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L'uso di principi funzionali di efficienza ed economia negli stadi iniziali di apprendimento di una L2
L'uso di principi funzionali di efficienza ed economia negli stadi iniziali di apprendimento di una L2 è documentato da studi che focalizzano l'analisi su tre aspetti fondamentali del linguaggio: il lessico, le formule e la grammatica.
Il modello multidimensionale e la teoria della processabilità
Il modello multidimensionale è stato elaborato da Clahsen, Meisel e Pienemann nel 1983 e riformulato da quest'ultimo nella teoria della processabilità. Il modello multidimensionale postula le seguenti ipotesi:
- Gli apprendenti acquisiscono determinate strutture grammaticali in una sequenza di sviluppo.
- Le sequenze di sviluppo riflettono il modo in cui gli apprendenti superano i limiti processuali.
- L'insegnamento linguistico avrà successo soltanto se gli apprendenti hanno già padroneggiato le operazioni processuali che sono associate allo stadio di acquisizione precedente.
La rivisitazione nella teoria della processabilità di...
Pienmann fu elaborata allo scopo di determinare e spiegare le sequenze di sviluppo delle abilità processuali in relazione all'apprendimento linguistico. Un'applicazione interessante di questa teoria alla didattica L2 è costituita dall'ipotesi di insegnabilità, secondo cui nell'apprendimento spontaneo di lingue non materne, esiste un ordine di acquisizione naturale per molti aspetti della grammatica di quella lingua. L'ipotesi dell'interlingua e gli studi sulle sequenze di apprendimento hanno avuto un notevole impatto sulla pedagogia linguistica. Ma le proposte pedagogiche che riflettono questa ipotesi si riferiscono soprattutto a due aspetti: l'organizzazione del sillabo e il trattamento dell'errore. I sillabi mireranno ad offrire al discente occasioni di uso linguistico il più possibile spontaneo ed autentico, privilegiando la dimensione operativa di ciò che l'insegnamento strutturato ha permesso loro di acquisire.
Quanto al trattamento dell'errore, l'atteggiamento punitivo nei suoi riguardi e la tradizionale pratica dell'immediata correzione vengono sostituiti da una maggiore tolleranza e da una più attenta considerazione delle possibili cause della devianza e delle sue conseguenze. Si riconosce che possono esistere cause accidentali o pedagogiche nella produzione degli errori e si tiene conto del fatto che non tutti gli errori hanno la stessa gravità o producono gli stessi risultati. Ipotesi teoriche in prospettiva sociale e culturale Vi sono importanti filoni di indagine che riguardano anche altri aspetti e tra questi ricordiamo le seguenti ipotesi: - interazionistica che pone in rilievo il ruolo dell'interazione nello sviluppo dell'interlingua; - ambientalista che si concentra su fattori psicosociali che assumono un ruolo centrale in alcune situazioni di apprendimento; - socioculturale che interessano i processi di apprendimento situato e collaborativo e cheOccupano un ruolo centrale nell'utilizzazione pedagogica delle nuove tecnologie.
L'ipotesi interazionistica
Uno dei primi studiosi a sostenere la necessità di allargare l'analisi dell'interlingua del discente all'input cui viene esposto fu, nel 1975, Wagner - Gough. Lo studioso sostiene che se l'interlingua è modellata dall'interazione, cioè dai processi discorsivi, l'analista deve cambiare la sua metodologia e adottare un qualche tipo di analisi del discorso che permetta di vedere come l'apprendente non nativo costruisca i suoi enunciati su quelli del parlante nativo. Solo in questo modo si riusciranno a spiegare le "costruzioni verticali" del discente: quelle costruzioni, cioè, che vengono prodotte con la collaborazione dell'interlocutore. Il ruolo dell'interazione nello sviluppo dell'interlingua viene così ad assumere un crescente rilievo nella ricerca.
Sull'apprendimento di una L2. Le situazioni interattive facilitano la produzione comunicativa del discente ma non lo aiutano necessariamente ad acquisire microsistemi linguistici complessi come il sistema temporale. La situazione interattiva favorisce la paratassi che implica un uso ristretto di mezzi morfologici e sintattici e che dà luogo ad una produzione verticale.
Un'ipotesi ambientalista: l'ipotesi dell'acculturazione. L'ipotesi dell'acculturazione, formulata da Shumann nel 1978 si concentra su alcuni fattori che agiscono in modo particolare in determinate situazioni di apprendimento. Pur essendo un'ipotesi parziale, non favorisce spiegazioni sul processo di apprendimento linguistico nel suo complesso ma pone in luce l'importanza, per l'apprendimento, di aspetti di natura affettiva e motivazionale, che sono stati spesso ignorati nella ricerca psicolinguistica sull'apprendimento di una L2.
