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CAPITOLO 3: GIOVANI E TRANSIZIONE ALLA VITA ADULTA
3.1 I caratteri distintivi delle unità che formano una popolazione sono il sesso e l’età.
Oltre alla distinzione tra uomo e donna, ogni società è suddivisa ad un primo livello tra
adulti, i quali sono i soggetti titolati a operare scelte autonome e responsabili, e
bambini, i quali dipendono e ricevono protezione da altre persone.
Gli adulti con il tempo invecchiano e escono progressivamente di scena, per lasciare il
posto ai bambini che entrano progressivamente nello stato adulto, sostituendo i loro
genitori. Questa evoluzione corrisponde al ricambio generazionale ed è alla base della
dinamica demografica, nonché del mutamento sociale (infatti ogni generazione ha una
concezione diversa della propria parte nel mondo).
Nella società pre-moderna il passaggio dalla vita da bambini a quella adulta era sancito
da un rito di passaggio: si trattava di prove spesso cruenti che simboleggiavano il
passaggio da una situazione protetta ad una in cui si era esposti ad ogni rischio.
La durata di vita era comunque mediamente breve a causa dei rischi di morte: prima
della transizione demografica, alla soglia dei quindici anni arrivava meno della metà dei
nati, e comunque i più fortunati arrivavano alla vecchiaia in condizioni di salute precaria.
Questa era la condizione tipica nei primi decenni dell’Unita d’Italia. Poi la transizione
demografica ha rivoluzionato tutto attivando un processo di progressivo aumento della
durata della vita che da allora non si è più fermato. Deve essere precisato che non esiste
un’età univoca a partire dalla quale non si è più bambini e tanto meno un’età a partire
dalla quale si è adulti; possiamo porre il limite inferiore a 15/16 anni: infatti a quest’età,
almeno nel mondo sviluppato, non ci può sposare, lavorare o avere una licenza di guida.
Le Nazioni Unite hanno affermato invece che si smette di essere giovani raggiunta la
soglia dei 25 anni. Tuttavia, come le stesse Nazioni Unite affermano, il termine “giovane”
può variare nello spazio e nel tempo: per esempio nelle nazioni occidentali
contemporanee i tempi di transizione dall’infanzia all’età adulta si sono molto dilatati.
Dopo l’età propriamente giovane e prima della condizione adulta, si è fatta spazio una
mezza stagione, ossia la stagione “giovane-adulta”.
Riprendendo quanto teorizzato da Modell, possiamo definire le tappe del processo che
porta all’entrata nello stato adulto. Queste sono:
-la prima esperienza sessuale
-la fine del percorso formale di studi
-l’entrata nel mercato del lavoro
-l’uscita dalla casa dei genitori
-la formazione di un’unione di coppia
-la nascita del primo figlio
Nei paesi occidentali ad essere rinviate oltre i trent’anni sono soprattutto le ultime tappe
del processo, come la conquista della totale autonomia o la formazione di un nucleo
familiare. Questo è dovuto all’incertezza che caratterizza la società moderna.
All’interno dell’intero percorso la sequenza delle tappe può cambiare e alcune di esse
possono essere spostate o saltate, sebbene lavorare e fare figli siano considerati eventi
fondamentali per la crescita di una società, dunque è necessario che la società incentivi il
compimento di tali tappe nei tempi e modi adeguati.
Alla base del concetto di generazione sta l’affinità di collocazione dei suoi appartenenti,
ossia l’essere nati nello stesso intervallo di tempo e l’aver condiviso gli influssi degli
stessi eventi storici o del clima sociale di quell’epoca; ogni generazione quindi è giovane
in un modo unico e irripetibile.
Il sociologo Antony Gidden nel 1999 scrisse che tra tutti i cambiamenti in atto nel mondo,
nessuno era più importante di quelli che riguardavano le nostre vite personali, ossia la
sessualità, le relazioni, il matrimonio e la famiglia. Era in atto una vera e propria
rivoluzione globale.
3.2. Per capire i cambiamenti che investirono l’Italia nel secondo dopoguerra bisogna
partire dalla generazione dei nati negli anni Venti del secolo scorso. Si tratta di oloro che
dopo essere stati bambini durante la dittatura fascista, adolescenti e giovani nell’età
bellica, si affacciano nell’età adulta nel periodo della ricostruzione e della crescita
economica.
L’entrata nella vita adulta avveniva in una forma irreggimentata, sia sul versante
pubblico che familiare e i rapporti tra genitori e figli erano ancora basati su rapporti
molto rigidi e autoritari. <<Era come se vivessimo fuori dal tempo in una parentesi tra
due epoche>> racconta un testimone.
Questa generazione, è costretta ad assumersi il compito di chiudere un’epoca e aprirne
un’altra, facendo riavviare l’Italia senza guardarsi indietro. Dall’energia vitale di questa
nuova generazione scaturiscono il baby boom e il boom economico, e la stessa pone le
basi del nuovo modello sociale e di sviluppo, l’ultima generazione a conoscere la fame e
la prima a crescere i figli nella relativa abbondanza.
3.3 I Baby Boomers, nati tra il 1945 e il 1964, vivono la loro infanzia e la fase di entrata in
età adulta durante i “trenta gloriosi”, un periodo di crescita di benessere e sicurezza tra
la fine del secondo conflitto mondiale e i primi anni ’70.
