vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
PARTE TERZA: PROCESSI COLLETTIVI
VII. L’interazione nei gruppi.
VIII. Le relazioni fra i gruppi sociali.
IX. L’influenza sociale.
Si fa riferimento a Curt Lewin, psicologo sociale, tedesco, che fugge dalla Germania nazista, e si rifugia
negli Stati Uniti, aprendo una nuova stagione nella ricerca psicologico-sociale, particolarmente attenta
all’esigenze della realtà sociale → mette a punto una metodologia chiamata ricettazione: ipotizza che
nell’intervenire su una realtà per conoscerla questo produce un cambiamento nella realtà stessa e uno
scambio reciproco tra ricercatore e la persone oggetto della ricerca, quindi il ricercatore ha il dovere
morale di restituire gli spunti offerti dalla persona per la ricerca → modifica gli attori che sono presenti
nella situazione sotto indagine. Modifica il quadro di riferimento teorico. Curt ha un legame molto stretto
con la Gestalt Theory, in cui si ipotizza che in realtà le situazioni che vengono studiate dalla psicologia
sono delle situazioni in cui le componenti di una realtà non sono separate atomisticamente tra loro, ma
rappresentano una realtà → ha un impatto importante anche sulla psicologia sociale perché con il
comportamentismo si pensa che basta studiare una persona facente parte di un gruppo per capire tutto il
gruppo: Lewin dice di no perché il gruppo è un’entità sovraordinata in cui gli individui sono
interdipendenti, creano delle dinamiche specifiche dei gruppi sociali.
Nasce con un’attenzione per le dinamiche di folla. La folla è l’oggetto principe delle prime forme di
psicologia sociale. Due testi la sanciscono come disciplina: [....]
Con la psicologia di folla si studia l’influenza sociale, che si esercita anche attraverso i mezzi di
comunicazione. Gli studi sull’influenza sociale si svilupperanno dopo la Seconda Guerra Mondiale.
La psicologia mette a punto uno studio tra minoranza e maggioranza: si studiano le dinamiche per le
quali solo in alcuni casi la minoranza riesce ad influenzare la maggioranza: quando esse hanno delle
regole abbastanza precise possono influenzare la maggioranza. LEZIONE 14 FEBBRAIO
esposizione presentazione dispensa Discutere la storia
● .
CAPITOLO 1 : presentazione approccio ricerche (5 indagini empiriche)
L’inizio coincide con la pubblicazione di una delle riviste con approccio dinamico, utilizzata come base
per le sue indagini: 1875
Tre avvenimenti determinano la nascita della psicologia sociale, come disciplina autonoma, in Italia nel 1954:
1. primo congresso nazionale di psicologia sociale, a Torino, presieduto da Angela [...], docente che
insegna psicologia sociale, punto di riferimento della disciplina a partire dal 1954
2. fondazione della prima rivista di psicologia sociale, sempre a opera di Angela, che aggiunge ad una
rivista già esistente il riferimento nel titolo alla psicologia sociale
3. congresso della SIP (società italiana di psicologia) a Chianciano, con una sezione dedicata
interamente alla psicologia sociale, sempre presieduta da Angela
Nel 1954 nasce una rivista che determina la psicologia sociale come disciplina scientifica autonoma, di
laboratorio, che sposa l’approccio positivista.
Nel 1908 vengono pubblicati due testi importanti per la psicologia sociale: approccio individuocentrica →
introduzione alla psicologia sociale (si basa sulla teoria degli istinti: l’idea è che gli istinti condizionino la
vita umana dandone una direzione) + approccio sociocentrico → [...]
La teoria delle rappresentazioni sociali è sovraordinata nei modelli di triangolazione, che permettono di
mantenere la complessità utilizzando vari tipi di approcci. Segue la prospettiva della storia, critica, che si
sviluppa negli anni ‘70, anni di crisi per la psicologia sociale. In questo periodo nasce una nuova storia,
che, a differenza della mainstream, si occupa anche della microstoria, ricostruisce la storia dei piccoli
laboratori, di personalità ai margini nella psicologia, scoperta di tanti aspetti fino a quel momento
trascurati, sottolineando delle novità importanti. L’approccio narratologico, critico perché vede la storia
come una narrazione e da questo punto di vista sviluppa metodologie che cercano di essere oggettive
attraverso l’utilizzo della documentazione storica. Attraverso queste narrazioni si sviluppa questo terzo
approccio critico. L’approccio bibliometrico o scientometrico è un approccio mainstream, classico/
tradizionale, fa riferimento a tutte le fonti bibliografiche che sono a disposizione e su queste fonda la sua
conoscenza.
L’approccio critico e quello mainstream hanno due matrici epistemologiche diverse: costruzionista
(l’approccio critico), chi fa scienza dal punto di vista critico non pensa che ci sia una verità che va
scoperta, ma pensa che lo scienziato indaga il suo oggetto di interesse con metodologie che
contribuiscono alla scoperta dell’oggetto di indagine + positivista (l’approccio mainstream), ipotizzando
che esiste una verità che lo scienziato deve semplicemente disvelare, con un percorso sperimentale,
oggettivo, che garantisce la certezza dei risultati ottenuti.
