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PASOLINI: L’ODORE DELL’INDIA
CAPITOLO 1
Inizia nel THAI MAHAL, descrive l’albergo, dentro di lui c’è una BESTIA ASSETATA
chiusa in una GABBIA. Pasolini è assieme a MORAVIA. Vanno a fare due passi, il mare è
pacifico non da segni di presenza, e osserva i primi indiani sulla riva. Sono tutti nerissimi
avvolti da stracci bianchi. Le donne erano tutte col sari. MORAVIA aveva già visitato l’india
e ne sa di più di Pasolini. Poi parla del porto di Bombay e della porta dell’india. Poi sentono
gli indiani cantare senza allegria, la Malabar Hill è paragonata al quartiere dei Parioli. Poi
osservano le mucche poco in carne. Il popolo vive con pazienza e ha un ritmo lento come
quello delle vacche. La città è super tranquilla. Un indiano si avvicina e cerca di vendergli
dell’alcool, perché a Bombay c’è il proibizionismo. Moravia è già tornato in hotel e lui lo
raggiunse dopo. Incontra SUNDAR (muslim) e SARDAR (indù) sono qui per cercare
fortuna. Loro mangiano il pudding, i resti delle cene l'albergo. E alla fine Pasolini gli offre
delle rupie.
CAPITOLO 2
Il modo con cui gli indiani dicono di si. Si trovano a nuova Delhi assistono ad un
ricevimento all’ambasciata di Cuba, osserva due occidentali spagnoli che gli ricordano che
era lontano dall’Italia da soli 2 giorni. Ebbe l’impressione che il cattolicesimo non coincida
con il mondo, fare un quadro della religione indiana è abbastanza difficile, camminava da
solo e trovava delle similitudini con la periferia romana. Osserva un gruppo di 13 persone
svolgono un rito capitanato dalla signora più anziana, paragona tale rito a una tradizione
dei friulani, si siede poi vicino a Pasolini un uomo anziano molto affamato che non vedeva
l’ora di andare a mangiare. Fu un rito pieno di pace umile e umana. Ma non sempre nei riti
era così, la vita in india ha un carattere dell’insopportabilità, vivono e mangiano e dormono
in condizioni pietose, ogni risveglio pare ai nostri occhi occidentali un incubo. Eppure gli
indiani si svegliano rassegnati e sorridono di dolcezza non di allegria. Moravia era più
informato sulla religione indiana. Il bramanesimo parla di un soffio, forza originaria vitale
che si manifesta nelle cose. Ma ogni indù ha un suo culto e ne segue i riti.
Gli indù per Pasolini sono il popolo più caro, più dolce più mite, la NON violenza è nelle
loro radici, ragione stessa della vita, sono molto trasparenti, dicono sempre di sì muovendo
il capo come fosse un no, un ondeggiare che sta a significare io dico di sì ma non so se si
riuscirà. La loro religione è in quel gesto.
Il colore nero dice Pasolini sia il più bel colore della pelle.
CAPITOLO 3
LA STORIA DI REVI
Pasolini e Moravia sono su un taxi e sentono cantare così si fermano, vedono gli indù
suonare tamburi e cantare. Paragona quei canti ai canti delle osterie italiane. Un nano
travestito da donna inizia a danzare per PASOLINI, quel viso è bruttezza in mezzo a volti
dolci di tutti gli altri indiani. Aveva notato lo stesso sguardo a GWALIOR tra la sporcizia un
uomo veniva venerato. Poi vanno a KAJURAO uno dei posti che gli occidentali considerano
veramente bello, aveva 6 templi, riparla di non violenza e bontà che caratterizza gli indù, la
loro religione astratta e filosofica che è diventata un modo di vivere.
Santone: una figura che attraversava il prato e camminava nudo come un verme senza
degnare di uno sguardo ai fedeli. l'induismo non è una religione di Stato, perciò i Santoni
non sono pericolosi. I loro fedeli li miravano, però un musulmano un buddista un cattolico
li guarda con compassione ironia o curiosità.
C’è un PARADOSSO gli indiani astratti e filosofici sono un popolo pratico mentre i cinesi
pratici e empirici sono attualmente un popolo ideologico e dogmatico. In india
l’atmosfera è spirituale religiosa e pratica. Le forme di religiosità sono quattro,
tipicamente medievali: alle nazioni dovuta la situazione economica igienica del paese, vere
e proprie nevrosi mistiche. Tra gli indiani c'è una religiosità generica diffusa: la
nonviolenza, la mitezza, la bontà degli indù. Moravia Pasolini e la Morante conoscono poi
una suora che ha curato i lebbrosi di fronte ai quali si è impotenti, SUOR TERESA cerca
di curare i lebbrosi insieme ad altre sorelle e accolgono i lebbrosi a morire nel loro piccolo
ospedale. SUOR TERESA è ALBANESE piena di bontà vera. KERELA regione più povera
dell’India, ma la più bella e la più moderna, ha avuto contatto con gli europei a COCHIN
una città non si ha l’impressione di essere in India, sono molti i cattolici presenti in questa
città. Pasolini incontra JOSEF, marinaio uomo del ricsò che era malato poi dialoga con
REVI, sua madre era morta, di suo padre non sapeva niente. REVI lo seguì durante una
passeggiata sull’isola e REVI lo prese anche per mano, iniziarono a chiacchere benché lui
non sapesse l’inglese. poi Pasolini gli diede delle rupie e soldi ma lui non le accettò. lui non
voleva prenderli perché tanto i grandi glieli avrebbero presi e allora Pasolini gli dice di
nasconderli nella manica arrotolata.