E’ un’epoca caratterizzata da espansione industriale dell’urbanizzazione, dal
consolidamento delle società di consumi, nonché da un modello di famiglia fondato su
un’unione stabile e su una rigida divisione dei ruoli.
E’ anche il periodo di maggiore espansione del Welfare State. Si investiva molto
nell’istruzione di base, cambiano la scuola e l’università, viene estesa la copertura
previdenziale e potenziata l’assistenza sanitaria e pubblica.
E’ una generazione molto consistente dal punto di vista demografico. Tra i primi anni ‘5 e
la prima metà degli anni ’60 le nascite annuali salgono da meno di 850mila a oltre un
milione. Questi bambini sono i primi a crescere con la televisione, pienamente inseriti
nella società dei consumi, considerati esplicitamente come un target di mercato. Inoltre è
la generazione che in età giovanile si pone in atteggiamento conflittuale nei confronti dei
padri e delle istituzioni pubbliche, che matura le proprie ambizioni e trasforma la società
italiana a propria immagine e somiglianza.
I livelli alti raggiungi dalla spesa pubblica e il rallentamento della crescita economica
porta ad esaurire questa fase di espansione nel corso degli anni ’70. Alla fine dei trena
gloriosi corrisponde anche la maggiore libertà delle donne, che possono finalmente
gestire liberamene la propria sessualità.
Il cambiamento comincia ad essere visibile soprattutto con le generazioni degli anni ’50:
la sfera sessuale comincia a disconnettersi dall’entrata dell’unione coniugale, l’età
femminile al primo rapporto comincia a divergere rispetto all’età delle nozze.
Nell’interpretare questi cambiamenti la teoria della seconda transizione demografica
richiama soprattutto l’attenzione sull’aumento dell’autonomia in ambito etico, politico e
religioso. Le nuove generazioni inoltre diventano sempre più ostili all’assunzione di
responsabilità e impegni troppo vincolanti.
Questi cambiamenti sociali e culturali trovano riscontro anche sul piano normativo:
1970: legge sul divorzio (il matrimonio non più indissolubile)
1971: dichiarato illegittimo l’articolo del c.p che punisce la pubblicità e
diffusione di mezzi contraccettivi
1975: introduzione del diritto di famiglia (moglie e marito vengono messi sullo
stesso piano in termini di scelte familiari e aspetti patrimoniali)
1978: approvata la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza
3.4. Il cambiamento più evidente messo in atto dai Baby Boomers è la fase di rinvio del
matrimonio in età sempre più avanzata. In Italia l’età media del matrimonio tocca il suo
valore più basso con i nati degli anni ’50 (22.5 anni per le donne e 26 anni per gli
uomini). Chi nasce nei decenni successivi partecipa a un processo di continuo rinvio, che
tocca il suo apice con la Generazione X, la cui età media al matrimonio arriva a superare i
30 anni.
Fino agli anni ’70 la sequenza di sperimentazione degli eventi di passaggio alla vita
adulta era molto rigida: dopo gli studi si cercava un lavoro e non appena si diventata
economicamente stabili di creava una famiglia, mentre il primo figlio arrivava poco dopo
il matrimonio. Nei decessi successivi la sequenza è risultata sempre più scompigliata: è
sempre meno raro che l’arrivo di un figlio precedi il matrimonio, ci si allontana sempre di
più dall’idea che l’unione di coppia sia indissolubile, ecc.
Nella società moderna avanzata di fine XX secolo cresce la libertà individuale nelle scelte
di vita e aumentano le opzioni. Questi cambiamenti accomunano, sebbene con ritmi
diversi, tutto il mondo occidentale tant’è che alcuni autori anziché usare l’espressione
“transizione demografica”, parlano di partnership revolution o postponement
transition.
A differenza di quanto avvenuto nel complesso dell’Europa nord-occidentale, sotto le Alpi
e i Pirenei il matrimonio ha mantenuto indiscussa la sua centralità nel percorso di
transizione allo stato adulto. Il matrimonio in queste zone ha conservato la fama di
evento che sancisce simultaneamente a)l’uscita dalla casa dei genitori b)l’entrata nella
vita di coppia c)l’avvio dell’attività produttiva.
Dunque se in larga parte del mondo occidentale la posticipazione del matrimonio apre le
strane a nuove forme di autonomia individuale, nei paesi dell’Europa mediterranea si
traduce quasi completamente in un prolungamento nella casa dei genitori.
BOX 3
3.5. Si presenta invece diverso l’atteggiamento dei Millennials: si tratta della generazione
dei nati a partire agli anni ’80, composta quindi da chi è entrato nella maggiore età nel
XXI secolo. Sono i cosiddetti nativi digitali, vivono in simbiosi con la rete, in una perenne
relazione virtuale con il mondo. La connaturata capacità di gestione delle nuove
tecnologie sembra averli resi più sicuri della Generazione X; è anche la generazione
Erasmus, pienamente globalizzata e caratterizzata da una forte predisposizione
all’innovazione in ambito sia tecnologico che sociale.
I Millennials italiani sono una delle generazioni meno consistenti dal punto di vista
demografico ed elettorale, a differenza per