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Lezione 11 MACROECONOMIA E POLITICA ECONOMICA Data: 29/03/2019

LEZIONE 12. La disoccupazione è considerata un fallimento dello stato. Costi della disoccupazione:

spreco di risorse, perdita di prodotto potenziale.

Tipi di disoccupazione: 1: Ciclica è la disoccupazione che deriva da una produzione troppo bassa, non

solo la disoccupazione è alta, ma è anche crescente nel tempo. 2: disoccupazione Naturale.

Politiche di stabilizzazione (monetarie e/o fiscali espansive), che agiscono dal lato della domanda

aggregata, sono necessarie per ridurre e possibilmente eliminare la disoccupazione ciclica.

Politiche strutturali: agiscono dal lato dell’offerta aggregata, servono per ridurre la disoccupazione

naturale, quella frizionale e quella strutturale.

Nel periodo di boom la disoccupazione non esiste “quasi”. Nel periodo di crisi la disoccupazione

aumenta. Una crisi può essere più o meno breve in base alle politiche che vengono utilizzate.

fasi cicliche: restrittive

Le vengono utilizzate delle politiche (fase) quando c’è il periodo di boom.

espansive

Vengono utilizzate delle politiche (fase) quando c’è il periodo di crisi.

◦ Recessione: se variazione negativa del pil per almeno due trimestri. ◦ Depressione: recessione

prolungata o profonda (diminuzione del pil di almeno 1/10).

In un sistema in crescita, i cicli economici consistono in fluttuazioni del prodotto attorno ad un trend di

crescita, tale per cui la produzione può crescere ad un tasso maggiore di quello normale di lungo

periodo oppure minore.

Concetti di prodotto: il prodotto naturale è il prodotto (Yn) a cui l’economia converge nel medio

periodo. Il prodotto potenziale (detto anche di pieno impiego) è la produzione massima che l’economia

può sostenere senza generare tensioni inflazionistiche. La stima fornita dalla Commissione europea per

il 2015 di un tasso di disoccupazione “strutturale” pari a 11% pare eccessiva. Questa sovrastima porta a

sottostimare il prodotto potenziale ed a sovrastimare il “disavanzo strutturale”.

capitale (K) lavoro (N).

Il prodotto (Y) è ottenuto con due fattori produttivi, il ed il Il livello del prodotto

(Y) dipende: dall’ammontare di occupati (N); dalla loro produttività (Y/N), ovvero il prodotto medio per

occupato.

produttività marginale

La è la “pendenza”. Arrivando al quarto quinto lavoratore la pendenza è molto

bassa, addirittura per i lavoratori seguenti inizia la pendenza negativa. La pendenza è il rapporto

COSENO / SENO, cioè la derivata parziale.

Se ci sono innovazioni tecnologiche, (es: inserimento dei Robot nelle imprese) aumenta il livello di

produzione rispetto i lavoratori.

LA DISOCCUPAZIONE FRIZIONALE: Abbiamo già visto che per contrastare la disoccupazione ciclica

occorrono politiche espansive sulla domanda, mentre per ridurre quella naturale servono le politiche

strutturali. I disoccupati frizionali sono ad es. i nuovi entranti nel mercato del lavoro, i lavoratori

temporaneamente disoccupati perché alla ricerca di un nuovo lavoro.

LA DISOCCUPAZIONE STRUTTURALE: quando gli squilibri sono persistenti, ad es. a causa di profondi

mutamenti nella struttura produttiva dell’economia, si utilizza il concetto di disoccupazione strutturale.

perturbazioni 1: il progresso tecnico

Esempi di per cui la disoccupazione può divenire persistente: (che

2: globalizzazione

può causare la cd. “disoccupazione tecnologica”). gli effetti della dei mercati ed i

mutamenti nella specializzazione internazionale dei singoli paesi, per cui posti di lavoro vengono

3: i flussi migratori,

distrutti dalle importazioni o dalle delocalizzazioni produttive; che talvolta possono

comportare uno spiazzamento dei lavoratori autoctoni;

L’Eurosclerosi: eurosclerosi, costo del lavoro rigidità,

 Con il termine di ci si riferiva all’eccessivo ed a tutte quelle

presenti in Europa, che disincentivano l’assunzione di lavoratori ed una sostenuta crescita economica.

rigidità

◦ Tra le più citate vi sono la troppa fitta regolamentazione del mercato, le norme a tutela dei

lavoratori (incluso il divieto di licenziamento ossia l’ employment protection legislation ), le politiche del

lavoro di tipo assistenziale, la pervasiva regolamentazione e gli ostacoli all'iniziativa privata. cuneo

◦ Il costo del lavoro riguarda non solo il livello dei salari ma anche il peso delle imposte (il cd.

fiscale e contributivo). Queste rigidità spiegherebbero l’andamento differenziato del mercato del lavoro

europeo a partire dagli anni ‘80, rispetto ad es. a quello americano. ◦ Fino ai primi anni ’80, il tasso di

disoccupazione era più basso nei paesi dell’UE; da allora e soprattutto dopo la recessione dei primi anni

’90, la “forbice” si è allargata a sfavore dell’UE. ◦ La recessione del 2009 aveva portato i tassi di

disoccupazione su livelli simili nelle due aree, ma negli Usa sono ridiscesi ed invece nell’UE sono

persistenti.

