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Capitolo 3: La scienza e lo spazio dell'etica
La difesa della libertà e degli interessi ci impegna nella difesa delle circostanze in cui possiamo formarci una visione del mondo, sperimentare piacere e avere preferenze che siano veramente nostre. Tuttavia, la battaglia non va presa nel senso di liberare la vita umana da concezioni antropologiche e ricostruirla su un piano autonomo: così facendo infatti si incorre in un altro problema, quello cioè di lasciare la vita umana nelle mani della scienza e della tecnologie che, come è noto, sono libere da qualsiasi visione del mondo. Questa linea è stata elaborata da alcune correnti non cognitiviste del Novecento e soprattutto da quelle positiviste, le quali hanno sostenuto che non ci sono fini ed essenze nella natura, entità con intrinseco significato morale né sfere della natura da onorare, ma solo processi naturali da spiegare e criteri morali indipendenti, come l'autonomia e la
Promozione del benessere. Donatelli quindi critica il fatto che scienza e tecnologia si impossessino delle aree della vita umana: questo porterebbe ad un impoverimento del nostro rapporto con esse. Ad esempio, se la malattia venisse pensata esclusivamente alla luce di un interesse conoscitivo e pratico, lascerebbe fuori le aree di esperienza che riguardano i pazienti in prima persona. Dunque la concezione liberale (che promuove il liberare la natura umana dai significati che vi sono addensati e consegnarla nelle mani della scienza) secondo Donatelli è inadeguata perché limitante, al pari di quella conservatrice, in quanto lascia uno spazio troppo piccolo all'addensare soggettività. La direzione che dobbiamo percorrere come società è quella di spazi di esperienza di questo tipo.
La critica di Donatelli a queste due concezioni si inserisce in un quadro più ampio dal quale possiamo estrarre due linee critiche principali:
- Linea kantiana (con seguito)
importante in Wittgenstein) > la critica qui è rivolta all’idea per cui l’impresa scientifica nelle sue varie dimensioni costituisca l’approccio esaustivo nei termini del quale ricostruire tutte le aree dell’esperienza umana. Invece, si sostiene che le attività umane che ci caratterizzano come individui naturali, disegnano un concetto di natura che non è assolutamente quello consegnato dalla scienza, ma che emerge solo dall’analisi di tali attività e questo esame presuppone una familiarità interna con esse.
2) Linea di Foucault > secondo lui la modernità ha portato all’oscurarsi delle capacità costruttive del soggetto e alla rappresentazione di una realtà come già data, nascondendo il contributo attivo dell’uomo in questo. L’istaurarsi della scienza come modalità privilegiata di accesso al mondo ne è stata “solo” una conseguenza e contribuisce a
Rafforzare l'idea che la realtà sia separata e indipendente dal soggetto, in attesa solo di essere spiegata. Foucault opera quindi uno smascheramento, proponendo di vedere la scienza come un tipo di impresa risultato di uno sviluppo delle facoltà dell'io. Il nostro compito oggi è quello di elaborare concezioni, sfondi naturali che parlino il linguaggio di un'umanità che nel frattempo ha conquistato la forma di vita individuale, soggettiva soprattutto nelle sfere cruciali della vita, come nascita, sessualità e morte. L'esigenza è dunque quella di riflettere sulla potenzialità umane come modalità di trasformazione dell'io, contro le prospettive che nascondono la mobilità dell'io dietro quadri finalistici o scientifici. Solo alla luce di questo, potremmo poi chiederci cosa sono la libertà e la soggettività che vogliamo difendere.
CAPITOLO 4: SFONDI
Li sfondi costituiscono la base della
La nostra esperienza e forniscono le condizioni di possibilità del nostro pensiero in queste aree. Da un lato la nostra esperienza e il pensiero su di essa sono plasmati da sfondi oggettivi ancorati alla storia, dall'altro lato è vero anche l'inverso, in quanto il nostro pensiero si muove in e su questi sfondi con una sua libertà, nella possibilità di estenderli, trasformarli o magari sgretolarli.
