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L'ANTROPOLOGIA DI CLAUDE LEVI-STRAUSS

Claude Lévi-Strauss proveniva da una famiglia borghese e ha vissuto in un ambiente intellettualmente aperto che gli ha dato un'educazione multiforme; è nato a Bruxelles nel 1908, poi si trasferisce a Parigi e nel 1931 si laurea in filosofia alla Sorbona. Le sue posizioni filosofiche sono molto critiche nei confronti dell'idealismo e dello spiritualismo, invece, scopre nelle scienze umane, in particolare nella sociologia e nell'etnologia, la possibilità di costruire un discorso più concreto sull'uomo e la possibilità di comprenderne il suo comportamento e il suo pensiero; è stato fondamentale l'incontro con Paul Rivet e Marcel Mauss in quanto grazie a loro abbandona l'esoterismo e il collezionismo primitivo: ciò che affascina Lévi-Strauss è il forte senso del concreto che scaturisce dagli insegnamenti di Mauss e il suo metodo per analizzare e spiegare i.

riti e i miti primitivi da cui emergeva una visione razionale. La sua carriera come antropologo inizia nel 1935 quando gli viene offerto di insegnare sociologia a San Paolo, in Brasile: questa occasione gli consente di entrare in contatto con un mondo radicalmente diverso da quello europeo, infatti, le popolazioni indie del Brasile saranno l'oggetto dei suoi studi. L'analisi di queste sue esperienze è riportata in ''Tristi Tropici'', l'opera più conosciuta di Lévi-Strauss pubblicata nel 1955 che, oltre ad essere un diario di viaggio in cui emergono i momenti più significativi della vita dell'autore che mostrano il modo in cui è maturato gradualmente il suo pensiero, è anche un itinerario in cui emerge la scoperta e l'analisi del mondo primitivo dei selvaggi dell'Amazzonia in contrasto con il mondo civilizzato; l'autore sostiene che un viaggio non è un semplice spostamento nello

Lo spazio ma è un modo per modificare i rapporti del viaggiatore con il mondo e con la società, infatti, questa sua esperienza modifica il suo modo di percepire la realtà e il riconoscimento della diversità dell'altro lo porta a trasformare anche sé stesso. Nonostante Lévi-Strauss fu avvertito dall'ambasciatore brasiliano che non avrebbe trovato più indios in quanto sterminati anni prima, egli si addentrò lo stesso nella foresta, ciò significa che il mondo civilizzato disprezza a tal punto i selvaggi da negarne l'esistenza; l'autore evidenzia i rapporti di dominio e sfruttamento che i bianchi hanno instaurato, cioè svela l'ideologia del bianco che ha tentato di cancellare gli indios e quella degli indios che si sono gradualmente ritirati nei territori più lontani per resistere alla violenza dell'uomo bianco: dunque, questo libro rappresenta una denuncia critica e una riflessione morale.

influenzate da conflitti e tensioni interne.caratterizzate da lotte quotidiane; Sahlins afferma che l'idea di primitivo abbandonato a sé stesso è inesistente in quanto è in grado di avere una florida agricoltura dedicando a essa solo 3 o 4 ore al giorno, perciò si dovrebbe parlare piuttosto di società dell'abbondanza poiché producono e ottengono tutti i beni di cui hanno bisogno; Clastres sottolinea che le società primitive non hanno un potere gerarchizzato e sono padroni della loro attività poiché lo scambio di beni impedisce l'accumulazione privata. L'etnocentrismo consiste nella tendenza a giudicare la storia, la struttura sociale e la cultura delle società diverse da quella a cui si appartiene in base ai propri valori che sono il punto di riferimento dell'analisi, è un atteggiamento caratteristico degli occidentali ma anche dei primitivi, infatti, Lévi-Strauss propone una aneddoto per spiegare il paradosso.dell'incontro tra due etnocentrismi diversi: "nelle Grandi Antille mentregli spagnoli spedivano commissioni d'inchiesta per stabilire se gli indigeni fossero dotati di un'anima, questiultimi immergevano i prigionieri bianchi sott'acqua per verificare se il loro cadavere fosse soggetto allaputrefazione", cioè nessuno riconosce nell'altro un uomo. Lévi-Strauss sostiene che qualsiasi giudizio datosulle altre società è sempre formulato in base agli schemi di riferimento della nostra società, cioè i nostrivalori e la nostra cultura rappresentano dei codici di interpretazione ai quali ci si riferisce più o menoinconsciamente; questo tema è centrale nel saggio ''Razza e Storia'' pubblicato nel 1952 in cui si tratta delcondizionamento che l'uomo subisce in quanto socializzato in un certo sistema culturale. Per spiegare imeccanismi inconsci che fanno in modo che ciascuno

