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SVILUPPO INEGUALE E CRISI GOLDEN AGE – ARRIGHI
Come si spiega la crescita economica del 1950/73?
Il capitalismo ha risolto i suoi problemi di realizzazione, attraverso:
1. Keynesismo militarizzato;
2. Istituzioni regionali e internazionali per la liberalizzazione degli scambi;
3. Sistema monetario stabile: Bretton Woods System come alternativa più
flessibile al Gold Exchange Standard;
4. Fonti energetiche a prezzi bassi e stabili;
5. Diffusione delle tecnologie per la produzione di massa di beni standardizzati
(fordismo);
6. Accordo postbellico tra lavoro e capitale:
Moderazione salariale per i lavoratori
o Politiche di piena occupazione per i governi
o Mantenimento di un livello di investimento sostenuto per i datori di lavoro
o
Adam Smith: analizza punto di vista di R. Brenner su crisi 1970s:
Boom e crisi figli dello stesso meccanismo: sviluppo ineguale
• Crisi consiste (a partire da metà anni ‘60) in calo dei profitti (profit rate e
• profit share);
Sviluppo ineguale si trasforma da gioco a somma positiva (alla base del lungo
• boom postbellico) a gioco a somma zero
Che genere di crisi ?
Sovrapproduzione: i capitalisti sono stati così efficaci nello scaricare sui
• lavoratori la pressione del mercato che i salari reali non riescono a tenere il
passo della produttività e impediscono così alla domanda aggregata di
espandersi allo stesso ritmo dell’offerta.
Sovraccumulazione: abbondanza tale di capitali in cerca di impiego in settori
• ormai affermati della produzione e del commercio, che la concorrenza tra i loro
possessori consente ai salari reali di crescere allo stesso ritmo o anche a un
ritmo superiore a quello della produttività del lavoro.
CRISI SISTEMICA:
- Gli Stati Uniti mediante il piano Marshall ed in generale gli aiuti allo sviluppo,
necessari sia allo sviluppo economico del mondo, sia alla creazione di un
consenso necessario all'egemonia, hanno generato una dinamica di sviluppo
ineguale generando un periodo di enorme ricchezza e accumulazione
generalizzata.
- Questa dinamica ha portato ad un inasprimento della concorrenza interna
capitalista nella quale gli Stati Uniti, sovraccaricati dal peso economico del
mantenimento della loro egemonia, vedevano pesantemente intaccato il loro
potere economico.
- La crisi degli anni 70 fu dovuta essenzialmente a questo meccanismo e alla
risposta americana di svalutazione del dollaro in seguito alla rottura di Bretton
Woods.
Brenner concepisce il lungo boom degli anni ‘50/’60 e la conseguente crisi dei
profitti che ha portato alla fine del boom stesso tra il 1965 e il 1973 entrambi
collegati in quello che egli chiama sviluppo ineguale, ovvero il processo attraverso
cui i ritardatari dello sviluppo capitalista cercano di raggiungere i leader dello sviluppo.
Focalizzandosi su Germania e Giappone come gli esempi di maggior successo tra i
ritardatari dopo la seconda guerra mondiale: essi sono riusciti a combinare le
tecnologie ad alta produttività con un’ampia offerta di manodopera elastica e a basso
salario che affollava i settori rurali e delle piccole imprese, spingendo al rialzo il tasso
di profitto e gli investimenti.
Per tutti gli anni ’60 questa tendenza non ha influenzato negativamente l’economia
USA poiché i beni prodotti all’estero rimanevano per larga parte incapaci di competere
con i prodotti USA e questi ultimi poco dipendevano dai prodotti esteri.
All’alba degli anni ’70, tuttavia, Germania e Giappone non solo avevano recuperato,
ma avevano in qualche modo sorpassato gli USA, divenendo leader in un settore
chiave dopo l’altro: tessile, acciaio, automobili, macchine utensili, elettronica di
consumo.
I nuovi prodotti a basso costo con sede in tali paesi iniziarono ad invadere i
mercati fino a quel momento invasi dai prodotti dei paesi leader (USA/GB).
Questa irruzione di beni a basso prezzo negli USA e nei mercati mondiali minò la
capacità dei prodotti statunitensi di garantire il tasso di rendimento stabilito sui loro
investimenti di capitale e lavoro, provocando tra il 1965 e il 1973 un calo del tasso di
rendimento sul loro capitale sociale.
Come rispondo gli USA?
- Fissazione dei prezzi dei prodotti al di sotto del costo totale
- Represso la crescita dei costi salariali
- Aggiornamento impianti e attrezzature
- Drastica svalutazione del dollaro rispetto allo yen e al marco
SVALUTAZIONE COMPETITITVA
I governi tedesco e giapponese hanno risposto alle pressioni inflazionistiche generate
nelle loro economie nazionali dal boom produttivo trainato dalle esportazioni, con una
repressione della domanda interna che ha ulteriormente aumentato i loro surplus
commerciali e la domanda speculativa per le loro valute.
Alla fine dell’amministrazione Johnson e all’inizio di quella Nixon, il governo
statunitense tentò di invertire il corso della crescente instabilità monetaria int.le
attraverso l’austerità fiscale e politiche monetarie restrittive.
Ben presto però i costi politici per sostenere una seria politica antinflazionistica,
mischiato al crollo del mercato azionario, si rivelarono inaccettabili per
l’amministrazione Nixon.
