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Revisione dei compiti a casa
Un problema tipico nasce quando il terapeuta, nella fretta di trattare gli argomenti dell'ordine del giorno, non chiede al paziente i compiti a casa svolti nella settimana precedente. Qualche volta sorge il problema opposto, quando il terapeuta rivede i compiti a casa troppo in dettaglio prima di passare all'argomento dell'ordine del giorno.
Discussione degli argomenti dell'ordine del giorno
In questo caso, problemi tipici includono la sfiducia, la discussione non focalizzata, un andamento inefficiente e il non riuscire a fare un intervento terapeutico. La discussione non focalizzata di solito viene fuori quando il terapeuta non struttura appropriatamente la discussione attraverso interruzioni discrete, non evidenzia i pensieri automatici, le emozioni, le credenze e i comportamenti chiave e non riassume frequentemente. L'andamento è spesso un problema quando il terapeuta sovrastima il numero di argomenti che possono essere affrontati in una singola sessione.
discutere le sue frustrazioni. In questi casi, il terapeuta può fornire un feedback al paziente, riconoscendo le sue emozioni e offrendo supporto. Il feedback può anche essere utilizzato per evidenziare i progressi fatti dal paziente durante la seduta. Conclusioni Alla fine della seduta, il terapeuta dovrebbe fare un breve riassunto delle principali discussioni e conclusioni raggiunte. Questo aiuta il paziente a consolidare ciò che è stato discusso e a ricordare gli obiettivi da raggiungere prima della prossima seduta. In conclusione, durante una seduta di terapia è importante utilizzare diverse strategie per facilitare la comunicazione e il processo terapeutico. L'uso di orologi, riassunti e feedback può aiutare il paziente a monitorare il tempo, a comprendere meglio i propri pensieri e a fare progressi nel raggiungimento dei propri obiettivi terapeutici.Esprimere la sua reazione negativa. Una soluzione pratica è di cominciare a chiudere la seduta 5-10 minuti prima della fine, per rivedere efficacemente gli homework, riassumere la seduta e chiedere un feedback.
Identificare i pensieri automatici
Il modello cognitivo afferma che l'interpretazione di una situazione spesso espressa sotto forma di pensieri automatici, influenza le conseguenti emozioni, comportamenti e sensazioni fisiologiche di una persona. Le persone con disturbi psicologici spesso fraintendono situazioni neutrali o addirittura positive; esaminando criticamente i loro pensieri e correggendone gli errori, spesso si sentono meglio.
Caratteristiche dei pensieri automatici
I pensieri automatici sono un flusso di pensiero che coesiste con un più manifesto flusso di pensare. Questi pensieri non sono peculiari delle persone con una sofferenza psicologica, ma sono un'esperienza comune a tutti noi. Per la maggior parte del tempo, a stento siamo coscienti di questi pensieri.
Se non abbiamo un disagio psicologico, quando diventiamo consapevoli dei nostri pensieri possiamo fare automaticamente un esame di realtà. Le persone angosciate, tuttavia, possono non impegnarsi in questo tipo di esame critico. La terapia cognitivo-comportamentale insegna loro gli strumenti per valutare i pensieri in maniera cosciente e strutturata, specialmente quando sono angosciati. Sebbene i pensieri automatici sembrino nascere spontaneamente, essi diventano piuttosto prevedibili una volta che siano state identificate le credenze sottostanti del paziente. Il terapeuta è interessato a individuare quei pensieri che sono disfunzionali, i quali sono quasi sempre negativi, a meno che il paziente non sia maniacale o ipomaniacale, abbia un disturbo narcisistico di personalità o faccia uso di sostanze. I pensieri automatici di solito sono piuttosto brevi e il paziente è spesso più cosciente delle emozioni che sente come risultato del pensiero. Questi sonospesso in forma stenografica, ma possono essere decifrati facilmente quando il terapeuta chiede il loro significato. I pensieri automatici possono essere in forma verbale, visiva o entrambe e possono essere valutati secondo la loro validità e utilità. Il tipo più comune di pensieri automatici è in qualche modo distorto e si verifica nonostante l'obiettiva evidenza del contrario, mentre un secondo tipo è esatto, ma la conclusione che il paziente ne trae può essere distorta. Anche un terzo tipo è esatto, ma decisamente disfunzionale. Una reazione ragionevole a questo pensiero si sarebbe indirizzata verso la sua utilità; valutare la validità/utilità e rispondere a essi in maniera adattiva produce generalmente un cambiamento positivo nell'emozione.
