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Scale centiliche

Le scale centiliche permettono di collocare i punteggi grezzi in una scala ordinale a 100 gradi. Lo scopo è lo stesso dei punti standard: collocare un soggetto che ottiene un certo punteggio in una scala standard, valutandone la posizione rispetto agli altri dello stesso gruppo di riferimento e confrontando soggetti diversi allo stesso soggetto in test diversi sempre su questa scala standard. Per rendere omogenea l'attribuzione del rango si calcola il percentile, procedendo con la seguente formula: rpi = rango percentile del punteggio del soggetto x = moltiplicazione fc<i = frequenza cumulata dei punteggi inferiori a quello del soggetto f=i = frequenza dei punteggi uguali a quello del soggetto (se esistenti) / = diviso N = numero dei soggetti del gruppo La psicometria - Capitolo 2 8 Oltre a essere di facile intuizione (certo, ovvio, cioè proprio intuitivissimo) il calcolo dei rangi percentili è agevolato dai software che compiono le analisi.

La distribuzione centilica viene divisa in quattro quartili, con un punto centrale equivalente al 50° centile e due cut-offs al 25º e al 75º gentile, che separano rispettivamente il primo quartile e il quarto, in cui si collocano rispettivamente il 25% di punteggi inferiori alla norma e il 25% di punteggi superiori ad essa.

La scala centilica, proprio perché è collocata su una scala ordinale, dice la posizione relativa di un soggetto rispetto agli altri, ma non precisa quanto è ampio lo scostamento fra ciascun grado della scala. La curva di distribuzione dei dati viene deformata se riportata su una scala centilica.

La psicometria - Capitolo 2 9

La misurazione dell’intelligenza: dal fattore generale alla valutazione delle componenti specifiche - Capitolo 3

Cosa misurano i test di intelligenza?

Fornire una definizione condivisa

dell'intelligenza è impresa che non è il caso neppure di tentare. Si intende qui solo ricordare che il concetto di intelligenza generale, determinata e misurata oggettivamente, risale ai primi anni del secolo scorso. Spearman postulava l'esistenza di un fattore generale di intelligenza, pur ammettendo l'esistenza di abilità specifiche articolabili all'interno di questo fattore generale. Cattel si convinse invece che esistessero diverse tipologie di intelligenza: fluida e cristallizzata. Nello stesso periodo Louis Thurstone si opponeva una concezione unitaria dell'intelligenza e parlava di capacità mentali primarie, consistenti in abilità diversamente sviluppate nelle persone quali la comprensione verbale, la fluidità verbale, la facilità nel ragionamento numerico, la visualizzazione spaziale, la memoria associativa, la velocità percettiva e la capacità di ragionamento. Vi furono anche teorie gerarchiche

dell'intelligenza che Carroll ha così sintetizzato: esiste un fattore sopraelevato, o di terzo ordine, sette fattori di secondo ordine, e infine due fattori di primo livello. Una struttura dell'intelligenza per nulla unitaria, ma come complessa combinazione di contenuti, prodotti e operazioni diverse veniva proposta anche da Guilford, più avanti si sviluppò anche la teoria triarchica di Sternberg, fino alle molteplici intelligenze di Gardner e all'importanza della componente emotiva dell'intelligenza. La valutazione tradizionale dell'intelligenza può includere, dunque, sia un elemento valutativo generale sia un insieme di abilità specifiche da cui il punteggio globale deriva, ma senza la contestuale descrizione delle quali non avrebbe molto senso. Teoria e pratica del Q.I. Il test di Binet e Simon non prevedeva un quoziente intellettivo, ma un'età mentale. Gli autori selezionarono per ciascun livello di età dai 3 agli11 anni degli item che alle somministrazionipreliminari venivano risolti da circa il 50% dei bambini di quell'età. Il bambino iniziava il test con le prove corrispondenti alla sua età cronologica, se le superava gli venivano proposte quelle dell'età immediatamente superiore. Il test andava avanti finché non si perveniva ad un livello di base e ad un livello tetto. Il quoziente intellettivo introdotto concettualmente da Stern, venne inserito nella versione americana dei test di Binet-Simon e veniva calcolato secondo la ben nota formula. Il concetto stesso di età mentale fu fortemente criticato. Si evidenziò, dunque, la necessità di procedere diversamente nel calcolo del quoziente intellettivo e di strutturare diversamente il rapporto tra questo punteggio globale le diverse aree dell'intelligenza che lo

compongono. A questo ci pensò il grandissimo e irreprensibile Wechsler.

Le scale di intelligenza del mitico Wechsler

Nel test di Wechsler il Q.I. viene calcolato col metodo della deviazione della media. La procedura è la seguente:

  1. Si fissa come punteggio medio 100, con deviazione standard di 15;
  2. Su questa scala standard si collocano i punteggi in base alle prestazioni del campione di taratura, suddiviso per fasce d'età;
  3. Ogni soggetto sottoposto al test viene confrontato con i valori normativi della sua età, cioè con le prestazioni dei soggetti del campione di standardizzazione del test che avevano la sua stessa età.

