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Il processo primario, tipico del funzionamento del sogno, implica una concezione
topografica e ha lo scopo di soddisfare un desiderio. Gli elementi di questo processo sono
lo spostamento e la condensazione. L’inconscio, dunque il sogno, è da immaginarsi come
uno spazio in cui vi sono quattro quadri: il quarto è rappresentato dall’inconscio stesso,
mentre i primi tre sono il presente, il passato prossimo (residui diurni) e il passato remoto
(memorie infantili). Dal punto di vista energetico ed economico, questo processo è
chiamato principio di piacere.
Il conscio-preconscio viene unito da Freud perché accumunati dallo stesso sistema di
funzionamento quale il processo secondario, anche detto principio di realtà. Il preconscio è
tutto ciò che inizialmente non è cosciente ma, se ci si rivolge l’attenzione, diventa
cosciente.
Ad un certo punto il bambino capisce che non tutto ciò che lo soddisfa lo gratifica e
quando si accorge che il sistema dell’allucinazione del desiderio non è gratificante, deve
ricorrere ad una relazione con gli altri per ottenere ciò di cui ha bisogno, come la parola,
per entrare nel mondo della razionalità – passaggio dal processo primario al processo
secondario.
- La seconda topica
La seconda topica, o modello strutturale, detto tripartitico, considera l’apparato mentale
suddiviso in tre strutture quali le istanze psichiche, che sono l’ES, l’IO e il SUPER-IO.
1) ES = il termine ‘‘es’’, in tedesco, rappresenta il genere neutro. È l’istanza che
contiene l’energia psichica ed è del tutto inconscia. È costituito dalle pulsioni o
fantasie perverse delle varie fasi dello sviluppo sessuale infantile.
L’ES è strutturato, come le altre istanze, dall’assenza – la nostra mente si organizza
nell’assenza delle cose che abbiamo di solito. I contenuti dell’ES si creano grazie
all’assenza degli oggetti gratificanti; la frustrazione del bisogno crea il desiderio.
L’ES non ha contatti con l’esterno ma solo con l’interno, ed è per questo che non
segue il principio di realtà. È specializzato nel rilevare le oscillazioni della tensione
energetica collegata ai bisogni istintivi e li percepisce nel linguaggio binario di
piacere e dispiacere: se la tensione interna è troppo elevata, noi la percepiamo
come spiacevole perché non possiamo tollerare delle tensioni troppo intense, per
cui l’ES utilizza le fantasie inconsce o i sogni per scaricarle.
Il conflitto intrasistemico dell’ES si divide tra la pulsione di vita e quella di morte.
• La pulsione di morte, o thanatos, è una componente autodistruttiva che si
contrappone alla pulsione vitale. Tendenzialmente questa pulsione si scarica
sugli altri. Con il termine imbrigliamento, o impastamento, Freud afferma
come eros e thanatos siano inestricabilmente connessi; la libido è in grado di
neutralizzare la pulsione di morte (infatti viene chiamato anche
neutralizzazione). Le pulsioni legate alle fasi psicosessuali si manifestano
anche nel thanatos ma tramite fantasie aggressive. Quando l’aggressività si
rivolge verso di sé, si ha il masochismo.
• La coazione a ripetere è un meccanismo a causa del quale noi ripetiamo gli
stessi comportamenti, atteggiamenti, o errori, pur sapendo che sono
sbagliati. Tende a riattualizzare l’angoscia che nel passato era stata vissuta
passivamente ed ora è attiva. La persona può correre il rischio di subire
nuovamente un trauma perché pensa di poter dominare adesso una
situazione in cui in precedenza era stato passivo. Il trauma provoca una
regressione allo stato precedente del trauma – il soggetto tenta di ritornare a
come era prima di subire il trauma.
2) SUPER-IO = è un’istanza morale, una funzione tipicamente umana. Dal punto di
vista genetico, il SUPER-IO è l’erede del complesso di Edipo, cioè si sviluppa come
superamento del complesso edipico, ed è legato all’interiorizzazione delle norme
sociali. Siccome il complesso di Edipo non si supera mai del tutto, ciò provoca una
nevrosi. Tra le funzioni del SUPER-IO si individuano tre funzioni principali:
• L’autosservazione, per cui il SUPER-IO osserva inconsciamente (talvolta
anche consciamente) e continuamente come noi ci rapportiamo
• La coscienza morale, che rappresenta come noi ci giudichiamo.
• La formazione di ideali, che serve per raggiungere l’ideale dell’IO, ovvero
come i nostri genitori ci vorrebbero. Il fine del SUPER-IO è di raggiungere
l’ideale dell’IO, che però non è mai completamente raggiungibile.
C’è come un conflitto interno al SUPER-IO per cui da un lato si punta a diventare
come i propri genitori, dall’altra invece non si può perché i due vanno a letto
insieme – in questo consiste il conflitto intrasistemico del SUPER-IO. Il SUPER-IO
si forma dunque sull’assenza di un genitore idealizzato. Si parla di SUPER-IO
immaturo quando vi è un continuo giudizio morale che non è mai idealizzato, e che
quindi non raggiungerà mai l’ideale dell’IO; se invece il SUPER-IO è maturo, ci
porta ad accettare che non possiamo raggiungere del tutto l’ideale dell’IO. Il modo
per uscire da questo conflitto intrasistemico è che il bambino non si identifichi più
con il padre o la madre, ma con il loro SUPER-IO; in questo modo, Freud ipotizza il
modo in cui vengono trasmessi i valori morali dell’essere umano, le regole che
impediscono all’uomo di autodistruggersi.