Spiegare i pensieri automatici ai pazienti è auspicabile spiegare i pensieri automatici usando gli stessi esempi del paziente. Nel contesto di una discussione di un
problema specifico di un paziente, il terapeuta elicita ipensieri automatici associati al problema, così che questi possa sviluppare la propria risposta adattiva. Elicitare i pensieri automatici Imparare a identificare i pensieri automatici è molto importante; alcuni pazienti afferrano piuttosto facilmente e velocemente, mentre altri hanno bisogno di molta più guida e pratica. La domanda di base che il terapeuta pone è: cosa le stava passando per la mente?. Questa viene posta quando il paziente descrive una situazione problematica che è sorta, oppure quando il terapeuta nota un cambiamento verso un'emozione negativa, o un'intensificazione di questa. Quest'ultima situazione è spesso importante ed è essenziale essere attenti agli indizi sia verbali sia non verbali del paziente, così da riuscire a eliminare le sue cognizioni calde, ossia immagini e pensieri automatici importanti, associati a un cambiamento o aUn incremento dell'emozione. Queste possono riguardare il paziente stesso o la questione in discussione e possono nominare la motivazione o il senso di adeguatezza o di valore del paziente, la sua concentrazione e la relazione terapeutica.
Difficoltà nell'eliminare i pensieri automatici. Se il paziente non riesce a rispondere alla domanda, il terapeuta può:
- Chiedigli come si sta sentendo e in che parte del corpo stava sperimentando l'emozione.
- Elicitare una descrizione dettagliata della situazione problematica.
- Richiedere che il paziente visualizzi la situazione angosciante.
- Suggerire che il paziente faccia un gioco di ruolo con il terapeuta.
- Elicitare un'immagine.
- Proporre pensieri opposti a quelli che si ipotizza siano effettivamente passati nella testa del paziente.
- Chiedere il significato della situazione.
- Formulare la domanda in maniera adattiva.
Il terapeuta prova una o più di queste tecniche, ma se ha ancora difficoltà,
situazione problematica attraverso domande mirate. Ad esempio, il terapeuta potrebbe chiedere al paziente di descrivere una situazione in cui si sente particolarmente angosciato o in cui ha reazioni emotive intense. In questo modo, il terapeuta può aiutare il paziente a identificare la situazione specifica che sta causando disagio. Esplorare le emozioni associate alla situazione Una volta identificata la situazione problematica, il terapeuta può aiutare il paziente a esplorare le emozioni associate ad essa. Questo può essere fatto attraverso domande come "Come ti senti quando pensi a questa situazione?" o "Quali emozioni provi quando sei in questa situazione?". L'obiettivo è quello di aiutare il paziente a prendere consapevolezza delle emozioni che sono coinvolte nella situazione problematica. Esaminare i pensieri automatici associati alle emozioni Una volta che il paziente ha identificato le emozioni associate alla situazione problematica, il terapeuta può aiutarlo a esaminare i pensieri automatici che sono collegati a queste emozioni. I pensieri automatici sono pensieri rapidi e spontanei che si presentano nella mente del paziente in risposta a una determinata situazione. Il terapeuta può chiedere al paziente di esprimere i suoi pensieri automatici iniziali quando si trova nella situazione problematica. Questo può essere fatto attraverso domande come "Cosa ti dici quando sei in questa situazione?" o "Quali sono i tuoi pensieri quando provi queste emozioni?". Valutare la validità dei pensieri automatici Una volta che il paziente ha espresso i suoi pensieri automatici, il terapeuta può aiutarlo a valutare la validità di questi pensieri. Spesso i pensieri automatici sono basati su convinzioni irrazionali o distorte che possono contribuire al mantenimento del disagio emotivo. Il terapeuta può chiedere al paziente di considerare se i suoi pensieri automatici sono realistici, razionali e basati su prove concrete. Inoltre, il terapeuta può aiutare il paziente a esplorare alternative più realistiche e funzionali ai pensieri automatici negativi. Sviluppare pensieri alternativi Una volta che il paziente ha valutato la validità dei suoi pensieri automatici, il terapeuta può aiutarlo a sviluppare pensieri alternativi più realistici e funzionali. Questi pensieri alternativi possono essere basati su prove concrete e possono aiutare il paziente a ridurre il disagio emotivo associato alla situazione problematica. Il terapeuta può chiedere al paziente di considerare alternative più realistiche ai suoi pensieri automatici negativi e di esplorare come questi pensieri alternativi potrebbero influenzare