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CRIMINOLOGIA E SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA

Criminologia e sociologia della devianza sono entrambe discipline accademiche. Trovano ampia diffusione con il Positivismo, sviluppando rispettivamente un approccio bio-antropologico per la criminologia e sociologia per la sociologia della devianza.

La criminologia risulta essere una disciplina più antica rispetto alla sociologia della devianza; infatti, negli anni '50 gli insegnamenti universitari di criminologia erano: antropologia criminale, medicina criminologica, psichiatria forense e psicopatologia forense.

Tra il 1945 e il 1973 nasce e si sviluppa la sociologia critica della devianza. Nel 1973 però Franco Basaglia organizza un convegno e fa partire un progetto a Trieste, fino alla chiusura dei manicomi nel 1978, grazie alla legge 180, comunemente nota come legge Basaglia. Con la legge 341 del 1990 "riforma degli ordinamenti didattici universitari" la

sociologia della devianza fa il suo ingresso tra le discipline e le materie di insegnamento all'università. Criminologia e sociologia della devianza presentano sia delle analogie che delle differenze tra loro: - analogia: entrambe si occupano di prevenzione; - differenza: riguarda la maggior ampiezza del concetto di "devianza", rispetto a quello di "criminalità". La devianza, oltre ai comportamenti criminali che trasgrediscono le leggi penali, riguarda tutti quei comportamenti non conformi alle norme sociali e culturali. CRIMINOLOGIA E SOCIOLOGIA DELLA DEVIANZA NELL'OPINIONE PUBBLICA La popolarità della criminologia nell'opinione pubblica italiana va attribuita alla forte divulgazione mediatica di telefilm e serie televisive o programmi di approfondimento dedicati al crimine. Viene data più importanza all'audience che all'informazione. Infatti, la sociologia della devianza non ha uno spazio né mediatico.

Né sociale riconosciuto, a differenza della psicologia giudiziaria e investigativa. Non è un caso che molto difficilmente intervengono o vengono inviati sociologi della devianza a trasmissioni televisive o pubblicati loro articoli sui giornali. In Francia e in Inghilterra invece, la sociologia ha uno spazio riconosciuto nell'opinione pubblica.

LE TEORIE CRIMINOLOGICHE

IL CRIMINE E IL CRIMINALE TRA SETTECENTO E OTTOCENTO

Tra la fine del '700 e la fine dell'800 si affermano i primi studi sul crimine e sul criminale. Ci sono due scuole principali per lo studio della delinquenza:

- Nella seconda metà del '700: si afferma la scuola classica, i cui maggiori esponenti sono Cesare Beccaria e Jeremy Bentham. L'oggetto di studio di questa scuola è il crimine e come deve essere punito;

- Nella seconda metà dell'800: si afferma la scuola positiva, dove il maggiore esponente è Cesare Lombroso. L'oggetto di studio di questa scuola

scuola è il criminale e perché delinque. Differenze tra scuola classica e scuola positiva: - metodo utilizzato: a. la scuola classica non utilizza un vero e proprio metodo scientifico, poiché si configura come riflessione giuridico-filosofica sul reato e sulla pena; b. la scuola positiva invece utilizza il metodo dell'osservazione empirica. - pena: a. per la scuola classica, la pena consiste nella punizione del reato e deve essere retributiva e deterrente; b. per la scuola positiva, la pena è punizione del delinquente e non del reato, dal quale la società deve difendersi tramite la prevenzione delle tendenze antisociali; la pena è una misura di difesa sociale contro il possibile o potenziale delinquente. - soggetto e responsabilità: a. per la scuola classica, il soggetto sa cos'è il bene e cos'è il male ed è responsabile della sua scelta; b. per la scuola positiva, la tendenza criminale del soggetto è legata a

predisposizioni congenite o patologiche di cui non è responsabile, in quanto acquisite alla nascita.

Enrico Ferri sostiene che la scuola classica ha posto le basi filosofiche del diritto penale italiano ed europeo, mentre la scuola positiva, applicando il metodo sperimentale allo studio del delitto, ha sancito la nascita della criminologia come scienza.

LA CRIMINALITÀ NELLA PROSPETTIVA SOCIOLOGICA

Nella seconda metà dell'800, il metodo scientifico positivista interessa tutte le scienze umane, in particolare la sociologia. Oltre il determinismo biologico di matrice Lombrosiana, si evidenzia anche il determinismo statistico-sociologico con Quetelet, Guerry, Durkheim e Tarde. Queste due prospettive seguono il principio secondo cui, data la causa A, si otterrà l'effetto B.

Con l'approccio sociologico di Durkheim e Tarde si passa dallo studio del criminale a quello della criminalità. I due sociologi sono i primi a proporre un'analisi

sociale del crimine e del criminale. Il delinquente quindi non è un animale primitivo, ma un attore sociale membro della collettività. Durkheim tratta l'anomia, l'elemento che rappresenta anche il punto di partenza per la ricerca di Robert King Merton, sul comportamento deviante della società americana. L'anomia per Durkheim è l'assenza di norme in una società o in gruppo sociale; la considera proprietà della struttura sociale e culturale e non proprietà degli individui nei confronti della struttura stessa. Per Durkheim le cause dell'anomia sono sociali e risiedono quindi nella crisi economica, nell'industrializzazione e nella commercializzazione, tralasciando gli elementi psicologici e soggettivi dell'anomia. Per Durkheim una crisi della struttura sociale provoca anomia e di conseguenza l'anomia conduce alla devianza. Per Merton l'anomia è data da una tensione o conflitto provocato da

Una mancata integrazione tra la struttura culturale e la struttura sociale, poiché la prima richiede dei comportamenti e degli atteggiamenti che la seconda impedisce. Se la struttura culturale propone alcune mete (ad esempio la ricchezza economica), ma non offre a tutti gli individui gli stessi mezzi e le stesse possibilità per poterle raggiungere, si avrà un conflitto tra mezzi e fini. Quindi per raggiungere determinati fini, sarà necessario modificare o sostituire i mezzi e quindi avranno luogo i modi di adattamento individuale non conforme. Per Merton quindi, l'anomia conduce alla devianza non perché essa stessa è la mancanza di norme, ma perché è un vero e proprio conflitto tra mezzi e fini.

