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SELFIE

• Primo sel e (immagine a dx)fi ff fl fi fi fi fi fi fi ffi fi ff ff

• Caratterizzazione maggiore della mediazione del se

• È un circuito chiuso ridotto ai minimi termini: mi riprendo e in simultanea vedo il risultato sullo→ cam)schermo spesso usiamo la fotocamera interna (reverse come uno specchio anche senon è proprio cosi

• La pratica mediale del sel e nasce da un narcisismo ed è un sintomo della nostra epoca, inquanto generazione ossessionata dalla manipolazione della propria immagine e del se

• Più si è famigliari con l’uso di questi strumenti (tecnologici), più si è scettici con la realtàrappresentata

• “Vetrinizzazione” del sé

• La parola “sel e” è stata aggiunta nell’Oxford Dictionary ed è ora parte del nostro linguaggiocomune

• Quando non c’era la di usione degli specchi (solo per i borghesi e nei luoghi pubblici)

Era estraniante per le persone vedere la propria immagine (tramite ritratti) Sel ecity: progetto in cui vengono osservati vari sel e fatti in città diverse; si notano gli elementi sullo sfondo comuni, quasi come se seguissero un canone "sel e to self expression" de Rembrandt au sel e.

Mostre: "from e "Autoportraits, partono dal sel e e lo collegano ad autoritratti di famosi pittori (ricerca quasi media-archeologica).

Condizioni di produzione degli autoritratti:

  • Autoritratto pittorico: la realizzazione necessita uno specchio, la fonte di cattura è la mano dell'artista.
  • Autoritratto fotografico: nel risultato si vede per forza l'obiettivo, fonte di cattura.
  • Sel e: non serve lo specchio né che si veda l'obiettivo (lo schermo funge da specchio) caratteristica del sel e è che il dispositivo sia tenuto in mano (altrimenti sarebbe un autoscatto), prossimità con lo strumento.

Quando noi guardiamo siamo.

soggetti vedenti, compiamo l'atto del vedere; quando gli altri ci guardano siamo parte del visibile al contempo siamo soggetti vedenti e parte del visibile (vediamo e siamo visti)

Maurice Merleau-Ponty dice che il narcisismo non dovrebbe essere visto come patologia ma come caratteristica generale dell'essere, in quanto ogni cosa è dotata di un modo di sollecitare il nostro sguardo, il narcisismo non è solo chi vuole esibirsi e mostrarsi ma è l'apparenza del mondo come tale ad esserlo (non in senso psicoanalitico ovviamente)

Quando scatto il selfie divento parte dello spettacolo, divento parte del visibile e non sono più solo soggetto vedente

Il selfie è un'immagine sempre connessa, legata a una condivisibilità presentismo

L'archeologia dei media punta a combattere il ovvero la tendenza della nostra epoca a dare enfasi al momento presente e quindi considerare il contemporaneo come

assolutamente nuovo. Si nota dalla presentazione dei media come novità, dal pensiero che i media attuali siano qualcosa senza precedenti.

Topologia del visibile - Pietro Montani (citazione)

  • Chi fa il selfie si rende conto di poter essere allo stesso tempo colui che guarda e colui che è guardato, invertibilità del campo di ripresa
  • Questa pratica ci permette di muoverci all'interno dello spazio visibile essendone consapevoli
  • Consapevolezza di poter essere in entrambe le parti ma non contemporaneamente

Lettura patologica del selfie - Giovanna Borradori (citazione)

  • Non è sempre solo narcisismo, ma anche narrazione del sé
  • Non c'è un nostro sé del tutto diverso da quello del selfie
  • Il modo in cui noi ci poniamo nei selfie dice cose di noi quindi non può essere del tutto diverso, è parte della nostra identità
  • Il sé del selfie è un sé narratore che necessita di essere narrato
  • Fa l'esempio di quando Ulisse arriva

All'isola dei Feaci e durante il banchetto un aedo racconta la sua storia; solo in quel momento si rende conto di ciò che ha vissuto e lo comprende. Lo stesso accade guardando un selfie.

Attraverso l'uso dei filtri ho la possibilità di modificare/manipolare la mia apparenza.

La luce è un ampio background dell'archeologia dei media: già Platone aveva elaborato una teoria dell'immagine definendola come una copia sbiadita della realtà, una distorsione che non ha attendibilità e non rappresenta il reale. Avvertiva i cittadini di non credere sempre alla realtà perché il vero mondo è quello delle idee intellegibili (iperuranio); il nostro mondo ne è la copia e le immagini sono una terza copia.