L'ipotesi socioculturale e...
costruttivaL'interesse crescente per gli aspetti sociali e culturali caratterizza la ricerca attuale sull'apprendimento linguistico che non è più inteso come apprendimento di regole grammaticali raggiunto utilizzando esclusivamente principi cognitivi e psicolinguistici; l'interesse più recente degli studi si rivolge alla pragmatica e a teorie di apprendimento di lingue seconde di tipo socioculturale, che concettualizzano l'apprendimento linguistico come pratica sociale e apprendimento situato. La teoria socioculturale distingue l'aula tradizionale dall'ambiente di apprendimento. Quest'ultimo è un luogo reale e virtuale, in cui i discenti lavorano insieme al raggiungimento di obiettivi di apprendimento condivisi, aiutandosi a vicenda ad imparare e ad usare risorse e strumenti. L'approccio socioculturale e costruttivista dell'apprendimento richiede all'apprendente di operare prevalentemente ingruppicollaborativi in quanto le interazioni e gli scambi che hanno luogo nel gruppo agiscono sulle zone di sviluppo prossimale stimolando in tal modo l'apprendimento. L'apprendimento linguistico deve diventare una pratica sociale motivante. 3. La descrizione di una lingua Una lingua può venire descritta seguendo ottiche ed approcci assai diversi tra loro. Molti linguisti definiscono la lingua come un "sistema governato da regole" e la loro definizione di linguistica è quella di "studio scientifico del linguaggio". Tale definizione indica quali siano considerati la natura dell'oggetto di studio ed il tipo più idoneo di metodologia di analisi. La lingua è vista come un oggetto statico, regolare e la qualificazione di "scientifico" per il tipo di metodologia di analisi comporta rigidi criteri di adeguatezza in quanto coincide spesso con matematico. Scopo generale dell'insegnamento di una lingua è infattiquello che riguarda la struttura della lingua e non il suo utilizzo effettivo in contesti socioculturali specifici. Questa distinzione può essere utile per scopi didattici, ma è importante ricordare che nella realtà l'uso della lingua è strettamente legato al contesto in cui viene utilizzata. Il linguaggio può essere considerato come un sistema funzionale in cui vi è una variazione sistematica derivata da aspetti del contesto immediato e non immediato dell'interazione. Ciò significa che il modo in cui utilizziamo il linguaggio può variare a seconda della situazione socioculturale in cui ci troviamo. Una lingua è costituita da vari tipi e livelli di significato, come il fonologico, il grammaticale, il sintattico, il semantico, il pragmatico e il discorsivo. Questa distinzione ci permette di ordinare i significati secondo una scala di convenzioni, che va dalla forma all'uso. Tuttavia, è importante ricordare che questi livelli di significato sono strettamente interconnessi e influenzano reciprocamente l'interpretazione del linguaggio. In conclusione, la descrizione della lingua come insieme di tipi e livelli di significato ci aiuta a comprendere la complessità del linguaggio e la sua relazione con il contesto socioculturale in cui viene utilizzato.fenomeni di tipo polare (cioè che rispondono al criterio di giusto/sbagliato). Un'organizzazione strutturale non esclude, però, di far uso contemporaneamente di un'organizzazione funzionale. È questo l'approccio adottato dalla maggior parte dei materiali didattici più in uso per l'insegnamento delle lingue straniere. Leech propone uno schema suddiviso in livelli. Il primo livello è quello referenziale, cioè riferito all'entità extralinguistica designata dall'espressione verbale che è dotata di un significato formale e di un senso/significato semantico. Il secondo livello è quello del significato pragmatico, cioè relativo all'uso linguistico, distinto in primario e derivato a seconda della forza comunicativa che l'enunciato acquisisce all'interno di un dato contesto. Questo livello rende conto dell'effetto che il parlante vuole raggiungere con la produzione dei suoi.atti comunicativi in situazioni reali.
Significato discorsivo
Il significato discorsivo può essere scisso in sottotipi: un significato discorsivo sequenziale (relativo alla collocazione degli enunciati nella sequenza discorsiva) e un significato discorsivo relativo all'evento comunicativo nel suo complesso. Il primo riguarda tutto quello che si dice in un contesto sequenziale; la sua forma pragmatica viene così ad essere determinata dall'azione che si compie relativamente ad enunciati prodotti precedentemente e/o successivamente. Gli enunciati sono innanzitutto compresi facendo riferimento alla loro posizione e partecipazione all'interno di sequenze di azioni. Per interpretare l'enunciato l'ascoltatore si fa, cioè, spesso guidato dalla sua posizione nella sequenza discorsiva che non dalla sua forma. L'enunciato "ci vediamo!", per esempio, viene interpretato come una forma di saluto e non come un invito ad incontrarsi in un
prossimo futuro. Per quanto riguarda il significato discorsivo relativo all'evento comunicativo nel suo complesso, anche gli eventi comunicativi nel loro complesso sono costruiti in base a regole convenzionali. È proprio a causa del fatto che ogni comunità linguistica segue delle convenzioni che essa finisce per acquisire modi tipici di comportamento linguistico nelle varie occasioni comunicative. Ed è per lo stesso motivo che si creano delle attese nei partecipanti all'interazione. I significati discorsivi relativi agli eventi comunicativi nel loro complesso possono riferirsi sia al contenuto proposizionale, cioè a cosa viene normalmente detto o scritto nelle varie situazioni interattive, sia alle routine retoriche adottate, cioè al come tale contenuto viene espresso.
Dalla frase all'enunciato, all'evento linguistico
Studio della lingua in quanto oggetto formale
delle lingue. Tale studio include la fonetica e la fonologia, la morfologia, la sintassi e la semantica. Si tratta di u