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Non sono irreversibili, ma possono modificarsi con il tempo e possono essere curati nel caso in cui
rientrano in un quadro patologico.
Si dividono in due macrocategorie:
- Primarie: sono le difese primitive che ci aiutano alla
sopravvivenza, ovvero quelle difese poste tra noi e il
mondo;
- Secondarie: sono le difese più evolute che si formano
all’interno della persona, ovvero quelle difese che ci
proteggono dagli stati di angoscia.
I meccanismi di difesa sono attività che agiscono in modo automatico, risultando, quindi,
impossibili da controllare direttamente dall’individuo.
Influenzano il carattere e il comportamento dell’individuo e sono gli strumenti principali con cui il
soggetto gestisce gli istinti e gli affetti.
Resistenza nel metodo Psicoanalitico
La resistenza è un meccanismo di difesa, definito “meccanismo di intralcio”,
messo in atto dal paziente.
Infatti, la resistenza rende difficile, al clinico, l’interpretazione dello stato
emotivo del soggetto.
Secondo Freud, la resistenza aumenta quando il clinico si avvicina alla
causa principale del disturbo.
Interpretazione dei sogni
Sogni nel metodo Psicoanalitico – Definizione e caratteristiche
Un altro strumento utilizzato dalla Psicoanalisi, per determinare
lo stato di disagio del paziente, è l’interpretazione dei sogni.
Il sogno è il processo che avviene durante lo stato di sonno.
Secondo Freud, i sogni sono manifestati dai desideri inconsci
dell’individuo.
Freud divide il sogno in:
- Contenuto manifesto: è la parte del sogno che viene
ricordata al risveglio (avvenimenti, ambientazioni, personaggi);
- Contenuto latente: è la parte nascosta del sogno (non mostrata perché troppo angosciante
per il soggetto), formata dai desideri inconsci, cioè il vero significato del sogno va
à
interpretato dal contenuto manifesto;
- Lavoro onirico: trasforma il contenuto latente in contenuto manifesto (trasforma il
contenuto angosciante in contenuto non angosciante), nascondendo il vero significato del
sogno attraverso la Censura onirica;
I sogni troppo angoscianti, come gli incubi, portano al risveglio immediato dell’individuo, questo
significa che il “mascheramento” (censura onirica) del contenuto angosciante non era sufficiente.
Dai vari esperimenti, è emerso che l’ambiente circostante influenza il sogno.
(Esempio: una persona immersa nell’acqua sognerà la presenza dell’acqua sotto varie forme)
Tra le teorie sullo studio dei sogni ci sono:
- Fase REM (Rapid Eye Movement = movimento
rapido degli occhi): durante questa fase del sonno
sono molto attive le aree del cervello che
riguardano l’immaginazione e le emozioni,
piuttosto che le aree riguardanti la logica.
- Teoria dei sogni per la sopravvivenza: (valida sia negli animali che negli esseri umani)
stabilisce che attraverso i sogni elaboriamo le informazioni utili per la sopravvivenza della
vita quotidiana.
- Teoria della sintesi-attivazione: teoria di Hobson, la quale stabilisce che il cervello produce
impulsi elettrici in modo casuale, stimolando i ricordi.
Successivamente, il cervello prende i ricordi stimolati e li organizza, seguendo un filo logico
genera la “trama” del sogno.
PSICODIAGNOSTICA
Definizione – Metodo Psicodiagnostico
La Psicodiagnostica è una branca della Psicologia che mira alla conoscenza delle caratteristiche di
personalità del soggetto.
Lo studio si basa sul Metodo Psicodiagnostico, ovvero su un
processo di valutazione quantitativo e qualitativo delle
variabili psicologiche, che sfrutta principalmente tre
strumenti:
- Osservazione;
- Colloquio clinico;
- Somministrazione di test psicologici.
L’integrazione di diversi strumenti permette un’accurata
descrizione della personalità e di eventuali aspetti psicodiagnostici (disturbi).
C’è da tenere in considerazione che le variabili psicologiche non sono direttamente osservabili;
infatti, il Metodo Psicodiagnostico si basa su una misurazione indiretta.