L’isteresi della disoccupazione si verifica quando il tasso di disoccupazione naturale (un) non ha un unico

valore di equilibrio, ma viene a dipendere dalla storia passata della disoccupazione effettiva. La

recessione fa subito aumentare la disoccupazione ciclica; ma quanto più a lungo la recessione persiste,

tanto più aumenta la durata della disoccupazione; Un periodo prolungato di disoccupazione rende

obsoleto il capitale umano: si perdono le capacità professionali e l’abitudine al lavoro oppure, nel caso

dei giovani, non si mette a frutto l’istruzione conseguita. Quindi diminuisce l’intensità di ricerca. Anche

finita la recessione, i disoccupati non sono più interessanti per le imprese, che non li assumono: essi

divengono irrilevanti (o quasi) anche nella determinazione dei salari. Gli insider possono profittarne per

intensificare le richieste salariali, almeno a recessione terminata, penalizzando ancor più gli outsider. Il

gli insider

mercato del lavoro è segmentato tra due categorie di lavoratori: o i lavoratori occupati, , o

outsider.

quelli in cerca di occupazione gli L'esclusione dei disoccupati dal mercato primario può essere

costi di turnover,

dovuta anche alla presenza di essi comprendono: i costi di assunzione, di

addestramento, di integrazione nell'organizzazione produttiva, di licenziamento; includono anche i costi

risultanti dagli effetti sul "morale", sullo sforzo e sulla produttività dei lavoratori.

Teoria dell’efficienza. Salari elevati, sono compatibili con un comportamento massimizzante

dell'impresa, in quanto essi, inducendo un maggiore sforzo lavorativo da parte dei lavoratori sono

correlati in modo positivo con i livelli di produttività. L'input di lavoro è definito come il prodotto tra

quantità di lavoro (l) e sforzo lavorativo (e), per cui: L = l • e.

efficiency wages; la produttività del lavoro, viene fatta dipendere dal livello salariale per i seguenti

motivi: 1: sono incentivati il morale dei lavoratori, il loro impegno e la loro motivazione al lavoro,

l'attaccamento all'azienda (prevenendo anche le possibili dimissioni dei lavoratori occupati più

produttivi); 2: sono ridotti i costi di turnover e di addestramento; 3: è accresciuta la capacità di

attrazione dei lavoratori più qualificati. 3: il miglioramento dell'efficienza è legato sia all'intensificazione

dello "sforzo" lavorativo che alla riduzione dei fenomeni di assenteismo.

Il costo del lavoro per unità di prodotto (clup): Definizioni: 1) Retribuzione netta = salario o stipendio in

busta paga 2) Retribuzione lorda = (1) + Imposte e contributi (su lavoratori) 3) Costo del lavoro = (2) +

Imposte e contributi (su imprese)

◦Il totale di imposte e contributi è noto come cuneo fiscale e contributivo.

CL

° Dividendo (il costo totale del lavoro, ossia per tutti gli occupati) per la quantità prodotta (Q) si trova

il costo del lavoro per unità di prodotto ( unit labour cost ):

clup = CL/Q= (CL/N)/(Q/N) = w/a

N w a

dove è l’occupazione, i salari unitari (lordi) e la produttività media del lavoro.

In termini dinamici le sue variazioni corrispondono alla crescita dei salari meno la variazione della

produttività del lavoro.

Il lavoratore più lavora, più viene formato; aumenta l’efficienza e la produttività se i lavoratori restano

nell’impresa e non si spostano. Perché in caso di cambiamenti poi l’impresa deve di nuovo formare altri

lavoratori, quindi avrà più costi e una diminuzione dell’efficacia.

modelli istituzionali

Alcuni teoricamente, stabiliscono che se in una determinata area ci sono troppi

lavoratori dello stesso ambito (es. ingegneri) allora il loro salario sarà medio-basso, quindi con una

normale numerosità dei lavoratori di uno stesso ambito porta in aumento il salario della suddetta

categoria di lavoratori.

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Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ghostgirl32 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e politica economica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Ofria Ferdinando.
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