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Il consiglio di amministrazione è organo di gestione, svolge funzioni di controllo e garanzia sul corretto adempimento degli obblighi di servizio pubblico, è composto da membri nominati dall'assemblea dei soci.

La corte di cassazione riconduce la Rai alla categoria degli enti pubblici. La Rai è una società in house, le sezioni unite dicono che gli amministratori devono considerarsi soggetti alla responsabilità contabile anche per i danni cagionati al patrimonio sociale. Quest'orientamento tuttavia sembra essere contraddetto dalla riforma delle 2015 che afferma che i componenti degli organi di amministrazione controllo della società delle azioni civili sono soggette a responsabilità prevista per la società di capitali.

La natura pubblicistica dell'ente si fonda su alcuni indici: nel caso Rai venivano individuati in quanto concessionaria esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo, sottoposizione a poteri di vigilanza.

da parte della commissione parlamentare, possibilità di coprire i costi del servizio con il canone che ha natura di imposta, obbligo di rispettare le procedure di evidenza pubblica nella stipula dei contratti. Questo approccio è parzialmente mutato quando il giudice doveva decidere se applicare la disciplina prevista per gli impiegati dello Stato, quindi la giurisdizione del giudice amministrativo sulle relative controversie. La corte ha così affermato che la Rai è un'impresa pubblica avente forma societaria e opera nel settore dei servizi pubblici radiotelevisivi per il raggiungimento di scopi generali, per questo è assoggettata a poteri di vigilanza e nomina da parte dell'azionista di maggioranza, ossia lo Stato. Tali caratteristiche permettono di inquadrare la Rai tra gli organismi di diritto pubblico. Vi è un'assimilazione alla pubblica amministrazione non piena, ma limitata ad alcuni profili e al raggiungimento di specifici scopi.

dinatura collettiva. Di recente questa interpretazione sembra essere stata contraddetta: l'Istat ha collocato la Rai nell'elenco delle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato dello Stato.

Le società partecipate dagli enti locali nei servizi pubblici: il caso atac

Le società partecipate dagli enti locali sono società con le quali si palesano criticità legate a un uso distorto del modello societario, derivante da un abuso degli affidamenti diretti a società in house nella gestione dei servizi pubblici e allacostante situazione di indebitamento.

Atac è gestita da un consiglio di amministrazione di tre membri nominati dalla giunta comunale che ne determina anche i compensi. È affidataria diretta ed esclusiva del servizio di trasporto locale. È un esempio di affidamento in house: la pubblica amministrazione comunale non si rivolge al mercato per l'erogazione di servizi di trasporto, utilizza un

Soggetto che risulta privo di reale autonomia decisionale, visto che l'ente locale esercita su di esso un controllo analogo a quello esercitato sui propri servizi. L'affidamento diretto ad Atac rispetta i due requisiti prescritti dalla giurisprudenza comunitaria e dal codice dei contratti affinché tale modalità di autoproduzione possa considerarsi legittima. Vi è il requisito che impone che almeno l'80% dell'attività della persona giuridica affidataria e controllata sia effettuata nello svolgimento dei compiti ad essa affidati dall'ente controllante, sia quello dell'assenza di partecipazione privata all'interno del capitale del soggetto affidatario. Atac ha accumulato più di 1 miliardo e mezzo di perdite, questa situazione deriva dall'eccesso di personale, scarsa produttività dello stesso, inefficienze strutturali e organizzative. Le misure approvate per evitare il fallimento hanno gravato sulle casse comunali.

È il socio pubblico che finisce per sopportare tutti i debiti contratti dalla società nel corso dei decenni. L’affidamento diretto ad Atac a posto questioni relative all’aspetto della concorrenza nel mercato, l’Agcm sostiene che l’amministrazione capitolina non avrebbe reso conto della sussistenza dei requisiti europei per tale forma di affidamento, ne avrebbe indicato gli obblighi di servizio universale gravanti sull’affidamento e le forme di compensazioni previste, sotto questo ultimo punto si è evidenziato come la poca trasparenza in merito alle compensazioni di cui Atac usufruisce non permetta di escludere che queste siano eccedenti rispetto a quanto necessario per coprire i costi originati dall’adempimento degli obblighi stessi, garantendo alla società un indebito vantaggio concorrenziale. Essendo il Comune il cliente della società, tale coincidenza può dar luogo a favoritismi nei confronti dell’azienda.

CAPITOLO 6: Amministrazione e tutela dell'ambiente Introduzione A partire dalla conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente umano nel '72 si è assistito allo sviluppo della funzione di protezione dell'ambiente, con la creazione di apparati amministrativi competenti in materia, incremento di una regolazione specifica sull'ambiente. La regolazione fissa punti di equilibrio tra interessi ambientali e sviluppo economico. Le pubbliche amministrazioni ponderano e bilanciano gli interessi. Si pone quindi un problema relativo alla regolazione in materia ambientale. Un altro problema riguarda il procedimento amministrativo come luogo in cui si confrontano interessi in conflitto. Si impone la necessità di meccanismi più complessi che permettono il controllo preventivo da parte delle amministrazioni competenti, la partecipazione del pubblico, il coordinamento tra amministrazioni. Non sempre sono garantiti in

maniera ottimale gli obiettivi di tutela dell'ambiente.

