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Agazzi e la Montessori: l'importanza della pedagogia dell'infanzia e dell'adolescenza
Agazzi e la Montessori hanno sostenuto il passaggio da una concezione adultistica dell'infanzia e della fanciullezza intese come uno strumento, un mezzo, un passaggio obbligatorio per raggiungere la maturità, ad una che le esalta come fasi di vita importanti in sé. Insieme alla didattica prendono quindi importanza la Pedagogia dell'infanzia e dell'adolescenza, sollecitate a rimettere in discussione le proprie finalità, gli oggetti, i processi e le metodologie.
Maria Montessori: la cornice culturale ha sicuramente influenzato la pedagogista che nel tempo, con esperienza, osservazione e dedizione verso i bambini, ha guadagnato in termini scientifici una propria autonomia e personalità. Il dialogo con la realtà circostante, oltre ad avvicinare l'uomo alla cultura, ne nutre il pensiero e ne attiva i processi, perché scopre, intuisce, "readness" immagina e produce. A tale proposito subentra il concetto di che collega istinti.
bisogni, adattamento e simbolizzazione. Tali processi, che la pedagogista tratta in una sua opera del 1943, invitano a scrutare nella psicologia del profondo, a cui attinge l'intelligenza. La ricerca del perché, il desiderio di comprendere, la curiosità e la fame intellettuale propria dell'uomo, sono naturalmente presenti nei soggetti, a partire dalla primissima infanzia, nella quale il bambino assimila tutto dall'ambiente. Per sostenere ed incoraggiare lo sviluppo dell'intelligenza occorre gettare semi, sollecitare interessi e promuovere l'esplorazione di un ambiente che sarà progettato accuratamente così da soddisfare bisogni, istinti, interessi e curiosità. Un ambiente predisposto e ben curato nell'organizzazione degli spazi e nell'offerta di materiali e strumenti, potrà appagare l'ardente desiderio di imparare. La cura verso l'ambiente per la Montessori è premessa metodologica,
nonché parte stessa di quel metodo che valorizza ed asseconda il naturale istinto del bambino ad esplorare, e un ambiente educativo può definirsi tale quando offre occasioni di libertà di movimento e nelle esperienze di conoscenza con gli oggetti che assecondano i bisogni dei periodi sensitivi; crede infatti che "L'ambiente sia il primo educatore". Tavolette di legno, tessuti, cilindretti di altezza e diametro diversi, figure geometriche e scatole sono i materiali di sviluppo introdotti nelle Case dei Bambini per una prima educazione dei sensi, capace di coinvolgere attivamente il corpo e la mente avviati in modo naturale alla conquista di altre forme espressive, come la scrittura e la lettura. La maestra guiderà il percorso del bambino, "scultore di sé stesso, spinto da una misteriosa forza interiore".
Rosa e Carolina Agazzi: il loro modo di educare è più semplice, facile, plastico nell'adattamento alla
preparazione delle insegnanti, rispetto a quella della Montessori. Le loro riflessioni sono alla base di un modello sperimentale avviato nel Giardino di Mompiano nel 1896, asilo infantile rurale diretto da Piero Pasquali, maestro di Rosa, al quale si devono i programmi ministeriali del 1914.
Queste esperienze hanno come elementi ricorrenti quadri con illustrazioni, strutture dotate di cortile per osservare l'ambiente circostante, valorizzazione di attività ludiche con materiali quali palle colorate, bastoncini, cubi, ferretti.
L'ambiente per le due sorelle deve rappresentare elementi di continuità con quello della famiglia: ciò è ben espresso dalla definizione di una scuola che può dirsi materna nel momento in cui accoglie il bambino facendolo sentire a proprio agio, come nell'ambiente familiare, quindi un ambiente sereno, ricco di stimoli, nel quale sono proposte semplici azioni quotidiane, alle quali si attribuisce con chiarezza un fine.