Gli USA adottarono politiche macroeconomiche espansive a metà degli anni ’70:
muore così il golden-age standard. Nel 1973 la pressione divenne insopportabile con la
svalutazione del dollaro e l’abbandono formale del sistema di cambio fisso a favore di
quello variabile.
Ecco quindi che, o viene eliminato l’eccesso di offerta di capacità produttiva, oppure il
tasso di profitto deve cadere, con tutte le terribili conseguenze che tale caduta
comporta per un sistema fortemente capitalista (dal calo dei tassi di crescita degli
investimenti e della produttività, al declino dei salari reali e dei livelli di occupazione).
La tesi di Brenner è che, almeno fino al 1993, l’eccesso di offerta di capacità
produttiva che era alla base della crisi di reddittività del 1965-1973, lungi dall’essere
eliminato, semmai è aumentata ulteriormente, deprimendo ulteriormente la
reddittività.
Perché crisi persiste? Secondo Brenner essenzialmente per due ragioni:
1. Microeconomica, ha a che fare col comportamento delle imprese;
Higher-cost incumbent firms have both the means and the incentive to resist exit from
overcrowded industries, while over-capacity and falling profits do not necessarily
discourage new entry. […] "There was, in short, not only too little exit, but too much
entry”. (pp. 106-7)
1. Per azione dei governi (Plaza Accord 1985; Reverse Plaza Accord 1995)
Ciò che Brenner dimostra circa la lunga recessione è che i governi in questione non
hanno agito tanto come regolatori, quanto come partecipanti attivi, o addirittura
protagonisti, della lotta competitiva a livello di sistema che ha messo i capitalisti gli
uni contro gli altri.
Ne è un esempio la forte svalutazione del dollaro da parte del governo USA rispetto al
marco e allo yen.
Tre importanti punti di svolta politico-economici segnano questo flusso e riflusso di
svalutazione e rivalutazione monetaria:
- La rivalutazione monetarista Reagan-Thatcher del 1979-80
- Il Plaza Accord del 1985
- Il Reverse Plaza Accord del 1995
Pressioni inflazionistiche e deficit da record aprono la strada ad un grande
cambiamento: rivoluzione monetarista Reagan-Thatcher 1979/80.
I pilastri della visione economica di Reagan furono:
la riduzione della spesa pubblica;
la riduzione dell'imposta federale sul reddito e di quella
sulle plusvalenze;
la riduzione della regolamentazione del governo;
il rafforzamento dell'offerta monetaria al fine di ridurre l'inflazione.
Le teorie economiche di Reagan possono essere collegate al thatcherismo, la filosofia
politica del primo ministro inglese Margaret Thatcher (1979–1990). Le politiche di
Reagan furono adottate in un contesto emergenziale nel quale l'inflazione viaggiava al
13% e le crisi energetiche del 1973 e del '79 avevano fatto schizzare il prezzo di un
gallone di greggio da 35 centesimi nel 1970 a 1,19 dollari nel 1980, dopo due anni
durante i quali il reddito medio pro-capite era caduto del 4,6% e si erano bruciati più di
700.000 posti di lavoro, portando il tasso disoccupazione al 7%.
Grazie alla riduzione della pressione fiscale la produzione industriale aumentò
decisamente, come del resto l'occupazione. Nonostante ciò è da sottolineare
l'aumento del debito pubblico dovuto alle politiche (di spesa militare e non) adottate
dal congresso americano. In particolare, l’Economic Recovery Tax Act garantì rilevanti
sgravi fiscali su alcuni investimenti speculativi focalizzati nel settore immobiliare e
abbatté a livello generalizzato le tasse sui redditi e sui profitti aziendali, facendo
passare l'aliquota legale dell'imposta societaria dal 46 al 34%, pari a 5 punti
percentuali in meno rispetto alla media Ocse, mentre la dilatazione del deficit (200
miliardi di dollari nel solo 1983) aumentò il debito pubblico e gli oneri su di esso, che
salirono da 52 a 142 miliardi di dollari tra il 1980 e il 1986.
Tuttavia, tale manovra si è rivelata catastrofica per ampi settori della produzione
statunitense.
Necessario cambio di rotta: Plaza Accord 1985: le potenze del G5, sotto la pressione
degli US, accettarono di intraprendere un’azione congiunta per portare sollievo ai
prodotti statunitensi riducendo il tasso di cambio di dollaro.
Il Plaza Accord e i suoi seguiti si sono rivelati il punto di svolta e un importante
spartiacque per l’economia mondiale nel suo complesso; ha dato il via a dieci anni di
svalutazione più o meno continua del dollaro rispetto allo yen e al marco,
accompagnata da un congelamento decennale della crescita dei salari reali.
In tal modo ha aperto contemporaneamente la strada al recupero delle competitività,
insieme all’accelerazione della crescita delle esportazioni del settore manufatturiero
USA, ad una crisi secolare dell’industria tedesca e giapponese. Esito: ripresa della
redditività, degli investimenti e della produzione statunitense.
MA la ripresa USA era avvenuta a spese del mercato mondiale; crescita sempre più
lenta della domanda mondiale hanno limitato la ripresa americana stessa.
Gli USA stipulano così un accordo con Germania e Giappone per intraprendere
un’azione congiunta volta ad invertire la tendenza al rialzo dello yen e la tendenza al
ribasso del dollaro: Reverse Plaza Accord.
Aumentano i prezzi delle azioni per gli investitori stranieri facendo aumentare il valore
del dollaro; ha inoltre liberato un torrente di liquidità dal Giappone, dall’Asia Orientale
e dall’estero nei mercati finanziari statunitensi. Quel che s