CAPITOLO 5: LA LOTTA PER LA LIBERTÀ
Elaboriamo il concetto di libertà partendo dallo sfondo tradizionale e da quello scientifico-tecnologico (liberale) per mostrare come entrambi non siano fatti per produrre libertà ma per altri scopi:
- quadro tradizionale > funziona asservendo, assoggettando gli individui. È composto dalla legge divina e dalla concezione finalistica. La legge divina svuota la scena umana dei materiali su cui l'io potrebbe esercitarsi in modo personale e creativo e riconduce le azioni all'unico compito di
Lasciare fuori dalla scena il punto di vista in prima persona degli individui. - quadro liberale > anche la concezione scientifico-tecnologica non è funzionale a produrre libertà ma a ricondurre la realtà ai propri scopi conoscitivi e pratici. In particolare, dice Foucault, essa normalizza: le imprese della scienza e della tecnologie sono volte a realizzare normalità, che sia in termini di salute e di malattia, di rischio e di sicurezza ecc.
Alla luce di questo possiamo ora chiederci: quale aspetto dovrebbe avere questo sfondo per essere ospitale verso la libertà e l'esercizio creativo della soggettività?
Possiamo far di nuovo riferimento a Mill, il quale difende certamente gli spazi di libertà garantiti dalle leggi e dalle istituzioni (grandi conquiste delle società moderne), ma cerca anche di verificare in che modo poi questi spazi si trasferiscano nella libertà individuale, nella capacità di fare qualcosa di
Sé come soggetto, insistendo sul tema della trasformabilità dell'io, della sua mobilità, dell'essere umano come progressivo. In questo vediamo come Mill muova una critica anche al liberalismo (soprattutto quello contrattualista che si accontenta delle forme giuridiche) che spostandosi su un altro livello, quello della protezione delle garanzie liberali e della promozione degli interessi, distrugge sì gli sfondi tradizionali, ma senza indagare realmente sul singolo individuo. Mill si esprime quindi su:
- religione: la sua posizione è liberale ed è fondata quindi sulla dislocazione delle credenze religiose nella sfera privata. Mill però si chiede, al di là della garanzia del principio di libertà (libertà di accedere alle concezioni religiose e di assumerle come regola di condotta), se una società plasmata dalla religione consenta l'esercizio della libertà offrendo uno sfondo ospitale per la soggettività.
Si colloca qui, ad esempio, la sua critica al cristianesimo che avrebbe posto ostacoli alla creazione di uno spazio pubblico improntato all'apertura nei confronti dell'esperienza e delle opinioni altrui, alla possibilità di rivedere le proprie posizioni, allo sviluppo critico e riflessivo dell'io. Mill in conclusione in parte condivide l'idea ottocentesca di tradurre il cristianesimo in una religione non confessionale ma civile; in altra parte però non condivide l'idea scettica di trattare la religione come un mero pregiudizio (anzi ne riconosce l'importanza nelle sfere più profonde dell'io) e per questo si occuperà di ripensare alcuni dei suoi materiali e delle sue tecniche per renderli più congeniali ad ogni soggetto libero.
2) famiglia: Mill opera una revisione critica della famiglia sostenendo che non è pensabile sia considerata un territorio estraneo alla società civile e democratica. Se i legami personali,
Le scelte procreative e l'educazione della prole sono momenti centrali per la costituzione di una società, non è pensabile che in questa sfera vigano regole e atteggiamenti diversi da quelli della società. Se vogliamo difendere una società dominata dal rispetto, dalla libertà e dalla responsabilità, dobbiamo fare in modo che questi valori governino anche i legami personali e l'educazione nelle famiglie.
3) natura: anche qui Mill avanza una critica contro l'idea che la natura sia luogo dove svelare fini e disegni divini e da cui ricavare regole per la condotta individuale. Il progresso infatti nella storia ha sempre richiesto la modificazione della natura, il suo uso per scopi umani. Anche i criteri morali non si muovono dentro lo spazio creato dagli scopi che possiamo attribuire alla natura, ma dentro lo spazio degli interessi umani. Quando si fa appello alla natura invece si continua a consacrare un tipo di condotta tradizionale.
Possiamo anche riconoscere un terzo nemico della libertà, oltre alle due concezioni già descritte, cioè l'abitudine, la cristallizzazione dei modi di vita. Dunque dobbiamo riconoscere libertà e soggettività come mai acquisite una volta per tutte: ecco perché dobbiamo tornare a riflettere sulle acquisizioni che le società democratiche hanno messo da parte sui temi della vita umana (inizio libro).
Abbiamo bisogno di zone dove sperimentare la vita in modi nuovi, di costruire una lotta tra centro e margine, tra ciò che è già dato e ciò che non è ancora, una lotta per l'individualità.
CAPITOLO 6: LA SESSUALITÀ, LA PROCREAZIONE
LA MORTEAbbiamo detto che nel quadro tradizionale queste tre aree della vita erano fondamentali perché considerate aree costitutive d