Regole per l'ambiente

La disciplina ambientale è un corpo non unitario di regole che prevedono l'imposizione di divieti, limiti, definizione di procedure per le attività private o pubbliche che abbiano un impatto sull'ambiente.

Le fonti: una disciplina multilivello

Le regole sono elaborate da organismi internazionali e sovranazionali che convivono con le discipline nazionali. Episodi drammatici hanno fatto emergere la necessità di una regolazione globale come: il disastro di Chernobyl, scarico di sostanze tossiche nel Reno, deforestazione dell'Amazzonia, produzione di gas serra.

L'interazione tra esigenze di sviluppo e la tutela dell'ambiente è diventata difficile quando a farsi portatori delle une e delle altre sono gli Stati singoli o gruppi di essi.

La dichiarazione delle Nazioni Unite sull'ambiente umano segna il passaggio da un approccio

All'ambiente settoriale e nazionale a uno internazionale. Per la prima volta viene riconosciuto il diritto a un ambiente che garantisca dignità e benessere e il dovere di salvaguardare l'ambiente. A questa dichiarazione ne sono seguite molte altre che hanno definito i principi e gli standard di tutela dell'ambiente. Tra le convenzioni più importanti vi è il protocollo di Kyoto che riguarda le emissioni nell'atmosfera e persegue la tutela dell'ambiente attraverso la fissazione di standard comuni e imponibili a tutti gli Stati.

Il trattato di Roma istitutivo della comunità europea non conteneva menzione della politica ambientale, ciò non è impedito alle istituzioni comunitarie di occuparsi del problema ambientale e ampliare gli obiettivi e le iniziative legislative in materia di ambiente. Con l'atto unico europeo la tutela dell'ambiente intra tra le politiche europee, successivamente con i trattati di Maastricht e

Amsterdam i principi di prevenzione, precauzione, del principio chi inquina paga, entrano fra i principi guida delle istituzioni europee e nazionali. In Italia la produzione normativa in materia di ambiente è stata caratterizzata da frammentarietà dovuta all'assenza di un disegno politico unitario. Nel 2006 è stato approvato il codice dell'ambiente che disciplina i principi generali, le procedure per la valutazione ambientale strategica, l'autorizzazione ambientale integrata e la tutela risarcitoria per danni ambientali. Dall'altro raccoglie le principali discipline nei settori del suolo, acqua, aria. Logetto della regolazione: una disciplina multisettoriale. In Italia è la legge Galasso che riconosce all'ambiente per la prima volta il carattere di beni di interesse pubblico. Questi provvedimenti hanno fatto sì che si sviluppasse la disciplina di tutela dell'ambiente. Diritto amministrativo, penale e civile: labirinto della.

multidisciplinarietà

La tutela dell'ambiente è perseguita attraverso un intreccio tra diritto amministrativo, penale e civile. La disciplina ambientale è multidisciplinare perché l'elaborazione della stessa richiede il ricorso alle scienze naturali e scienze sociali, i contenuti delle regole e le loro violazioni dando luogo a conseguenze in sfere del diritto diverse.

Lord in amento europeo e italiano affidano la tutela dell'ambiente a regole ispirate al criterio della prevenzione dei danni. Si individuano i fattori di rischio e attraverso norme generali e provvedimenti amministrativi si prescrivono gli interventi da adottare in via precauzionale. I controlli sull'effettiva realizzazione di questi interventi sono affidati agli uffici amministrativi competenti. Le sanzioni civili e penali si materializzano ex post.

Gli strumenti della regolazione: un sistema integrato e flessibile

Sempre più spesso la regolazione ambientale combina

strumenti di command and control con strumenti di incentivazione economica. Il command include tutte le ipotesi in cui i governi stabiliscono norme e disposizioni per prescrivere obblighi e divieti ai soggetti che pongono in essere attività produttive e non con effetti sull'ambiente. Segue poi il controllo dell'osservanza dell'obbligo o divieto. Possono distinguersi due diverse misure: una fissa gli standard generali, a cui le attività devono attenersi, altre misure consistono nell'esame caso per caso da parte di competenti organi amministrativi di determinate attività, prodotti o progetti per verificarne la conformità a criteri generali. È il caso della valutazione di impatto ambientale. Gli strumenti di command and control sono usati in maniera prevalente, però le pubbliche amministrazioni hanno una delega molto ampia ed esercitano una significativa discrezionalità, non sono adeguatamente sottoposti a controlli cheevitano condizionamenti esterni da parte di gruppi di interesse. Le interazioni tra regolatori e regolati porterebbero i regolatori a perseguire gli interessi di un gruppo di regolati anziché l'interesse pubblico.
Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
94 pagine
SSD Scienze giuridiche IUS/10 Diritto amministrativo

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dafne.91 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto amministrativo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Torchia Luisa.