Di noi dà delle valutazioni sempre riferite al proprio codice di valori, l'autore propone l'esempio usato per comprendere i primi rudimenti della teoria della relatività: "per un viaggiatore seduto vicino al finestrino di un treno la velocità e la lunghezza dei treni variano a seconda che questi si spostino nello stesso senso o nel senso opposto", cioè se due culture si muovono nella stessa direzione è facile per loro riconoscere le caratteristiche simili, al contrario, se due culture si muovono in senso opposto è difficile riconoscere la somiglianza tra loro e si tende a classificare l'altra diversa, barbara e incivile: dunque, Lévi-Strauss sostiene che non è possibile utilizzare categorie di analisi valide per la nostra società per studiare società diverse dalla nostra, ma studiando quest'ultime dobbiamo allontanarci dai nostri codici di riferimento e costruirne di nuovi.

Cioè non esistono principi e criteri assoluti (relativismo); infatti, l'autore sviluppa una polemica contro l'eccessivo rispetto che gli occidentali hanno nei confronti dei loro valori che sono considerati oggettivi e universalmente validi. La concezione del progresso elaborata dalla filosofia occidentale viene criticata come evoluzionismo. L'occidente ha l'illusione di un progresso univoco, senza deviazioni e che avanza sempre in una stessa direzione; tuttavia, Lévi-Strauss sottolinea che il progresso non è continuo ma procede a salti e balzi e non sempre coincide con l'andare sempre più lontano nella stessa direzione (come il cavallo negli scacchi che ha a sua disposizione svariate progressioni ma mai nello stesso senso): infatti, il progresso non è il prodotto di una cultura isolata ma proviene dagli scambi di informazioni e di esperienze tra le diverse culture, cioè una cultura non potrà mai essere superiore a

un'altra perché ogni forma di progresso deriva da una coalizione tra culture. Quindi, sia in ''Tristi Tropici'' che in ''Razza e Storia'' l'autore mette in discussione il presuntuoso atteggiamento di superiorità dell'occidente e si schiera contro i valori occidentali che erano intoccabili.

LO STRUTTURALISMO IN ANTROPOLOGIA

Nel 1952 Lévi-Strauss pubblica il saggio ''Social Structure'' in cui individua i fondamenti per un metodo scientifico basato sul concetto di struttura sociale: il concetto di struttura sociale non si riferisce alla realtà empirica bensì ai modelli che sono costruzioni teoriche che rappresentano in modo semplificato una realtà; il modello è funzionate quando c'è una somiglianza con la realtà anche se questa è ristretta a pochi aspetti giudicati essenziali. Lévi-Strauss individua 4 condizioni che

caratterizzano la struttura sociale e i modelli: una struttura presenta il carattere di un sistema formato da elementi tali che una modificazione di uno di essi comporta una modifica degli altri; ogni modello appartiene a un gruppo di trasformazioni, ognuno dei quali corrisponde a un modello della stessa famiglia; le proprietà sopra indicate permettono di prevedere come reagirà il modello in caso di modifica di uno dei suoi elementi; il modello deve essere costruito in modo tale che il suo funzionamento possa spiegare i fatti osservati. Dunque, la possibilità di individuare le forme strutturali del sistema sociale avviene attraverso l'osservazione dei dati e la sperimentazione teorica dei modelli costruiti su di essi, però è necessario che tutti i fatti siano osservati e descritti con esattezza, cioè la struttura non può essere raggiunta per via induttiva tramite un processo di comparazione e di generalizzazione, al contrario, il.procedimento è basato su una costruzione di carattere logico-concettuale. I modelli possono essere consci o inconsci: i modelli consci sono le norme che regolano le credenze e le pratiche rituali e rappresentano un primo approccio per la comprensione del funzionamento di un sistema sociale però possono proporre un'immagine deformata della realtà impedendo di cogliere la struttura profonda (strutture apparenti); nella pratica l'antropologo si può trovare di fronte a modelli già costruiti dalla società oppure deve costruire un modello in base ai fenomeni percepiti dalla cultura considerata. Gli studi strutturali si propongono di isolare i livelli significativi attraverso una scomposizione dei fenomeni sociali: tuttavia, è impossibile concepire le relazioni sociali al di fuori di una sfera comune costituita dallo spazio e dal tempo che sono i due sistemi di riferimento che permettono di considerare le relazioni.

Lévi-Strauss sottolinea che la comunicazione è un prerequisito comune a tutte le società umane: questa si attua a tutti i livelli interni ed esterni alla società anche se è possibile delimitare una società dalla quantità di comunicazione poiché questa diminuisce man mano che ci si avvicina alla soglia che separa un gruppo da un altro.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
12 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher mil10300 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Antropologia culturale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Ciccodicola Floriana.