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PRIMA DISSERTAZIONE "BUONO E MALVAGIO" "BUONO E CATTIVO"

L'obiettivo di Nietzsche è quello di ricondurre l'antitesi di tipo etico ad una previa non etica. Gli unici tentativi di dar vita ad opere sull'origine della morale, sono quelli di alcuni psicologi inglesi. Nietzsche parte con la confutazione di tali teorie per offrirci la propria. Secondo tali psicologi furono chiamate buone, da parte di chi le riceve, tutte quelle azioni intese come non egoistiche (BUONO=NON EGOISTICO=UTILE). Quindi, stando a questa ipotesi, il concetto di buono nasce non da chi compie azioni "buone" ma da chi le riceve e quindi le ritiene utili. Nietzsche ritiene invece che questa teoria sia erronea, in quanto colloca in una sede errata, la nascita del giudizio del "buono". Esso secondo il filosofo, non nasce da chi riceve azioni "buone" bensì proprio da chi le compie. Sono stati quindi gli stessi "buoni".

ovvero i nobili, ipotenti, ad aver definito sé stessi e le proprie azioni come "buone", in contrapposizione a tutto ciò che è ignobile, volgare e plebeo. Stando alla teorizzazione di Nietzsche, l'origine dell'opposizione "buono e cattivo" nasce dal pathos della distanza, sentimento che vede i nobili superiori rispetto al volgo, al popolo, e che fa riferimento quindi ad una società gerarchica (BUONO=NOBILE; CATTIVO=PLEBEO). Per giungere a questa concezione, il filosofo parte dallo studio etimologico della parola "buono" (sezione 4). Nelle varie lingue in cui essa è coniata, si riscontra la medesima "metamorfosi concettuale": ovunque "nobile", "aristocratico", nel senso di ceto sociale, costituiscono il concetto fondamentale da cui ha tratto origine l'idea di buono, inteso come spiritualmente nobile. Lo sviluppo del termine "buono" va in parallelo con ilconcetto di "volgare", che quindi trae le sue origini da "plebeo" da quel ceto sociale, ritenuto apposto all'aristocrazia. Di conseguenza se l'aristocrazia si oppone al popolo, ed essa si auto considera "buona", inevitabilmente il popolo, il volgo sarà considerato cattivo.

La classe cosiddetta superiore però, non era solo costituita dall'aristocrazia ma anche dalla casta sacerdotale che sviluppò rispetto a quella, valori antitetici. Infatti "i giudizi di valore cavalleresco-aristocratici presuppongono una poderosa costituzione fisica, una salute fiorente, ricca, spumeggiante al punto da traboccare e con essa quel che ne condiziona la conservazione, cioè guerra, avventura, caccia, danza, giostre, nonché in generale tutto quanto implica un agire forte, libero, gioioso." (sezione 7).

Di contro, per la casta sacerdotale solo i miserabili, i poveri, i malati, i devoti sono buoni. A questa opposizione

conseguì quindi una nuova metodologia di valutazione del buono, opposta a quella promossa dal pathos delladistanza degli aristocratici. Al corpo fu così anteposto lo spirito, all’orgoglio l’umiltà, allasessualità la castità e così via. Tale rovesciamento dei valori caratterizza soprattutto il popolo ebraico, che Nietzsche identifica come il popolo sacerdotale per eccellenza (p.22-23). Gli ebrei infatti, impotenti rispetto ai nemici dominatori, hanno attuato una trasvalutazione dei valori: sono riusciti a sovvertire l’equazione di valore proposta dagli aristocratici (BUONO=NOBILE=POTENTE=BELLO=FELICE=CARO AGLI DEI) in una nuova equazione, nella quale i potenti sono i MALVAGI e per loro non esiste alcuna beatitudine, ma solo un’eterna sciagura. “ha inizio con gli ebrei la rivolta degli schiavi nella morale”. Nietzsche afferma (sezione 10) che nella morale la rivolta degli schiavi ha origine dal ressentiment che diventa

Un sentimento creatore che genera valore: l'azione dei deboli è quindi una reazione di opposizione, un rifiuto del non-io, di un signore verso il quale provano risentimento.

RISENTIMENTO: interiorizzazione del sentire, idea del ritorno di un sentimento intimo.

I deboli non potendo esprimere il loro senso di inferiorità nei confronti della casta dominatrice, interiorizzano questo sentimento alimentandolo nell'animo. Questo porta ad una creatività, allo sviluppo del pensiero, di una coscienza, di uno Spirito che ha come radice un sentimento naturale (di odio o rancore).

IL DEBOLE: "<<L'uomo del ressentiment concepisce "il nemico malvagio", "il malvagio" proprio come idea di base; a partire dalla quale si fabbrica nella sua immaginazione come sua contraffazione e sua antitesi altresì un "buono" - sé stesso>>

