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I TEMPI DEL CAMBIAMENTO
La transizione demografica è un cambiamento unico nel pattern di crescita della storia dellapopolazione mondiale iniziato tra la fine del 700 e inizio 800 vissuto con le stesse modalità in tempidiversi ma modalità omogenee da diverse popolazioni del mondo che porta da un vecchio equilibriodetto equilibrio pre-transizionale ad un nuovo equilibrio post transizionale e in mezzo c’è ilcambiamento che porta dal primo paradigma al secondo.Tutte queste trasformazioni si sono prodotte a partire da un processo di grande cambiamentosostanzialmente iniziato tra fine Settecento ed inizio Ottocento, noto, appunto, come TRANSIZIONEDEMOGRAFICA.Si tratta di un cambiamento unico nella storia dell’umanità.Il concetto di “Transizione” indica il passaggio da una precedente situazione di equilibrio ad unnuovo equilibrio caratterizzato da condizioni e parametri diversi.Dal vecchio al nuovo regimeDefinizione di
“Transizione demografica” passaggio dal “vecchio regime demografico” (preindustriale) caratterizzato da alti livelli di mortalità per via delle epidemie e compensati da alti livelli di natalità al “nuovo regime demografico” (quello attuale) caratterizzato da bassi rischi di morte e pochi figli. Processo che porta la popolazione dal vecchio regime alta natalità alta mortalità ad un nuovo regime demografico bassa natalità e bassa mortalità.
Il vecchio regime demografico (ancien régime) era caratterizzato da tassi generici di mortalità e di natalità che oscillavano attorno al 40-50 permille. La durata media di vita era attorno ai 30-35 anni. Si facevano mediamente cinque figli ed oltre. Più di un bambino su quattro non arrivava al primo compleanno. Quasi la metà morivano prima del decimo compleanno.
L’equilibrio del vecchio regime si reggeva sul fatto
che l'alta mortalità era compensata da un'elevata fecondità. La sostituzione generazionale (due genitori a cui corrispondono in media due figli che arrivano a loro volta in età adulta) si otteneva con una media di 5 figli per coppia visto che più della metà morivano prematuramente. Si trattava quindi di un equilibrio "disordinato" ed "inefficiente". "Disordinato" perché era elevata la probabilità che un figlio morisse prima del padre (sovvertendo l'ordine tra le generazioni). Sovverte l'ordine naturale. "Inefficiente" perché per ottenere 2 figli che arrivassero a sostituire i genitori era necessario produrre 5 nascite. La "Transizione demografica" I grafici a fianco rappresentano lo schema della Transizione demografica attraverso i valori dei tassi generici di natalità (n) e mortalità (m). r è il tasso di crescita (o di“incremento”) della popolazione, che si può ottenere da: r = n – m r=0 sele nascite coincidono con i decessi e quindi la pop. rimane costante.Se invece n>m, allora r è positivo e la popolazione cresce.E viceversa (declino) per n<m
Nelle figure:
A: Vecchio regime
B: Transizione demografica
C: Nuovo regime 204/3/2021
La transizione demografica è una trasformazione da un vecchio equilibrio è quello che chiamiamoantico regime ad un nuovo equilibrio che lo chiamiamo come nuovo regime e la transizione è ilperiodo di raccordo tra i due periodi.
Asse delle ascisse tempo e nell’asse delle ordinate tasso generico di natalità blu e tasso generico dimorte nero
A. Antico regime: alti livelli di natalità e mortalità
B. Periodo transizionale: la mortalità declina e la natalità resta sostenuta alta e quindi abbiamo unacrescita consistente della popolazione.
C. Nuovo regime: crollo del tasso mortalità e
si abbassa dopo anche il tasso generico di natalità. Esiste forse una fase ulteriore "D" lowest low fertility seconda transizione demografica.
Lo schema della Transizione demografica:
La fase A rappresenta il vecchio regime. Valori elevati di n ed m, con m che inoltre oscillava molto (soprattutto a causa delle ricorrenti epidemie).
La fase B rappresenta la Transizione demografica. Lo schema teorico prevede che prima inizi il declino della mortalità (m) e solo dopo alcuni decenni anche quello delle nascite (n).
Nella prima parte della Transizione, quindi, m diminuisce mentre n rimane elevato (Fig. 1), ciò provoca una crescita di r (Fig. 2) e quindi anche della popolazione (Fig. 3). Nella seconda parte inizia a diminuire anche n, la forbice tra n ed m si riduce, di conseguenza r diminuisce e la popolazione via via rallenta la crescita.
Fase C rappresenta il raggiungimento del nuovo equilibrio demografico, con n ed m di nuovo vicini, ma su livelli bassi (sotto il 10).
per mille)Lo schema della Transizione demografica
Alla transizione demografica corrisponde quindi una diminuzione di mortalità e natalità, ma anche una crescita della popolazione, che tocca l'apice nella fase centrale della transizione.
Tra il 1800 e il 1914 la popolazione europea passa da 188 a 458 milioni.
La Transizione demografica può essere vista come l'esito di due distinti processi concomitanti: la "transizione sanitaria" (declino secolare della mortalità) e "transizione riproduttiva" (declino secolare della fecondità). Aggiustano il loro comportamento.
