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INFLUENZA SOCIALE
È uno dei temi più importanti della psicologia sociale. Per Allport è ciò su cui si basa la psicologia
sociale perché tutti i nostri comportamenti sono influenzati dagli altri, che siano presenti
effettivamente o immaginati (presenza simbolica) questo può avvenire anche al di fuori dalla
consapevolezza di chi influenza. Nella persuasione invece c’è un tentativo di influenzare l’altro
volontariamente. L’influenza può avvenire anche a causa delle nostre interiorizzazioni di ideali
altrui. Il primo studio analizza come le maggioranze influenzano le minoranze. Asch voleva
studiare come accade che noi ci conformiamo a quello che ci chiedono di fare e maggioranze
oppure come noi resistiamo a quello che ci chiedono di fare le maggioranze. Operazionalizza la
società nel gruppo (come Lewin negli studi di leadership). Ci sono 8 persone sedute a semicerchio
attorno ad un tavolo, su una lavagna ci sono delle linee e le persone devono dire quale delle tre
linee è uguale a quella di confronto. Sono tutti complici dello sperimentatore tranne uno. Sei
complici, un soggetto sperimentale, un altro complice. Il 37% circa dà una risposta sbagliata.
Perché? Perché per la prima volta il soggetto si trova nella situazione in cui un gruppo unanime
contraddice l’evidenza della realtà, c’è un conflitto tra quello che i sensi dicono senza ambiguità al
soggetto e quello che dice la maggioranza. Il conflitto è fra tendenza a fidarsi da un lato dei propri
sensi e della propria capacità di sostenere una posizione divergente, e dall’altro quello che la
maggioranza mi sta implicitamente chiedendo di fare. Il 37% ascolta la maggioranza. È un risultato
ottimistico perché si tratta di un compito banale. Nella società può essere meno pressante il peso
della maggioranza perché non interagiamo direttamente con la società, nella vita reale noi pluri-
apparteniamo, apparteniamo a diversi gruppi, il gruppo di amici, la band, il gruppo di studio ecc.
Questo è ciò che allontana l’esperimento di Asch dalla realtà. Influenza informativa VS influenza
normativa. Influenza normativa=fa riferimento alle norme di gruppo, do la risposta sbagliata perché
non voglio apparire diverso, sono disponibile a dire una cosa che so essere sbagliata pur di non
essere escluso dal gruppo. Influenza informativa=io non so la risposta giusta (casi più complessi di
quello dell’esperimento), quindi do la risposta degli altri perché non sono abbastanza convinto di
ciò che penso e quindi mi fido della maggioranza. Dare la risposta giusta risultava impegnativo. È
più saliente l’influenza normativa, è conformismo. Meglio avere torto insieme che ragione da soli,
l’essere umano ha bisogno di essere accettato. Questo avviene con un compito banale in un
gruppo di persone che non si conoscono e che non si vedranno mai più, quindi nella società, con
persone che si conoscono e situazioni ambigue è molto peggio. Alcuni però si sentono più “liberi”
con persone che conoscono piuttosto che con sconosciuti. Dipende da quanto sono strette le
norme di gruppo. Ci affidiamo agli altri in situazioni ambigue. Soggetti sperimentali in un laboratorio
mentre fanno un compito distrattore, esce del fumo nero, caldo e puzzolente. In un caso le
persone sono un gruppo già esistente, un gruppo di amici con delle norme di gruppo, nell’altro
caso sono persone prese a caso. Quando le persone non si conoscono ci sono grandi differenze
individuali, c’è chi scappa, chi cerca lo sperimentatore, chi capisce cosa succede. Quando il
gruppo preesiste tutti fanno la stessa cosa, o scappano tutti o cercano tutti lo sperimentatore.
Tendenzialmente i gruppi che già esistono c’è già un sistema di norme e l’influenza c’è già nella
fase di lettura e interpretazione della realtà. Questo nelle situazioni ambigue. C’è anche
un’influenza informativa. C’è una modifica dell’esperimento in cui il numero delle persone del
gruppo aumenta e il soggetto sperimentale è sempre solo il penultimo. Più i gruppi sono numerosi,
più spingono a perpetuare l’omogeneità.
In una situazione rifanno l’esperimento di Asch, in una c’è una posta in gioco (New York, anni ’50),
il gruppo che dà la prestazione migliore vince un biglietto per uno spettacolo a Broadway. Riesce
peggio il gruppo con la motivazione, una spinta al successo genera insuccesso. Destino comune.
Se si enfatizza l’importanza della cooperazione, l’effetto Asch aumenta in maniera rilevante.
L’effetto Asch aumenta nelle culture collettiviste. Se un complice infrange la maggioranza subito
prima del soggetto sperimentale, il numero dei “conformisti” diminuisce perché si sente che la
maggioranza può essere messa in discussione, quindi il compito di dare la risposta giusta diventa
più facile, è influenza normativa, se il sesto ha occhiali spessi non cambia niente. Moscovici lavora
sul tema dell’influenza intorno agli anni ’60, è a Parigi nel (’68) periodo in cui il mondo cambia,
libertà, comportamenti egalitari, le minoranze cambiano i valori della cultura occidentale. Nel
modello di Asch questo non è possibile. Quindi manca un pezzo. Quali sono i presupposti latenti
del modello di Asch? Non tutti possono influenzare, solo le maggioranze, l’influenza sociale serve
a tenere ordine nella società, quindi in un sistema gerarchico chi è in alto influenza chi è in basso
ma non viceversa. Ma “maggioranza” può riflettere una differenza di potere o di quantità.