materiali sono oggetti di uso comune, impiegati secondo un ordine e diversificati in base alla loro età e sviluppo logico. I contrassegni sono elemento chiave nell'ambiente di apprendimento delle sorelle Agazzi perché permettono ai bambini di passare mentalmente dal concreto all'astratto. Concretezza ed astrazione sono quindi i processi basilar nel metodo Pasquali-Agazzi che si snoda dal concreto all'astrazione che richiede al bambino di coniugare idee di proprietà ed ordine. L'ambiente educativo asseconda e rispetta lo sviluppo naturale, mentale e corporeo del bambino, che con occupazioni tranquille esercita il lavoro dell'occhio e della mano. Serve infatti del materiale da lavoro semplicissimo e a portata di mano, quello stesso che si trova nell'ambiente e che il bambino cerca comunemente per servirsene nei suoi giochi e nei lavori spontanei fuori scuola. La carta non raffinata ad esempio, permette al bambino di capire che con le proprie
manipuò trasformare le cose di cui dispone; con il taglio, la piegatura, la sovrapposizione e impastatura, la carta infatti assume nuove forme, dando nuova vita al foglio di carta (“Voltati a guardare la materia rozza, sei tu l’artefice che l’ha trasformata. Ora ringraziala e abbine cura: senza di essa tu non proveresti a gioia del produrre”). Questa “scuola del fare” necessita comunque di buoni maestri ed educatori che dovranno avere la massima cura di predisporre in modo che il banco non sia lordato o intagliato, che nulla sia buttato sul pavimento, che ogni bambino abbia il proprio materiale e i propri attrezzi e che a fine del lavoro il bambino faccia una rigorosa pulizia personale dello spazio. Inoltre la maestra mostra sapientemente cosa dovrà essere fatto, in modo che i piccoli possano ripetere con successo la stessa cosa. “Osservate come faccio e provate”. Il lavoro manuale per le sorelle è importante sotto il profilo educativo,
valorizzare l'importanza dell'educazione attraverso semplici attività: le piccole mani lavorano infatti alle prese con la carta, colla, forbici, coriandoli, semi e tanto altro per dare forma a qualcosa di nuovo. Andrés Manjón: fondatore di scuole in Spagna a fine dell'Ottocento che prendono il nome di "Escuelas del Ave Maria", che sorgevano in campagna per accogliere i bambini dei gitani e delle famiglie povere, a partire dai 3 anni. L'educazione è la leva con cui poter formare uomini ben educati, intelligenti, laboriosi ed onesti. L'ideale della scuola è un giardino situato in campagna con l'orto, il campo per giocare e lavorare, grandi giardini per ricreare la vista e l'olfatto, abbondanti fonti cristalline per l'idratazione e per pulire, rose e passiflora per mitigare i raggi del sole e alberi frondosi. Parole, immagini, giochi, canti, disegni, preghiere scandiscono la giornata nelle scuole dell'Ave Maria perché bisognaeducare con tutto e, specialmente nell'ordine morale e religioso, con atti di religione e di pietà, redendo ed operando. L'ambiente naturale non rappresenta solo lo sfondo nel quale vivere l'esperienza educativa, ma diventa parte integrante delle attività che sono svolte prevalentemente all'aperto. Capitolo 3: "La cura nella relazione educativa nella prospettiva del sistema integrato di educazione ed istruzione dalla nascita sino ai sei anni" di Rossana Pasquini. Secondo i dizionari classici il termine "cura" deriva dal latino cura, che si scriveva coera, ed era un termine che veniva usato in un contesto di relazioni di amore ed amicizia; esprimeva infatti l'atteggiamento di attenzione, rispetto, vigilanza, preoccupazione nei confronti di una persona amata o di un oggetto di valore. Nella lingua italiana la parola cura è un termine complesso e polisemico che include due significati: il primo è l'atteggiamentodi attenzione, riguardo, interessamento nei confronti dell'altro, un pensiero costante per qualcuno o qualcosa e l'insieme dei rimedi prescritti per guarire una malattia; il secondo è quello di affanno, preoccupazione, inquietudine perché la persona che ha cura di un'altra si sente coinvolta e affettivamente legata a questa. La prima comparsa del concetto di cura sulla scena filosofica e culturale avviene con Socrate, maestro della cura attraverso la guarigione delle anime e sostenitore della cura della mente, come Platone. Per Socrate la cura era il luogo stesso d'fare educazione, dell'esercizio dell'educazione e del dare forma all'uomo, che viene in seguito a trovarsi in una zona d'ombra simbolica finché il pensiero fenomenologico non la riportano al centro dell'attenzione, come credeva anche Heidegger. È stato proprio quest'ultimo a fornire uno statuto alla cura come fenomeno ontologico fondamentale. Secondo ilfilosofo infattiL'esserci, ontologicamente inteso, è curae quindi la cura è ciò che regge la nostra esistenza, ne è la struttura; si tratta quindi di una priorità esistenziale in quanto struttura d'essere che accompagna tutto il tempo l'uomo, in quanto è la sua modalità esistenziale fondamentale. Oltre che in ambito filosofico, la cura si è imposta nel Novecento anche in altre discipline, quali la biologia che ha evidenziato la fragilità di ogni essere umano alla nascita e il suo bisogno di cura, la psicologia che ha posto le basi purché essa venga declinata per fasi in base allo sviluppo infantile, la sociologia che ha evidenziato la relazione educativa sottolineando la centralità della collaborazione e la psicoanalisi che ha valorizzato il gioco come attività specificatamente umana. Da tutte queste discipline sono emerse alcune certezze sulla cura educativa, intesa come sostegno.comunicazione positiva, superamento dei ruoli rigidi e come amorepensoso come credeva Pestalozzi, oggi comunicazione empatica. Sul piano pedagogico, dai risultati del recente dibattito, si giunge alla conclusione che la riflessione sull'educazione deve riappropriarsi dell'idea di cura, ovunque essa si manifesti. La cura è una cura pedagogica che si realizza e, ad ogni modo, che causa i diversi contesti ai quali si riferisce con significati diversi, è difficile dare una definizione di cura educativa: come afferma anche Palmieri, ogni definizione tenderebbe ad astrarre l'azione di cura dalla situazione in cui accade e ciò in qualche modo la snatura perché la cura si dà ed è visibile e comprensibile solo a partire da una situazione specifica, concreta, attuale in cui la cura stessa accade. Secondo Mortari, il primo confine che si può utilizzare per delimitare il significato del termine cura è l'intenderla come una pratica.cioè un'azione orientata a certi fini; si richiama con ciò i