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IL PENSIERO MORALE
Lo sviluppo del pensiero morale, come di quello cognitivo (di cui lo sviluppo
morale è un aspetto), è considerato stadiale.
Utilizzo dei dilemmi morali: situazione in cui si delinea una contrapposizione tra
esigenze sociali e giuridiche e il desiderio individuale di soddisfare alcuni
bisogni personali. Tale contrasto genera un conflitto cognitivo.
1° Livello (pre-convenzionale) < 10 anni
- Stadio n. 1 Il potere, la forza stabiliscono ciò che è giusto/sbagliato. la validità
di un fondamento è garantita dalla autorità esterna.
- Stadio n. 2 La moralità è uno scambio di favori; ciascuno ha il diritto di
pensare o fare quello che vuole nel suo interesse, rispettando l’interesse degli
altri.
2° Livello (convenzionale) adolescenza
- Stadio n. 3 La relazione in sé diventa un valore. Si deve cercare di
comprendere le ragioni psichiche dei comportamenti degli altri. Lealtà,
altruismo, rispetto.
- Stadio n. 4 Il comportamento morale è ciò che contribuisce alla cooperazione
sociale e nello stesso tempo conserva il rispetto di sé. Leggi e doveri
adempiuti, tenendo presente la complessità del sistema.
3° Livello (post-convenzionale) età adulta
- Stadio n. 5 Rispetto della legge meno impellente del diritto alla vita umana.
- Stadio n. 6 principi etici universali, solidarietà uguaglianza.
Schemi di pensiero -> si formano durante l’infanzia, tendono a riattivarsi e
a ripresentarsi durante le esperienze vissute in età adulta, anche quando non
risultano più adeguati.
Questo fenomeno, dovuto a un bisogno di “coerenza cognitiva”, ha la
funzione di mantenere una certa stabilità nella visione di se stessi e del mondo
anche quando questa visione risulta inappropriata o distorta.
Se uno o più dei bisogni primari non vengono soddisfatti in modo continuativo
e pervasivo nell’infanzia insorgono gli schemi maladattivi:
➢Schema di deprivazione emotiva
➢Schema di abuso
➢Schema di fallimento
➢Schema di vulnerabilità a malattie e pericoli
➢Schema di scarsa autonomia
➢Schema di pretese grandiose
➢Schema di disciplina insufficiente
➢Schema di standard severi
➢Schema di punizione
Sistemi motivazionali o d’azione:
I sistemi motivazionali rappresentano tendenze innate ad agire in vista di una
meta specifica capaci di regolare e organizzare il nostro comportamento e le
nostre emozioni. Sebbene abbiano una base innata, i sistemi motivazionali
sono influenzati dall’apprendimento, dalle circostanze ambientali e dalla
cognizione.
1. Difesa
❑ Le risposte di difesa si sono evolute per assicurare la sopravvivenza
in un mondo che, storicamente, è stato caratterizzato da vari tipi
di minaccia (animali predatori, calamità naturali, violenza
perpetrata da altri uomini, incidenti stradali).
2. Attaccamento
□ Sicuro: il care-giver è stato sempre accessibile e protettivo.
□ Ansioso-resistente: il care-giver è stato accessibile e protettivo ma in modo
poco prevedibile. Il bambino si forma una rappresentazione di sé come
vulnerabile e chiede continue rassicurazioni, talora con rabbia, per eliminare i
vissuti di vulnerabilità.
□ Ansioso-evitante: Il care-giver non ha risposto in modo adeguato, è sempre
stato poco accessibile. Il bambino si forma una rappresentazione di sé come
vulnerabile e cerca di “cavarsela da solo” in un mondo in cui non si può
ricorrere all’aiuto degli altri.
□ Disorganizzato: Il care-giver è stato o maltrattante o ha esposto, senza
protezione il piccolo a pericoli. Il bambino si forma una rappresentazione di sé
come vulnerabile e anche indegno di ricevere
aiuto e dell’altro come fonte di aiuto e di pericolo nello stesso tempo.
3. Accudimento
□ Strettamente intrecciato con il sistema di attaccamento
□ Obiettivo primario è la protezione della progenie
□ Diminuisce la sua potenza quando il bambino si sente sicuro
4. Socialità o cooperazione per raggiungere gli scopi
□ Come prima relazione sociale, il sistema di attaccamento pone le
fondamenta per il sistema d’azione della socialità.
□ Il sistema affiliativo non riguarda solo il comportamento diretto verso una o
due figure di attaccamento significative, ma anche quello verso la “tribù” o la
comunità.
□ Amicizia, compagnie, rapporti con i colleghi di lavoro e le associazioni di
gruppo fanno parte di questo sistema
□ Il comportamento di socialità è influenzato dal contesto culturale
5. Rango, competizione, agonismo
❑ Desiderio di avere successo e migliorare la propria posizione nella gerarchia
sociale.
❑ Diventa antagonismo (disonestà, manipolatività, ostilità)
➢ se non si controlla la rabbia che una situazione competitiva può suscitare,
➢ se si considera giusto solo ciò che chi ha potere decide che sia giusto, o
ciò che si fa solo nell’interesse proprio;
➢ Se si rispettano solo le regole del proprio gruppo e non quelle della società
allargata.
6. Legame sessualizzato stabile
□ Si basa sul sistema dell’attaccamento, perché la relazione di coppia –etero o
omosessuale soddisfa i tre criteri di attaccamento: fornire vicinanza,
rappresentare un rifugio sicuro e una base sicura.