L’influenza della maggioranza funziona perché abbiamo bisogno di ridurre l’ambiguità facendo
appello alla norma dell’obiettività: è così. Per Moscovici invece non è detto che i meccanismi di
influenza siano solo asimmetrici, tutti possiamo essere fonte e bersaglio di influenza. Anche le
minoranze possono influenzare le maggioranze. L’esito dell’influenza è la cosa importante. L’esito
dell’influenza della maggioranza è conformismo, l’esito dell’influenza della minoranza è il
cambiamento. Ma è più difficile perché la minoranza deve assumere una posizione di antagonista,
una posizione difficile e impegnativa che porta all’esclusione e alla stigmatizzazione. Quello che
aiuta la maggioranza è che “siamo tutti sulla stessa barca”. La minoranza invece si appoggia alla
costruzione di alternative, si trova davanti ad un conflitto, un negoziato, la maggioranza usa il
potere, la minoranza deve usare l’argomentazione. La minoranza per riuscire deve avere le
caratteristiche delle minoranze “attive”: coerenti, tenaci, flessibili, devono saper mediare, ascoltare
le diversità, devono dare l’idea di indipendenza ma anche di ascolto. L’”esperimento blu-verde”:
diapositive colorate, si deve dire se sono blu o verdi. Sei persone, di cui 4 soggetti sperimentali e
due complici. La prova critica presenta diapositive blu. Minoranza coerente--->dicono sempre
verde nelle prove critiche. Minoranza incoerente--->dicono verde solo due volte su 3. Condizione
di controllo--->dicono blu. Con la minoranza coerente la risposta sbagliata viene data dall’8%. Se
la minoranza è incoerente la risposta sbagliata viene data dall’1 %. Perché? Le persone dicono di
averlo visto davvero verde. La minoranza spinge a vedere cose che non ci sono, fanno il test
dell’after-effect cromatico a quelli che hanno visto verde: fanno vedere il blu e loro vedono il colore
complementare del VERDE e non del blu, cioè il rosso invece del giallo. Meccanismo della
compiacenza, del conformismo con la maggioranza. Con la minoranza invece c’è un cambiamento
privato, profondo. È un meccanismo di conversione, si cambia idea. Quindi il cambiamento della
minoranza è reale, più profondo.
04/04/2017
L’ALTRUISMO
Un comportamento è altruistico quando beneficia l’altro senza che noi ne guadagniamo qualcosa.
È vero che non ci guadagniamo? No. Ogni comportamento altruistico ha un guadagno per chi lo
mette in atto: l’autostima, riconoscimento da parte degli altri, costruzione di reti sociali,
identificazione. Due tipi di altruismo: eroico e assistenziale. L’altruismo eroico è di breve durata,
messo in atto nei confronti di persone sconosciute, con dinamica individuale, richiede coraggio,
poco tempo, forza fisica, impegno è pubblico e visibile, è il tipico comportamento altruismo messo
in atto da un uomo. L’altruismo assistenziale è esso in atto da membri della propria comunità,
amici, famiglia, è a lungo termine, spesso si ascolta e si empatizza più che agire, è il tipico
comportamento messo in atto da una donna. È più valorizzato il primo.
Perché spesso noi NON siamo altruisti? Storia di Kitty Genovese. Mettere in atto un
comportamento di aiuto è difficilissimo, è costituito da 5 tappe ognuna delle quali ha un ostacolo:
1-accorgersi dell’evento, spesso (non in casi così estremi) è difficile accorgersi di ciò che succede,
viviamo in città sovraffollate, c’è un sovraccarico urbano e impariamo a ritagliarci una visione molto
selettiva del nostro mondo, ci sono anche norme sociali per questo, ad esempio non dovremmo
sentire i discorsi degli altri; 2-stabilire che è necessario mettere in atto un comportamento di aiuto,
la paura che ci ferma è l’imbarazzo, spesso nel dubbio preferiamo stare fermi; 3-assumersi la
responsabilità della situazione; 4-sapere come agire, sono situazioni inusuali, non siamo abituati a
viverle, è difficile sapere cosa fare; 5-metter in atto l’azione. Tutto questo deve essere messo in
atto in pochi secondi. La presenza di altri inibisce l’ispezione dell’ambiente e ostacola la
consapevolezza di trovarsi in situazioni di emergenza. Esperimento del fumo che entra nel
laboratorio mentre il partecipante compila un questionario, la manipolazione sperimentale è
rappresentata dal numero di persone presenti, i tre quarti dei partecipanti da soli interrompe
l’esperimento prima di 2 minuti, in presenza di altra gente invece solo 1 su 10 esce, gli altri
aspettano che la stanza sia completamente piena di fumo. Siamo sempre impegnati a confrontarci
con gli altri per capire come siamo noi stessi, nelle situazioni ambigue e inconsuete è ancora
peggio. Dopo l’esperimento i partecipanti venivano chiamati e gli si chiedeva com’era andata, tutti
dicevano subito dell’uscita del fumo, lo speriment