Sel e astronauta - Akihiko Hoshide (2012)

Questa foto famosa tratta il rapporto schermo-specchio - sh-eye. L'effetto del casco convesso e riflettente crea un effetto al contrario. Questa foto crea una critica.

un giudizio morale sul fatto che anziché fotografare la terra si pensa a fare una foto a se stessi; concepito come un volersi mettere in primo piano anche in presenza della terra, è collegato al narcisismo. Si può guardare un'immagine anche solo per le sue componenti, senza focalizzarci sul significato; osservare come è stata realizzata è cosa semplice per i nativi digitali, abituati a questo mondo. Il non mostrare la terra e mostrare se stesso ma nascosto dietro ad un casco implica una completa copertura di sé. Venere alla toeletta. In tutti gli autoritratti, di qualsiasi tipo, è presente uno specchio; a volte c'è senza mostrarsi. La storia dell'arte ha da sempre messo in evidenza l'utilizzo dello specchio, uno dei maggiori esempi è il soggetto della Venere alla toeletta realizzata da vari artisti (Rubens,

Velazquez...); rappresenta la venere, esempio di bellezza, mentre guarda il suo ri esso allo specchio. Presenta ilvanitasconcetto della = vanità (senso di vuoto) e caducità.- →Lo specchio è posto in diverse angolazioni nei vari quadri il nostro punto di vista non combaciacon quello che vedono i personaggi del dipinto; se noi vediamo la Venere, lei non sta in realtàguardando se stessa- E etto Venere: studiato dagli psicologi, quando ci sono un individuo e uno specchio; siamo in uenzatidal vedere un soggetto ri esso nello specchio e inconsciamente a primo impatto pensiamo che il soggetto vede la nostra→stessa cosa pensiero egoista, crediamo che tutti vedano le cose con la nostra prospettiva, con il nostro punto di vista(non solo in questo ambito)- Il sel e è collegabile all’e etto Venere- La toeletta è un elemento di mobilio borghese con importanza simbolica, era parte della dote di attimoio della donna, che comprende uno

specchio (in antichità realizzato con leghe metalliche non troppo performanti, poi applicando uno strato di argento dietro un vetro) percepito come un setting, un luogo intimo; era però anche un luogo di ricevimento- La donna utilizzava la toeletta prepararsi, per la cura del corpo e per farsi bella per rispettare i canoni-sociali diventa quindi una zona per mettersi in scena (lo stesso facciamo noi davanti a uno schermo)- La toeletta è paragonabile alla nostra postazione tecnologica, di lavoro, composta da schermi e dispositivi (es. tutorial di make-up)Doppelgänger - Elaine Schemit (video)- C'è una ragazza davanti a uno specchio e disegna il suo volto sullo specchio con i trucchi- Noi vediamo il suo volto mentre ne ricalca i tratti ma questo significa che lei non sta vedendo se stessa (non sarebbe possibile vista la prospettiva) infatti lei guarda continuamente alla sua destra; probabilmente c'è uno schermo che le mostra.

ciò che stiamo vedendo noi, in modo che riesca a seguire i lineamenti

  • Il circuito chiuso nel sel e implica l'impossibilità di incontrare il proprio sguardo; la funzione dello sguardo è messa in scena ma ci è negata
  • Rappresentazione del volto che non produce sguardo: nel manuale di zoologia fantastica di J.L.Borges Borges immagina un tempo in cui gli specchi e l'immagine ri essa degli uomini coincidessero e mette a tema una sorta di incubo/fantasma in cui→un giorno gli specchi smettono di coincidere e di rispondere con il loro modello quindi un tempo in cui la superficie dello specchio non farà più entrare nessuno, un mondo a cui non possiamo accedere
  • Narcisismo: accusa patologica ai nativi digitali; oppure in senso ontologico/strutturale qualcosa che caratterizza il visibile stesso in quanto la materia visibile sia propria a etta da narcisismo perché richiama l'uomo a vederla
  • Narciso è un

personaggio della mitologia che si innamora perdutamente di se stesso, della propria immagine riflessa nello specchio e diventa vittima di questo amore impossibile perché non ricambiato e ciò lo porterà alla morte in diverse versioni:

  1. Muore annegato nel tentativo di raggiungere la propria immagine riflessa;
  2. Muore di stenti in quanto sta solo in compagnia della propria immagine;
  3. Si suicida per l'impossibilità del suo amore.

La variante più celebre si trova nelle Metamorfosi di Ovidio: ci sono diverse versioni in quanto in alcune il personaggio si innamora della propria immagine ma non è consapevole che si tratti del proprio riflesso, mentre in altre, come in quella di Ovidio, ne è consapevole. Quindi muore proprio perché è consapevole dell'impossibilità di raggiungerla, è quindi consapevole di essere di fronte a un'immagine, a una rappresentazione del reale. Questo concetto è legato alla performatività delle norme, come sostenuto da Judith Butler.

Butler): il nostro modo di costruire il sé, il sé narrabile nell'Odissea Ulisse• capisce la sua storia solo dopo averla sentita raccontata da un aedo• Tutte le mediazioni del sé (sel e) contribuiscono alla costruzione della nostra identità, servono per conoscersi non solo attraverso l'immagine ma anche attraverso il dialogo (non basta solo guardare dentro)• Se prendo un'identità mi comporto in un certo modo, mi adeguo a delle norme che la società impone, quindi ci si mette in scena ma in modo innaturale, non sincero e non autentico, nel senso che mi ritrovo continuamente a performare un'identità che non conosco, proprio perché la performo• Identità non più pensata come qualcosa di stabile; l'identità si costruisce stando alle condizioni sociali, non c'è un vero sé già fatto, il nostro sé è formato da come ci rappresentiamo e ci

comportiamodrag perfomance

Dettagli
A.A. 2022-2023
21 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/07 Archeologia classica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher GaiaRaddrizzani di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Archeologia dei media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Dalmasso Anna Caterina.