3) IO = l’IO cerca di tenere l’energia psichica costante – omeostasi. L’IO è
quell’istanza che crea dei compromessi tra l’ES e il SUPER-IO. Questi
compromessi sono, ad esempio, i sintomi, perché nel sintomo è in parte soddisfatto
sia l’ES che il SUPER-IO. Siccome l’IO è in rapporto con la realtà esterna, media il
conflitto tra l’ES e il SUPER-IO; se l’IO è bravo, gli altri due non confliggono troppo
ma arrivano anche a dialogare: il SUPER-IO diventa tollerante nei confronti dell’ES
e l’ES riesce ad accettare che le proprie gratificazioni vengano ritardate.
In psicanalisi si tende a differenziare l’IO dal Sé. Nella prima topica, Freud,
parlando di IO, si riferiva alla totalità della persona; nella seconda topica, invece,
Freud utilizza il termine IO per intendere una particolare istanza. Ad oggi, quando
noi parliamo di Sé, intendiamo la totalità della persona (IO, ES, SUPER-IO, ideale
dell’IO ecc.), mentre quando parliamo di IO facciamo riferimento alla sola istanza.
Per Freud, l’IO nasce dall’ES, con la differenza che ha la capacità di entrare in
rapporto col mondo esterno; proprio grazie a questo contatto, gradualmente si
distacca e differenzia dall’ES. Freud collega molto l’IO alla superficie del corpo,
infatti la pelle ha sia un versante interno che uno esterno. I recettori che si trovano
rivolti verso l’esterno sono chiamati esterocettori, mentre quelli rivolti verso l’interno
interecettori, e sono entrambi molto importanti perché è grazie ad essi che sono
possibili gli scambi con l’esterno e con l’interno. L’IO è anzitutto un essere corporeo,
non è soltanto un’entità superficiale, ma è la proiezione di una superficie. Volendo
cercare un’analogia anatomica, la cosa migliore è identificarlo con l’homunculus del
cervello degli anatomici che si trova nella corteccia cerebrale. L’IO, in definitiva, è
derivato da sensazioni corporee, soprattutto da sensazioni provenienti dalla
superficie del corpo. Esso può dunque venire considerato come la proiezione
psichica della superficie del corpo. L’IO è la mappa che riproduce i rapporti della
pelle con l’esterno, quindi con i genitori, nel cervello, dunque nell’homunculus
sensoriale. Se l’ES è la rappresentazione psichica e corporea delle pulsioni, l’IO è
la rappresentazione psichica di tutta la superficie del corpo, ovvero la
rappresentazione anatomica della pelle stessa e la sua rappresentazione psichica
nell’homunculus. Queste percezioni tattili si originano sin dall’esperienza della
gravidanza, dove vi sono i primi rapporti col mondo esterno; fino al quarto mese di
gravidanza, il feto è così piccolo che il rapporto si instaura col solo liquido
amniotico. A partire dalla quattordicesima settimana, il feto entra in contatto con le
pareti dell’utero, e ha così inizio un ritmo per cui vi è un continuo contatto e distacco
tra il feto e la pelle della mamma. L’IO, come tutte le altre istanze, si genera
principalmente nel distacco, e il feto, quando vi è il distacco, inizia ad immaginare il
contatto perché il ricordo di questo gli provoca piacere – si parla di tatto affettivo.
Quando il bambino poi nasce, questo ritmo di contatto e distacco continua ma in
maniera diversa. Il nostro cervello non rielabora solo ciò che percepiamo, ma lo
proietta all’esterno – proiezione. Coscientemente noi ci percepiamo distinti dagli
altri, ma inconsciamente ci consideriamo un tutt’uno. Gli esseri umani sono dotati di
un meccanismo chiamato simulazione incarnata che consente di comprendere il
senso delle azioni altrui: l’osservazione di comportamenti altrui induce, nel cervello
dell’osservatore, l’attivazione dei medesimi circuiti nervosi coinvolti nell’esecuzione
producendo una simulazione automatica.
L’IO non ha energia e infatti utilizza l’energia psichica dell’ES (dal quale nasce), ma,
invece di soddisfare direttamente i desideri come fa l’ES, ritarda la scarica. L’IO sa
distinguere la realtà dalla fantasia, mentre le altre due istanze no; l’IO diventa forte
se riesce a convincere sia l’ES che il SUPER-IO che vi è una differenza tra
immaginare e fare. L’IO ha l’importante funzione di controllare le pulsioni utilizzando
le difese.
La nostra immagine corporea è formata dal nostro corpo che interagisce con gli
altri. L’IO è inestricabilmente connesso con l’altro, già da quando siamo dei feti. Noi
abbiamo l’immagine psichica del nostro corpo protetto dal corpo dei genitori e gran
parte della nostra eventuale sofferenza psichica è dovuta all’interruzione o alla
mancanza del rapporto di protezione coi genitori, e quindi con l’ambiente.
L’IO ha delle funzioni principali:
a) La funzione più importante dell’IO è l’adattamento alla realtà sociale
esterna. Per adattarci alla realtà social