IL FORTE: Nel caso degli aristocratici invece, l'azione "agisce e cresce

spontaneamente, cerca il suo opposto solo per dire sì a sé stessa con ancora maggiore gratitudine e gioia”. Il forte concepisce in anticipo e spontaneamente l’idea fondamentale di “buono” partendo da sé stesso e su questa base si foggia un “cattivo”. Quindi, chi è il malvagio per la morale del ressentiment? Naturalmente l’aristocratico, il buono di quell’altra morale, la morale del signore. “È appunto il nobile, il potente, il dominatore, che viene dipinto con altri occhi, interpretato in modo opposto, guardato con gli occhi del ressentiment” (sezione 11). Per poter comprendere l’ottica della plebe che guarda i signori, possiamo aiutarci con una metafora, espressa da Nietzsche nella sezione 13: “Che gli agnelli nutrano avversione per i grandi uccelli rapaci, è un fatto che non sorprende: solo che non vi è in ciò alcun motivo per rimproverare ai grandi uccelli rapaci

di impadronirsi degli agnellini. Ese gli agnellini si vanno dicendo tra loro "<<questi rapaci sono malvagi>> l'opposto di taliuccellacci non dovrebbe forse essere buono?". Accade quindi che il popolo imputa ai signori l'essere malvagi, perché potenti e superiori rispetto ad essi, proprio come gli agnellini ripudiano i rapaci. Ne consegue quindi, che dalla prospettiva del popolo l'aristocratico risulta malvagio e di conseguenza, l'opposto del signore, ovvero il plebeo, sia buono. È buono chiunque non usi violenza, non reca danno a nessuno, non aggredisce, non fa rappresaglia, rimetta a Dio la vendetta". Ma come il sacerdote decide di non soccombere alla forza del guerriero, così questi deboli, questi plebei decidono a loro volta di voler essere forti. Vogliono che sia fatta giustizia, per la loro vita condotta in modo "buono" rispetto a quella "malvagia" dei signori, ed è per questo che si

Rifugiano nell'idea dell'aldilà, nel regno di Dio". "Si sente la necessità di vivere a lungo, oltre la morte - anzi si ha bisogno della vita eterna per poter altresì rifarsi eternamente nel regno di Iddio, di questa vita terrena, vissuta nella fede, nell'amore e nella speranza" (sezione 15).

Nietzsche critica quest'etica che ha soffocato l'impulso naturale a vivere, il naturale egoismo: l'idea cristiana e ancora prima quella ebraica hanno portato alla morale della compassione (Schopenhauer). Da questo ha origine il nichilismo.

GIUDIZIO SU NAPOLEAONE (pag. 41-42): Napoleone fu la sintesi del disumano e del superumano. In questi ultimi passi Nietzsche cerca di dare una descrizione del percorso della civiltà europea: dapprima fa un elogio del rinascimento italiano che risvegliò l'ideale classico (aristocrazia omerica, l'antico ideale nobile, l'impeto degli antichi greci: il dionisiaco)

nellastessa Roma che era stata giudaizzata. La riforma di Lutero portò ad un nuovo impulso dellaciviltà cristiana. Dopo la rivoluzione francese che distrusse di nuovo l’aristocrazia, Napoleonesembrò riportare all’antica idea della personalità eroica. CONTRASTO TRA I VALORI EBRAICO-CRISTIANI E QUELLI CLASSICI DELLA GRECIA DELL’EPOS OMERICOCONCLUSIONE, (sezione 16-17): i due valori antitetici “buono e cattivo” hanno sostenutosulla terra una terribile lotta durata millenni il cui simbolo è incarnato nell’opposizione “Romacontro Giudea, Giudea contro Roma”. I romani erano i forti, i nobili, mentre gli ebrei eranoressentimentquel popolo sacerdotale, quelli del per eccellenza, i portavoce della “moralepopolare”. Quali tra i due ha vinto? Non si hanno dubbi in proposito per Nietzsche il qualeafferma “È un fatto assai degno di nota: senza dubbio Roma ha dovuto soccombere” e

conessa soccombe anche la morale del signore, per far posto a quella degli schiavi.

SECONDA DISSERTAZIONE

"COLPA", "CATTIVA COSCIENZA" E SIMILI

La seconda dissertazione si apre con un concetto fondamentale per Nietzsche: la dimenticanza. Secondo il filosofo, dimenticare è una facoltà attiva e positiva per l'uomo poiché gli permette di "chiudere di tanto in tanto le porte della coscienza... un po' di tabula rasa della coscienza affinché vi sia posto per il nuovo" (sezione 1). Senza dimenticanza infatti, non sarebbe possibile alcun presente. A questa capacità necessaria, se ne oppone una data dall'educazione, la memoria, che prende il suo posto quando l'uomo fa una promessa. In quel caso infatti vi è una volontà di non dimenticare ciò che si è voluto una volta: si parla di memoria della volontà. Tutto questo presuppone però, una capacità

Dell'uomo di sapersi immaginare sé come avvenire, calcolare e dell'individuo sovrano, questa è secondo Nietzsche l'origine della responsabilità. È propria "l'individuo eguale soltanto a sé stesso... autonomo, sovra morale ("autonomo" ed "etico" si escludono), insomma l'uomo della propria indipendente durevole volontà, al quale è "promettere" consentito (sezione 2). Quest'uomo del libero volere, guarda gli altri a partire dalla misura del valore: sé stesso e ha la onora chi è come lui e disprezza chi non ha questa possibilità o il mentitore che non mantiene le sue promesse. La consapevolezza di questa rara istinto dominante libertà, del privilegio della responsabilità, è divenuta in lui e l'uomo sovrano la chiama coscienza. Allo stesso modo Nietzsche si interroga sulla genesi dei concetti di cattiva coscienza e di critica dei

genealogistico conseguenza di colpa. Ancora una volta a partire dalla della morale che non avevano compreso che il concetto di colpa ha avuto origine da quello molto materiale di “debito” (DA)
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Publisher
A.A. 2020-2021
9 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-DEA/01 Discipline demoetnoantropologiche

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 0_fede_81 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof kaion irene.