La teoria di Merton viene rivisitata negli anni '60. Con la "ricerca sulla bande giovani" di Cloward e Ohlin viene introdotta la teoria delle opportunità differenziali, che consiste nel fatto che le opportunità

di successo e di affermazione sociale sono distribuite diversamente, secondo la base di appartenenza: ci sono vere e proprie limitazioni per le classi povere e disagiate, dove soggetti consapevoli di non potersi affermare socialmente attraverso un comportamento conforme alla legge, si aggregano in bande che possono essere criminali, conflittuali o astensioniste.

Tarde, aveva introdotto il tema del "come si diventa criminali". Dopo aver esposto nel suo testo "il tipo criminale" la tesi del crimine come professione, studiando "la sociologia del criminale", ovvero il criminale come "membro di una società particolare che ha i propri costumi, le proprie consuetudini e il proprio idioma", individua i processi di "entrata in società criminale molto simili a quelli della società civile". Tarde si chiedeva "come si diventa camorristi" e rispondeva che ci si diventa nello stesso modo in cui si diventa membri di

un circolo o di un'associazione civile, attraverso un'elezione, seguita da uno stage, dove il nuovo compagno è l'umile servitore, pagato meno di un altro socio. La scuola di Chicago utilizza metodi qualitativi e quantitativi, usando sia dati ufficiali (come statistiche su criminalità, popolazioni o abitazioni) per cogliere il cambiamento sociale della città di Chicago, sia le storie di vita e case study dei percorsi criminali (come si diventa spacciatori o vagabondi, ecc.). La scuola di Chicago viene suddivisa in cerchi concentrici, con l'obiettivo di studiare la criminalità urbana e analizzare i problemi sociali (alcolismo, povertà o salute mentale). Viene valutato il tasso di delinquenza, che si calcola attraverso il rapporto tra il numero di autori dei reati in un'area urbana e il numero della popolazione totale residente in quell'area urbana. Questo tasso diminuisce man mano che ci si sposta verso i cerchi più ampi.

esterni; quando mancano famiglia, vicinato e comunità, subentra la disorganizzazione sociale. Per esempio, la delinquenza minorile non è un problema del soggetto, ma del gruppo: al posto di famiglia, scuola o chiesa, è la banda delle strade di Chicago che forma e deforma la personalità dell’adolescente.

Tra le varie teorie che si sono affermate, c’è la teoria dell’associazione differenziale di Sutherland. Il comportamento criminale non si apprende per imitazione, ma per “associazione interpersonale”; con soggetti che già trasgrediscono le leggi, il comportamento criminale si apprende entrando in contatto con soggetti appartenenti a gruppi che sono organizzati in base a valori anti-normativi o in contrasto con altri gruppi della società. Associazione quindi significa partecipazione a gruppi sociali differenti da altri per la loro inosservanza delle leggi.

Esiste un processo “differenziale”, con il quale il

soggetto apprende il comportamento; questo processo viene sintetizzato da Sutherland: - il comportamento criminale è un comportamento appreso; - questo comportamento è appreso attraverso il contatto con altre persone e per mezzo di processi di comunicazione; - questo comportamento è appreso prevalentemente all'interno di relazioni interpersonali dirette; - insieme al comportamento criminale si apprendono anche le tecniche necessarie al compimento del reato ed uno specifico orientamento che riguarda i motivi, le tendenze impulsive, le valutazioni e le attitudini nei confronti del crimine; - l'orientamento di motivi e tendenze, dipende dall'interpretazione, favorevole o sfavorevole, dei principi sanciti dalla legge; - si diventa delinquenti quando le interpretazioni contrarie rispetto alla legge sono prevalenti rispetto a quelle favorevoli; - le associazioni differenziali possono variare in rapporto alla frequenza, alla durata, alla priorità, all'intensità del contatto.po di apprendimento sociale. Secondo la teoria del contagio, le persone imparano il comportamento criminale attraverso l'osservazione e l'imitazione di modelli criminali. Questo processo avviene principalmente attraverso l'interazione con individui che sono coinvolti in attività criminali o attraverso l'esposizione ai media che glorificano o normalizzano il comportamento criminale. L'effetto del contagio può essere amplificato da vari fattori, come la vicinanza geografica a zone ad alta criminalità, l'appartenenza a gruppi sociali devianti o la mancanza di modelli positivi di comportamento. Inoltre, l'apprendimento del comportamento criminale può essere influenzato da fattori individuali, come la personalità, l'educazione e l'ambiente familiare. È importante sottolineare che il contagio non è l'unico fattore che contribuisce all'apprendimento del comportamento criminale. Altri fattori, come la disorganizzazione sociale, la povertà e la mancanza di opportunità, possono anche influenzare la propensione di un individuo a impegnarsi in attività criminali. In conclusione, il contagio è un processo di apprendimento sociale che può contribuire all'acquisizione del comportamento criminale. Tuttavia, è importante considerare anche altri fattori che possono influenzare tale comportamento.
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
35 pagine
2 download
SSD Scienze giuridiche IUS/01 Diritto privato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher silviagiusti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Criminologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Perugia o del prof Curti Sabina.