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James Rachels - Eutanasia attiva e passiva
L'autore sostiene, contro l'opinione prevalente, la cosiddetta tesi dell'equivalenza: per eutanasia passiva e attiva sono equivalenti. Non c'è ragione di preferire l'una o l'altra principio: o sono entrambi accettabili o non lo è nessuna delle due. Analizziamo gli esiti pratici della posizione tradizionale, sostenitrice di una differenza tra le due pratiche eutanasiche. Accogliere questa distinzione di fatto ha molte conseguenze negative sui pazienti: innanzitutto spesso sono costretti ad una morte lunga e con maggiori sofferenze quando vengono "lasciati morire" rispetto a quella che avrebbero con l'iniezione letale. Non ha senso in quest'ottica, se già abbiamo deciso di abbreviargli la vita a causa del dolore, preferire l'opzione che comporta maggiori sofferenze. Inoltre adottare la differenza tra intervento attivo e omissione porta a decidere la vita o la morte di
Alcuni pazienti su basi irrilevanti, come nei casi dei bambini Down che, quando presentano ostruzione intestinale vengono lasciati morire dai medici che si rifiutano di operare, mentre senza questa complicazione potrebbero comunque vivere a lungo seppure con difficoltà. Il motivo del non-intervento non è l'ostruzione, ma la sindrome di down in sé, per la quale i genitori e medici decidono sia meglio per il bambino non sopravvivere. Ma non ha senso: se si ritiene valga la pena preservare la vita di un bambino lo si fa anche se è necessaria un'operazione; così come se invece la sindrome di Down è considerata tanto terribile da consentire di lasciar morire questi bambini, allora lo si dovrebbe fare con o senza ostruzione intestinale. Facciamo un esperimento: consideriamo due casi simili tranne che uno comporta uccidere mente l'altro lasciar morire, per capire se questa è la differenza che conta per le nostre valutazioni.
morali. Rossi uccide un bambino affogandolo per ereditare una grossa somma, mentre Bianchi lovede affogare e non fa nulla lasciandolo morire così da guadagnare una grossa somma. Rachels sostiene che il comportamento di Bianchi non è meno riprovevole di quello di Rossi per due motivi:
- entrambi hanno agito con la stessa motivazione, il guadagno personale, e avevano in mente lo stesso fine.
- i risultati delle loro condotte sono gli stessi.
Possiamo derivare l'argomento della semplice differenza > la semplice differenza tra uccidere e lasciar morire non introduce alcuna differenza quanto alla moralità delle azioni.
ARGOMENTI CONTRO:
- essere causa della morte di qualcuno
1) " " > il medico che somministra un farmaco letale ad un paziente avrà causato la sua morte, mentre un medico che lascia morire il paziente della malattia che lo aveva già colpito non è direttamente causa della sua morte. Questo costituisce differenza sul piano
Morire e prova a dimostralo con un esempio, nel quale dice dare un pugno e tagliare la testa ad una persona (causando la sua morte in entrambi i casi) non sono cose uguali. Secondo Rachels invece, anche se sembra assurdo, essendo la conseguenza la stessa, le due considerati a parte dalle loro azioni sono uguali. Il discorso è che bisogna capire se, conseguenze, tagliare la testa è peggio che dare pugni e la risposta è negativa: le due azioni di per sé non suggeriscono ragioni per giudicare l'una peggiore dell'altra.
LA SOLUZIONE DI COMPROMESSO
La soluzione di compromesso, sostenuta da alcuni filosofi, dice che in alcuni casi la distinzione può risultare importante, mentre in altri casi no. Questo perché invece la tesi dell'equivalenza, dal loro punto di vista, incorrerebbe nella fallacia della generalizzazione: occorre quindi distinguere le situazioni di volta in volta e capire in quali casi questa differenza è moralmente importante.
Tuttavia questa soluzione non è ragionevole perché incompatibile con i principi di coerenza del ragionamento morale. Philippa Foot sostiene la soluzione di compromesso prendendo in considerazione i diritti delle persone: ci sono dei casi in cui uccidere una persona può violarne i diritti, ma non lasciarla morire. Rachels suggerisce di avvicinare le due posizioni concedendo facilmente che, in alcuni casi, può essere ammissibile lasciar morire ma non uccidere a patto che, allo stesso modo, in alcuni casi sia considerato migliore uccidere che lasciar morire. Questo è compatibile con la tesi di equivalenza. Quindi quale criterio per decidere? Foot suggerisce la volontà della persona: questo ancora una volta fa emergere che la ragione per cui un'azione è ammissibile e l'altra no, non è che una consiste nell'uccidere e l'altra nel lasciar morire, ma sta in qualcos'altro, in questo caso in ciò cheè consentito o meno, ed è questa la differenza realmente importante sul piano morale.JAMES RACHELS LEGALIZZARE L’EUTANASIA,
Consideriamo la questione sul piano della politica sociale. In America, ad esempio, c’è un divario considerevole tra la posizione ufficiale della legge, per cui l’eutanasia è omicidio, e quello che accade realmente nei tribunali. Almeno a primo sguardo non è una cosa buona: se alla fine non considera un certo comportamento in alcuni casi come un qualcosa da punire, perché continuare a stigmatizzarlo come criminale?
1) L’ARGOMENTO DEL PENDIO SCIVOLOSO > principale argomento contro l’eutanasia, secondo il quale se questa fosse permessa legalmente ciò porterebbe a un declino generale del rispetto della vita umana perché quando si introduce un cambiamento nella pratica morale condivisa, di fatto si è sulla strada dell’inevitabile abbandono della posizione tradizionale (in
questo caso sulla vita umana). Pur considerando l'eutanasia come moralmente giusta in alcuni casi individuali (cosa che comunque non tutti sono disposti a fare) molti non credono debba essere legalizzata su larga scala (Foot) a causa del problema dell'abuso. Quest'ultimo rischio, dirà successivamente Rachels, effettivamente non è del tutto azzerabile, ma dobbiamo chiederci se le conseguenze negative (eventuali) supererebbero i vantaggi.
Dividiamo l'argomento in due per analizzarlo:
- la versione "logica" > si presenta così: quando si permette l'eutanasia per il paziente che logicamente impegnato soffre terribilmente, si è poi ad approvarla anche in altri casi. Questo però non è vero: ci sono fondamenti razionali per distinguere tra l'uomo in agonia che vuole morire e un vecchio infermo che non vuole. Nel primo caso si chiede di morire, nel secondo no. Dunque non siamo logicamente impegnati ad accettare
l'uccisione in legittima difesa è considerata un'eccezione e non una pratica generalizzata.Perché siamo in grado di distinguere i casi in cui uccidere è giusto?