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A ciascuna di questi tre elementi costitutivi corrisponde una pistis tecnica: ethos (carattere), pathos

(emozione) e logos (argomento del discorso).

La pistis si realizza per mezzo del carattere quando il discorso è detto in modo da rendere degno di

fede colui che parla (Rhet. 1356A 4-6)

Non è la fama dell'oratore a rendere credibile il suo discorso, ma il discorso stesso, o meglio come

esso è pronunciato a dare fiducia verso colui che lo pronuncia. La persuasività quindi diviene dal

discorso e non da opzioni preesistenti.

Il pathos è una pistis realizzata per mezzo degli ascoltatori, quando essi sono condotti dal discorso a

provare un'emozione. E' un pathos realizzato nel discorso, ed è cruciale nella formulazione dei

giudizi, scopo finale per ogni discorso con intenti persuasivi. I giudizi, infatti, non vengono

formulato allo stesso modo se si è tristi, contenti, se si ama, si odia.

Ethos, pathos e logos rappresentano le tre aree che il retore deve esplorare per costruire le sue

argomentazioni. Sono le fonti materiali, che deve essere incorporato nelle forme argomentative.

Le forme tipiche dell'argomentare sono l'entimema (enthymema) e l'esempio (paradeigma), ai quali

si può accostare la massima (gnome), sebbene essa sia più una parte dell'entimema piuttosto che

un'argomentazione indipendente.

Aristotele considera entimema ed esempio rispettivamente come il corrispondente retorico della

deduzione e dell'induzione. Ciò ha l'obiettivo di mostrare come il discorso retorico possa avere un

apparato concettuale logico-dialettico.

Gli entimemi sono consigliati nei discorsi giudiziari, mentre gli esempi si rivelano indicati in quelli

politici.

L'ambito di riferimento specifico di entrambi sono le realtà che possono essere diversamente da

come sono

Una conseguenza del riferimento all'ambito del per lo più riguarda le premesse.

Aristotele dice: "poche delle premesse da cui derivano i sillogismi retorici sono necessarie" (Rhet.

1357A 22-23).

Aristotele si rifà esplicitamente agli Analitici. La natura dei contenuti condiziona quella delle

premesse e da questa dipende a sua volta il tipo di sillogismo che si potrà costuire e ovviamente il

tipo di conclusione che potrà essere dedotta. Dal momento che le questioni retoriche ricadono

nell'ambito di ciò che può essere diversamente da com'è, le premesse dei sillogismi retorici godano

del requisito della necessità.

Aristotele fa l'analisi delle premesse e dice che sono eikota (probabilità, verosomiglianze) e semeia

(segni).

Gli eikota appartengono all'apparato concettuale dell'oratoria e della retorica del tempo e

rappresentavano un tipo particolare di pisteis, accanto a indizi (tekmeria) e testimonianze (martyres)

di cui l'oratore poteva servirsi per sostenere la propria tesi.

Per quanto la concezione aristotelica dell'eios si ponga in continuità con la tradizione, essa ha tratti

di originalità.

La parola greca eikos, participio del perfetto eoika (sembrare) appartiene alla stessa area semantica

del verbo eisko (paragonare, ma anche ritenere) e del sostantivo eikon (immagine).

L'eikos è uno strumento critico utile soprattutto in situazioni di incertezza, uno strumento affidabile

per quanto esposto all'errore.

Questa costitutiva assenza di certezza però non mette in opposizione eikos e verità. L'eikos

rappresenta il tipo di verità adeguato a determinate situazioni.

Per Platone, invece, nel Fedro, l'eikos svolge il ruolo di copia mentre la verità quello dell'originale.

Agli occhi di Platone, l'eikos non gode di una sua autonomia, ma può avere un valore solo se si

subordina alla verità, ed è per questo che l'eikos è una contraffazione e inganno.

Per Aristotele, l'eikos è ciò che accade per lo più non però in senso assoluto, ed è una premessa

endossale.

Questo tipo di premesse endossali esprime un sapere non indiscutibile, ma tuttavia largamente

condiviso, e quindi si inserisce nell'ambito di un ragionamento per lo più. A partire da una protasis

endoxos è possibile costruire un sillogismo le cui conclusioni, pur non essendo definitive, sono

accettabili, sufficientemente giustificate.

L'eikos è una nozione pros ti (relativa), nel senso che esso va sempre concepito in riferimento a

qualcos'altro.

L'eikos ha un carattere generale, esso può fungere così da premessa degli entimemi, è una sorta di

regola generale per lo più, può essere sia vero sia falso, ma questo non ci deve fare concludere che

il discorso che si basa su eikota sia disinteressato alla verità, al contrario è uno dei mezzi a nostra

disposizione per accertare proprio questa verità.

In linea di principio, un eikos sarà sempre confutabile, ma si devono trovare regolarità, cioè non ciò

che accade sempre, ma che accade il più delle volte.

I semeia (segni) sono distinti in segni necessari (tekmeria) e segni non necessari, privi di un nome

specifico.

Il termine semeion aveva il significato di contrassegno, segnale, ma anche segno divino, e molto

presto inzia ad essere usato con il significato di prova, sia come punto di partenza sia come verifica

di un ragionamento.

Il verbo tekmairestai, da cui deriva tekmeria, era usato per indicare l'attività degli indovini, ma

subisce un processo di laicizzazione, quando inizia ad essere usati nell'oratoria, specialmente

giudiziaria.