La Transizione riproduttiva inizia in Francia tra fine Settecento ed inizio Ottocento, ma si realizza in Europa soprattutto dal 1870 in poi. Finisce la guerra Franco-prussiana, Napoleone III viene sconfitto e fra poco ci sarà l'unificazione tedesca.
La Transizione sanitaria inizia invece con la riduzione di intensità delle epidemie nel corso
delSettecento e con la diminuzione della mortalità infantile (e solo successivamente anche adulta). Paese precursore è la Svezia. La transizione sanitaria generalmente anticipa la transizione riproduttiva poiché il declino della mortalità precede il declino della natalità. NB: Nei Paesi meno sviluppati la Transizione si avvia nel corso della seconda metà del XX secolo, ed è ancora in corso. Esempio la Nigeria. Un prospetto riassuntivo I grandi cambiamenti prodotti nella fase della Transizione demografica: Questo è uno schema descrittivo del cambiamento avvenuto. Più avanti discuteremo in modo specifico i fattori che stanno alla base (le "cause") della Transizione demografica e delle trasformazioni più recenti. Arrivare a cent'anni sempre più comune in Italia. Da poche decine di unità a metà XX secolo. Si è arrivati a 5 mila a fine XXE si arriverà oltre le 150 mila.metà XXI secolo. Ogni 100.000 persone che nascono, vediamo come la curva si restringe. Sull'asse delle ascisse c'è l'età degli individui e se la popolazione invecchia, mi aspetto che ogni 100.000 nati, queste persone non muoiano per molti anni della loro vita e poi questa curva scenda a 0 prima o poi. Si parla di rettangolarizzazione, cioè di una curva che tende a portarsi dietro tutti finché si riesce e questo si riesce molto in là negli anni e poi si scende. Mentre la curva di sopravvivenza in blu è quella di oggi, anni 2000. In nero, l'Italia del 1871, ogni 100.000 nati vivi solo 60.000 superano l'età infantile, superati i rischi la curva si appiattisce e poi scende. Rettangolarizzazione quando la curva di sopravvivenza tende a diventare un rettangolo, cioè tutti nascono vivi, non muore nessuno e tendono a morire tutti per cause naturali quando si arriva al limite dell'età anagrafica. Cambiamento senza fine: Demografia, ogni generazione vive in un nuovo.mondoNel vecchio mondo un figlio vedeva rispecchiato il proprio destino sul volto del padre (nel fortunatocaso di riuscire ad arrivare alla sua età).Oggi un figlio arriva facilmente alla stessa età del padre Ma in condizioni di benessere fisico moltomigliori. Non solo: vive inoltre mediamente 8-10 anni in più. Un figlio a 40 anni è come il padre a 32.Un figlio a 80 anni è come il nonno a 64 23Un nuovo equilibrio?Come abbiamo già detto, il concetto di "Transizione" indica il passaggio da una situazione diequilibrio ad un'altra sempre di equilibro, ma su livelli diversi.Nel mondo occidentale la Transizione demografica sembra concludersi già negli anni Cinquanta.La speranza di vita risulta in quel periodo salita vicina ai 70 anni e il numero di figli attorno a 2.In realtà nuovo equilibrio non può essere considerato (ancora) raggiunto.Per 3 motivi:• La mortalità continua a diminuire e lalongevità ad aumentare (livello "finale" quindi non ancora raggiunto)
La fecondità è diminuita sotto i 2 figli per donna (livello di equilibrio nel ricambio generazionale) e in molti paesi occidentali (Italia in primis) continua a rimanere sistematicamente sotto tale livello
Nuovi importanti cambiamenti si innescano a partire dagli anni '60 del XX secolo, in termini di formazione dell'unione di coppia e della famiglia.
CRESCITA DELLA POPOLAZIONE CONSEGUENZA DELLA RIDUZIONE DELLA MORTALITÀ
Transizione demografica esito del desiderio umano di star meglio e non morire prematuramente (più recentemente: vivere a lungo).
RALLENTAMENTO DELLA CRESCITA CONSEGUENZA DELLA RIDUZIONE DELLA FECONDITÀ
Che però non è "automatica". In ogni caso siamo nel secolo in cui la crescita rallenta (maggioranza paesi sotto 2 figli per donna, ma nel frattempo +2 miliardi entro 2050).
DIVERSA CRESCITA DEI PAESI PER
TEMPI DIVERSI DI TRANSIZIONE Dipende da quando iniziata riduzione della mortalità e a che distanza inizia e si realizza riduzione fecondità ("Transizione riproduttiva") SFIDA: ❑ Completamento Transizione (fattori economici e culturali) ❑ Spazio e risorse per 10 miliardi di persone • senza compromettere la sostenibilità del pianeta • contenendo rischio di povertà • gestendo flussi migratori Quantificare la crescita Come esito della sua intrinseca dinamicità la popolazione varia di ammontare nel tempo. Abbiamo visto che, ad esempio, la popolazione italiana è cresciuta molto dall'Unità d'Italia in poi. È passata da circa 22,176 milioni del 1861 a 56,5 milioni del 1981. Poi ha frenato decisamente negli ultimi 20 anni, tanto che per la popolazione rilevata nel 2001 (56,3 milioni) è risultata inferiore a quella del censimento del 1981. Ma come si misura l'incremento (o il decremento)?