- Misurazione diretta: per misurare qualcosa viene usato lo strumento più
utile (esempio: per misurare un mattone usiamo il righello;
- Misurazione indiretta: per misurare qualcosa usiamo un sistema di
riferimento (esempio: per misurare un mattone usiamo la mano).
Il clinico decide, in base ai dati raccolti attraverso il colloquio e attraverso l’osservazione, a quali
test sottoporre il soggetto.
PSICOMETRIA
Definizione
La Psicometria è un’altra branca della Psicologia che mira, come la
Psicodiagnostica, alla conoscenza delle caratteristiche di personalità del
soggetto, basandosi, però, su un metodo puramente quantitativo, ovvero
misura le variabili psicologiche tradotte in numeri attraverso la trasformazione
quantitativa.
La trasformazione quantitativa permette di quantificare, ovvero tradurre in
numeri, le caratteristiche psicologiche del soggetto.
Il vantaggio di avere un valore numerico permette di individuare se la
caratteristica considerata rientra in un livello normale o patologico.
(utile nei test di intelligenza e nei test di abilità)
Ovviamente, per riconoscere se il livello della caratteristica è normale oppure patologico, il clinico
si basa su dei dati statistici, ovvero su una media dei dati raccolti da altri soggetti.
Nel Metodo Psicometrico, lo strumento usato maggiormente è il test psicometrico.
Definizione di Test Psicometrico
Test deriva dal latino e significa ”prova”.
Infatti, il test è una prova sottoposta al soggetto che
vogliamo esaminare e valutare.
Il test è uno strumento di misura, ovvero un processo
sistematico che permette di assegnare dei valori
quantitativi (numerici) in base ad una serie di regole.
Il punteggio viene confrontato con dei punteggi normativi, ovvero dei punteggi raccolti da altri
soggetti.
Il vantaggio di avere un valore numerico permette di individuare se la caratteristica considerata
rientra in un livello normale o patologico.
Parametri di un test
Il test, per essere definito obiettivo e ripetibile, ovvero che se formulato nelle stesse condizioni
deve dare lo stesso risultato, deve rispettare determinati parametri, ovvero:
- Standardizzazione: il test deve avvenire con procedure uniformi, cioè la somministrazione
del test deve avvenire con le stesse modalità per tutti i soggetti (stesso limite di tempo,
stesse frasi utilizzate per le domande e stesso criterio di assegnazione del punteggio);
- Campionamento: sono i punteggi normativi che dobbiamo
avere a disposizione, ovvero la media dei punteggi ottenuti da
altri soggetti, che regolano i livelli di valutazione (normale o
patologico).
I valori vengono rappresentati con la Distribuzione di Gauss,
ovvero una curva simmetrica a forma di campana;
- Validità: è la capacità di una misura di cogliere la caratteristica
psicologica (costrutto) interessata;
- Attendibilità: si riferisce alla precisione dello strumento, tenendo anche in considerazione il
margine di errore.
Nel tempo, i test psicometrici sono stati criticati perché presentano una scarsa attinenza con
quanto compiuto dai soggetti nella vita quotidiana, oppure per la loro struttura “troppo semplice”
o anche perché i soggetti sono influenzati dallo svolgimento in sé del test.
Reattivi mentali
I Reattivi mentali (test) si possono suddividere:
- Test attitudinali (COGNITIVI): sono test di intelligenza che misurano le funzioni intellettive
del soggetto attraverso una serie di stimoli e di prove standardizzate.
I test di intelligenza misurano indirettamente la caratteristica interessata; infatti, il test
valuta il ragionamento che la persona mette in atto per risolvere il problema ed ottenere il
risultato.
Il punteggio ottenuto viene confrontato con quello di altri individui della stessa età.
I primi test di intelligenza vennero formulati da Binet, psicologo francese.
Binet, insieme allo psicologo Simon, idearono il primo test di intelligenza chiamato “Scala
metrica di Binet-Simon”, che cercava di individuare l’età mentale dei bambini e anche
eventuali ritardi mentali.
Il test venne successivamente rivisitato alla Stanford University dallo psicologo Lewis,
rinominandolo: “Scala di intelligenza Stanford-Binet”.
