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PRODROMI DELLA TEORIA SOCIALE SULLA CRIMINALITÀ
1. Émile Durkheim. Il reato come fenomeno normale e utile alla società: non esiste una società senza criminalità; in ogni società esiste una determinata forma di criminalità; ogni forma di criminalità muta e fa mutare la società.
Per Durkheim il reato è necessario, poiché, producendo e riproducendo il cambiamento sociale della morale e del diritto, è connaturato alla società stessa e non è dunque un fenomeno patologico, ma normale, in quanto si tratta di un comportamento che presenta quei caratteri generali che ne de niscono, appunto, la sua normalità.
Non c’è dunque società in cui non esista qualche tipo di criminalità - anche se con forme e atti differenti - e per questo motivo, ossia perché si manifesta strettamente vincolato alle condizioni dell’intera collettiva, nessun fenomeno.
presenta in modo più evidente i sintomi della normalità. La conclusione di questo ragionamento è tuttavia quasi paradossale, in quanto classificare il reato tra i fenomeni della sociologia normale non significa solo dire che è un fenomeno inevitabile, ma anche affermare che è un fattore della salute pubblica, ossia parte integrante di ogni società sana.
Il primo motivo che spiega e conferma tale normalità è per Durkheim il fatto che una società esente dal reato sarebbe assolutamente impossibile; infatti, se il sentimento collettivo diventasse sempre più forte, al punto da far tacere tutte le coscienze inclini al crimine, diventerebbe anche più sensibile alle lesioni che prima lo offendevano solo leggermente e reagirebbe ad esse con maggiore vivacità, trasformandole così da semplici colpe morali in reati.
Inoltre, un'uniformità così universale e assoluta sarebbe in ogni caso radicalmente impossibile.
in quanto l'ambiente sico nel quale ognuno di noi è situato, i precedentiereditari e le influenze sociali da cui dipendiamo variano dall'uno all'altro individuo,di erenziando così le varie coscienze, delle quali alcune presenteranno sempreinevitabilmente un carattere criminale. Dunque in sintesi il reato è sia necessario che utile, perché le condizioni a cui è legatosono indispensabili all'evoluzione normale della morale e del diritto, in quanto se non cifossero i reati e se l'autorità della coscienza morale fosse eccessiva, essa si irrigidirebbein una forma immutabile e insensibile al cambiamento e l'originalità individuale nonavrebbe la possibilità di emergere. Inoltre, il reato non solo permette che avvengano i mutamenti, ma in certi casi li preparaanche direttamente e contribuisce a predeterminare la forma che assumeranno, come nelcaso di Socrate, considerato alla sua epoca un criminale per.Aver difeso la sua indipendenza di pensiero; da questo punto di vista, il criminale non appare come un essere non socievole o parassita, ma come un agente regolare della vita sociale, e per questo è necessario cercare una nuova funzione della pena, la quale non può più essere considerata come un rimedio alla malattia del reato.
2. Gabriel Tarde e la criminalità professionale
Secondo Tarde, il comportamento criminale è connesso al contesto e ai processi sociali e varia al variare del tempo e dello spazio sociale. Si diventa camorristi (criminali) nello stesso modo in cui si diventa membri di un certo tipo di gruppo sociale; egli non nega dunque completamente l'esistenza di caratteri biologici e psichici del tipo criminale, ma li considera derivanti non tanto da un regresso biologico, quanto da un "processo innato".
