CRITICHE ALL’APPROCCIO COMPARATIVO:
Comparative fallacy ( fallacia comparativa) mette in evidenza la
 distorsione nella descrizione dei dati e quindi, della loro successiva
interpretazione che può essere provocata dall’assumere come punto di vista
osservativo la comparazione con il parlante nativo, ad esempio attraverso un
uso non sufficientemente accorto della nozione di errore. Es. sovraestensione
della terza persona singolare ( beve per bevono) se confrontiamo le forme
prodotte con quelle previste dal target, constatiamo che in alcuni casi abbiamo
come esito un errore, in altri casi una forma corretta. La fallacia consiste nel
considerare l’errore una strategia anziché il risultato stesso di una
strategia: l’errore rischia di essere reificato sul piano cognitivo, trattato come
se fosse un oggetto mentale, causa e spiegazione del comportamento
dell’apprendente, mentre esso costituisce solo il risultato di una
comparazione fra il suo comportamento e quello di un parlante
competente.
Closeness fallacy Gli autori mettono in guardia dal fatto che il
 comportamento degli apprendenti di seconde lingue possa essere spiegato sulla
base di una comparazione- cioè del grado di somiglianza- con il comportamento
dei parlanti nativi. Il comportamento di un apprendente deve essere osservato
sistematicamente, per la ricostruzione di una sistematicità interna, senza
preoccupazioni relative al comportamento del parlante nativo.
Monolingual fallacy La fallacia consiste nel considerare il caso del parlante
 nativo monolingue come paradigmatico, normale esito del percorso di
formazione linguistica di un individuo. Ciò porta a considerare il parlante
plurilingue, come una somma di parlanti monolingui che convivono nello stesso
individuo, in modo più o meno riuscito ( plurilinguismo bilanciato/sbilanciato).
Proprio per la loro competenza plurilingue, i parlanti con competenze in più
lingue manifesterebbero comportamenti diversi da quelli tipici dei parlanti
monolingui:
In termini d’uso: i parlanti monolingui sfruttano in ogni ambito comunicativo
 l’unico codice linguistico a loro disposizione mentre i parlanti plurilingui
possono specializzare i diversi codici per usi diversi ed eventualmente usare
più codici nel corso dello stesso evento comunicativo
In termini di competenza: le competenze nelle varie lingue possono essere
 sbilanciate e , soprattutto, diverse da quelle di un parlante monolingue
competente, che avrà competenze tutte incentrate sull’unico codice a lui
noto.
Cook contesta il monolingual bias degli studi sull’acquisizione che finiscono per
trattare l’apprendimento di seconde lingue e la competenza in una seconda lingua
come un caso particolare e deficitario rispetto al caso primario e normale
dell’apprendimento della prima lingua. Egli propone che lo studio della competenza
iuxta propria principia
plurilingue vada studiato e per questo conia il termine
multicompetence. Cook rileva inoltre come la diffusione, in termini statistici, della
competenza plurilingue fra le comunità umane dovrebbe indurre a considerare la
competenza del parlante monolingue come un caso particolare.
In una prospettiva che accolga la comparative fallacy, la sistematicità può essere
descritta evitando una comparazione col sistema target, puntando invece alla
ricostruzione di un vero e proprio sistema linguistico soggiacente le produzioni degli
apprendenti. Nemser asserisce che il comportamento degli apprendenti manifesti
tratti di sistematicità su tre piani:
1. Individuale: in un dato momento del suo percorso di apprendimento un
apprendente manifesta regolarità nel proprio comportamento linguistico
2.
3. Interindividuale: regolarità si manifestano nel comportamento di apprendenti
diversi della stessa lingua
4. Evolutivo: regolarità si manifestano nella transizione fra uno stadio e l’altro
dello sviluppo della competenza linguistica di un apprendente.
Termini per identificare i sistemi linguistici degli apprendenti: sistemi
approssimativi, varietà idiosincratiche, interlingue, lingue o varietà di
apprendimento. Tutte queste denominazioni pongono l’accento su proprietà
fondamentali: la presenza di sistematicità; la specificità di tali sistemi che sono
distinti dalla lingua target e possono essere considerati una loro varietà; la loro
transitorietà.
Sistematicità a livello intraindividuale ed interindividuale negli apprendenti di italiano
L2: assenza di morfologia funzionale ( sintagmi nominali privi di determinanti, assenza
di ausiliari e copula, neutralizzazione del valore distintivo delle vocali finali di parola);
morfologia il sistema verbale è ridotto a due classi di forme che trasmettono
un’unica opposizione funzionale di tipo aspettuale, fra aspetto perfettivo ( evento
prendeto)
concluso es. lavato/ e non perfettivo ( evento non concluso, ancora in corso
lui poverino
es. lava/prende); sul piano sintattico presenza di frasi prive di verbo (
soddisfazioni zero), topic-
tuttavia dotate di una organizzazione interna di tipo
comment, con i costituenti topicali in posizione iniziale, seguiti dal costituente che
comment.
