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LEZIONE 3 SISTEMI DI MEMORIA
Parte1
La memoria è uno degli argomenti che culturalmente più ha affascinato l’uomo.
Borges, scrittore argentino, nel suo racconto FUNES, descrive la memoria come una dimensione che si
manifesta in maniera insolita e discontinua. Ireneo Funes, giovane ragazzo sbadato e distratto, dopo una
caduta da cavallo, riesce a ricordare qualsiasi elemento, dettaglio, e piccolezza del mondo che lo circonda,
senza poterlo mai dimenticare. Sarà proprio il protagonista del racconto ad affermare che, ricordando tutto,
i suoi pensieri e le sue memorie sono così numerose da risultare ingestibili. I ricordi sono dettagliatissimi e la
memoria è come un deposito di rifiuti dove è tutto ammassato e indistinto.
Pico della Mirandola rinomato per la sua grande capacità di memoria. Un personaggio storico.
Uria fu uno dei primi a studiare dal punto di vista scientifico e sperimentale le performance di memoria.
Distinzione dei Sistemi di memoria:
• Memoria dichiarativa o esplicita che si rifà alla memoria di fatti o eventi. Fa riferimento a tutte quelle
conoscenze esprimibili a parole che si hanno sul mondo, come ad esempio la posizione dei mobili nel
salotto di casa. La memoria dichiarativa si suddivide, a sua volta, in altre sottocategorie:
o Memoria semantica, che fa riferimento alle conoscenze generali sul mondo esterno, ad
esempio tutto quello che puoi sapere sulla foresta amazzonica;
o Memoria episodica, legata a episodi specifici, come ad esempio la guerra del Vietnam;
o Memoria autobiografica, relativa ad episodi della vita della persona che li rievoca, come ad
esempio la nascita di un figlio;
o Memoria prospettica, che riguarda episodi e situazioni che avverranno in un futuro più o
meno lontano, ad esempio scadenza di una bolletta, la data di un esame imminente e così
via.
• Memoria non dichiarativa o implicita. È quella che riscontriamo nei casi del condizionamento classico
o che fanno capo alla memoria procedurale. Non è verbalizzabile e riguarda il compiere un’azione.
La memoria dichiarativa si suddivide, a sua volta, in altre sottocategorie:
o Memoria per le abitudini
o Memoria per capacità motorie: andare in bici, guidare l’auto
o Apprendimento associativo: il riflesso condizionato del cane di Pavlov
o Risposte di tipo emotivo dopo essere stati esposti a stimoli potenzialmente pericolosi: paura
di serpenti.
Altra distinzione relativamente alla memoria:
- memoria a lungo termine – ricordi che persistono nel temo
- memoria a breve termine – ricordi che tendono a svanire rapidamente nel tempo
Lo schema seguito dalle informazioni sensoriali per far sì che le informazioni vengano registrate nella
memoria può prevedere che:
- Le informazioni sensoriali passano per la memoria a breve termine. Vi è un processo di
consolidamento della traccia che correla con il trascorrere del tempo e l’informazione finisce nella
memoria a lungo termine.
- Non sempre le informazioni devono passare per la “stazione” della memoria a breve termine per poi
andare nella memoria a lungo termine. Le informazioni sensoriali possono andare direttamente nella
memoria a lungo termine attraverso un consolidamento della traccia, questo nei casi in cui siamo in
presenza di informazioni particolarmente rilevanti e salienti che in un certo senso bypassano la
memoria a breve termine.
Nella memoria a breve termine dobbiamo inserire un atro tipo di memoria che è un modello un po' datato
ma estremamente importante nella psicologia – teorizzato da Alan Baddley e che è la MEMORIA DI LAVORO.
La Memoria di Lavoro è composta da:
- Taccuino visuo-spaziale
- Loop fonologico
- Entrambi fanno capo ad un Esecutivo centrale.
L’idea alla base della Memoria di Lavoro è che le informazioni possono essere raccolte dal punto di vista visivo
o uditivo e per essere ritenute in memoria, comunicano attraverso l’esecutivo centrale che mantiene
l’informazione in memoria.
La Memoria di Lavoro costituisce un magazzino limitato di circa 7 + o – 2 cifre, dipendente dalla modalità
sensoriale attraverso la quale acquisiamo l’informazione. L’esempio più classico è quello dello spam di
memoria, oppure la necessità di memorizzare un numero telefonico: ripetendo mentalmente o ad alta voce
i numeri in modo tale da mantenerli momentaneamente in memoria e poter fissare il ricordo.
Lo studio della memoria, così come lo studio di altre funzioni cognitive o di altri aspetti del funzionamento
del nostro cervello, si avvale dell’osservazione condotta quando questa funzione non funziona
correttamente. Ovvero quando siamo in presenza di amnesia, causata da: tumori, ictus, encefalite,
alcoolismo cronico, ecc.
Solitamente non è associata a presenza di altri deficit cognitivi per cui parliamo di amnesia dissociata da altri
deficit.
Molto raramente siamo in presenza di amnesie assolute.
Abbiamo due tipi di amnesia:
- retrograda: che indica la perdita di memoria per eventi passati ma con una preservata capacità di
formare nuovi ricordi. In questo caso, i ricordi appena prima dell’evento traumatico che ha causato
l’amnesia sono compromessi ma tutte le conoscenze acquisite successivamente al trauma, vengono
ricordati correttamente. Se andiamo sempre più indietro nel tempo, i ricordi migliorano. I ricordi
maggiormente compromessi sono quelli immediatamente precedenti l’evento traumatico.