disocializzazione e di imitazione", spostando così l'asse della criminalità dal biologico al sociale, dal primitivo all'evoluto, dall'incivile al civile. ANOMIA E DEVIANZA 1) Durkheim: anomia come deregolamentazione (anche morale) Prima di spiegare il concetto di anomia, è importante introdurre i tre concetti della sociologia di Durkheim che ne stanno alla base, ossia: 1. Coscienza collettiva, ossia l'insieme delle credenze e dei sentimenti comuni alla maggior parte dei membri di una stessa società, il cui fondamento è costituito dalle norme e valori sociali che orientano il comportamento umano mantenendo l'ordine sociale; 2. Solidarietà meccanica, che definisce gli individui simili tra loro e tenuti insieme dalla condivisione di norme e valori sociali; 3. Solidarietà organica, che definisce individui che svolgono funzioni molto diverse tra loro ma che, lavorando per raggiungere un obiettivo comune, mantengono l'ordine sociale.agli individui che non riescono a trovare un senso di appartenenza e scopo nella società. La solidarietà organica, secondo Durkheim, si basa sulla divisione del lavoro e sulla cooperazione tra gli individui. Questo tipo di solidarietà si verifica nelle società complesse, in cui le persone dipendono l'una dall'altra per soddisfare le proprie esigenze e obiettivi. Tuttavia, affinché la solidarietà organica esista, è necessario che ci sia una regolamentazione delle interazioni sociali, al fine di evitare conflitti e garantire l'equilibrio sociale. Durante i periodi di cambiamento sociale, come una crisi economica, le regole sociali possono diventare obsolete e non essere più in grado di guidare l'azione sociale. Questo può portare a uno stato di anomia, in cui mancano norme e regole per orientarsi in una nuova situazione. L'anomia può causare un aumento del tasso di suicidi, poiché le persone si sentono disorientate e prive di scopo nella società. In conclusione, la solidarietà organica è fondamentale per il funzionamento delle società complesse, ma richiede una regolamentazione delle interazioni sociali. Durante i periodi di cambiamento sociale, è importante adattare le regole sociali per evitare lo stato di anomia e garantire un equilibrio sociale stabile.proprio alla perturbazione dell'ordine sociale e alla disumanizzazione della vita; infatti, quando una società è scossa, sia da una crisi dolorosa, sia da trasformazioni felici ma troppo improvvise, diventa momentaneamente incapace di esercitare l'azione regolamentatrice necessaria, spingendo così gli individui verso la morta volontaria. L'anomia è dunque, nelle nostre società moderne, un fattore regolare di uno speci co tipo anomico, di suicidio, ossia del suicidio il quale, a differenza di quelli egoistico e altruistico, deriva appunto dalla sofferenza provocata dalla deregolamentazione dell'attività umana. 2) Robert King Merton. Struttura sociale e anomia Se in Durkheim il potere della società comporta un disorientamento per il soggetto, in Merton esso imprime invece una dissociazione tra le mete culturali e i mezzi istituzionalizzati - ossia, in altri termini, tra la struttura culturale e quella sociale - e il suo obiettivo.è dunque quello di scoprire in che modo alcune strutture sociali esercitino una pressione ben definita su certi membri della società, tanto da indurli ad una condotta anticonformista, anziché ad una conformista. Innanzitutto, egli individua gli elementi di maggiore importanza della struttura sociale: - le mete, che si presentano come obiettivi legittimi per tutti i membri della società, ordinati in modo approssimativo in una qualche gerarchia di valori; - i mezzi istituzionalizzanti, che sono invece i modi accettabili e leciti secondo i quali tali mete possono essere raggiunte. Dunque, il comportamento deviante può essere considerato sociologicamente come un sintomo della dissociazione tra le aspirazioni prescritte culturalmente e le vie strutturate socialmente per la loro realizzazione; infatti, attribuendo una diversa importanza alle mete e ai procedimenti istituzionali, l'unica questione che ci si pone è quale, tra i procedimenti disponibili,è il più e cace per raggiungere l’obiettivo, e la risposta è quasi sempreindirizzata verso il procedimento più e cace tecnicamente, legittimo o meno che sia.
Merton considera poi cinque tipi di adattamento, ossia cinque categorie riferibili alcomportamento di ruolo in situazioni speci che, ossia alle reazioni degli individui:
- Conformità sia alle mete culturali che ai mezzi istituzionalizzati;
- Innovazione, ossia uso di mezzi istituzionalmente proibiti, ma e caci per ilraggiungimento di ricchezza e potere, che si veri ca su larga scala quando l’equilibrio trani e mezzi diventa grandemente instabile, ossia quando il sistema di valori esalta certemete di successo comuni alla popolazione in generale, restringendo però l’accesso allevie lecite per il raggiungimento di tali mete ad una grande parte della popolazione;
- Ritualismo, ossia abbandono delle mete culturali di grande successo pecuniario, masenza svincolarsi dalle norme istituzionali,