locke—pactum unioni per la difesa dei beni- proprietà
Per Rousseau—pactum consociationis per l’assicurazione dei diritti
Se la costituzione perde la sua legittimazione sociale e politica, i poteri non sono più né legittimati
né limitati e viene meno la stessa democrazia costituzionale.
4. COSTITUZIONE SENZA POPOLO
Molti in politica ritengono la costituzione superate e quindi un ostacolo all’innovazione. Il
diffondersi di una disaffezione costituzionale del ceto politico, rischia di far venir meno il rapporto
tra c. e il suo popolo? Costantino mortati chiamava FORZE POLITCHE DOMINANTI quei soggetti in
grado di fornire vitalità materiali alla costituzione. Non intendendo solo i meri detentori del
potere, ma chi ha la capacità materiale e quindi effettiva di realizzare l’ordine costituzionale.
Soggetti che operano come portatori di istanze materiali, che forniscono alla c. un suo popolo.
Come si rende vive la costituzione, oggi, senza soggetti che assumono il ruolo di mediazione?
5. RITORNO AL PRIMITIVO
Assistiamo ad una scomparsa dei più vasti orizzonti ideali, esultata come vittoria del pragmatismo
e ritenuta necessaria nella modernità. Si è inneggiato alla morte delle ideologie, delle grandi
narrazioni. Perduta ogni aspirazione ideale tutti si sono ritrovati legittimati e abilitati a perseguire
solo interessi particolari. Questi soggetti non vogliono confrontarsi con le ideologie costituzionali.
Notiamo che le costituzioni novecentesche sono c. di compromesso, quindi non frutto di una
visione totale, bensì pluralista e conflittuale della realtà, delle culture, degli interessi. Le nostre
costituzioni non solo legittimano il conflitto, non solo scelgono una determinata forma di governo,
ma costruiscono i tratti fondamentali della comunità politica orientando l’identità di tutti i
cittadini. I tratti del cost. moderno sono l’incorporazione del conflitto e il perseguimento della
giustizia sociale. Alla base delle degenerazioni si pongono sempre delle idee, mai le proprie, ma
sempre e solo quelle degli altri: gli altri sono responsabili. Un modo per non fare i conti con la
banalità del male e chiudere gli occhi di fronte alla propria responsabilità. Per la ARENDT di
responsabilità collettiva si può parlare solo in senso metaforico, la resp. È solo individuale. La
responsabilità collettiva è solo una giustificazione, se tutti sono colpevoli allora nessuno lo è.
Con la morte delle ideologie la spinta per il progresso si arresta, sostituita da un eterno presente,
senza possibilità di riscatto né individuale né colletivo.
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PER RIPRENDERE IL CORSO DELLA STORIA
1. IL PUNTO DI ROTTURA
La costituzione è stata ridotta a forma, simulacro, il suo principale scopo è legittimare il presente.
Questo il punto di rottura, il più profondo della crisi. Ricordiamo che non tutte le costituzioni sono
frutto di un esplicito consenso popolare, ma lo sono solo quelle di compromesso, democratiche,
formate sulla base di un consenso attivo e formalizzato. Queste costituzioni devono ordinare il
futuro. Queste due visioni sono tra di loro inconciliabili, sta prevalendo la prima, ma si può ancora
rimediare e fare la cosa giusta. C’è bisogno di un’utopia concreta, che non è fuga dalla realtà, ma
una soluzione espressione della volontà di cambiamento. Se non si vuole abbandonare la
condizione umana è necessario recuperare un’idea di progresso che operi dentro una prospettiva
storica determinata.
2. COSTITUZIONE SOSPESA
Nel suo paradigma fondativo alla cost. è attribuito il compito di dare forma e sostanza ad
un’utopia concreta legata alla primazia dei diritti fondamentali che si pongono come limiti
indisponibili alla politica quotidiana. Costituzione= tavola di valori supremi. Ma ad oggi si registra
lo iato tra la potenziale costituzione e la realtà del momento storico che viviamo: indiscussa
prevalenza degli interessi di mercato. Una costituzione che non rispecchia gli interessi settoriali del
momento e che quindi va rimossa. Questo è il senso comune, un giudizio senza alcuna riflessione
come indicato da Vico. Abbiamo bisogno di una concretissima utopia. Per riprendere Calamandrei:
la costituzione si pone come rivoluzione promessa che spetta alle forza politiche organizzate<