Il nuovo test restituiva un punteggio nominato QI (quoziente intellettivo), che
rappresentava il rapporto tra l’età mentale (EM) e l’età cronologica (EC) del soggetto
moltiplicato per 100: QI = (EM/EC) x 100
Attualmente i test di intelligenza più usati sono: il WPPSI (dai 3 ai 7 anni); il WISC (dai 7 ai
16 anni); il WAIS (dai 16 anni in poi).
- Test di personalità (NON COGNITIVI): valutano le caratteristiche o i tratti di personalità di
un soggetto e si suddividono in due categorie:
• Test Quantitativi: sono questionari basati su dei risultati numerici (punteggio) utili
per effettuare una diagnosi sui tratti psicopatologici.
Possono essere:
a) Strutturati: domande formulate e risposte chiuse;
b) Semi-strutturati: domande formulate e risposte aperte;
c) Self Report: viene chiesto al soggetto di autovalutarsi riguardo un
determinato comportamento;
d) Report Form: il questionario viene somministrato da una persona vicina al
soggetto (come i genitori nel caso di un bambino).
Esempi:
1) MMPI-2: è uno dei test Self Report più diffusi a livello mondiale per
identificare la presenza di disturbi della personalità, che possono essere
nevrotici, sociopatici o psicotici.
Il test consiste nel rispondere a 567 domande vero/falso/non so, di cui
nessuna è giusta o sbagliata; infatti, le risposte dovranno essere
interpretate.
2) MMPI-A: è il test indirizzato agli adolescenti di età compresa tra i 14 e i 18
anni.
• Test Qualitativi: sono i test proiettivi, ovvero quei test che seguono la linea teoria
della Psicologia Dinamica di Freud;
Freud riteneva che i processi emotivi interni venissero proiettati all’esterno.
I test non producono un punteggio, ma forniscono una risposta soggettiva da parte
dell’esaminato, che sarà successivamente interpretata dal clinico.
Possono essere:
a) Test proiettivi strutturali: vengono mostrate delle
immagini che saranno interpretate dal soggetto.
A sua volta sarà il clinico ad interpretare i tratti di
personalità dalla risposta data.
Il test più famoso è il Rorschach.
b) Test proiettivi tematici: vengono mostrate delle
immagini raffiguranti diverse situazioni o persone.
Il soggetto, in base all’interpretazione che dà dell’immagine, fa emergere le
emozioni provate.
I test proiettivi tematici più conosciuti sono il T.A.T. e il C.A.T.
c) Test proiettivi di completamento: sono situazioni presentate al soggetto che
richiedono il suo completamento (un disegno lasciato a metà).
d) Test proiettivi grafici: il soggetto deve fare determinati disegni che saranno
valutati dal clinico.
METODO SCIENTIFICO
Il metodo scientifico è l’approccio utilizzato per descrivere e spiegare in modo sistematico i
fenomeni osservati.
Quando si parla di metodo scientifico, si fa riferimento ad un processo in cui vengono formulate
una serie di ipotesi utili a spiegare il fenomeno, le quali dovranno essere verifiche e confermate (o
eventualmente smentite).
Il metodo scientifico è composto da diverse fasi:
1) Identificazione delle domande inerenti al fenomeno osservato;
2) Sviluppo di una teoria generale, cioè una spiegazione vaga del fenomeno;
3) Formulazione di un’ipotesi, cioè un approfondimento della teoria
precedentemente sviluppata;
4) Verifica e conferma dell’ipotesi;
5) Pubblicazione dei risultati ottenuti.
La replicabilità, nel metodo scientifico, è fondamentale!
Infatti, se replicando gli studi e gli esperimenti fatti, su un determinato fenomeno, si ottengono gli
stessi risultati, allora si può procedere con la formulazione di una teoria.
Metodo correlazionale, sperimentale e osservativo – Metodi di ricerca in Psicologia
La ricerca è il nucleo del metodo scientifico in Psicologia; infatti, serve a comprendere quanto
siano accurate le ipotesi fatte su un determinato fenomeno.
Le ipotesi subiscono un processo chiamato “operazionalizzazione” per poter essere verificate,
diventando, così, delle procedure misurabili (su cui poter lavorare).
Esistono diversi metodi di ricerca; infatti, viene scelto il metodo che si adegua meglio al
raggiungimento dell’obbiettivo imposto.