□ A differenza che nel sistema di attaccamento, questi bisogni sono
reciprocamente soddisfatti nelle
relazioni adulte di attaccamento.
□ Le relazioni sessuali sono collegate in modo non necessario alla
riproduttività.
□ Il vantaggio riproduttivo abbisogna dell’attivazione del sistema di
accudimento, per realizzarsi pienamente.
7. Autonomia/esplorazione/gioco
□ Non si attiva finché non è garantita la sicurezza
□ Guida i sentimenti di interesse, curiosità, ricerca di sensazioni e, in presenza
di una corteccia sufficientemente complessa, la ricerca di un significato più
alto.
□ Permette di partecipare alla realizzazione degli scopi
□ Compare spesso con il gioco che è un’attività intrinsecamente piacevole,
spontanea, non stereotipata, libera da ansia, il cui segno distintivo è la risata e
che si associa alla produzione di endorfine
IL PROCESSO MOTIVAZIONALE
Il modello Di Clemente e Prochaska (1998)
La motivazione è un processo stadiale in cui il passaggio da uno stadio all’altro
è molto fluido.
□ Pre-contemplazione
1° Stadio
- Le persone non sono consapevoli del comportamento problematico, oppure
sono scoraggiate, sentono che è l’abitudine a controllarle, non la loro capacità.
- Oppure potrebbero razionalizzare il loro comportamento come fanno spesso i
fumatori che pensano di non essere esposti a rischi perché hanno cominciato a
fumare dopo i 21 anni o perché fumano “solo” 10 sigarette al giorno.
- Ai precontemplatori scoraggiati occorre trasmettere la speranza esplorando le
barriere che si frappongono al cambiamento.
- Con i precontemplatori che razionalizzano il non-cambiamento occorre evitare
le dispute, bensì praticare l’ascolto riflessivo.
Ascolto riflessivo:
- Riflettere lo stato d’animo della persona, cosa che consente un’ulteriore
esplorazione.
- Rimandare in modo esagerato o amplificato ciò che la persona ha detto, cosa
che la incoraggia a fare un passo indietro o a sviluppare un’ambivalenza.
Ad esempio “Certamente non riuscirebbe ad affrontare la reazione degli amici
se non bevesse tanto come loro alle feste”
□ Contemplazione
2° stadio
- I contemplatori combattono per capire il loro problema, individuare le
cause e pensare alle soluzioni possibili.
- Essi sono abbastanza aperti alle informazioni sul loro comportamento e a
esplorare considerazioni sulla bilancia delle decisioni. L’ambivalenza è una
parte essenziale di questo stadio.
(Riflessione a due facce, Variante dell’ascolto riflessivo)
- Consiste nell’utilizzare il materiale portato dal paziente (e non le opinioni
dell’operatore) per catturare ambo i lati dell’ambivalenza. Si usa la
congiunzione “e” piuttosto che le avversative “però, tuttavia”.
Ad es. “ Mi ha detto che è preoccupato per l’uso di alcoolici e per le sue
conseguenze, e allo stesso
tempo le sembra di non bere più di quanto facciano i suoi amici. E’ difficile da
risolvere!”
□ Determinazione
3° stadio
- Non dare per scontato che l’ambivalenza sia risolta.
- Valutare la forza della determinazione dalla adeguatezza del piano pensato
per fronteggiare il
cambiamento.
Ad es, il paziente obeso che chiede un intervento bariatrico e dichiara che
■
solo dopo quello cambierà le sue abitudini alimentari, non sta pensando ad un
piano adeguato a
fronteggiare il cambiamento, non è, cioè, sufficientemente determinato.
□ Azione e Mantenimento
4° e 5° stadio
- Controllare con il paziente se qualche parte del piano necessita di una
revisione.
- Accettare la presenza di sentimenti ancora contrastanti verso il cambiamento
e discuterne.
- Focalizzarsi sulle attività positive coronate dal successo, sostenere e
confermare le loro decisioni e aiutarli a percepire il loro merito nei successi
ottenuti.
- Ricaduta
6° stadio
- E’ opportuno considerare la ricaduta come uno stadio del processo di
cambiamento per dare ancora speranza.
- Occasione per imparare
- Attivare una valutazione più adeguata delle difficoltà iniziali e/o un intervento
psicoterapeutico che non si considerava necessario.
ASPETTI DINAMICI E DI PERSONALITA’ CHE FAVORISCONO LA
MOTIVAZIONE ALLA CURA
Delle Fave, Bassi, 2007
IL LOCUS OF CONTROL
□Gli individui tendono generalmente ad attribuire i propri successi a cause
interne e gli insuccessi a cause esterne. Ciò permette di preservare l’autostima
ed il valore personale anche di fronte al fallimento.
□ La percezione di un LC interno mobilita competenze nel far fronte alla
situazione e favorisce l’utilizzo strategie di coping centrate sul problema, o
sull’espressione delle emozioni.
LA PERCEZIONE DI AUTOEFFICACIA
❑ E’ la percezione di competenze adeguate a gestire una situazione che
l’individuo sente di poter
controllare
❑ Non è un tratto di personalità e può variare in uno stesso individuo in tempi
diversi
❑ La convinzione di auto-efficacia può essere accresciuta sia attraverso la
consultazione e la psicoterapia che per apprendimento, osservando persone
ritenute competenti e