Sul piano della composizione, la scala è strutturata in modo diverso rispetto ai precedenti test di intelligenza. Infatti, si parte da una definizione dell'intelligenza come capacità globale di agire in modo finalizzato, di pensare razionalmente, di trattare efficacemente con il proprio ambiente. Ogni

Componente dell'intelligenza così definita e misurata separatamente da un sub-test, per cui ciascun soggetto otterrà un profilo costituito dai punti standard nei singoli sub-test. Questo consente:

  • Confronto normativo: confronto per ciascun sub-test con il campione di riferimento per età;
  • Confronto ipsativo: confronto fra le prestazioni dello stesso soggetto nei diversi sub-test, in modo da evidenziarne i punti di forza e di debolezza.

Dalle macro-aree e dalla somma di esse vengono derivati tre quozienti intellettivi:

  1. Il Q.I verbale;
  2. Il Q.I. di performance;
  3. Il Q.I. totale.

La misurazione dell'intelligenza: dal fattore generale alla valutazione delle componenti specifiche - Capitolo 3

Esiste la possibilità di suddividere la valutazione in base ai fattori emersi e confermati di analisi statistiche basate su studi empirici:

  • Verbale: quattro sub-test (informazione; comprensione; analogie; vocabolario);
  • Analitico/fattore di organizzazione percettiva:
ma un insieme di abilità cognitive che sono importanti per il funzionamento intellettuale complessivo. Queste scale misurano la capacità di ragionamento, di memoria, di attenzione e concentrazione, di velocità di elaborazione delle informazioni e di abilità visuo-spaziali. Sono strumenti utili per valutare il funzionamento cognitivo di un individuo e possono essere utilizzate in ambito clinico, educativo e di ricerca.ma una competenza generale che in un modo o nell'altro consente a un individuo di predisporsi alla comprensione del mondo ed affrontare le sfide. L'intelligenza è una funzione dell'intera personalità ed è sensibile ad altri fattori oltre quelli inclusi nel concetto di abilità cognitive. I test di intelligenza misurano inevitabilmente anche questi fattori."

Test cognitivi che valutano funzioni specifiche

Esamineremo adesso una serie di test che valgono funzioni cognitive specifiche.

Test di attenzione

L'attenzione è una funzione fondamentale che è inclusa in tutte le altre, eppure ha bisogno di una valutazione specifica nei casi in cui interviene a disturbare il normale apprendimento il regolare comportamento della persona. La valutazione di eventuali debiti dell'attenzione non può essere ridotta ai soli aspetti comportamentali osservabili dall'esterno, pertanto non può prescindere dalla somministrazione di

Test è un test di valutazione della percezione visuo-motoria. È stato sviluppato nel 1938 da Lauretta Bender ed è ampiamente utilizzato in diverse popolazioni, indipendentemente dall'età e dalle condizioni psicopatologiche o neurologiche, per studiare la strutturazione della percezione visuo-motoria e i suoi eventuali deficit, inclusi quelli di origine organica. Il test consiste in nove cartoncini, ognuno dei quali rappresenta una delle figure utilizzate originariamente da Wertheimer per dimostrare le leggi dell'organizzazione percettiva. Il soggetto deve riprodurre le figure in sequenza su un foglio di carta bianco. Esistono diversi sistemi di attribuzione di punteggi specifici per bambini e adulti, e il test è anche tarato per l'uso in Italia. Il Developmental Bender Test è uno strumento utile per valutare la percezione visuo-motoria e identificare eventuali deficit o componenti patologiche.

Scoring System ha un'elevata attendibilità mentre la validità è testimoniata dal fatto che il punteggio totale è predittivo dell'apprendimento della lettura e di altri apprendimenti scolastici.

Test di percezione visiva: un un altro test percettivo molto diffuso è usato nella psicologia scolastica e il Test di percezione visiva (TPV). L'originalità del test consisteva nel fatto che gli autori consideravano la percezione visiva come interazione di diversi fattori che si sviluppavano in maniera relativamente indipendente tra loro. Era però discutibile la validità dei cinque fattori individuati, che non venivano verificati da analisi empiriche. Nel TPV sono stati revisionati l'attendibilità dei singoli sub-tests, la validità fattoriale e i criteri di standardizzazione del test. I sub-test sono:

  1. Coordinazione occhio mano punto e posizione nello spazio;
  2. Copiatura e riproduzione;
  3. Discriminazione figura sfondo;

Rapporti spaziali;

5. Complemento di figura;

Velo

Dettagli
A.A. 2022-2023
24 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Carlo.riccioli di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diagnostica psicologica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Catania o del prof Castellano Sabrina.