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ATTENZIONE, COSCIENZA, AZIONE
L'attenzione è l'insieme dei dispositivi che consentono di orientare le risorse mentali disponibili verso gli oggetti e gli eventi, ricercare e individuare in modo selettivo le informazioni per focalizzare e dirigere la nostra condotta e mantenere in modo vigile una condizione di controllo su ciò che stiamo facendo.
L'attenzione endogena è avviata verso i nostri bisogni, i nostri interessi ed è governata da processi mentali dall'alto verso il basso. Al contrario, l'attenzione esogena viene attivata da uno stimolo esterno e abbiamo un processo mentale dal basso verso l'alto. Ad esempio, se siamo ad una festa e stiamo parlando con un amico e stiamo attenti al contenuto del discorso abbiamo un'attenzione endogena, ma se ad un tratto cade un bicchiere, cessiamo di ascoltare il discorso del nostro amico e focalizziamo la nostra attenzione verso il bicchiere e qui abbiamo...
un’attenzione esogena. Nell’attenzione spaziale, di solito, vi è coincidenza fra la direzione dello sguardo e l’oggetto dell’attenzione, tuttavia possiamo anche adottare una visione periferica, focalizzando l’attenzione su un oggetto che non è nella traiettoria dello sguardo.
L’oggetto protagonista della nostra attenzione è denominato il fuoco dell’attenzione o bersaglio, ha dimensioni variabili e tanto più vi sono meno stimoli tanto più sarà accurata la nostra attenzione. La velocità e l’accuratezza della nostra attenzione sono dettate anche dagli interessi che abbiamo nel prestare attenzione verso un oggetto, un discorso o una persona e dalle emozioni che proviamo in quel momento.
Quando il soggetto viene invaso da più stimoli esterni deve decidere a quale stimolo prestare attenzione, per economizzare le proprie risorse. Se ad esempio fermiamo un tizio per strada chiedendogli
un’indicazione e poi tra noi e lui passa una porta, e nel frattempo cambiamo di posizione, solo nel 50% dei casi l’interlocutore noterà che abbiamo cambiato posizione nello spazio. Tale fenomeno è denominato il fenomeno della cecità di cambiamento.
Noto è anche l’effetto Simon che ci dice che la reazione è tanto più accurata e veloce se lo stimolo viene presentato nella posizione corrispondente alla reazione, vedi l’esperimento di Simon dei quadrati e rettangoli dove il soggetto deve premere il tasto sinistro quando vede un quadrato e destro quando vede un rettangolo: egli sarà più veloce e commetterà meno errori quando il quadrato verrà presentato alla sua sinistra perché il tasto di risposta del quadrato è anch’esso alla sua sinistra, viceversa per il rettangolo.
Nella rivelazione degli stimoli entrano in funzione processi di elaborazione controllata o di elaborazione automatica.
prima è lenta e consapevole, richiede impegno, è accompagnata da errori e non consente di svolgere altri compiti nello stesso tempo. La seconda è rapida, non coinvolge la memoria a breve termine, è inconsapevole, non richiede particolare impegno, è difficile da modificare e permette di svolgere più compiti allo stesso tempo.
Quando il soggetto ha più stimoli, egli filtra quelli da elaborare e quelli da scartare. Broadbent (1958) paragonò questo filtro ad un collo di bottiglia. Solo gli stimoli che il soggetto decide, volontariamente o meno, di fare entrare verranno elaborati. Ci sono suoni, parole o immagini che hanno una soglia di attivazione più bassa degli altri, non più semplici e richiedono una minor analisi, come ad esempio la natura fuoco, dove il soggetto elabora subito l'informazione e si dà alla fuga. Tale selezione viene chiamata tardiva. Si agisce prima di elaborare. C'è anche chi ha
Paragonato la selezione dell'attenzione come ad un fascio di luce che ora illumina una cosa, ora un'altra. Gli stimoli possono essere ricercati disgiuntamente, quando il bersaglio differisce dagli altri per una sola caratteristica, o congiuntamente quando il bersaglio ha più caratteristiche da identificare. La ricerca disgiunta è più semplice e veloce rispetto alla ricerca disgiunta. Se poi la ricerca del bersaglio è associata ad una presenza sarà ancora più veloce, rispetto a quella associata ad un'assenza. L'attenzione poi può essere focalizzata su un'unica fonte di elaborazione o divisa in più fonti e quindi in più informazioni, in questo ultimo caso l'elaborazione sarà più mediocre e parziale per la quantità limitata delle risorse attentive. Il doppio compito è tanto più difficile tanto più sono diversi i canali di elaborazione (ad esempio).
È impossibile guidare un'auto e vedere un film, ma possibile guidare un'auto e ascoltare la radio). Quando poi ci sono due stimoli congruenti avremmo una migliore elaborazione, rispetto alla presenza di stimoli incongruenti. L'esempio è quello dei cartoncini colorati con scritto parole di colori diversi (nel cartoncino giallo la parola "rosso", in quello verde la parola "giallo" e così via). Questo fenomeno è l'effetto Stroop. L'effetto Navon, invece, riguarda le lettere ed è molto simile (la lettera H formata da tante piccole s, e la lettera S formata da tante piccole H, il soggetto presenta più difficoltà nel riconoscere le lettere locali perché pone più attenzione sulla lettera grande che è una figura emergente). Quando vi sono più stimoli abbiamo una competizione che può essere semplice o polarizzata. In quella semplice lo stimolo che riceve la maggiore attenzione è elaborato più velocemente, mentre in quella polarizzata lo stimolo che riceve la minore attenzione viene ignorato o elaborato più lentamente.quantità di risorse per la sua salienza è analizzato in modo dettagliato, ha la priorità rispetto ad altri e conduce un'attenzione focalizzata. Quando invece gli stimoli non sono in serie, ma in simultanea, abbiamo una competizione polarizzata, dove l'attenzione può andare da un polo ad un altro, dipende dai fattori esogeni e endogeni.