REVI gli faceva molta pietà perché era lieto di una lietezza cristiana. Di fronte a tale
incontro Pasolini voleva fare qualcosa e insieme ad Elsa Morante cercò qualche
associazione per i poveri abbandonati. Poi assistono ad una festa di muslim. Incontrarono
un prete che li portò dal padre per fargli conoscere la loro idea.
Il padre decise di ospitare REVI così Pasolini andò a cercarlo e lo portò da lui. Pasolini
avrebbe mandato un po' di soldi dall’Italia a REVI. Elsa e Pasolini restano a dormire dal
padre WILBERT e vedono per terra tanti corpi di adolescenti che dormivano sereni sul
pavimento.
CAPITOLO 4
Incontro con MUTI LAL che li seguiva umile e ansioso in mezzo alla città, ogni indiano è
un mendicante anche se non lo fa per professione è pronto a tendere la mano. MUTI LAL
sorrideva dolorosamente e Pasolini gli rivolse la parola, aveva pelle chiara era bramino,
aveva i lineamenti di un ragazzo borghese europeo, si illuminò quando scopri che Pasolini
fosse un giornalista e gli chiese se avesse scritto di tale incontro. Parla della borghesia
indiana in cui trova qualcosa in incerto che dà un senso di pietà e paura si tratta di una
sproporzione quasi disumana nei rapporti con la realtà in cui vivono masse di
sottoproletariato. I borgesi indiani nascono in quell’inferno città informi affamate tra
carestie ed epidemie. Gli indiani borghesi di fronte agli europei perdono le parole perché li
vedono come un modello irraggiungibile. Danno molta importanza alla famiglia pieni di
figli, in africa nel Kenya ha notato tale borghesia indiana coltivano la dolcezza familiare
con il dolore di non essere ancora degli europei. Insieme a MUTI LAL andò a teatro, sul
palco suonavano strumenti come pianola tamburo e strumento a fiato, erano truccati,
faccia era bianca e rossa di trucco, ma la pelle era nera l’ideale di bellezza si ritrovava
nella pelle bianca, i borghesi sono invece grassi, parla del rotary club, poi del
proibizionismo, ma, nonostante ciò, molti indiani si ubriacavano, i borghesi sanno che non
c’è speranza e ritrovano la felicità nella famiglia. Benché l’India sia piena di miseria, è bello
viverci perché manca di volgarità. La volgarità dell’eroe è ingenua e buffa. TEKKADI posto
turistico, india paese semplice e paesano. L’unico atto teppistico e volgare ci fu quando una
macchina andò contro di loro sfiorandoli e suonando il clacson. Incontrarono poi una
scolaresca con gli insegnanti tutti vestiti di bianco per il giorno dell’indipendenza, gli
studenti se ne stavano buoni e silenziosi al contrario degli studenti occidentali che
guardavano Pasolini e Moravia sorridendo, poi uno iniziò a suonare una vecchia melodia
indiana, flauto provano tenerezza e umiltà verso il mondo, l’indiano che suonava sembrava
volesse descrivere la loro situazione di angoscia di fronte a tale miseria e continue nascite
di fratelli senza aver cibo da dividersi.
CAPITOLO 5
NEHRU ha dichiarato di non essere credente e non essere interessato alla religione seppur
sia una cosa bella. Si tratta di libertà di pensiero. NEHRU è nato ad ALLAHBAD nel Gange
da una famiglia borghese di formazione inglese. Ha assorbito dalla cultura inglese
l’EMPIRISMO. NEHRU si considera UOMO DEL MONDO né inglese né indiano, ha
dolcezza indiana e praticità inglese si occupa dei problemi del mondo. C’è un distacco tra
NEHRU e l’india un abisso. L’india è immersa nelle sue tradizioni nazionali, c’è
un’uniformità, una ossessione e una monotonia e c’è una diversità interiore e segreta. in
India si parla di TRADIZIONE CASTALE, le sue fossilizzazioni scorrono nelle superfici
interne del paese ed è difficile analizzarle e isolarle. La loro conservazione è una
degenerazione.
Gli INDIANI sono un POPOLO di frastornati e di vacillanti, come se avessero vissuto al
buio e fossero stati riportati alla luce. C’è stata l’ABOLIZIONE DELLE CASTE ma in realtà
non lo è ancora, l’unica differenza tra un individuo e l’altro è dato dal suo credo e dal suo
rito, si riconoscono nella ripetizione di un atto. E per loro questo è grandioso. L’india è
piena di specializzazioni folli, sente una vecchia cantare il suo dolore, poi osservano
cadaveri e non immersi nell’acqua, 85% della popolazione è formata analfabeti. Pasolini è
andato in india con il pretesto di un invito alla commemorazione di un intellettuale
indiano TAGORE considerato il più grande poeta moderno indiano. Ha conosciuto altri
intellettuali come DURGA DAS giornalista politico oppure CHANDURY scrittore
umoristico. L’unico intellettuale tale fu un giovane di 23 anni DON MORAES figlio
direttore di un giornale, caratterizzato da inquietudine e impazienza nel rapporto con il suo
paese.
Pensare e agire indiano: il principio della casta crea l’abitudine di classificare e
gerarchizzare, Pasolini vuole che NEHRU si renda conto che lo stato dell’india è uno
stato d’emergenza, senza un governo di emergenza è difficile strappare gli indiani alla
loro morte castale ovvero far muovere di un solo passo l’india, il ventitreenne MORAES è
pronto a cambiare i caratteri delle generazioni precedenti. LA TRADIZIONE CASTALE è
UN CANCRO SPARSO E RADICATO in tutta l&r