- anterograda: che indica la perdita della capacità di formare nuovi ricordi ma con una preservata
capacità di ricordare gli eventi/ricordi registrati prima del trauma. Gli eventi vissuti dopo il trauma
hanno grossi problemi nell’entrare in memoria ed essere ricordati.
L’amnesia globale transiente è una forma amnesica di breve intensità, che include sia sintomi retrogradi che
anterogradi. A volte è dovuta ad eccessi alcolici.
DOVE IMMAGAZZINIAMO LE INFORMAZIONI NEL NOSTRO CERVELLO?
Karl Lashley – psicologo americano, negli anni ’20 eseguiva esperimenti e studi per capire dove finiscono le
informazioni nel nostro cervello. Sostenne per lungo tempo che tutte le arre corticali partecipassero allo
stesso modo nell’immagazzinare dell’engramma o della traccia mnestica.
Lashley ha effettuato un esperimento con dei rati che avevano il compito di trovare del cibo nascosto in un
labirinto. I rati erano sottoposti delle sessioni di addestramento che indicavano quante volte era necessario
che il ratto percorresse il labirinto prima di trovare il cibo e poi ricordare il percorso. Lui osservò rati sani e
rati sui quali egli stesso produsse lesioni prima e dopo l’apprendimento. Le lesioni operate interessavano
ampie aree di corteccia.
La conclusione dello studioso fu che il peggioramento del ricordo era dato dalla grandezza dell’estensione
della lesione ma non dalla sua localizzazione. All’aumentare della percentuale di corteccia danneggiata si
osserva un incremento di numero di errori, il numero di volte in cui il ratto sbaglia strada nel ritrovare il cibo.
Le lesioni di Lashley erano troppo grandi e andavano comunque ad inficiare il corretto funzionamento del
cervello dei rati. Rimane comunque il fatto che i rati potevano risolvere il labirinto attraverso altre abilità
sensoriali: se non la vista l’olfatto o il tatto riuscendo a sopperire agli effetti delle lesioni operate da Lashley.
Parte1
Un allievo di Lashley, Donald Hebb, sviluppo una teoria differente e sostiene che le informazioni vengono
ritenute in memoria attraverso rappresentazioni interne ovvero quelli che lui chiama ASSEMBLAMENTI
CELLULARI. Hebb sostiene che le cellule degli assemblamenti sono tra loro fortemente interconnesse. Se
l’attivazione di queste cellule permane diventa progressivamente più solido ovvero attraverso un PROCESSO
DI CRESCITA.
Sempre Hebb sostiene che
1. l’engramma (la traccia di memoria) è ampiamente distribuito e che
2. coinvolge i neuroni funzionalmente diversi = gli engrammi si localizzano in base ai neuroni che
elaborano l’informazione
Cosa intende Hebb quando parla di assemblamenti cellulari?
Per esempio, guardando un cerchio (stimolo visivo):
Lo stimolo esterno, il cerchio, viene visto e raccolto dal nostro cervello. Questo stimolo produce l’attivazione
di molte cellule di questi assemblamenti cellulari che sono molto connesse tra loro. Il mantenimento di
questa attivazione provoca un riverbero al quale si associa un rafforzamento delle connessioni tra le diverse
cellule creando l’engramma. Questo significa che quando in futuro vedremo uno stimolo molto simile a
quello che abbiamo visto prima oppure anche solo una parte dello stimolo esterno – attivazione parziale –
che ci è stato proposto precedentemente, l’attivazione parziale di alcune delle cellule dell’assemblamento
cellulare è sufficiente per recuperare il ricordo in memoria e ricordarsi correttamente quando, come, dove
abbiamo visto e riconoscere lo stimolo stesso – il cerchio.
Forse il più famoso caso di amnesia legato a lesioni ai lobi temporali è il caso H.M, operaio addetto alla catena
di montaggio che soffriva di fortissime crisi epilettiche dall’età di 9 anni e non riusciva più a condurre una vita
normale sia dal punto di vita personale e professionale. Per ridurre questi accessi epilettici, è stato operato
all’età di 27 ani con l’asportazione bilaterale di circa 8 cm dei lobi temporali. Subito dopo l’operazione il
paziente presentò un gravissimo deficit nella memoria anterograda ovvero quella relativa alla capacità di
formare nuove tracce di memoria. Il paziente conservava i ricordi relativi ad eventi della sua vita prima
dell’intervento e la memoria a breve termine era perfettamente funzionante. Il deficit principale di HM era
la perdita quasi completa della capacità di trasferire la maggior parte delle informazioni che egli apprendeva
dalla memoria a breve termine nella memoria a lungo termine. Quando HM era sottoposto a nuovi stimoli e
informazioni, lui era capace di ricordarle pe un tempo molto breve: qualche minuto. La dottoressa Brenda
Milner che segui HM per circa 50 anni, ogni mattina doveva presentarsi al paziente proprio perché lui non
era in grado di riconoscerla. HM aveva inoltre difficolta di orientarsi nello spazio anche se era in grado di
apprendere normalmente nuove abilita di tipo motorio.
HM è stato sottoposto ad un test nel quale doveva tracciare con una matita una linea tra due sagome a forma
di stella senza uscire dai bordi e senza poter vedere direttamente la sua mano ma avendo la possibilità di
vederla attraverso uno specchio. Il test ha evidenziato che le sue prestazioni miglioravano ad ogni esecuzione
anche se lui era convinto di non aver mai eseguito il test. Durante il primo giorno, nella prima sessione il
numero di er