E' soprattutto con la nuova medicina ippocratica che avviene una tecnicizzazione di semeion e

tekmerion.

Sono strumenti di conoscenza accessibili ai sensi e perciò più facilmente conoscibili della realtà a

cui rimandano.

Il semeion diventa premessa dimostrativa, o necessaria, o endossale: il segno è qualcosa che si

verifica regolarmente prima o dopo qualche altro evento.

Possiamo distingue tre classi di segni:

1) segno necessario (tekmerion): in relazione al designato come il particolare rispetto al

generale -> ha partorito, infatti ha latte, è malato infatti ha la febbre -> relazione del tipo

particolare/generale, possono fungere da termine medio

2) segno non necessario che si comporta come il generale rispetto al particolare -> è gravida,

infatti è pallida -> l'estensione dell'essere pallida è maggiore rispetto al semplice ha latte

3) segno no necessario che rispetto al designato si comporta come il particolare rispetto al

generale -> i sapienti sono onesti, Pittaco era onesti -> in entrambi i casi il soggetto è Pittaco

Le premesse retoriche, siano esse eikota o semeia, dovranno essere anche endoxa.

L'aggettivo endoxos è composto da en (in) e doxa (opinione/fama), in senso letterale, esso indica

ciò che è radicato nell'opinione, ed è pertanto famoso ma anche stimato.

Nel lessico aristotelico, soprattutto nella forma sostantivata, diventa un termine tecnico. E' un

termine definito più nelle opere dialettiche: nei Tropici dice che gli endoxa sono ciò che è creduto

da tutti o dalla maggioranza.

Non si tratta di semplici opinioni comuni, ma di opinioni autorevoli, accreditate, di fama. E' ciò che

è ritenuto vero, quindi accettato. L'accento cade sull'adesione a queste verità, che può essere anche

mal riposta.

La capacità di selezionare gli endoxa più adatti alle circostanze è una delle principali abilità

richieste sia dal dialettico sia dal retore. Non tutti gli endoxa godono dello stesso grado di

autorevolezza, e non tutti sono immuni dall'onere della prova, ma per indebolire un endoxa, vi sarà

bisogno di un altro endoxa, e in questo senso non sono il punto di partenza, ma il punto di approdo

di altri discorsi persuasivi.

La differenza tra endoxa retorici ed endoxa dialettici consiste nelle diverse modalità con cui

vengono assunti: nel dialettico, si basano sull'alternanza di domande e risposte, nella retorica,

l'oratore deve essere in grado di prevedere quali risulteranno più accettabili.

Un altro concetto fondamentale è il topos (luogo): sono sillogismi dialettici e retorici quelli a

proposito dei quali parliamo di luoghi (Rhet. 1358 10-12).

E' un aspetto che la retorica condivide con la dialettica, ma tra la topica dialettica e retorica vi è

somiglianza, non identità, in cui ognuno mantiene una sua peculiarità, che dipende dalle differenti

finalità e dal diverso uditorio.

La topica retorica ha un grado di generalità minore, e tiene conto di considerazioni di natura etica e

psicologica.

I luoghi sono le fonti da cui l'oratore costuisce le sue argomentazioni, sono schemi argomentativi

che vengono applicati a casi specifici, e Aristotele dice che sono elementi dell'entimema e ciò a cui

si riconducono molti entimemi.

Per Aristotele, il topos non è un argomento già confezionato che l'oratore deve imparare, ma una

sorta di matrice in grado di generare argomenti. Dire che i topoi sono elementi degli entimemi

significa che essi possono essere intesi come unità minime.

I topoi svolgono sia funzione euristica sia una probativa, nel senso che essi possono essere utilizzati

tanto per trovare le premesse degli argomenti persuasivi adatti alle diverse circostanze, quanto per

mostrarne la validità logica o almeno la plausibilità.

Aristotele distingue luoghi propri e luoghi comuni.

I luoghi comuni riguardano non un ambito specifico, ma possono essere utilizzati per formulare

sillogismi su qualsiasi argomento. Prendiamo le mosse dal luogo cosiddetto dal più e dal meno

(137b 11). I topoi generali sono le abitudini di pensiero, che possono assumere forme più diverse e

godere di differenti gradi di validità.

Le topiche speciali (eide-specie) o particolari (idia-ciò che è proprio) sono i luoghi propri.

Gli idia sono quelli che derivano da premesse relative, hanno un grado di specificità maggiore

rispetto alla topica generale.

Aristotele fa una distinzione dei generi oratori in deliberativo, giudiziario ed epidittico.

Aristotele distingue un ascoltatore/spettatore (theoros) e un ascoltatore/giudice (krites). Più avanti

preciserà che il destinatario di ogni discorso con finalità persuasiva è sempre un giudice, perché il

telos è il giudizio.

L'attività dell'ascoltatore consiste nell'esprimere giudizi, e allora avremo 3 differenti tipi di uditorio:

a giudicare il futuro sarà il membro dell'assemblea (ekklesiastes), sul passato il giurato (dikastes),

sul presente lo spettatore (theoros), stabilendo così la corrispondenza tra il genere oratorio e il tipo

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Publisher
A.A. 2023-2024
9 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/10 Letteratura italiana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DalilaRusso94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Retorica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Piazza Francesca.