le sue emozioni e il suo comportamento. Sperimentare nuovi comportamenti Una volta che il paziente ha sviluppato pensieri alternativi più realistici e funzionali, il terapeuta può incoraggiarlo a sperimentare nuovi comportamenti basati su questi pensieri. L'obiettivo è quello di aiutare il paziente a rompere i vecchi schemi di pensiero e comportamento che contribuiscono al mantenimento del disagio emotivo. Il terapeuta può incoraggiare il paziente a fare piccoli passi verso il cambiamento, sperimentando nuovi comportamenti nella situazione problematica e osservando come questi comportamenti influenzano le sue emozioni e il suo benessere complessivo. Monitorare i progressi e fare aggiustamenti infine, il terapeuta può aiutare il paziente a monitorare i suoi progressi nel cambiamento dei pensieri e dei comportamenti. Il terapeuta può incoraggiare il paziente a tenere un diario delle sue esperienze e a registrare i cambiamenti che osserva nel suo benessere emotivo. Inoltre, il terapeuta può aiutare il paziente a fare eventuali aggiustamenti necessari nel suo approccio al cambiamento, in base ai risultati che sta ottenendo. L'obiettivo è quello di aiutare il paziente a sviluppare strategie di coping più efficaci e a migliorare il suo benessere complessivo.situazione più difficile proponendo diversi problemi angoscianti, chiedendo al paziente di eliminarne uno e determinando quanto sollievo prova. Successivamente si identificano e si risponde ai pensieri automatici, facendo anche problem solving. Distinguere tra pensieri automatici e interpretazioni Quando il terapeuta chiede i pensieri automatici del paziente, sta cercando le parole effettive o le immagini che gli sono passate per la mente. Molti pazienti, finché non imparano a riconoscere tali pensieri, riferiscono interpretazioni che possono riflettere o meno i loro pensieri effettivi. Specificare i pensieri automatici inseriti in un discorso I pazienti hanno bisogno di imparare a specificare le effettive parole che passano nella loro mente al fine di valutarle in maniera efficace. Il terapeuta guida delicatamente il paziente a identificare le parole effettive che gli sono passate per la mente. Cambiare la forma dei pensieri telegrafici o interrogativi I pazienti spessoriferiscono pensieri che non sono espressi chiaramente. Siccome è difficile valutare un pensiero telegrafico, il terapeuta guida il paziente a verbalizzarlo in maniera più completa. Se il paziente è incapace di verbalizzare più chiaramente il suo pensiero, il terapeuta può provare a fornire un pensiero opposto. Riconoscere situazioni che possono evocare pensieri automatici Una grande varietà sia di stimoli esterni sia di esperienze interne possono dare origine a pensieri automatici; si può avere pensieri riguardo le cognizioni, emozioni, comportamento ed esperienze fisiologiche o mentali. Uno qualsiasi di questi stimoli può far nascere un pensiero automatico iniziale, seguito da una reazione emotiva, comportamentale e/o fisiologica. Insegnare ai pazienti a identificare i pensieri automatici Il terapeuta può cominciare a insegnare al paziente l'abilità di identificare i pensieri automatici fin dallaprima seduta. Nelle sedute successive, il terapeuta potrebbe anche insegnare al paziente altre tecniche, quando la domanda di base non è efficace. Se rivolgere la domanda di base e provare altre tecniche non è sufficiente, il terapeuta potrebbe insegnare esplicitamente al paziente a fare delle ipotesi sui suoi pensieri. 10. Identificare le emozioni Nella terapia cognitivo-comportamentale le emozioni sono di primaria importanza; gli obiettivi principali della terapia sono, infatti, il sollievo dal sintomo e la remissione del suo disturbo. Un'emozione negativa intensa è dolorosa e può essere disfunzionale se interferisce con la capacità di pensare con chiarezza, di risolvere i problemi, di agire efficacemente o di ottenere soddisfazione. Tuttavia, l'intensità e la qualità delle emozioni acquistano un senso quando il terapeuta riconosce la forza dei loro pensieri automatici e delle credenze che sono state attivate. Il terapeuta deveormato, ma si concentra sulle situazioni specifiche che scatenano l'angoscia. Durante le sessioni di terapia, il terapeuta aiuta il paziente a identificare i pensieri negativi e le credenze irrazionali che contribuiscono all'angoscia. Successivamente, il terapeuta lavora con il paziente per sfidare e modificare questi pensieri e credenze, sostituendoli con pensieri più realistici e positivi. Questo processo di ristrutturazione cognitiva aiuta il paziente a ridurre l'angoscia e a sviluppare strategie più efficaci per affrontare le situazioni che causano stress.