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1. GLI ELEMENTI DEL FENOMENO ARCHITETTONICO
Definizione di elemento:
La parola “elemento” ha due significati: è ciò che entra nella composizione di un fatto
unitario e concorre a formarlo ma vuol dire anche principio, fondamento della teoria di una
determinata disciplina.
A differenza del principio aristotelico che pone una successione tra principio mezzo e fine,
per noi gli elementi nella fenomenologia architettonica sono compresenza di causa ed
effetto, perché, rappresentando l’essenza, ne assumono tutta la vitalità.
Il vero elemento è l’elemento delle operazioni costitutive : la difficoltà pedagogica è quindi
notevole perché un manuale non potrà informare su certe condizioni empiriche necessarie
e nemmeno come strumento formativo della personalità. L’insegnamento diventa sempre
più un colloquio fra docente e discendente: il primo potrà fornire i risultati della sua
esperienza, ma non potrà mai imporre una dottrina precostituita che serva da tranquilla
norma nella quale si acqueti l’ansia dei più giovani.
Forse artisti si nasce, ma architetti si diventa e occorre molto lavoro: il pericolo è di uccidere
nel giovane le sue virtù congeniali con sovrastrutture mondane che si accumulino su di lui
al punto da toglierli la virtù di apprezzare il significato vero delle cose.
La formazione dell’architetto
Il problema della formazione dell’architetto si deve specificare fin dall’inizio degli studi,
poiché in essa si concentrano le energie potenziali, necessarie agli sviluppi futuri; queste
forze si tramuteranno e del concreto realizzarsi dell’attività professionale.
S’intende che l’individuo è il primo artefice di sé stesso, né senza la presenza di un materiale
organizzabile è possibile realizzare un qualsiasi tipo di costruzione: la creazione dell’uomo
architetto è la condizione per creare un’architettura umana: il miglior metodo è quello della
majeutica socratica, cioè di portare alla luce qualità esistenti ma recondite.
La preoccupazione costante del maestro è di incoraggiare gli studenti meno sicuri ad
acquistare fisucia in sé, senza renderli presuntuosi, e di convincere quelli meno disposti
all’autocritica a purificarsi dei pregiudizi senza mortificarli.
Gli elementi dell’architettura e il rilievo dei monumenti
Gli elementi dell’architettura e il rilievo dei monumenti dovrebbero essere la disciplina
architettonica per eccellenza e condurre alla composizione.
È indispensabile che l’architetto acquisisca la sensibilità del dato fisico dei materiali per
partecipare al loro significato espressivo, per poterlo tradurre nella composizione di
un’opera..
La qualità di un’opera d’arte è “sui generis”, perché il materiale generico viene trasformato
in una sostanza nuova e vitale dalla maniera con la quale viene trattato.
La partecipazione vitale: invenzione e rilievo
La conoscenza si fonde con la coscienza, con la personalità e ci sospinge ad azioni
responsabili, profondamente nostre.
Così dobbiamo aiutare il giovane, non attirandolo con inganni o lusinghe, ma dandogli il
senso pieno della sua individualità, per realizzare nelle opere, se stesso.
Il disegno dal vero
Esso servirà a conoscere la realtà oggettiva.
Chi meglio disegna, più esattamente rivela a sé stesso e agli altri la propria interna realtà,
espressa nell’ immagine.
Scuola e vita
Un’ opera architettonica non è sostituibile da un’opera successiva perché ciascuna è un’
immagine del periodo storico nel quale si inserisce.
La consumazione del gusto, non è deterioramento del gusto, ma solo un evoluzione di una
continuità dialettica, corrispondente all’evoluzione totale dell’esperienza.
Nel formare gli architetti si deve dare loro questa coscienza: che l’architettura è valida
sempre nella sua totalità, perché ogni oggetto esprime la totalità ed ogni elemento tende,
comunque, alla totalità.
Una scuola democratica deve potersi indirizzare anche ai meno dotati e trovare il modo di
elevare ciascuno e valorizzare i propri talenti affinchè essi abbiano un maggior “potere
d’acquisto”.
Architetti “specialisti” e architetti “totali”
Il rapporto tra Architetti “specialisti” e architetti “totali” deve porsi come un rapporto di
totalità di grado diverso, in quanto ognuna di queste totalità deve contenere, almeno come
tendenza, la qualità sintetica del problema architettonico: si tratta di stabilire il punto di
comune convergenza.
Rapporto tra disegno e opera
Per penetrare l’essenza di un determinato oggetto, è estremamente interessante
conoscerne la fattura.
Per arrivare dal disegno alla realtà vi sono state rinunce e trasformazioni talvolta sostanziali,
eppure il significato eidetico è rimasto nella costruzione realizzata al di là delle sue
variazioni di mezzi e di scala.
Il disegno, simbolo dell’idea, la traduce in immagini e queste si evolvono.
Autonomia e funzionalità del disegno
Il disegno è necessario ma, se giustamente inteso, deve integrarsi nell’atto creativo ed
essere uno dei simboli di questo, da cui né si può né si deve prescindere.