costituisce il
Oltre ad una sistematicità sincronica, relativa al comportamento che gli apprendenti
manifestano in un dato momento, le varietà di apprendimento manifestano una
sistematicità evolutiva, relativa alla transizione da una tappa all’altra del percorso
di apprendimento. Essa può essere analizzata attraverso un’osservazione
longitudinale, prolungata su un arco di tempo sufficiente a vedere l’evoluzione di un
gruppo di apprendenti, oppure attraverso la comparazione trasversale di gruppi di
livello diverso. Le varietà di apprendimento di apprendenti diversi mostrano una
notevole sistematicità nelle direzioni di sviluppo e nelle tappe attraversate, ma
analoghe regolarità non si osservano nei tempi necessari a percorrere le varie tappe,
cioè nella velocità di sviluppo. In termini didattici ciò ha suggerito a diversi autori che
nell’apprendimento sia possibile non tanto modificare il percorso, ma piuttosto la sua
velocità. Va in questo senso l’ipotesi di apprendibilità/insegnabilità di
Pienemann: l’apprendente può apprendere solo ciò che, sulla base dello stato di
sviluppo della sua varietà di apprendimento, è pronto ad apprendere.
Stadi di appendimento: percorsi evolutivi che si svolgono contemporaneamente
( es. relazione tra lo sviluppo della morfologia verbale e morfologia nominale;
corrispondenza fra l’ingresso delle forme della negazione e lo sviluppo della sintassi di
frase). Per l’italiano L2 la ricerca è stata condotta nell’ambito del modello funzionalista
basic variety
della e del modello della processabilità.
Basic variety: propone tre stadi di apprendimento (pre-basico; basico; post-basico),
ciascuno caratterizzato dall’ingresso di principi organizzativi di diversa natura che
basic variety
portano a una riorganizzazione complessiva del sistema. L’ipotesi della è
che le varietà di apprendimento muovano da principi organizzativi comuni e
indipendenti dalle lingue specifiche per differenziarsi progressivamente,
avvicinandosi alle caratteristiche delle rispettive lingue target.
Le varietà dello stadio pre-basico poggiano su principi pragmatici che sono
indipendenti dalla grammatica delle lingue specifiche e, oltre a essere distanti dalle
varietà target, presentano una maggiore somiglianza con varietà iniziali di altre lingue.
Viceversa, nello stadio post-basico, le varietà di apprendimento poggiano su principi
organizzativi di livello pragmatico, semantico, morfosintattico, che rendono possibile il
loro avvicinamento alla varietà target.
L’ipotesi che il punto di partenza di un percorso di apprendimento sia costituito invece
dal sistema della lingua prima era alla base della nozione iniziale di interlingua.
Lo stadio finale di un percorso di apprendimento coincide idealmente con la varietà
target. Quando ciò non avviene- questo è il caso più frequente per i percorsi di
apprendimento di seconde lingue- si parla di fossilizzazione o varietà
fossilizzate varietà di apprendimento che hanno perso il loro carattere
transitorio per diventare varietà stabilizzate, ma tuttavia differenti dalle
varietà target proprie dei parlanti nativi.
Oltre ad essere dotate di sistematicità, le varietà di apprendimento sono spesso
caratterizzate da forte variazione, cioè dal fatto che le regole individuate presentano
numerose eccezioni. La variazione avviene:
A livello intraindividuale: una regola non vale sempre nelle produzioni del
 singolo apprendente. Una dimensione di variazione tipica delle varietà di
apprendimento è legata all’asse temporale: le varietà di apprendimento
individuali evolvono nel tempo.
A livello interindividuale: una regola individuata nel comportamento di un
 apprendente non vale per un altro.
In entrambi i casi è rilavante se la variazione possa essere ricondotta a regole
(variabilità condizionata) oppure se si tratti di una variazione libera, non
riconducibile a regole (instabilità).
Quando si descrivono le tappe di un percorso di apprendimento è opportuno
distinguere il momento in cui una certa struttura compare nelle varietà e il momento
in cui essa è realizzata con regolarità:
1. Comparsa (emergence) di una struttura: momento in cui essa inizia ad
essere usata produttivamente in modo autonomo, cioè non per effetto di
priming, nella produzione linguistica non pianificata e in un numero minimo di
contesti diversi.
2. Padronanza (mastery) di una struttura: definita stabilendo delle soglie di
accuratezza di realizzazione in contesti stabili.
La descrizione di un percorso di apprendimento dal punto di vista della comparsa o
della padronanza delle strutture può portare a esiti divergenti: per esempio, le forme
di participio con valore perfettivo compaiono molto precocemente nell’italiano L2, ma
la padronanza dell’associazione tra participio e valore perfettivo richiede tempi lunghi,
che si sovrappongono alla comparsa di forme di imperfetto o alla specializzazione
dell’infinito con valori modali. Le fasi di consolidamento che portano dalla comparsa
alla padronanza di una struttura possono essere governate da regole: in italiano L2,
l’associazione fra forma del participio e valore perfettivo compare inizialmente con
verbi telici ( verbi intrinsecamente orientati al raggiungimento di un fine-arrivare) e
successivamente con verbi non telici; la posizione post-verbale degli
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