CAPITOLO 2 : dedicato all’attenzione per Gualtiero Sarfatti, che contribuisce alla costruzione della
psicologia sociale → impostazione narratologica
CAPITOLO 3: a impostazione centometrica e bibliometrica, analisi della presenza della psicologia nella
“Rivista di psicologia”, dal 1905 al 1952, perché la rivista interrompe la sua pubblicazione
CAPITOLO 4 : a impostazione centometrica e bibliometrica, dal 1875 al 1954, analisi di sette riviste
CAPITOLO 5 : a impostazione centometrica e bibliometrica, pone l’attenzione su Volkerpsychologie,
una delle tante psicologie perdute
CAPITOLO 6 : tre forme di psicologia sociale e loro ruolo durante il fascismo, sono messi a confronto i
contributi di Antonio Miotto e quelli di Paolo Orano
CAPITOLO 7 : approccio narratologico, sguardo retrospettivo sulla psicologia sociale critica in Italia
nella seconda metà del 900
● pregiudizio sulle folle:→lo combattono: Pasquale Rossi, fonda una disciplina per istruire ed educare le
folle + Antonio Miotto, da un punto di vista esclusivamente psicologico
● psicologia della folla: è l’ampio studio di come il comportamento individuale venga influenzato quando
grandi folle si raggruppano insieme. [appronfondimento] LEZIONE 15 FEBBRAIO
Le donne in Sapienza 2020
● esposizione presentazione LEZIONE 21 FEBBRAIO
Modelli di triangolazione nella ricerca storiografica.
Per un programma di ricerca ibridato.
I modelli di triangolazione nascono all’interno della ricerca qualitativa (Denzin, 1978, 2012) nella
consapevolezza della complessità dell’oggetto di studio che, per questo, deve essere esplorato da punti
di vista diversi - teorici, metodologici, dei dati, dei ricercatori, delle discipline - in grado di restituirne la
complessità originaria. Nella recente terza fase in cui si trovano (inquadrata in uno strong program), essi
sono diventati a tutti gli effetti “un’estensione di un programma di ricerca” (Flick, 2017, 2018a, 22018b).
In questo caso tali modelli non hanno tanto un valore confermativo - attraverso la convergenza dei
risultati - quanto sono piuttosto in grado di fornire una conoscenza aggiuntiva sul tema sotto analisi
attraverso la selezione sistematica di vari metodi e la combinazione, altrettanto sistematica, di diverse
prospettive teoriche e di ricerca. Quest’ultima combinazione richiede, non solo la combinazione tra
diversi metodi, ma anche, e soprattutto, la contaminazione o ibridazione dei loro retroterra teorici ed
epistemologici in grado di andare al di là della logica riduzionista implicata nei “mixed-methods research"
(MMR) (Flick, 2017: p.54).
Il programma di ricerca qui illustrato, muovendosi all’interno di questo punto di vista, illustra la possibilità
di triangolare l’analisi storica della psicologia sociale italiana. [figura 1]
primo approccio critico: le rappresentazioni sociali
secondo / terzo approccio critico:
- nuova storia → Apfelbaum, 1981 + Danziger, 1997 + Samelson, 1974, 1999
- narratologia → Ginzburg, 1979 + Roberts, 2001 b + Topolski, 1997
→ approcci costruzionisti, contrapposto all’epistemologia positivista
approccio mainstream:
- bibliometria scientometria, sposa l’epistemologia positivista → Nalimov, Mulchenko, 1969 +
Pritchard, 1969 + Rostaing, 2003
La prima prospettiva, sovraordinata rispetto alle altre due, è legata alla tradizione delle rappresentazioni
sociali. Favorendo una lettura non ortodossa di questa teoria, si ipotizza che nella sua fase di gestazione
la psicologia sociale italiana sia stata oggetto di processi rappresentazionali. Tali processi
rappresentazionali sono stati soprattutto di negoziazione identitaria vedendo la convivenza di un
pluralismo di proposte in seguite spazzate via dalla scelta, diventata normativa, di una psicologia sociale
psicologica, individuocentrica, sperimentale, di laboratorio (Danziger, 1985, [1990] 1995, 2002;
Sensales, & Dal Secco, 2014 b; Sensales, Areni, & Del Secco, 2010, 2011).
Il binomio “nuova storia” evoca quella prospettiva, così importante in campo storiografico, che aveva
portato Marc Bloch, già alla fine degli anni Trenta del secolo scorso, a opporsi alla storia tradizionale in
nome di un punto di vista “militante”, fatto di “scavi” ed “esplorazioni” (Pitocco, 1997). Si è così
privilegiata una “conoscenza per tracce” (Le Goff, 1998) in grado di mettere in discussione il punto di
vista convenzionale, lineare, continuista e celebrativo, adottato dalla storia tradizionale. In psicologia
sociale questo tipo di storia, attraverso un’analisi delle fonti e del contesto, recupera le molte psicologie
minoritarie “perdute” e i loro studiosi dimenticati.
Infine l’ultima triangolazione, di ambito critico, è con la tradizione narrativa. È una tradizione che, come
Roberts ha mostrato nell'introduzione alla raccolta di alcuni dei contributi più significativi al dibattito tra il
1960 e il 2000, sul rapporto tra approccio storico e narratologia (Roberts, 2001 a), ha visto l’affermazione
del punto di vista secondo cui “le discipline della storia sono essenzialmente un modo narrativo di
conoscere, comprendere, spiegare e ricostruire il passato” (Roberts, 2001 b: p.1). Tra alcuni esponenti di
questa corrente, è cresciuta la consapevolezza che lo storico, attraverso la propria narrazione,
“costruisce un’immagine del passato, senza abbandonare il rigore richiesto dall’empirismo logico” (Fazzi,
2015: p.6). Così con Topolski (1997) si può ricordare che le strutture narratologiche sono strettamente
connesse al punto di vista dello storico che le analizza. Al tempo st