La critica attiva
La componente critica è essenziale del fenomeno architettonico,insieme a quella
inventiva,figurativa, e ad una scuola, che insegni solo sul metro figurativo senza integrarlo
col metro critico.
Gli elementi del fenomeno architettonico, devono contenere la trilogia vitruviana
“firmitas,utilitas, venustas” e stabilire una relazione fra questi valori che debbono essere
intesi sotto il segno di una funzione che li integri e lasci aperte tutte le possibilità
quantitative e qualitative delle componenti.
Questa critica attiva è il lievito che accresce i valori potenziali perché stimola un continuo
dibattito dialettico fra ragione e sensibilità,tra realtà ed immaginazione ed inserisce la
tecnica tra questi termini per attuare un fenomeno concreto.
Disegno e “Design”
Bisogna che il significato di disegno non sia solo la rappresentazione descrittiva di un
oggetto per via di simboli,ma torni al suo valore semantico che oggi se riassume nel
vocabolario inglese “design”,il quale contiene nei simboli stessi il concetto di
pensiero,progetto si un pensiero.
2. LA SOCIETA’ COME ELEMENTO DEL FENOMENO ARCHITETTONICO
Conoscenza della società
La Conoscenza della società implica la conoscenza della storia della quale il presente è un
momento di sviluppo:senza questa la considerazione di ogni fenomeno resta indeterminata
e gli oggetti non riescono ad essere localizzati entro le coordinate dello spazio e del tempo.
La puntualizzazione è l’atto sintetico che ci consente poi di considerare il fenomeno in sé ,
nella sua vera essenza.
Internamente alla società quattro entità si relazionano intorno al fenomeno
architettonico:l’artista,l’opera, il critico, il pubblico. Forse Leonardo fu l’ultimo uomo
capace di riassumere in sé,i dati culturali della propria epoca, identificando il grande sapere
con le molteplici creazioni.
Individualità e consapevolezza
La formazione e la personalità dell’architetto è, il primo atto strumentale per stabilire la
qualità e l’indirizzo di questo processo.
Nell ‘azione architettonica l’individualismo egocentrico non può condurre all’alienazione e
pertanto è necessario che le forze personali più che chiudersi in se stesse,tendano alla
personalità dell’opera.
La scuola come Demiurgo
Soltanto la scuola di architettura, può rappresentare il demiurgo che produce la catalisi tra
il mondo delle idee e il mondo effettuale dell’architettura costruita: non credo che
l’architetto come singolo possa illudersi,di essere se stesso il demiurgo.
Il disegno come espressione e comunicazione
Ogni architetto deve aper tradurre nei simboli disegnativi i suoi progetti.
Due sono le ragioni per cui un architetto deve sapersi esprimere: la prima è di saper estrarre
da sé delle immagini corrispondenti all’intenzionalità essenziale dell’oper che sta per
compiere;la seconda è,una volta fissata l’immagine conclusiva, di prediporre quel corredo
di elaborati che ne sviscerano le diverse parti, in modo che i disegni siano una sorta di
analisi.
Il primo tipo di disegni (schizzi, abbozzi, prospettive ecc..)è il più personale . Il secondo tipo
di disegni è di carattere strumentale.
Il disegno come espressione e comunicazione
Ogni architetto deve saper tradurre nei simboli disegnativi i suoi progetti.Due sono le
ragioni per cui un architetto deve sapersi esprimere:la prima è di saper estrarre da sé delle
immaginicorrispondenti all’intenzionalità essenziale dell’opera che sta per compiere; la
seconda è di predisporre,a beneficio di chi dovrà eseguire il lavoro, quel corredo di elaborati
in modo che i disegni siano una sorta di analisi, atta a ricomporsi durante la formazione
dell’oggetto.
Il primo tipo fra i disegni è il più personale e meno trasferibile alla capacità dei collaboratori
ma devono essere la mediazione tra l’inconscio ed il conscio del soggetto che opera.
Il secondo tipo di disegni è di carattere strumentale, ma la scrittura e la lettura devono
essere immediate,chiare.
Creatori ed esecutori
Per i disegni tecnici,poco margine è lasciato alla personalità:dipenderà dall’intelligenza
dell’architetto di scegliere i mezzi più adatti per trasmettere praticamente la sua opera.
Ma, per i disegni di carattere espressivo, la libertà è molto grande, l’importante è che il fine
dell’oggettività sia raggiunto e che si bandiscano nel disegno (come nell’architettura) gli
esibizionismi e le stramberie.
È indispensabile che dal primo schizzo, vi sia uno sviluppo organico per preservare
l’armonia di un’opera e del suo pieno significato.
3. IL METODO DELLA TRADIZIONE
Invenzione e memoria
L’interpretazione della storia, fatta dall’artista, caratterizza la sua interpretazione del
periodo in cui vive e si manifesta nelle sue opere d’arte.
L’ elemento memoria è dunque inerente alla costituzione dell’attività artistica, nel soggetto
e enll’oggetto.
L’operazione creativa viene influenzata dal rapporto