La coscienza invece è lo stato particolare della mente in cui si ha conoscenza dell'esistenza di sé e dell'ambiente. Essa illumina e dà senso alla nostra esistenza, senza saremo dei robot. Essa è il baricentro di noi stessi, dà senso alla nostra identità e in modo inevitabile rinvia al concetto di sé. Tuttavia questo sé non è statico, ma dinamico, in continuo cambiamento in funzione della situazione contingente. La vigilanza è un prerequisito della coscienza, ma ci può essere vigilanza senza coscienza. La vigilanza consente la
Rappresentazione mentale degli oggetti e la pianificazione del nostro agire. La dissociazione tra vigilanza e coscienza può essere ritrovata in quei soggetti che sono in stato neurovegetativo. Pur non essendo coscienti, il loro elettroencefalogramma presenta un'alternanza fra veglia e sonno, spesso aprono gli occhi senza dirigere lo sguardo verso un particolare bersaglio.
La consapevolezza è cognitiva in quanto è in grado di rispondere ad uno stimolo in base al proprio bagaglio di conoscenze, ha la capacità di controllare le proprie azioni, iniziandole, interrompendole o modificandole, riparando ad eventuali errori commessi. È in grado anche di prevedere possibili eventi futuri e pianificare le scelte più opportune (pensiero prefattuale) e ha la capacità unica di autoriflessione, dove la coscienza è consapevole di sé stessa.
L'intensità della conoscenza non è sempre uguale, oscilla da un minimo (nel
momento in cui ci addormentiamo) ad un massimo, ad esempio durante un acceso dibattito. Pur essendo un processo continuo, occorre distinguere alcuni livelli qualitativi al suo interno: - sé originario: l'insieme dei segnali interocettivi (suscitati dai visceri) e propriocettivi (generati dalle condizioni fisiologiche del corpo) chiamato cenestesi determina una sensazione di benessere o di malessere, di affaticamento, di energia, di malattia, i c.d. sentimenti primordiali (elaborati dai nuclei del tronco superiore dell'encefalo e dall'insula); - sé nucleare: la coscienza non si ferma alla consapevolezza e alla conoscenza del proprio organismo, ma si estende anche all'ambiente e si generano delle immagini mentali (queste immagini mentali sono elaborate dal tronco dell'encefalo e dai nuclei del talamo); - il sé autobiografico: la conoscenza è consapevole non solo del proprio organismo e dell'ambiente che lo circonda, ma anche del passato.attiva, il sonno leggero, il sonno profondo, il sonno REM (Rapid Eye Movement) e il sonno paradossale. L'ipnosi è uno stato di coscienza modificato in cui una persona è altamente suggestibile e può essere guidata attraverso suggerimenti verbali. Durante l'ipnosi, la persona è in uno stato di rilassamento profondo e può sperimentare una maggiore concentrazione e focalizzazione. La meditazione è una pratica che coinvolge il concentrarsi attentamente su un oggetto, un pensiero o una sensazione specifica al fine di raggiungere uno stato di calma e tranquillità mentale. Durante la meditazione, si cerca di liberare la mente dai pensieri e di raggiungere uno stato di consapevolezza interiore. Questi stati alterati di coscienza possono essere utilizzati per scopi terapeutici, come il trattamento dell'insonnia o dell'ansia, ma possono anche essere sperimentati come esperienze spirituali o di autoesplorazione. In conclusione, la coscienza umana è un fenomeno complesso che può manifestarsi in diverse forme e stati. La sua natura autobiografica ci permette di riflettere su noi stessi e di avere una consapevolezza della nostra esistenza e della nostra mortalità.Il sonno è un processo naturale che si divide in due fasi principali: NREM (Non-REM) e REM (Rapid Eye Movement). Durante la fase NREM, il corpo si rilassa e si passa attraverso gli stadi 1, 2, 3 e 4. Più gli stadi avanzano e più le onde sono lente e regolari. Arrivati allo stadio 4, si ritorna allo stadio 1 per ripetere il ciclo. Solitamente durante il sonno notturno, l'uomo ha 4-6 cicli di sonno, ciascuno della durata di 90 minuti (dalle 6 alle 9 ore di sonno).
Quando si passa dallo stadio 4 allo stadio 1, si compiono movimenti rapidi con i bulbi oculari e si entra nella fase del sonno REM. Durante questa fase, l'attività cerebrale è attiva quasi come nella veglia, aumenta l'attività del sistema nervoso autonomo, la muscolatura perde tono e si può avere un'erezione del pene o un turgore clitorideo.
Nella fase NREM, il corpo è pienamente rilassato, i movimenti dei bulbi oculari sono quasi assenti, i muscoli sono rilassati e i valori del metabolismo scendono al 30% rispetto alla condizione di veglia.
Nella fase REM, abbiamo praticamente un cervello attivo in un corpo paralizzato. Infatti, nell'80% dei casi, si verifica una completa paralisi muscolare durante questa fase.
Deicasi sappiamo riferire ciò che abbiamo sognato in quella fase, mentre nella fase NREM i casi sono del 25%. Il sonno non è uguale per tutti. In media il sonno dura 7.